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A Salvador de Bahia celebrate le Cresime per giovani e adulti della parrocchia di Gesù Cristo Risorto

Tempo di festa nella parrocchia brasiliana di Jesus Crsito Ressuscitado di Salvador de Bahia, guidata dal sacerdote fidei donum cremonese don Davide Ferretti. Domenica 7 maggio, infatti, ventisei fedeli, tra giovani e adulti, dopo un lungo cammino, hanno ricevuto il sacramento della Cresima per mano del vescovo ausiliario della Diocesi di Salvador de Bahia, dom Marco Eugênio Galrão Leite de Almeida, che nell’omelia ha invitato tutti a continuare il cammino per essere missionari del Vangelo. Per sette di loro è stato inoltre il momento della prima Comunione.

«Non è una cosa scontata qui nella nostra parrocchia arrivare e ricevere la Cresima – ha spiegato don Davide Ferretti –. Non c’è un cammino lineare come può essere in Italia, ma piuttosto un percorso personale di riscoperta della fede, dei valori cristiani e dell’appartenenza alla chiesa cattolica. Molti arrivano a vent’anni senza aver ricevuto i sacramenti e iniziano un vero e proprio cammino personale di riscoperta della religiosità e dell’appartenenza alla chiesa». E ha proseguito: «A volte si parte pian piano, poi ci si sente coinvolti e si accetta la scommessa dell’essere cristiano cattolico, altre volte si inizia con entusiasmo, poi si lascia, poi si riprende di nuovo fino ad arrivare ai sacramenti. Ci sono anche giovani che seguono un cammino “normale”: battesimo, prima comunione, cresima, ma non sono molti. Tra gli adulti ci sono padri e madri di famiglia e anche nonni, tutti in cammino per seguire e annunciare Gesù».

Ora un nuovo obiettivo per la parrocchia brasiliana gemellata con la Diocesi di Cremona: dare aiuto e sostegno a queste persone, affinché possano continuare il loro percorso di vita cristiana, «perché anche qui – sottolinea Ferretti – il rischio per qualcuno è di abbandonare tutto dopo i Sacramenti»




A Bahia completata la copertura della “quadra”: si giocherà anche con un progetto del Csi di Cremona

Sono appena terminati i lavori di sistemazione delle luci e di copertura della quadra, il campetto sportivo della parrocchia di Gesù Cristo Risorto a Salvador de Bahia, comunità brasiliana gemellata con la Diocesi di Cremona, grazie alla presenza del sacerdote fidei donum don Davide Ferretti. «Il progetto parte da molto lontano – spiega il parroco di Salvador de Bahia, don Davide Ferretti –. Già don Emilio Bellani si era attivato per arrivare a questa copertura, ma l’opera è iniziata solo alcuni mesi fa con il sostegno economico della Diocesi di Cremona, che voglio ringraziare. I lavori hanno richiesto un po’ di tempo in quanto il terreno su cui è situata la quadra è ricco di acqua e le fondamenta hanno richiesto uno studio approfondito».

Con il termine dei lavori, lo spazio potrà essere utilizzato non solo per gli allenamenti di calcio, ma anche per il balletto e le feste in parrocchia, nonché per il Grest e la catechesi, sfruttando l’area anche nei periodi di maltempo. Inoltre, la sistemazione delle luci rende ora possibile l’utilizzo della struttura anche di sera.

Missione e sport, due valori che si intrecciano, dunque, dando vita anche a una nuova iniziativa diocesana. È il “Progetto Bahia – col Csi lo sport è mondiale”, iniziativa di sostegno a distanza, nelle loro attività sportive, dei ragazzi della favela bahiana, promossa dal Csi di Cremona in sinergia con la Diocesi di Cremona, già attiva con il “Progetto Bahia”, il cantiere solidale che si fonda sull’impegno missionario della Chiesa cremonese in Brasile, nella parrocchia di Cristo Risorto di Salvador de Bahia.

“Lo sport è luogo dove l’altro non è più il nemico, ma si impara a chiamarlo avversario, e dove gli stranieri sono un valore aggiunto alla squadra”. È questo lo slogan del progetto che ha preso il via nel periodo natalizio e che proseguirà per tutta la durata della stagione sportiva. Una proposta attraverso la quale ogni società, ogni squadra, ogni persona, potrà acquistare simbolicamente, attraverso un’offerta, il materiale per l’attività sportiva di una squadra o di un atleta in Brasile.

