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Il vescovo alla Via Crucis delle scuole paritarie: «Solo voi ci fate fare Pasqua in maniera nuova»

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Quattro stazioni – “Gesù nell’orto degli ulivi”, “Gesù condannato a morte”, “Gesù sale al Calvario e viene crocifisso” e “Gesù muore in croce” – hanno caratterizzato, la sera di giovedì 14 marzo, la Via Crucis per le vie del centro di Cremona, organizzata dalla scuola “Sacra Famiglia”, in sinergia con le altre scuole paritarie della città. Quattro tappe – in piazza del Comune, in largo Boccaccino, poi, passando per piazza S. A. M. Zaccaria, di nuovo davanti alla Cattedrale, e infine all’interno di essa – in cui bambini e bambine, ragazzi e ragazze, accompagnati da genitori e insegnanti, hanno popolato le strade per la processione, che si è poi conclusa proprio all’interno del Duomo.

La Via Crucis è stata animata dai canti intonati dal coro delle medie ed eseguiti dai musicisti della Sacra Famiglia, dalle letture e dalle preghiere in cui i protagonisti sono stati gli alunni della “Sacra”, della scuola “Beata Vergine” e della scuola “Canossa”. La processione, guidata dalla croce e da don Stefano Montagna, vicario della Cattedrale e insegnante di religione alla “Sacra Famiglia”, è stata impreziosita dalla presenza del vescovo Antonio Napolioni, che al termine della serata ha voluto fare il suo saluto ai presenti.

«Quando arriva la sera della vostra Via Crucis, anche per il vescovo è il segnale che è proprio Pasqua – ha detto mons. Napolioni –. C’è ancora tempo, ma quando i bambini tirano fuori da casa le famiglie, la piazza si riempie e giriamo intorno alla Cattedrale, in questo canto un po’ dolente ma pieno di amore, con questo Vangelo sempre giovane, letto da bambini e ragazzi, con i genitori e gli insegnanti quasi presi per mano da voi, è proprio Pasqua, perché solo voi ci fate fare Pasqua in maniera nuova». E aggiunge: «Noi rischiamo di averci fatto l’abitudine, di essere pessimisti, di guardare solo a noi stessi. Voi invece guardate agli amici, guardate il mondo e avete diritto a non avere paura. E guadare Gesù che va a morire per noi è davvero una vittoria sulla paura». Il vescovo si è poi fermato a riflettere sul significato delle parole “Eloi, Eloi, lemà sabactani!” (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!): «Se lo chiedono in molti, soprattutto coloro che vivono situazioni di fragilità e sofferenza», ha sottolineato il vescovo. «Ma scopriamo che Dio non ci ha abbandonato, ma si è abbandonato, si è messo nelle mani e nel cuore di bambino, di ogni amicizia, di ogni famiglia, di ogni comunità». E ha concluso: «E allora grazie perché così ti sei abbandonato a noi affinché noi non ci sentiamo mai abbandonati da te».

Si è così conclusa, tra il silenzio e la meditazione, la Via Crucis delle scuole di ispirazione cattolica della città, con un’apertura a Dio e ai lontani, per compiere insieme il passo definitivo verso la Pasqua.




Il 15 dicembre in Cattedrale il Vescovo incontra i bambini delle scuole dell’infanzia

Ricorre quest’anno l’800° anniversario del Presepe di Greccio, riconosciuto come il primo presepe vivente della storia, messo in scena proprio a Greccio, nel 1223, da san Francesco d’Assisi. E proprio il presepe sarà il fulcro dell’evento cremonese in programma nella mattina di venerdì 15 dicembre. Alle 10.45, in Cattedrale, il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, incontrerà bambine e bambini delle scuole dell’infanzia del territorio.

«Il Presepe di Greccio è stato fatto per istruire la gente del tempo e si rifà adesso qualcosa di simile – spiega Sergio Canevari, presidente della sezione cremonese di Fism (Federazione italiana Scuole materne) che promuove l’iniziativa – perché i bambini, con l’ascolto, la vista e gli altri sensi, possano comprendere quanto Gesù sia nato povero».

Le scuole paritarie al momento coinvolte sono sei: “Sacro Cuore”, “Sacra Famiglia”, “Maria Immacolata”, “Sant’Abbondio” e “Sant’Angelo”, dalla città, alle quali si è aggiunta la scuola della cooperativa “Cittanova” di Castelverde. Oltre a esse, sono state invitati a partecipare anche gli istituti comunali più vicini.

