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«La notte che vince!», il messaggio del Vescovo per la Pasqua

Di seguito pubblichiamo il messaggio di auguri che S. E. Mons. Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona, rivolge attraverso i mezzi della comunicazione.

 

Non c’è Venerdì Santo, per quanto buio, violento e prolungato… non c’è notte del male e del peccato che non ceda il passo al mattino di Pasqua. All’alba di un giorno nuovo, reso possibile dalla mitezza di Dio, che non entra in guerra tra gli uomini, ma si fa vittima d’amore per disarmarli. L’uomo della croce risorge dal sepolcro e guida, inesorabilmente, la storia – attraverso le sue contraddizioni e ricadute – fino all’abbraccio eterno del Padre.

Dopo la battaglia della pandemia, continuiamo a lottare e pregare perché cessi tanto altro dolore. Vorremmo una Pasqua di pace, di quella vera, fatta anche di perdono e verità. Ma non so se tutti la vogliono. Dio, certamente sì. E per questo ci dona e mostra Gesù: nei bambini in fuga, nell’amore eroico delle mamme, nel grande abbraccio dell’accoglienza, nella fatica di chi cerca vie di pace che rifiutino altrettanta violenza omicida.

Il dolore è acuito dal pensiero che combattono popoli fratelli, della medesima storia, cultura e fede cristiana, subendo le perverse logiche del potere e del dominio, mostrando come si può inquinare il Vangelo quando cuore e mente non si lasciano purificare. Ma questo accade anche nel nostro piccolo, nelle incoerenze e meschinità di tutti noi, sempre tentati dal male, sempre di qualcosa colpevoli e peccatori.

Ma alla fine della notte… viene la notte di Pasqua! Che la liturgia, nell’Exsultet, canta così: “Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti”. Non ci saranno dunque vincitori e vinti, ma solo salvati e perdonati, per la potenza della morte del Figlio di Dio, che risorgendo ci ridona la vita, nuova ed eterna. Lui, il Signore, tutto questo l’ha fatto e lo fa, ma fermandosi sempre a un millimetro dal libero sì di ciascuno di noi. La luce del nuovo giorno risplende, ma solo a chi apre uno spiraglio della sua finestra interiore per farla entrare. Per la pace, perciò, c’è sempre tempo, e sempre vincerà… se anche tu lo vuoi.

Anche tu che attraversi una buia notte di solitudine e paura, di tristezza e di peccato, di miseria e rabbia verso tutti… qualunque sia la tua storia e il tuo male, qualsiasi possano essere le tue ragioni, guarda alla Pasqua di Gesù, solidale nella fragilità e potente nell’amore, e unisci la tua notte di sconfitto alla Sua notte di Agnello immolato e vittorioso. È il santo mistero che riapre sempre la storia a nuove stagioni di pace e di civiltà, e che offre anche a te giorni carichi di semplice ed eterna bellezza.

Questa è la certezza di fede che abbiamo ricevuto senza alcun merito e con fierezza cristiana raccontiamo al mondo. È più di un augurio, perché è preghiera e grazia.

+ Antonio Napolioni
vescovo di Cremona

 

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Il Vescovo alla Veglia di Pasqua: «Siamo qui per “fare Pasqua” oggi, non da sopravvissuti ma da risuscitati»

Sono quattro i momenti in cui si è articolata la liturgia della Veglia della notte di Pasqua presieduta in Cattedrale dal Vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dal Vescovo emerito Dante Lanfranconi, con il Capitolo della Cattedrale. Quattro come i segni significativi della celebrazione più importante dell’anno liturgico: la luce, la Parola di Dio, l’acqua del Battesimo e l’Eucaristia.

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A introdurre la veglia il rito del “Lucernario”, benedizione del fuoco e accensione del cero pasquale, avvenuta nel cortile del palazzo vescovile, cui ha fatto seguito la processione con il cero, con il Vescovo, i ministri e i fedeli che hanno fatto il loro ingresso nella Cattedrale che, avvolta nel buio, attendeva la luce della resurrezione, giunta al terzo canto del diacono: “La luce di Cristo”.

«I segni del fuoco, del cero e della luce ci mettono al cospetto del Verbo» annuncia il Vescovo prima dell’inizio del secondo momento, la liturgia della Parola durante la quale sono state lette quattro letture tratte dall’Antico Testamento e quelle dei Salmi.

«Queste pagine grandi diventano vive quando un’assemblea le accoglie con umiltà, lasciando che si rigeneri in noi lo stesso stupore di Pietro», ha commentato mons. Napolioni aprendo la sua omelia. «Non siamo qui semplicemente per “un’altra Pasqua” – ha aggiunto –. Siamo qui per fare Pasqua oggi, e le pagine della scrittura ridiventano palpitanti grazie alla vita di ciascuno noi ma anche alla storia collettiva».

VIDEO: La riflessione del Vescovo

Vi è sempre un riferimento all’attualità nelle parole del Vescovo, una attualità drammatica che imbarazza ma di fronte a cui non si può tacere. In particolare, citando una pagina della lettera di San Paolo ai Romani, lo sguardo torna alle strazianti immagini delle fosse comuni che giungono «orripilanti» dall’Ucraina.