Gli obiettivi alla base di questo progetto sono la condivisione, la collaborazione e l’educazione alla mondialità. Stimoli che motivano sempre di più questa azione solidale e che rivelano il “perché” di questo impegno. «Perché lo sport che ci piace è quello che educa donne e uomini a sentirsi parte della stessa squadra, anche se si gioca dalle parti opposte del mondo – spiegano gli organizzatori –. Perché lo sport che ci piace aiuta ciascuno a scoprire il proprio valore e la propria dignità indipendentemente che io abbia le scarpe sportive sempre nuove o che me le presti la società per non farmi giocare a piedi nudi». E concludono: «Lo sport che ci piace ci fa scoprire che siamo importanti perché possiamo fare qualcosa di bello e di buono, con qualcuno e per qualcuno».

Per donare, effettuare un versamento all’IBAN IT02C0503411404000000184793, c/o Banco BPM – Cremona, scrivendo come causale “Progetto Bahia CSI sport mondiale”, oppure direttamente presso la segreteria del Csi di Cremona, in via S. Antonio del Fuoco 9/a.

Per maggiori informazioni è possibile contattare il Comitato di Cremona del Csi, al numero 0372 23928 o all’indirizzo mail csi@csicremona.it, e l’Ufficio diocesano per la Pastorale Missionaria, al numero 0372 495077 (segreteria), al 347 7398765 (don Umberto Zanaboni) o all’indirizzo missioni@diocesidicremona.it.




Colonia de ferias, a Salvador de Bahia è tempo di Grest

È iniziata lo scorso 18 gennaio, nella parrocchia di Gesù Cristo Risorto di Salvador de Bahia, in Brasile, la Colonia de ferias 2023, l’equivalente brasiliano del Grest.

Giunta ormai alla 12ª edizione, la colonia, che ha avuto il suo inizio già con padre Ignazio e che don Emilio Bellani ha portato avanti, prosegue anche sotto la guida di don Davide Ferretti. Dieci giorni di attività, giochi e preghiera presso gli spazi della parrocchia e non solo: per i ragazzi anche la suggestiva gita in barca sull’isola, tanto apprezzata dai giovani bahiani.

«In Brasile gennaio è un mese estivo e, come consuetudine, anche qui in estate si fa il Grest – spiega don Ferretti, sacerdote cremonese fide donum e parroco di Gesù Cristo Risorto –. Il tema di quest’anno rispecchia la figura di Papa Giovanni Paolo II. Attraverso la storia raccontata da un film diviso in diversi giorni, si tenta di far conoscere questo santo e di trasmettere alcuni valori, come l’amore per Dio e per la Chiesa, il rispetto per la persona e l’attenzione agli altri».

La colonia è così organizzata: la mattina, dalle 8 alle 11.30, è dedicata ai bambini più piccoli, mentre il pomeriggio, dalle 14 alle 17.30, è per i più grandi, i ragazzi delle scuole medie e dei primi anni delle superiori. Più di 80 bambini e circa 130 ragazzi coinvolti nelle attività estive e seguiti da una quarantina di animatori.




Don Davide Ferretti da Salvador de Bahia: «Teniamo viva l’attenzione missionaria»

«La prima cosa è non perdere l’attenzione missionaria. Quando un prete o un giovane parte per la missione all’inizio tutti se lo ricordano, poi passano due o tre mesi la vita va avanti e nessuno se ne ricorda più». Don Davide non alza il tono della voce, le sue labbra disegnano un sorriso bonario. Eppure dalle sue parole trapela come uno strattone alla vocazione missionaria della Chiesa cremonese. Il sacerdote fidei donum, collegato in webcam dalla parrocchia di Gesù Cristo Risorto, interviene nella puntata di questa settimana del Giorno del Signore, che dedica ampio spazio alla Giornata Missionaria. E lo fa ricordando proprio attraverso il volto e la voce di don Davide Ferretti, il legame e l’impegno che la diocesi ha assunto nei confronti della comunità di Salvador de Bahia dove da molti anni ormai operano sacerdoti e missionari cremonesi. Come tenere viva e proficua questa relazione di fratellanza? «Quando un prete o un giovane partono per la missione – riflette don Davide – all’inizio tutti se lo ricordano; poi passano due o tre mesi, la vita va avanti, e nessuno se ne ricorda più. Invece – ribadisce – la primissima cosa sarebbe proprio quella di mantenere una attenzione e una vicinanza cosante a questa parrocchia, a questa realtà e a tutto il mondo missionario». Il primo segno di questa attenzione può e deve arrivare dalla preghiera, continua il fidei donum: «C’era stata l’idea dell’adorazione eucaristica congiunta e diverse parrocchie si erano unite alla nostra nella preghiera. Un segnale bello di vicinanza. Poi certo, c’è anche l’aiuto economico, ma se si riduce tutto a quello non si produce molto. Ci sono cose ben più importanti».