Un incontro pensato dalle maestre, che si svilupperà attorno alle vicende evangeliche della Natività. Durante la narrazione, ogni scuola consegnerà una sagoma raffigurante un personaggio del presepe. Le figure sono state realizzate proprio dagli alunni delle scuole dell’infanzia, con l’aiuto di maestre e maestri, di alcuni genitori e alcuni nonni. L’evento sarà inoltre allietato da una cornice canora, con l’esecuzione di canti della tradizione natalizia. Al termine della costituzione di questo presepe, il vescovo Napolioni parlerà ai bambini, consegnando loro un pensiero e un augurio per il Natale in arrivo, e consegnerà loro una statuetta benedetta di Gesù bambino.

«Ogni bambino riceverà la statuetta, che è segno di Gesù, con il quale potranno parlare ogni giorno, di ritorno da scuola, e confidarsi con Lui, raccontandogli i giorni felici e i giorni tristi», spiega Canevari. E conclude: «Perché Gesù ci aiuta sempre, per tutta la vita. E questa è l’essenza del Natale».




Scuole paritarie, nido e infanzia di Castelverde in gestione alla Cooperativa Cittanova

Ai primi di settembre riapriranno i battenti l’asilo nido “Ciribicoccole” e la scuola per l’infanzia Mons. Pietro Gardinali” di Castelverde con importanti novità.

La scuola prese forma nel 1933 accanto all’Opera Pia per volere dell’allora parroco di Castagnino Secco, mons. Pietro Gardinali, del quale quest’anno ricorre l’80° anniversario della morte. Intere generazioni di castelverdesi hanno goduto di questo servizio educativo che aveva nelle suore Adoratrici del Santissimo Sacramento di Rivolta d’Adda un vero punto di forza.

Con la sua de-pubblicizzazione e la conseguente nascita della Fondazione Opera Pia Ss. Redentore Onlus, l’Opera Pia non ha più potuto gestire direttamente la scuola tanto che nel 2005 nacque la cooperativa “Servizi per l’infanzia”, che si è preoccupata non solo di portare avanti il progetto formativo, ma di ampliarlo: accanto alla scuola dell’infanzia nacque, infatti, nel 2006 l’asilo nido. L’Opera Pia, pur avendo ceduto questo ramo di azienda, ha continuato a sostenere le attività formative fornendo, attraverso un contratto di locazione agevolato, i locali, occupandosi di tutte le grandi e piccole manutenzioni degli ambienti, accollandosi anche tutto l’aspetto gestionale e amministrativo.

Purtroppo la pandemia per Covid19 ha creato non pochi disagi e messo ancora più in luce le difficoltà dovute a una mancanza di interazione con altre istituzioni simili del territorio. «In questi anni – spiega il presidente della Cooperativa “Servizi per l’infanzia”, don Giuliano Vezzosi ci siamo sempre più resi conto della difficoltà di camminare da soli: i costi sono cresciuti in maniera esponenziale, senza contare la fatica di gestire un personale molto ridotto come il nostro a fronte di malattie, infortuni o dimissioni. Di fronte poi a un disavanzo di gestione per il 2022 non indifferente ci siamo decisi a chiedere aiuto alla cooperativa Cittanova di Cremona che, a nome e per conto della Diocesi, conduce otto scuole tra Cremona, Castelleone, Soresina e Casalmaggiore. Ringrazio il presidente don Marco D’Agostino che, sentito il suo Consiglio di amministrazione, ha accolto con favore questa nuova sfida e in poche settimane siamo riusciti a concludere l’accordo: le scuole riprenderanno ancora con più vigore le proprie attività forti di una cooperativa grande e ben organizzata come appunto la Cittanova. A tutti i soci della nostra cooperativa è stato garantito il posto di lavoro e, soprattutto, il territorio non verrà depauperato di questo servizio così importante per le famiglie, dato che nel capoluogo scuole di questo ordine e grado non sono presenti a livello comunale o statale. Un grazie va anche a chi finora ha gestito le scuole, in modo particolare al direttore dottor Renato Vailati, a tutti i dipendenti amministrativi dell’Opera Pia, che per tanti anni hanno garantito l’efficienza di materna e nido, alle maestre, educatrici e volontari, al personale ausiliario. Un grazie particolare al direttore generale della Fondazione Ss. Redentore, dottor Fabio Bertusi, che in questi mesi ha seguito l’avvicendamento tra le cooperative. Un pensiero riconoscente va anche all’Amministrazione comunale che ha sempre contribuito al sostegno delle scuole e continuerà a farlo con grande determinazione».