È qui, di fronte ai drammi della storia e della miseria umana, che giunge dirompente la luce della Pasqua di risurrezione: «Gesù ha condiviso la miseria umana fino alla morte – ha proseguito il Vescovo nella sua omelia –. Gesù ha fatto comunione con noi per diventare come lui più forti della morte; perché questo seme di immortalità, la potenza della risurrezione da oggi in avanti ci accompagni sempre, ci rinnovi, ci ringiovanisca, ci aiuti a ricostruire, faccia sì che noi cristiani non ci sentiamo dei sopravvissuti, mai dei risuscitati».

Chi è risuscitato – ha spiegato concludendo l’omelia – «ha attraversato quel muro, quella porta, ha sperimentato un amore più forte della morte. Essere cristiani rigenerati dalla Pasqua significa vivere la risurrezione eterna della carne, un giorno. Ma nella vita sperimentare altre risurrezioni: la risurrezione esistenziale, quella delle svolte della vita, i momenti chiave in cui il Signore ci viene a cercare, ci converte, ci restituisce alla dignità che pensavamo di avere smarrito: quella svolta della vita in cui Cristo non è più un’informazione ricevuta a scuola, un elemento coreografico delle nostre città, ma è il vivente, l’amico, lo sposo, colui con il quale tutto viene vissuto in maniera nuova. E questo – ha concluso – rende possibili anche le risurrezioni quotidiane, quei piccoli momenti in cui la tristezza, la pigrizia, il peccato fanno capolino… e c’è da lottare e Lui in noi ci permette di dire i giusti “sì” e i giusti “no”, ci aiuta a essere forti, ci parla e ci guida nel momento del bisogno. La preghiera diventa vita e la vita diventa testimonianza».

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Una vita nuova, come quella che il Battesimo e i sacramenti della iniziazione cristiana, proprio durante la Veglia, consegnano a Kenneth Ikponwosa Uhunoma e Sofia Friday, sposi provenienti dalla parrocchia di San Michele in Cremona, Regi Fida della parrocchia di San Zeno in Cassano d’Adda e Alice Tagliavini della parrocchia di Torricella del Pizzo. Sono loro i catecumenti adulti che in questa notte di Pasqua hanno ricevuto dal Vescovo, accompagnati da madrine e padrini, la possibilità di entrare a far parte della comunità cristiana cattolica.

Dopo aver versato l’acqua sul capo dei catecumeni, il Vescovo li ha raggiunti in mezzo all’assemblea per porre loro sulle spalle la veste bianca, per rivestirli di Cristo. Come ultimo segno battesimale, i padrini e la madrine hanno acceso la loro candela al cero pasquale e l’hanno consegnata ai catecumeni per significare il loro divenire “luce in Cristo”.

Il rito è proseguito con la crismazione dei quattro per poi passare al momento conclusivo della Veglia, la liturgia eucaristica, con la Comunione a cui i catecumeni hanno partecipato per la prima volta.

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Il Vescovo ha poi congedato l’assemblea con una benedizione che «contiene la sicurezza che il Signore è all’opera per chi si affida ad essa con cuore umile» e con un ultimo pensiero gioioso rivolto ai quattro nuovi battezzati, segno tangibile di una Chiesa capace di missione e rinnovamento: «Saremo sempre di più – ha detto concludendo la Veglia monsignor Napolioni – una Chiesa di convertiti, ritrovati, aggiunti, resuscitati, recuperati… Non basta quello che facciamo per i bambini, dobbiamo testimoniare il vangelo agli adulti in ogni circostanza e questa ragione di speranza non cesserà ti toccare il cuore di tanti uomini e donne».

 

VIDEO: la Veglia trasmessa in diretta

 

 

Incontri e scelte per una vita nuova. Le storie dei catecumeni che riceveranno i sacramenti durante la Veglia di Pasqua




La Pasqua in carcere con il Vescovo: “Farsi azzimi di verità”

«Dopo la risurrezione di Gesù che cos’è cambiato? C’è chi direbbe che non è cambiato nulla, che il mondo è ancora malvagio e corrotto, ma la verità è che nulla è più come prima, lui ha salvato il mondo dal peccato e ora tocca a noi investire i nostri talenti, farli fruttare per fare del bene, per migliorare ciò che già abbiamo e ciò che lasceremo». Con queste parole un detenuto del carcere di Cremona ha aperto, salutando il Vescovo, la Messa di Pasqua nella casa circondariale di Cremona celebrata la mattina di domenica 17 aprile alla presenza di monsignor Antonio Napolioni, affiancato dal diacono permanente Marco Ruggeri, operatore di Caritas Cremonese in Carcere, del cappellano don Graziano Ghisolfi e del cerimoniere don Flavio Meani, davanti ai detenuti, gli operatori e gli agenti della polizia penitenziaria e i volontari.

Il Vescovo, dopo aver ringraziato per l’accoglienza calorosa, ha spiegato che «per fare un pane nuovo bisogna togliere il lievito vecchio, in questo modo si farà un pane azzimo leggero, di una pasta nuova, la stessa pasta di cui dobbiamo essere fatti, una pasta speciale». E ha proseguito: «La farina del pane nuovo è fatta di umanità, è semplice ma pura, è fatta di piccoli granelli, e il Signore riconosce in ognuno di quelli un diamante, un’unicità. L’acqua con cui si impasta il pane nuovo è capace di valorizzare la farina facendola diventare pane, fa si che la polvere diventi fango e non si confonda». «Allo stesso modo – ha sottolineato il Vescovo – il perdono e le lacrime sono l’acqua di salvezza, l’acqua della rinascita». Concludendo l’omelia monsignor Napolioni ha quindi augurato che «come il pane nuovo anche voi possiate un domani, si spera il più presto possibile, possiate uscire da questo posto come persone rinnovate: uscite da un cammino produttivo e fecondo di riscossione per poter tornare ad essere uomini liberi e veri».