Come ricorda il messaggio del Papa per la Giornata Missionaria 2022 («Sarete miei testimoni») è la testimonianza di uno stile missionario, condivisa anche a un oceano di distanza, a generare legami saldi nella fede. La testimonianza che i missionari danno con la loro vita, ma – come spiega bene don Davide – anche quella che giunge dai fratelli delle parrocchie di missione, come quella di Salvador: «Essere testimoni qui vuol dire cercare di vivere da cristiani la quotidianità anche in una realtà complessa come quella della favela. Vivere da testimoni è un tentare ogni giorno, da quando prepari i tuoi figli per la scuola, o ti prepari per il lavoro, oppure per cercarlo, un lavoro… cerchi di trasmettere con la preghiera e il modo di vivere l’annuncio del Vangelo. A volte questo ha del miracoloso, ma ci sono tante persone, mamme e papà che danno ogni giorno la loro testimonianza; anche a scuola tanti ragazzi testimoniano la loro passione per il Vangelo».

Una passione che i sacerdoti e i laici che dall’Italia partono il Brasile per una vita o un periodo di missione ricevono e condividono con le comunità in cui prestano il loro servizio. In queste settimane don Davide aspetta l’arrivo di don Andrea Perego, prete milanese, che giungerà nella favela grazie alla collaborazione missionaria tra le due diocesi lombarde: «Le esigenze sono tante per una parrocchia di 35mila abitanti – sorride il fidei donum cremonese – e in due si riescono a fare molte cose in più». Soprattutto se accanto a quei due ci sono le comunità sorelle che, dall’Italia, sono capaci di sostenere senza mai dimenticare.




Salvador de Bahia, terminata l’estate missionaria dei giovani cremonesi

Giunge ormai alla conclusione l’esperienza missionaria dei cinque giovani della diocesi di Cremona che, dopo il mandato ricevuto dal vescovo Napolioni la domenica di Pentecoste, sono partiti, destinazione Brasile, per un’estate di carità nella parrocchia di Cristo Risorto di Salvador de Bahia. Tutti i ragazzi infatti hanno già fatto rientro “a casa”, nelle loro parrocchie, eccezion fatta per Davide Chiari, che tornerà in Italia il prossimo 29 agosto.

A far loro da guida, oltre al parroco don Davide Ferretti, i missionari laici Marco Allegri e Gloria Manfredini, don Maurizio Ghilardi, già incaricato diocesano della Pastorale missionaria, che ha espresso la sua soddisfazione per l’impegno dei cinque giovani: «È stata una buonissima esperienza per i ragazzi, bravi ad agire con cautela, capaci di osservare la difficile realtà prima di agire, onde evitare passi falsi». Una situazione certamente delicata quella della favela di Salvador de Bahia, in cui il peggioramento della situazione economica, e di conseguenza l’aumento della povertà, ha rafforzato l’insicurezza sociale. «Se le condizioni economiche, dopo la pandemia, sono peggiorate per tutti – prosegue Ghilardi – così è ovviamente stato anche per loro».

Esperienza missionaria che è gravitata, per i cinque giovani, attorno a tre aspetti fondamentali: il servizio caritativo in parrocchia, il servizio negli asili e il servizio nella pastorale giovanile. E don Maurizio Ghilardi si è soffermato proprio su quest’ultimo aspetto, raccontando che «i ragazzi sono stati molto bravi a relazionarsi, a instaurare rapporti e a mantenere il contatto con i giovani della parrocchia, quasi loro coetanei. Sono stati bravi a vivere con loro, in maniera abituale, la loro quotidianità».

Un’estate toccante per i ragazzi provenienti dalla diocesi di Cremona, chiamati a impegnarsi in una situazione tutt’altro che facile. «Questa occasione mi ha permesso di conoscere una realtà completamente diversa da quelle che conosciamo di solito – spiega Tommaso Grasselli, uno dei cinque volontari –. È significativo vedere come la nostra diocesi, anche se così distante geograficamente, abbia scelto l’impegno per affiancare una comunità che vive una situazione, quella delle favelas brasiliane, quasi irrimediabile a causa non solo della povertà, ma anche da un problema più culturale, legato alla arretratezza di un sistema sociale ancora segnato dalle ferite di una storia difficile, caratterizzata dallo sfruttamento e dalla schiavitù. È bello però vedere che esistono istituzioni che lavorano per provare a cambiare questa situazione».

Una differenza enorme tra le due realtà notata anche da Alessandra Misani, volontaria protagonista dell’estate missionaria, che racconta: «Sicuramente l’esperienza in Brasile è stata forte, ci ha fatto riflettere tanto sulle diversità che ci sono con l’Italia, sia a livello culturale e linguistico, ma anche per quanto riguarda le abitudini e lo stile di vita. È un’esperienza che aiuta tanto chi ha voglia di mettersi in gioco e di rischiare di cambiare il proprio punto di vista».