Le due scuole potranno ancora avvalersi del supporto dell’Opera Pia: «Con la cooperativa “Servizi per l’infanzia” – spiega il presidente di Fondazione Redentore don Claudio Rasoli – abbiamo risolto il contratto di affitto di ramo di azienda e ne abbiamo sottoscritto uno nuovo con la Cittanova. Non potendo gestire direttamente questo servizio saremo comunque sempre al fianco di don Marco, della preside prof. Roberta Balzarini e di tutti i loro collaboratori. La scuola è un pezzo di storia importante della nostra realtà, un tassello imprescindibile di quel grande progetto di carità e di evangelizzazione fortemente voluto e realizzato da mons. Gardinali e dai suoi illuminati collaboratori laici. La lunga esperienza di conduzione di scuole della cooperativa Cittanova e la grande professionalità dei suoi operatori sapranno certamente dare un nuovo impulso, sia dal punto di vista didattico, ma anche amministrativo, con una salutare ottimizzazione dei costi e una più efficace gestione del personale. Rivolgo un pensiero riconoscente ai dipendenti dell’Opera Pia che in questi anni si sono fortemente impegnati dal punto di vista amministrativo per il buon funzionamento delle scuole».

Nel mese di luglio don D’Agostino, insieme ad alcuni suoi collaboratori, ha incontrato i genitori delle due scuole riscontrando piena disponibilità a intraprendere questa nuova avventura. Giovedì 31 agosto, alle ore 19, la prof. Balzarini, affiancata dalla coordinatrice didattica prof. Alessandra Ringhini e dalle maestre, presenterà le attività didattiche dell’anno, seguirà un’apericena con servizio di babysitteraggio.

«Sono molto contento – ha dichiarato il presidente della cooperativa Cittanova don Marco D’Agostino – per il virtuoso impasto che si è creato tra la presidenza dell’Opera Pia, la Parrocchia di Castelverde, il Comune di Castelverde e la Cooperativa Cittanova, nella disponibilità e nell’interesse intorno all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia. Molti genitori, nei colloqui personali, hanno dichiarato di aver frequentato quella scuola e di nutrire grande riconoscenza e gratitudine. Credo sarà un’avventura entusiasmante, avendo costatato molta disponibilità».

Anche la dirigente scolastica, dott. Roberta Balzarini, si è detta soddisfatta del lavoro svolto in questi mesi: «Abbiamo provato a mettere la testa su una realtà che non comincia da zero, ma è ricca di storia e di opportunità. Insieme a tutte le altre scuole della Cooperativa Cittanova, legate con la Diocesi di Cremona, anche il Polo scolastico di Castelverde potrà essere un’occasione per crescere, educare e generare, insieme, le nuove generazioni». «Esse – ha concluso la preside – sono il futuro della Chiesa e della società che siamo chiamati a custodire e a far germogliare come il bene più prezioso».

«Che nello stesso cortile – ha commentato il prof. Samuele Lanzi, vice presidente della Cooperativa Cittanova, che ha seguito le operazioni da vicino – ci siano gli anziani dell’Opera Pia, un nido e una scuola dell’Infanzia: dicono la cura e l’attenzione che i nostri padri prima, l’Opera Pia, la Parrocchia e noi oggi, siamo chiamati ad avere. Curare i germogli e avere attenzione agli anziani, che custodiscono memoria e storia, sono le coordinate essenziali per un’educazione alla cittadinanza e al Vangelo. Insieme si potrà fare molto».

Tutto è pronto per il suono della campanella. Il 30 agosto per il Nido. Il 4 settembre per l’Infanzia. E anche gli inserimenti dei più piccoli saranno veloci, per aiutare i genitori a ritornare al lavoro con facilità e senza troppi inconvenienti. Entrando nel circuito delle scuole del Cittanova anche Castelverde beneficerà di tutti i progetti in atto, tra le scuole, con i più grandi del liceo, “filosofia per bambini”, inglese per i più piccoli, psicomotricità, usando anche i luoghi del Seminario di Cremona.




ISSR S. Agostino, uno studio accademico che alimenta la fede (e offre occasioni di lavoro)

Cremona, Crema, Lodi, Vigevano e Pavia. Cinque diocesi che collaborano in ambito culturale e pastorale. È questa l’idea che fonda e sostiene il percorso di studi proposti all’Istituto Superiore di Scienze Religiose, riferimento di formazione per le Chiese locali.

In particolare, l’ISSR Sant’Agostino, con sede a Crema e con poli didattici a Pavia, Lodi e ora anche a Cremona, ha come scopo la promozione degli studi nel campo della teologia e delle scienze religiose, così da favorire la formazione teologica e culturale di laici, religiosi e sacerdoti che possano svolgere compiti di evangelizzazione e catechesi, insieme alla preparazione dei docenti di Religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado.

«La parola “scienze” è fondamentale all’interno del nostro Istituto –  ha spiegato don Antonio Facchinetti, direttore dell’ISSR di Cremona, nella puntata di questa settimana di “Chiesa di casa” – perché definisce con quale approccio ci avviciniamo allo studio della teologia. Si tratta dunque di un approccio metodologico, con attenzione all’ambito umanistico, e con un taglio scientifico, cioè accademico, a tutti gli effetti».

Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Antonio Tomasoni, ex studente dell’Istituto e insegnante di Religione cattolica: «Personalmente trovo che gli studi affrontati mi abbiano aiutato molto, sia dal punto di vista lavorativo che personale  Oggi posso insegnare grazie a tutte le conoscenze e competenze che ho acquisito all’interno del mio percorso. Allo stesso tempo, però, mi sento profondamente arricchito dai miei studi anche come persona, così come percepisco di aver approfondito il mio cammino di fede».

La prospettiva dell’insegnamento, infatti, non è l’unica ad essere considerata nel percorso di studi proposto dall’ISSR. Esso è rivolto a tutti coloro che, oltre a cercare di entrare nel mondo della scuola, vogliono acquisire maggiori strumenti in ambito pastorale, oppure sentono il desiderio di approfondire gli studi biblici e teologici per cultura personale.

«Si tratta di una dinamica molto bella –  ha proseguito don Facchinetti – proprio perché permette un confronto tra chi è in cammino con obiettivi differenti. Anzi, ci piacerebbe che crescesse sempre più il numero di persone che vivono gli studi teologici con passione ed interesse innanzitutto personale: sarebbe una bellissima testimonianza di fede per tutta la comunità».

Dal punto di vista pratico, il percorso di studi si articola in tre modalità differenti. La base di partenza è la laurea triennale in Scienze Religiose, a cui fanno seguito, per chi lo desidera, due lauree magistrali leggermente diverse: una prima rivolta a coloro che desiderano insegnare; una seconda pensata per chi ha impegni in ambito pastorale.

«Pur essendo passati già dieci anni –  ha commentato Antonio Tomasoni –  ho un ricordo molto bello: oltre al valore culturale di ciò che ho studiato, che ancora oggi porto con me e ritengo molto prezioso, mi piace sottolineare il clima positivo che si respirava, quello di una vera comunità».

Secondo don Antonio Facchinetti, quindi, la proposta dell’ISSR è dunque l’ideale connubio tra scienza e fede, «perché unisce un approccio accademico con un taglio e un metodo scientifico, all’attenzione alla vita quotidiana, al territorio e agli aspetti più umani, che è proprio l’approccio della fede cristiana».

L’offerta formativa

È ormai in fase chiusura l’anno accademico 2022/2023, ma si pensa già al prossimo. Si sta infatti sempre più consolidando nella città di Cremona la presenza dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Sant’Agostino», espressione accademica delle Diocesi di Crema-Cremona-Lodi-Pavia-Vigevano. Dal prossimo anno un ulteriore percorso di studio si avvarrà a Cremona del polo per la formazione a distanza (Fad): anche le lezioni del terzo e del secondo anno si svolgeranno nel Seminario vescovile che lo scorso anno ha già ospitato le studentesse e gli studenti del primo anno.

A partire da martedì 3 ottobre e fino a giovedì 30 maggio, numerosi docenti della diocesi terranno i corsi di Filosofia, Sacra Scrittura, Teologia fondamentale, Teologia dogmatica, Teologia morale, Scienze Umane, Storia Ecclesiastica, Diritto. Le sere di martedì e giovedì, dalle 16.45 alle 19.45, e la mattina di sabato, dalle 9 alle 13, insegnanti qualificati svolgeranno le lezioni accademiche, nelle discipline previste anno per anno, in modo autonomo oppure in collegamento Fad con le aule di Lodi e di Pavia. Nei mesi invernali – come lo scorso anno – le lezioni saranno erogate online per una quota significativa, alleviando così i disagi degli spostamenti, peraltro oggigiorno anche costosi.

Al di là degli stretti ambiti accademici volti al conseguimento del titolo di laurea semplice o magistrale dopo tre o cinque anni, l’offerta didattica è così ampia e qualificata che può coinvolgere anche operatori pastorali per affinare o aggiornare la propria preparazione di base. In questo modo, agli studenti e studentesse ordinari si possono affiancare anche gli uditori che intendono usufruire soltanto di qualche percorso scolastico specifico. In questo modo, chi annuncia o testimonia il Vangelo nelle proprie comunità ecclesiali potrà davvero fondare su solide basi il proprio servizio qualificato.

L’istituto persegue le proprie finalità formative istituendo non solo i corsi accademici, che conferiscono i gradi di laurea triennale e magistrale, ma anche promuovendo iniziative di studio e ricerca e curando pubblicazioni nei campi di propria competenza.