La celebrazione si è conclusa con un grande applauso per il Vescovo e per gli stessi detenuti che son stati capaci, con le loro parole, di dimostrare che anche il lievito vecchio può essere messo da parte per diventare leggere, nuovo e rinnovato.




Incontri e scelte per una vita nuova. Le storie dei catecumeni che riceveranno i sacramenti durante la Veglia di Pasqua

Durante la solenne Veglia pasquale di sabato 16 aprile nella Cattedrale di Cremona il vescovo Antonio Napolioni amministrerà i sacramenti dell’iniziazione cristiana a quattro catecumeni che, nella notte più importante dell’anno liturgico, riceveranno Battesimo, Cresima e Prima Comunione.

«Una delle cose più belle per la comunità è vedere persone che scoprono la fede da adulte», ha dichiarato a margine della celebrazione don Luigi Donati Fogliazza, incaricato diocesano per il Catecumenato. «Incontrare persone che da adulte hanno scelto il Battesimo ci fa interrogare su che portata dovrebbe avere la fede nella nostra vita». E ha proseguito: «Per i catecumeni è un dono incontrare la comunità che li accoglie. Ma anche per la comunità è un dono incontrare loro».

Le storie di queste persone sono le più disparate. Tra loro c’è una coppia di sposi originari della Nigeria, Kenneth e Sofia, che vive a Cremona con i propri due figli ed è in attesa di un terzo. Dopo aver battezzato i bambini, ora anche i genitori si sentono pronti a fare questo passo.

E ancora, la storia di Regi, giovane ragazza di origine albanese. La sua famiglia è sempre stata cristiana, ma durante il regime comunista ha dovuto abbandonare la pratica religiosa e non ha potuto battezzare i figli. Dopo aver viaggiato tra Europa e America, Regi ha incontrato quello che poi è divenuto suo marito e, attraverso la figura della suocera Antonietta, si è innamorata del Signore.

C’è poi la vicenda di Alice, giovane nata nel 1996 a Sant’Ilario d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, da una famiglia di tradizione comunista che tra i valori impartiti ai propri figli non includeva la religione. Solo la figura del nonno, che viveva una sua dimensione spirituale molto personale, le è stata esempio durante l’infanzia. «Mio nonno leggeva la Bibbia da solo e a volte si rifugiava in chiesa quando non c’erano particolari celebrazioni – ricorda Alice –. Lo osservavo senza capire. Solo da adulta ho iniziato a farmi delle domande e nella fede ho trovato le risposte». Per Alice l’incontro con la religione è avvenuto a piccoli passi, grazie a Severina, madre del compagno, che è stata la porta di accesso verso un mondo a lei sconosciuto. «Serviva un certo percorso e maturazione per arrivare alla rivelazione. Nel 2018, al mio terzo viaggio ad Assisi, sono scoppiata in lacrime e ho capito che qualcosa era definitivamente cambiato». Alice non rinnega però le sue origini. «Il mio avvicinamento alla fede è un’integrazione del percorso precedente. Ci sono valori che possono essere condivisi, come il vivere secondo il bene comune o la genuinità nelle relazioni». La famiglia di Alice ha accolto piacevolmente questo suo desiderio e l’ha sostenuta nel suo percorso di conversione.

Ogni storia si situa in un contesto parrocchiale decisivo, quello del paese in cui si vive e da cui, attraverso l’apporto del parroco e di laici formati, sono stati accompagnati alla consapevolezza e alla scelta definitiva di entrare a far parte della comunità cattolica.

Il cammino del pre-catecumenato può avere durata variabile. Nella Diocesi di Cremona, dopo la richiesta formale al vescovo, dura circa due anni ed è scandito da cinque incontri, svolti in parte all’interno della parrocchia di appartenenza e successivamente a livello diocesano.

«La finalità del percorso – prosegue don Fogliazza – è favorire l’incontro tra i catecumeni che provengono da città diverse e contestualmente approfondire il Vangelo e la preghiera, che permette la crescita della propria fede in un clima molto sereno e familiare».




La Sacra Spina torna in processione per le strade di Cremona

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A tre anni di distanza, le vie del centro storico di Cremona sono tornate a essere percorse in preghiera dai fedeli cremonesi che, guidati dal vescovo Antonio Napolioni, hanno vissuto la tradizionale processione del Venerdì Santo con la Sacra Spina. La reliquia, donata da Papa Gregorio XIV – già vescovo di Cremona – al Capitolo della Cattedrale nel 1591 è stata dunque portata nuovamente in processione da monsignor Napolioni che ha ricordato quanto questo gesto «ci aiuti a uscire, a metterci in cammino, insieme, come discepoli dietro al Signore Gesù. Accogliamo il suo invito esigente e liberante, e invochiamo lo Spirito perché faccia di noi veri testimoni d’amore».