Le iscrizioni

Fissata al prossimo 15 settembre la scadenza per le iscrizioni al prossimo anno accademico all’Issr «Sant’Agostino». Saranno infatti da effettuare entro quella data il pagamento della quota e la consegna o l’invio del modulo d’iscrizione. Fanno eccezione gli studenti fuori corso, che potranno effettuare il pagamento entro il 15 dicembre. Per gli studenti ordinari la quota è di 800 euro e compre l’immatricolazione, la partecipazione a tutti i corsi, gli esami, la tessera della biblioteca e l’accesso al settore riservato del sito internet. Discorso differente invece per lo studente uditore, per cui è prevista una quota di iscrizione di 100 euro, comprensiva di un corso. Poi, il pagamento di 50 euro per ogni corso scelto, per un massimo di quattro corsi, e di 10 euro per l’iscrizione a ogni singolo esame. I fuori corso, per mantenere lo status di studente, dovranno versare ogni anno la quota di 350 euro. Per maggiori dettagli e per le informazioni riguardanti il pagamento visitare il sito www.issrsantagostino.it.




Religione a scuola, ecco perché dire «sì» fa il bene dei ragazzi

“Prof. posso rimanere?”. Non poche volte all’insegnante di religione viene rivolta questa domanda da parte dei ragazzi che “non fanno religione”.

È curiosità? È voler stare con i propri compagni? È la scoperta che l’ora di religione non è poi così inutile?

Forse un po’ di tutto questo e, probabilmente, altro ancora. Ma la cosa importante è che IRC può segnare positivamente e profondamente il percorso di formazione dei ragazzi. Una formazione che tocca la dimensione culturale e umana, che aiuta, non solo a capire la nostra cultura, ma ad avere dei punti di riferimento per scelte di vita più consapevoli, che aiuta a vedere i tanti dati che la scuola offre anche da prospettive diverse.  Allora si capisce che:

    • la scelta dell’IRC non è una dichiarazione di appartenenza religiosa, e nemmeno vuole influenzare la coscienza e la vita di nessuno;
    • l’IRC, che rientra a pieno titolo tra le discipline scolastiche, offre contenuti di tipo culturale, si rivolge a tutti, anche agli studenti di altre culture, etnie o religioni;
    • l’IRC è un’occasione per valorizzare, scoprire, maturare il senso dell’identità di ciascuno studente come persona, aiutandolo a rispondere alla domanda su chi sia veramente l’uomo.

Ci ha ricordato Papa Francesco, e non lo possiamo dimenticare: «E poi amo la scuola perché ci educa al vero, al bene e al bello. Vanno insieme tutti e tre. L’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime…».

Qualcuno vorrebbe non solo abolire IRC nella scuola, ma non considerare la dimensione religiosa della persona. Questo è, perlomeno, superficiale, perché, soprattutto in questo tempo, è sempre più necessario conoscere i valori che la religione propone.

La domanda di partenza, “Prof. posso rimanere?” risponde a tutti questi bisogni. I ragazzi hanno voglia di capire, di andare oltre, di cercare e scoprire che, al di là del voto, del giudizio, della pagella, la scuola può diventare davvero maestra di vita, guida per il futuro e sicuro riferimento per entrare nel mondo adulto con tutti gli strumenti per affrontarlo.

 


Per approfondire:

Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana in vista della scelta di avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica (IRC) nell’anno scolastico 2023/24 (avvenire.it)


 

COME AVVALERSI DELL’IRC

La facoltà di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica è esercitata dai genitori degli alunni che si iscrivono alla prima classe della scuola primaria o secondaria di primo grado al momento dell’iscrizione (dal 9 al 30 gennaio 2023), mediante la compilazione dell’apposita sezione on line.

La facoltà di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica per studenti della scuola secondaria di secondo grado è esercitata dagli stessi all’atto dell’iscrizione da parte dei genitori e degli esercenti la responsabilità genitoriale mediante la compilazione del modello on line ovvero, per le iscrizioni che non siano presentate on line (ad esempio per le iscrizioni alla scuola dell’infanzia), attraverso la compilazione del modello nazionale di cui all’allegato B alla nota del 30 novembre.

Quindi non deve essere ripetuta ogni anno ma solo per il primo anno di ogni ciclo scolastico

La scelta infatti ha valore per l’intero corso di studi e in tutti i casi in cui sia prevista l’iscrizione d’ufficio, fatto salvo il diritto di modificare tale scelta per l’anno successivo entro il termine delle iscrizioni, esclusivamente su iniziativa degli interessati.




Paritarie e ora di religione, la presenza cristiana nella scuola mette al centro «il cuore dello studente»

 

Nell’incontro settimanale di Chiesa di Casa, che racconta la pastorale della Chiesa cremonese, il tema è stato la scuola. Riccardo Mancabelli ha dialogato in studio con tre protagonisti della realtà scolastica: don Giovanni Tonani, incaricato diocesano per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione cattolica; Roberta Balzarini, preside della Società cooperativa Cittanova che gestisce scuole paritarie di ispirazione cattolica di diverso grado, dall’infanzia alle superiori; Filippo Biaggi, professore di Religione presso l’ITIS di Cremona e il Liceo Manin.
Il fulcro del dialogo ha riguardato lo stile di insegnamento comune alle scuole paritarie di ispirazione cattolica e agli insegnanti di religione. Il punto di partenza imprescindibile, come spiega don Tonani, «è l’attenzione ai protagonisti della scuola che sono i ragazzi» e non solo «all’aspetto burocratico o le metodologie». Proprio questa la specificità delle scuole della Cooperativa Cittanova, dall’infanzia alle superiori, la cui identità si declina in «obiettivi comuni, nonostante le varie sedi» come dichiara la preside Balzarini, che aggiunge: «Questo significa avere quell’attenzione agli studenti, ai bambini, alle famiglie, che si calibra con modalità differenti per camminare insieme a partire dall’affidamento a Cristo».
La proposta, ispirata così ad un cammino di fede condiviso, guarda soprattutto alla crescita e all’unicità dello studente «ma con la collaborazione e un grande dialogo fra genitori e docenti». Tale sinergia si concretizza, ad esempio, nella presenza di insegnanti di sostegno, sfida determinante per le scuole paritarie in genere. Tuttavia, non solo alunni con fragilità certificata, ma ciascuno studente viene condotto attraverso i propri limiti e fatiche, alla scoperta dei propri talenti, ma anche delle criticità dell’oggi. Perciò, come prosegue la preside: «La scuola dev’essere nel territorio e nel qui e ora del tempo. Non esistono roccaforti, non esistono elementi immuni da quello che è il tempo di oggi. La sfida è dare i ragazzi gli strumenti per vivere la realtà in cui sono inseriti». In questo modo gli studenti sono educati anche a partire dalle sfide della società, non ultima «la complessità del sistema famigliare odierno», rispondendo con una progettualità e con senso critico.
Rispetto all’inserimento e al ruolo specifico della scuola paritaria all’interno del sistema scolastico nazionale, don Tonani spiega che si tratta sì di una parità effettiva «ma c’è bisogno di fare ancora dei passi a livello politico».

Guardando poi alla presenza cattolica nella scuola statale, un professore di religione può dare la propria testimonianza, come racconta il prof. Filippo Biaggi: «Dal punto di vista del metodo, secondo me, occorre partire dal senso religioso, dalle domande di senso che costituiscono l’essere umano e il suo profondo bisogno di felicità. E questo è trasversale, ha un valore per tutti: non solo per chi ha una fede strutturata, cattolici e non, ma anche per chi si dichiara ateo. Per quanto riguarda i contenuti della fede, che sono altrettanto importanti, non sono posti in modo direttivo, ma c’è costantemente un dialogo con gli studenti. La cosa più importante è non affidarsi all’esito, cioè pensare che il nostro insegnamento porti lo studente a credere. Questo è liberante e lascia aperto il dialogo».

Come ha precisato don Tonani, è auspicabile una scelta libera e consapevole da parte di famiglia e studente, sia nel caso della scuola paritaria, sia nel caso dell’ora di religione. «Si vede ancora di più nella scelta dell’ora di religione, quanto conti il ruolo dell’insegnante e il rapporto che si crea con lo studente» dichiara il professor Biaggi, chiarendo che non sempre la scelta è totalmente consapevole «ma le famiglie apprezzano molto il racconto fatto a casa dai ragazzi» e alle udienze spesso c’è molta affluenza.
Per quanto riguarda proprio quest’ora di religione, che è facoltativa per gli studenti e «non ha peso dal punto di vista del profitto» dice don Tonani «per ora non ci sono grandi cambiamenti normativi. Però, è necessario recuperare il rapporto con gli studenti, con le famiglie, essere capaci di una certa autorevolezza dentro la scuola. L’ora di religione guarda al cuore dell’alunno e a come questo si pone nella scuola. Perciò, anche l’Ufficio diocesano cerca di formare i docenti sia dal punto di vista pedagogico, ma anche spirituale e teologico. Il problema futuro, soprattutto per le scuole statali, sarà il concorso. Tuttavia, bisogna capire qual è l’indirizzo che la conferenza episcopale darà assieme al Ministero dell’Istruzione».
Il dialogo si è concluso con l’augurio da parte degli ospiti, anzitutto agli studenti, ma anche a famiglie e professori, di concorrere insieme all’uscita da questa situazione pandemica, ma anche di fare scelte consapevoli riguardo alle proprie passioni, come per i ragazzi che si accingono alla scelta della scuola superiori; infine, anche di trovare una scuola dove stare bene e dove si mantenga vivo il desiderio di conoscere e conoscersi.