Dopo un breve momento di preghiera in Cattedrale, i fedeli, meditando le stazioni della Via Crucis, hanno seguito il consueto percorso per le strade del centro di Cremona. Insieme ai molti laici e religiosi, hanno preso parte alla processione i sacerdoti della città, il Capitolo, il vescovo emerito Dante Lafranconi e monsignor Napolioni, con la Sacra Spina.

Al rientro in Cattedrale, il pastore della Chiesa cremonese ha proposto una propria riflessione sulla dinamica dell’uscita, che si era persa negli ultimi anni. Il Vescovo ha ricordato come questa sia stata sperimentata in primo luogo dal Cristo, «un uomo nuovo che esce dal Padre per gettarsi nella mischia del peccato del mondo, tra gli uomini duri di cuore».

Nonostante il difficile momento che l’occidente sta vivendo, «nonostante manchi la tanto desiderata spensieratezza dopo gli anni di pandemia», non è mancato, nell’omelia di Napolioni, un forte messaggio di speranza. «Da cristiani – ha ribadito il Vescovo – celebriamo la Pasqua definitiva, la vera vittoria della vita sulla morte, della grazia sul peccato, della speranza su ogni delusione e cinismo. Gesù è uscito incontro alla morte, per uscire dal regno dei morti. E chiede anche a noi di fare altrettanto».

Monsignor Napolioni ha concluso la propria riflessione con un auspicio, un augurio sincero in vista della Pasqua, rivolto a tutti i fedeli presenti. Dopo aver sottolineato la bellezza del «ritrovarsi insieme per condividere un momento di preghiera nel giorno in cui si ricorda il sacrificio del Signore», il Vescovo ha augurato a tutti di poter seguire l’esempio di Gesù, «che come reliquia lascia una spina per invitarci ad andare incontro all’altro con il desiderio di condividere con lui non solo le gioie, ma anche le fatiche, le sofferenze, le spine. Questo è portare la pace di Cristo nel mondo».

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In seguito alla benedizione con la Sacra Spina, in un clima di grande raccoglimento, ma carico di speranza e attesa, si è poi sciolta l’assemblea, nell’attesa di ritrovarsi alle 21.30 di sabato 16 aprile per la celebrazione della solenne Veglia Pasquale presieduta dal vescovo. Anche questa celebrazione sarà proposta in diretta sui canali web diocesani e in tv su Cremona1 (canale 19)

 

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Venerdì Santo. «Osiamo guardare alla croce di Cristo. Un Dio così noi non potevamo immaginarlo»

 

Il rosso dei paramenti sacri è simbolo del dolore della passione e del martirio di Gesù. Nel giorno, il venerdì Santo, con tutta la Chiesa il vescovo Napolioni si prostra, in segno di umiliazione e compassione ai piedi dell’altare, col il volto nascosto, la fronte rivolta a terra, nel silenzio assoluto della Cattedrale.

È l’immagine forte che introduce l’Azione Liturgica della Passione e morte di Cristo, in cui la meditazione sul mistero della morte del Salvatore è proposta dalla liturgia della Parola, con la proclamazione del Vangelo della Passione secondo Giovanni. Sono «i giorni di Gesù» che – esordisce il Vescovo nella sua omelia – «ci siamo riproposti di vivere appieno, assaporare minuto per minuto. E finiscono in fretta».

A provocare la riflessione di monsignor Napolioni è la triplice risposta di Pietro: “Non lo conosco”. «Anche noi – chiede e si chiede – possiamo dirci davvero discepoli? Oppure è il caso di condividere realisticamente questa esperienza di smarrimento, di confusione, che non viene solo dalla giostra del mondo, dalle vicende umane, ma viene anche dal modo in cui Dio si manifesta, si nasconde, si rende presente, salva questa storia… Non è il modo che noi vorremmo».

È una contemplazione intima e dolorosa quella della croce di Cristo che muore, nella sua complessità, nel suo mistero tocca oggi le vite di ciascuno: «Sarebbe facile dire: “i giorni di Gesù finiscono bene”, “dopo tre giorni c’è il lieto fine”. Non basta! – prosegue l’omelia – è da stupidi e il Signore non ci tratta da stupidi».

Ma il suo sacrificio suscita le domande del cuore dell’uomo, che anche in questo tempo storico ripropongono la loro drammaticità: «Perché tutto questo male? Perché tanto silenzio di Dio?». Riprendendo il Vangelo della Passione monsignor Napolioni fa notare come l’evangelista Giovanni non metta in bocca a Gesù, nel momento dell’agonia, il dialogo con il Padre. «Dice solo: “Ho sete. È compiuto”. Sembra che Dio non ci sia».

La profondità drammatica del momento non è il racconto di qualcosa di lontano. Nella croce si specchia la realtà: «Dobbiamo tenerci questi punti interrogativi nel cuore – dice il vescovo – perché la storia del mondo per certi versi è infinitamente peggio. La morte di Cristo non è la più drammatica delle storie umane… I racconti di questi giorni ci dicono di settimane, di tempi lunghi di martirio, violenza, abuso, paura. E quante storie anche di persone che conosciamo ci rivelano quanto può essere grande l’abisso del dolore e della solitudine. Ma questa è l’ora di Dio».

Non c’è – fa ancora notare – un’altra morte ricordata così, quotidianamente da milioni di persone come quella di Gesù, nella Messa, nel semplice segno di croce che è come «una firma di chi dice: “Sì, anch’io mi ricordo di te, mi ricordo di questo Venerdì Santo”»

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E «quell’ora, quella morte non è paragonabile a nessuna, perché un Dio così non potevamo immaginarlo in nessun modo. O è Dio che sta morendo così per noi, o questa storia ha il diritto di finire. Mentre, invece, è una storia che si va compiendo. E allora – conclude – sostiamo anche noi in adorazione della croce. Osiamo anche noi guardare colui che hanno innalzato e trafitto, perché ci darà la vita, la sua vita, che è infinitamente diversa, più bella, più lunga, più vera, più condivisa… della nostra vita. E cerchiamo Dio in tutto questo. Proprio mentre facciamo fatica a coglierne l’evidenza, mentre si nasconde e tace sollecita la nostra dignità di cercatori di Dio. E ci sia dato di intuire quanto è grande la fedeltà di Dio alle sue promesse per noi»

Così, con gli occhi rivolti al crocifisso esposto per l’adorazione dei fedeli,  prosegue l’Azione Liturgica del Venerdì Santo, conclusa con la distribuzione del Pane Eucaristico consacrato durante la Messa del Giovedì Santo e riposto nell’altare dell’Adorazione, prima dell’uscita silenziosa dalla Cattedrale, da cui partirà in serata la processione cittadina con la reliquia della Sacra Spina, momento di devozione che torna ad essere celebrato dopo due anni di sospensione.

 




Il Vescovo alla Messa in Coena Domini: «Quella brocca e quell’asciugatoio saranno le armi della vita quotidiana che rinasce nella carità fraterna»

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«Oggi siamo qui con un disperato bisogno di Pasqua – spiega il vescovo Napolioni facendo riferimento al suo messaggio per la Quaresima, dal titolo “Tanta voglia di Pasqua” –. Non basta il desiderio, ma la necessità che Dio manifesti la potenza del suo braccio, in segno dell’amore con cui ha creato l’universo e conduce la storia». Nella Messa in Coena Domini, con la quale nel pomeriggio di giovedì 14 aprile in Cattedrale il Vescovo ha aperto il Triduo, un auspicio con il sapore dell’augurio, perché «entrando in questi giorni santi, in cui la Chiesa ci rincuora, noi non ci stacchiamo. E saranno allora i giorni della speranza, i giorni della Pasqua».

La Messa del Giovedì Santo è per tradizione quella della lavanda dei piedi, che anche quest’anno, però, in Cattedrale non c’è stata. «Potevamo farla, tra mille accortezze, ma abbiamo deciso altrimenti», ha spiegato il Vescovo. Per non ridurlo a a un gesto banale, «banale come il male – ha proseguito Napolioni citando Hannah Arendt e il suo scritto La banalità del male riguardante il processo ad Eichmann –. Così anche dietro il non-gesto di stasera c’è un grande messaggio: abbiamo scelto di non lavarci i piedi. Non stasera, sempre. Questo mondo costituisce ormai un antivangelo, crede più all’egoismo che alla fraternità».

Un gesto “rivoluzionario”, come lo fu quello di Gesù. «Non è casuale, è una scelta, una strategia del Signore quella di lavare i piedi ai commensali, anche a chi lo aveva tradito – ha continuato Napolioni –. Dunque non è accessorio neppure per noi. È una regola, non un’eccezione. Quando in famiglia si finisce di servirsi e si inizia a farsi servire, quando nella Chiesa il servizio si trasforma in potere, tutto si corrompe. Per cui quella brocca, quel catino, quell’asciugatoio che abbiamo messo comunque sotto l’altare, stanno lì ad aspettarci. Il mondo non cambia, se la ride, se noi non scegliamo stasera di dire di sì al Signore che ha detto: “questo faccio a voi perché voi facciate come me”. Il messaggio è semplice. Fate come me, sempre e ovunque. Farlo è difficile, ma è l’unica via. Tutti abbiamo mille ragioni per non lavare i piedi agli altri, ma colui che è la Verità incarnata, tace».

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Come comportarsi allora dinnanzi alle difficoltà, agli screzi, alle tensioni? «Se accettiamo di entrare così nei giorni di Gesù, come discepoli dell’ultima ora che non hanno ancora capito davvero il mistero e l’abisso d’amore che si manifesta e si consegna a noi, allora qualcosa cambierà, cominciando da noi – ha concluso il Vescovo –. E quella brocca e quell’asciugatoio saranno le armi della vita quotidiana che rinasce nella carità fraterna, che non sarà più un optional per momenti particolari di emergenza, ma il progetto che ci impegna dalla mattina alla sera, cambiando quanto necessario nei nostri stili di vita. Il Signore ce lo offre, perché questo si realizzi. Accogliamolo perché lui possa metterlo a frutto al di là delle nostre stesse speranze».

La liturgia, concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi e dai canonici del Capitolo della Cattadrale, si è conclusa con la processione nel raccoglimento dell’assemblea verso l’altare del Santissimo, per l’adorazione per la reposizione dell’Eucaristia, davanti alla quale il Vescovo si è soffermato a lungo in adorazione silenziosa, in ginocchio.