Assemblea delle scuole cattoliche: «Lo scopo è quello di parlare tutte le lingue: non integralismo, ma integrazione»

Si è tenuta il 14 dicembre, presso il Centro Pastorale di Cremona, l’assemblea delle scuole cattoliche del territorio, alla presenza del Vescovo Antonio Napolioni e di don Aldo Basso, collaboratore dell’Ufficio per la Scuola e l’Educazione della Diocesi di Mantova.

L’attenzione si è inizialmente concentrata sull’introduzione di don Aldo, che ha presentato la situazione attuale delle scuole cattoliche italiane, evidenziandone i due problemi principali: la questione dell’identità cattolica e le condizioni organizzative necessarie per un efficiente funzionamento degli istituti.

L’introduzione ha riguardato una distinzione fra scuole cattoliche e scuole di ispirazione cristiana; apparentemente possono sembrare la stessa cosa – ha spiegato il sacerdote – e in effetti si basano entrambe sui medesimi principi, ma c’è una differenza di tipo formale, giuridico: la scuola cattolica è tale solo se gestita da un’autorità ecclesiastica, da una persona giuridica ecclesiastica o da terzi, ma con una delega dell’autorità ecclesiastica. «Ci sono numerosi documenti a testimoniare l’identità delle scuole cattoliche, ma dove è dichiarata? – spiega don Aldo – È scritta in ogni Progetto Educativo. È un diritto e un dovere esprimere la natura cattolica della scuola».

Citando Papa Francesco, don Aldo ha spiegato che le scuole cattoliche non forniscono nulla in più rispetto alle scuole statali, bensì offrono qualcosa di diverso: «Se nelle nostre scuole non si sviluppa un modo diverso di essere umani, una cultura e una società diversa, stiamo buttando via il tempo».

Il secondo tema, quello riguardante il funzionamento delle scuole, è un problema che si pone sulla figura degli insegnanti. «Se la scuola cattolica fa molto affidamento agli insegnanti, si riesce a trovare insegnanti su cui fare affidamento? – continua don Aldo – Serve formazione, serve declinare in senso cristiano ogni proposta». Ognuno risulta responsabile dell’identità di una scuola, il gestore in primis, ma anche gli insegnanti, i genitori, i Vescovi: «Il reperimento e la formazione dei docenti – ha osservato – stanno diventando molto più difficili. Servono alcuni requisiti fondamentali: il Probitas Vitae, cioè la rettitudine, l’integrità morale, ma anche la formazione cristiana, l’insegnamento della religione».

A seguire, alcuni docenti delle scuole cattoliche cremonesi hanno condiviso la loro esperienza, la loro testimonianza. Il passaggio dalla scuola statale a quella paritaria ha fatto da filo conduttore negli interventi degli insegnanti, che hanno spiegato come la passione, la curiosità, la personale esperienza di fede e l’interesse verso la centralità della persona a discapito della sicurezza monetaria abbiano svolto un ruolo fondamentale nelle loro scelte.

«Il nostro compito non è essere dei “criticoni” del mondo. – ha poi riflettuto il Vescovo Napolioni nel suo intervento – L’aggettivo “critico” lo caratterizzerei in un altro modo: la scuola cattolica è quella che sa superare le crisi, che insegna a superare le criticità». «Lo scopo – ha proseguito – è quello di parlare tutte le lingue; non l’integralismo, ma l’integrazione. Il metodo della scuola cattolica deve essere quello della Pentecoste, non l’assolutizzazione di un gergo».

L’incontro si è concluso con il messaggio di don Aldo: «Mi ha colpito, nelle testimonianze, la passione educativa. Sono convinto che gli insegnanti pratichino esercizio di carità nel loro lavoro, nel loro impegno. Ma prima di guidare, dobbiamo essere guidati». Con questo spirito di apertura è disponibilità si è dunque concluso l’incontro con un momento di preghiera e gli auguri del Vescovo Antonio.

 

Fare scuola dopo l’emergenza, presentato il XXIII Rapporto sulla scuola cattolica in Italia




“La scuola riapre, riapriamo la scuola!”, il messaggio per l’inizio del nuovo anno

In occasione dell’inizio del nuovo anno scolastico l’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica rivolge un messaggio a studenti, docenti e operatori scolastici che vuole proporre una riflessione e suggerire un impegno di fronte alle sfide che si aprono di fronte al mondo della formazione in un momento storico così particolare, in cui l’aula – oltre che luogo dove si impara – si riscopre spazio privilegiato di incontro. E dunque di crescita. E ripartenza.