Monsignor Napolioni tornerà in Cattadrale venerdì mattina alle 8.45 per presiedere la Liturgia delle Ore; quindi alle 18 l’Azione liturgica della Passione del Signore; e alle 21 la Processione cittadina della Sacra Spina. Queste ultime due celebrazioni saranno proposte in diretta sui canali web diocesani e in tv su Cremona1.




Messa Crismale, il Vescovo: «Non c’è pace senza grazia»

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«Fissiamo lo sguardo su Gesù, unico sommo, nuovo ed eterno sacerdote del Padre, per ritrovarci in lui e ricevere la sua grazia». Con questo invito rivolto a tutti i presenti, il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, ha aperto la propria omelia durante la Messa Crismale che, come da tradizione, ha avuto luogo nella mattinata del Giovedì Santo, il 14 aprile, nella Cattedrale di Cremona.

Ai numerosi sacerdoti che si sono ritrovati per concelebrare la solenne Eucaristia, Napolioni si è rivolto con tono paterno e con grande gratitudine, «innanzitutto per quei sacerdoti che, con anniversari particolari, celebrano la fedeltà di Dio alle sue promesse, e senza dimenticare tutti coloro che servono la comunità cristiana, qui in diocesi o in terre lontane».

Come di consueto, i presbiteri per cui ricorre un significativo anniversario dall’ordinazione presbiterale – dopo la processione di ingresso, dal Palazzo vescovile alla Cattedrale – hanno preso posto in presbiterio alto, insieme ai vescovi Napolioni e Lafranconi, mentre nella navata centrale e nel transetto si sono collocati tutti gli altri sacerdoti diocesani, dando così un’immagine concreta del presbiterio, unito nella chiesa madre.

La riflessione del Vescovo si è articolata intorno alla figura di Cristo, fonte di grazia e di pace, alla luce dell’imminente celebrazione della Pasqua. Partendo dalla croce, segno dell’estrema fedeltà del Figlio nei confronti del Padre, Napolioni ha sottolineato come sia «l’incarnazione del Verbo a fare da bussola vivente che dà alla Chiesa, a noi sacerdoti, come aurea regola pastorale, quella dell’amore e della fedeltà».

Quella del Vescovo, però, oltre che un’omelia dal forte taglio esortativo, è stata anche un seme di speranza. «Gesù, tornato dai morti per non morire più – ha ricordato Napolioni – garantisce che nella sua persona è inaugurata l’era della risurrezione dei morti. E sebbene la via lucis sia costellata di tante croci, Dio nella Pasqua genera vita, vita nuova santa ed eterna, e noi non possiamo tacere l’annuncio ed ignorare il cammino che si apre dalla tomba vuota di Gesù».

Nonostante «l’annuncio di un “primogenito” suoni inusuale nella società che tutto fa tranne promuovere la famiglia e la vita», è proprio quella che il vescovo ha definito “Grazia del primogenito dai morti” ad essere fonte di vera speranza e gratitudine, anche per i presbiteri che, in questo ultimo anno, sono scomparsi: don Giuseppe Giori, don Cesare Perucchi e don Stefano Bonfatti.

La riflessione di Napolioni si è poi conclusa con un riferimento alla signoria del Cristo, il quale «con la sua morte e risurrezione viene glorificato, riceve il potere su tutta la creazione e sulle signorie umane che nella storia seducono o minacciano i cristiani, i figli di Dio».

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Non è mancato poi un riferimento al mondo dei ragazzi e dei giovani, alcuni dei quali erano presenti insieme ai loro sacerdoti. L’invito rivolto del vescovo è stato quello di tentare di avvicinarsi a loro «andandoli a cercare, per intercettarne i desideri profondi, accompagnarli all’incontro libero e personale con Cristo, valorizzare nella Chiesa i loro talenti e la novità di vita di cui sono portatori».

Quella di Napolioni non è stata dunque una riflessione dal taglio prettamente pastorale, ma, incentrata sui temi della grazia e della pace, ha avuto come punto focale la proposta di riunirsi, insieme, intorno a Cristo, «origine e fonte del ministero presbiterale. Il nostro incontro fraterno è grembo portatore di vita e di speranza per tutto il Popolo di Dio».

Terminata l’omelia del vescovo, la celebrazione è proseguita con il rinnovo degli impegni assunti durante l’ordinazione, seguito dalla benedizione degli oli del Crisma, dei Catecumeni e degli Infermi. Presentati al pastore della Chiesa cremonese, dopo la preghiera di benedizione, sono stati divisi e distribuiti ai vicari delle cinque zone della diocesi, in modo da poter essere messi a disposizione di ogni parrocchia.

La solenne Messa del Crisma, che viene celebrata da sempre il Giovedì Santo – giorno in cui il Signore ha istituito l’Eucaristia e, di conseguenza, anche il ministero presbiterale – si è poi conclusa, dopo la benedizione, con il ritorno di tutti i sacerdoti presso il palazzo vescovile per prepararsi, a partire dal pomeriggio, alle celebrazioni del Triduo Pasquale.

 

 

Gli anniversari di ordinazione sacerdotale

  • 70° don Mario Olivi, don Silvano Rossi
  • 65° don Enio Asinari, don Sergio Lodigiani, mons. Giuseppe Soldi
  • 60° don Luigi Carrai, mons. Floriano Danini
  • 50° don Agostino Anglois, don Luciano Carrer, don Mauro Felizietti, don Mario Martinengo, don Francesco Migliorati, don Cesare Nisoli, don Luigi Pisani, mons. Angelo Staffieri, mons. Ruggero Zucchelli
  • 25° don Vittore Bariselli, don Andrea Bastoni, don Pierluigi Capelli, don Gabriele Filippini, don Stefano Lazzari, don Antonio Mascaretti, don Adriano Veluti, don Stefano Zoppi



Settimana Santa: il programma delle liturgie presiedute dal Vescovo

Con la Domenica delle Palme si aprono ufficialmente i riti della Settimana Santa. Le principali celebrazioni presiedute dal vescovo Antonio Napolioni in Cattedrale saranno proposte in diretta streaming sul nostro portale, sulla pagina Facebook DiocesiCremona e il canale YouTube, oltre che in tv su Cremona1 (canale 19 del digitale terrestre).

Il servizio liturgico di tutte le liturgie della Settimana Santa sarà garantito dagli studenti di Teologia del Seminario Vescovile di Cremona, con la direzione del cerimoniere vescovile don Flavio Meani L’animazione con il canto a cura del Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi. All’organo il maestro Fausto Caporali.

Di seguito il programma completo:

 

Domenica delle Palme – 10 aprile

Ore 10.30 – S. Messa delle Palme (diretta portale, social e tv) La liturgia avrà inizio alle ore 10.30 nella chiesa di S. Maria Maddalena, chiesa sussidiaria della parrocchia di S. Imerio, situata all’angolo tra via XI Febbraio e via Realdo Colombo. Dopo la benedizione dei rami di palma e olivo i sacerdoti e i fedeli, percorrendo via Realdo Colombo, via Sicardo e piazza del Comune, si recheranno in processione in Cattedrale percorrendo dove il Vescovo presiederà l’Eucaristia.

 

Giovedì Santo – 14 aprile

Ore 9.30 – S. Messa del Crisma (diretta portale e social) L’Eucaristia, concelebrata da tutti i presbiteri della diocesi, che rinnoveranno le promesse sacerdotali, inizierà alle 9.30 con la processione dal Palazzo Vescovile.  Nell’omelia mons. Napolioni ricorderà gli anniversari di ordinazione: quest’anno festeggiano il 70° don Mario Olivi e don Silvano Rossi; il 65° don Enio Asinari, don Sergio Lodigiani e mons. Giuseppe Soldi; il 60° don Luigi Carrai e mons. Floriano Danini; il 50° don Agostino Anglois, don Luciano Carrer, don Mario Martinengo, don Francesco Migliorati, don Cesare Nisoli, don Luigi Pisani, mons. Angelo Staffieri e mons. Ruggero Zucchelli; il 25° don Vittore Bariselli, don Andrea Bastoni, don Pierluigi Capelli, don Gabriele Filippini, don Stefano Lazzari, don Antonio Mascaretti, don Adriano Veluti e don Stefano Zoppi. Non mancherà un ricordo per i sacerdoti saliti al Cielo: don Giuseppe Giori, don Cesare Perucchi e don Stefano Bonfatti.
Durante la Messa saranno benedetti gli oli santi che, al termine, il Vescovo consegnerà ai Vicari zonali perché siano distribuiti in tutte le parrocchie. Accanto a mons. Napolioni vi sarà il vescovo emerito Dante Lafranconi, il vicario generale don Massimo Calvi, il vicario per il Clero e la Pastorale don Gianpaolo Maccagni, il delegato per la Vita consacrata don Giulio Brambilla, i canonici del Capitolo, i vicari delle cinque zone pastorali, i responsabili delle quattro aree pastorali e i sacerdoti che festeggiano un particolare anniversario di ordinazione.

Ore 18 – S. Messa “in Coena Domini” (diretta portale, social e tv) Alle ore 18 in Cattedrale il vescovo Napolioni celebrerà la Messa “in Coena Domini”. A motivo delle misure di sicurezza a contrasto del Covid anche quest’anno non si svolgerà il suggestivo rito della lavanda dei piedi.

 

Venerdì Santo – 15 aprile

Ore 8.45 – Liturgia delle Ore La giornata si apre in Cattedrale alle 8.45 con la Liturgia delle Ore (Ufficio delle letture e Lodi mattutine) presieduta dal Vescovo insieme al Capitolo della Cattedrale.

Ore 18 – Azione liturgica della Passione e Morte del Signore (diretta portale, social e tv) Alle ore 18 in Cattedrale mons. Napolioni presiede l’azione liturgica della Passione e Morte del Signore caratterizzata dalla lettura dialogata della passione secondo l’evangelista Giovanni e dall’adorazione della Croce: a motivo della situazione sanitaria non vi sarà il bacio devozionale della croce da parte dei fedeli.

Ore 21 – Processione della Sacra Spina (diretta portale, social e tv) Alle ore 21 la processione cittadina con la reliquia della Sacra Spina. La processione, alla presenza delle autorità della città, si snoderà da piazza del Comune in largo Boccaccino, via Mercatello, corso Mazzini, piazza Roma (lato sud), corso Cavour, via Verdi, piazza Stradivari, via Baldesio e di nuovo piazza del Comune. La conclusione della processione, come sempre, di nuovo in Cattedrale, dove il Vescovo terrà l’omelia e impartirà la benedizione con la preziosa reliquia.