La scuola riapre, riapriamo la scuola! Uno slogan che sembra essere uscito dalle pubblicità televisive, ma non è mai stato tanto vero quanto quest’anno. I portoni delle scuole vengono spalancati, come anche le porte delle aule, aperte per far entrare tanti fanciulli, ragazzi e giovani che riprendono possesso di un ambiente in cui vivranno moltissima parte dei nove mesi che ci stanno davanti. La scuola è l’ambiente di vita che maggiormente segna i ragazzi dai tre ai diciott’anni. Molti se lo dimenticano; abbiamo scoperto l’importanza della scuola solo quando è stata chiusa e non unicamente perché può essere vista come un parcheggio, ma perché in essa si gioca il futuro del nostro Paese e della nostra società. Allora prima di vedere la scuola come un problema, è necessario recuperarla come una risorsa. E per fare questo passaggio è necessario il buon senso.

Si parla di classi pollaio perché tanti sono in una stanza e non c’è il distanziamento. Il problema non è (solo) il distanziamento contro la pandemia ma chiedersi: essere a mucchio o essere in tanti in una classe serve? Serve per il progresso dei ragazzi? Classi pollaio piene e non si diminuiscono i divisori per formare la classe. Quale è la risorsa? Non solo diminuire il numero di ragazzi in aula, ma anche trovare tutte quelle strategie che li fanno davvero crescere, che offrono un futuro, in cui si apprende e si impara a fare (il vecchio motto: “sapere e saper fare”).

Riaprire la scuola a tutte quelle forme di “bellezza e bontà” che fanno tanto bene ai ragazzi e ai docenti. Esperienze legate al territorio, alla tradizione locale, alla cultura del luogo.

Riaprire la scuola a quel “buon senso” che va oltre a tutte quelle forme di burocrazia, che insabbiamo la buona volontà di tanti insegnanti fantasiosi e appassionati del loro lavoro.

Riaprire la scuola a tutti quei ragazzi e quelle ragazze che la vedono come una “nemica”, da fuggire o da sconfiggere, perché fatta di voti, di giudizi, di note e di poco cuore.

Riaprire la scuola a tutti coloro che stanno ancora curando la ferita della disfatta, la ferita della bocciatura, che ancora sanguina.

Riaprire la scuola per accogliere ragazzi, docenti, personale, famiglie, che la vedono lontana, asettica.

Riaprire la scuola per accogliere, per dire la propria gioia dell’incontro; lo stupore della crescita, la sorpresa del cambiamento.

La scuola riapre non perché tanti soldatini in fila si siederanno ai banchi, tireranno fuori i quaderni e cominceranno a sentire il “bla bla” degli insegnanti. Riapre perché in essa non solo si impara, ma perché si viene educati alla vita, non da soli, non buttati nel mondo, ma accompagnati e protetti. Sì, perché i nostri ragazzi hanno anche bisogno che qualcuno li protegga da tutti quei “persuasori” che vendono vento; hanno bisogno di abbandonare, almeno per un po’, tutti quei social che diventano dipendenza negativa e fuorviante. La scuola lo può e lo deve fare!

Il compito della scuola è questo, direbbe don Milani: «La scuola è un fuoco di fila di gioie e si vede i ragazzi rifiorire di minuto in minuto.» (Lettera alla madre, 03/02/55).

Papa Francesco nel “discorso alla scuola italiana”, evidenziava «la scuola è un luogo di incontro. Perché tutti noi siamo in cammino. È un luogo di incontro nel cammino. Si incontrano i compagni; si incontrano gli insegnanti; si incontra il personale assistente. I genitori incontrano i professori; il preside incontra le famiglie… È un luogo di incontro. E noi oggi abbiamo bisogno di questa cultura dell’incontro per conoscerci, per amarci, per camminare insieme… Ma a scuola noi “socializziamo”: incontriamo persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine, per capacità. La scuola è la prima società che integra la famiglia» (discorso del 10/05/2014).

Riaprire la scuola e scuola luogo di incontro: sembra che si voglia sfidare il COVID. Siamo in un tempo complesso, e proprio per questo diventa necessario che la scuola si compatti, proprio attraverso l’incontro, che avviene solo aprendo le porte e tenendole serrate o solo socchiuse.

L’augurio è quello che tutti, ragazzi, docenti, personale e dirigenti, costruiscano una scuola aperta al mondo, capace di trasmettere valori e coraggiosa nel condividere le gioie e le fatiche di un percorso lungo, difficile, ma sempre affascinare: il percorso della crescita, l’avventura della vita.

 

don Giovanni Tonani
Responsabile Ufficio Pastorale Scolastica