Le offerte raccolte durante l’intera giornata saranno devolute ai bisogni della Chiesa in Terra Santa.

Nel giorno di Venerdì Santo i cristiani osservano il digiuno.

 

Sabato Santo – 16 aprile

Ore 8.45 – Liturgia delle Ore Anche la giornata del Sabato Santo si apre in Cattedrale alle 8.45 con la Liturgia delle Ore (Ufficio delle letture e Lodi mattutine) presieduta dal Vescovo insieme al Capitolo della Cattedrale.

Ore 21.30 – Veglia di Pasqua (diretta portale, social e tv) Alle ore 21.30 mons. Napolioni presiede la solenne Veglia pasquale, con inizio nel cortile del palazzo Vescovile con la liturgia della luce. Quindi proseguirà in Cattedrale. Dopo l’omelia, il Vescovo amministrerà i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana ad alcuni catecumenti adulti.

 

Domenica di Pasqua – 17 aprile

Ore 9 – S. Messa in Carcere Nella mattina di Pasqua il vescovo Antonio Napolioni presiede la Messa per i detenuti e gli operatori di polizia penitenziaria della Casa circondariale di Cremona.

Ore 11 – S. Messa di Pasqua (diretta portale, social e tv) Alle ore 11 in Cattedrale il Vescovo presiede il solenne Pontificale al termine del quale impartirà la benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria.

Ore 16 – S. Messa al Santuario di Caravaggio Alle ore 16 il Vescovo presiede l’Eucaristia di Pasqua presso il Santuario di S. Maria del Fonte, a Caravaggio.

 




Domenica delle Palme, il Vescovo: «Quest’anno i rami d’ulivo pesano veramente di più»

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«Stamattina ho visto la foto di un bambino che ha perso la mamma in guerra: non per le bombe, ma per la fame, è morta di stenti in casa, magari proprio per privarsi del poco che aveva per darlo al figlio e al resto della famiglia. È è sepolta dietro casa e lui ogni giorno, adesso che ha qualcosa, le porta da mangiare sulla tomba. È enorme il male, pesa il male, entriamo in questa Settimana Santa coscienti della drammaticità della vita umana». Queste le parole del vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, nella Messa della Domenica delle Palme presieduta la mattina del 10 aprile in Cattedrale, affiancato dal vescovo emerito Dante Lafranconi, dal Capitolo della Cattedrale e i sacerdoti dell’unità pastorale Sant’Omobono.

Una celebrazione era iniziata alle 10.30 presso la chiesa di Santa Maria Maddalena con la benedizione dei ramoscelli di ulivo, una tradizione che finalmente si potuta tornare a vivere, con la tradizionale processione verso il Duomo di Cremona, dopo due anni di stop forzato, a causa della pandemia.

La partenza della processione dalla chiesa di Santa Maria Maddalena, sussidiaria della parrocchia di Sant’Imerio, nell’unità pastorale Sant’Omobono, è una novità che per la prima volta prende il posto della tradizionale celebrazione della Domenica delle Palme presieduta dal vescovo il pomeriggio con partenza dalla chiesa di San Girolamo.

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Ad accompagnare i fedeli verso la Cattedrale il canto del coro dell’Unità Pastorale, che ha poi lasciato spazio durante la Messa in duomo al coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e con il maestro Fausto Caporali all’organo.

Nell’omelia, riferendosi ai rami di ulivo, il Vescovo ha domandato ai fedeli se «vi siete accorti quanto pesano? Direte che sono leggerissimi, ma quest’anno pesano veramente di più». Per tre motivi. «Il primo è il male: non abbiamo fatto in tempo ancora a uscire dalla pandemia e la guerra, le prospettive fosche sulla convivenza fra i popoli, la crisi economica che seminerà ancora più giustizia e miseria, le prove che non mancano anche nella vita delle famiglie e delle persone».

Ma c’è un secondo motivo per cui questi rami di ulivo pesano: è che Gesù ne fa la sua croce. «Quel legno che è il trono della gloria. Non a caso nella lingua ebraica la gloria è una parola che dice il peso, le cose che contano, la pienezza della vita, la potenza di Dio». «Questi piccoli rami son potenti – ha affermato monsignor Napolioni – perché li porta in becco lo Spirito Santo che Cristo dalla croce infonde sul mondo e che rende possibile tutto».

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Il terzo motivo per cui quest’anno i rami di ulivo pesano è «la nostra responsabilità». «Non possiamo chiedere la pace e non pagarne un po’ il prezzo – ha detto il Vescovo –. Dobbiamo rimboccarci le maniche, tirare la cinghia, assumere degli atteggiamenti, convertirci, rinnovarci, osare, essere migliori, non aver paura di fare un passo in più. Questa è la fioritura di vita nuova che sgorga dalla Pasqua: uomini e donne nuovi».

La Messa della Domenica delle Palme si è conclusa con l’augurio del Vescovo affinché si possa vivere la Settimana Santa come «un’intensa opportunità di preghiera di conversione, di grazia e di carità», ricordando ai fedeli l’appuntamento per venerdì sera, momento in cui si riprenderà dopo due anni la processione con la Sacra Spina, per vivere insieme le ore della Passione del Signore.