«La vita nelle favelas non è facile, e vedere così tante persone che vivono in condizioni precarie è davvero scioccante – aggiunge un’altra volontaria, Anna Capitano –. Mi ha colpito, nonostante ciò, l’ospitalità dei ragazzi che frequentano la parrocchia, ma anche di tutte le persone in generale: davvero una grande e immediata accoglienza».

Infine le parole del parroco di Cristo Risorto, don Davide Ferretti: «I cinque volontari sono stati accolti bene. Per la nostra parrocchia è sempre importante la presenza di giovani che si confrontano con i ragazzi di qui. Uscire dalla favela, anche solo con la mente, è davvero importante per loro».




Salvador de Bahia, primissimi giorni di missione per Alessandra, Anna e Tommaso

Dopo Martha Ferrari, altri tre giovani della Diocesi di Cremona hanno raggiunto la parrocchia di Cristo Risorto, a Salvador de Bahia, in Brasile, dando il via alla loro estate missionaria, iniziata quasi due mesi dopo il mandato ricevuto dal vescovo Napolioni il 5 giugno, domenica di Pentecoste, e che durerà fino alla terza settimana di agosto.

Arrivati in Brasile nella tarda serata del 28 luglio, i tre giovani hanno raggiunto la parrocchia il giorno successivo, dove hanno incontrato i ragazzi del posto: «Ci ha colpito chiaramente la diversità, dal punto di vista della mentalità, ma anche dello stile di vita – commentano – a tratti davvero insostenibile».

«La cosa che ci ha maggiormente colpito è stata il doposcuola – raccontano i tre ragazzi – che si svolge in uno spazio chiamato “kilombo”, in cui ci siamo resi conto che il livello di istruzione, oltre a essere molto basso, porta in sé anche una mentalità caotica, che si riflette anche sull’incapacità dei bambini di mantenere l’attenzione e la concentrazione e di attuare ragionamenti complessi. L’unico modo che si è trovato per ovviare a questo problema è stato quello di sviluppare un metodo di insegnamento basato sulla rigidità e sulla ripetizione mnemonica».

Un’impatto certamente forte per i primi giorni dei tre giovani in “missione”, di certo non privo di qualche difficoltà: «Se dovessimo scegliere tre parole per sintetizzare questi primi giorni – proseguono –, sarebbero “confusione”, “rumore”, “eccesso”. “Confusione” sia dal punto dell’organizzazione delle giornate, ma anche dal punto di vista delle stagioni, del clima, che qui è sempre più o meno uguale, caldo. Per quanto riguarda il “rumore” ci ha colpito sia la musica assordante proveniente dalle case e dalle macchine di passaggio, sia il tono di voce molto alto e la vivacità generale nel parlare. Infine, in contrasto con la povertà dei loro mezzi, si può notare come tendano a enfatizzare ogni momento della loro vita, colgono ogni occasione che hanno per fare festa, che sia il sabato sera o la vittoria di una squadra di calcio».

Infine l’auspicio di Alessandra, Anna e Tommaso per l’esperienza che proseguirà nelle prossime settimane in Brasile: «Speriamo di capire meglio la lingua, nei confronti della quale abbiamo riscontrato qualche difficoltà: questo ci permetterebbe di conoscere ancor meglio i ragazzi e capire qualcosa in più della loro vita».

«Un bellissimo scambio di esperienze tra le culture dei due paesi», si legge sul profilo Instagram della parrocchia brasiliana, testimone dell’entusiasmo con cui i ragazzi hanno atteso e accolto i giovani cremonesi, e con cui hanno apprezzato il lavoro svolto fin qui da Martha Ferrari, in Brasile già da inizio luglio. Nei prossimi giorni in arrivo a Salvador de Bahia anche l’ultimo dei volontari, Davide Chiari, che si andrà ad aggiungere al gruppo italiano già operativo in parrocchia.




«Bem-vinda a Salvador!», l’estate missionaria di Martha Ferrari in Brasile

Arriva da Salvador de Bahia il resoconto dei primi giorni “brasiliani” di Martha Ferrari, di 32 anni, la prima dei giovani cremonesi che sono partiti – o partiranno – dall’Italia per svolgere il proprio servizio presso la parrocchia di Gesù Cristo Risorto, dopo il mandato missionario consegnato loro dal vescovo Napolioni lo scorso 5 giugno, nella domenica di Pentecoste.

Di seguito la testimonianza dell’insegnante originaria di Brignano Gera d’Adda, nella Zona pastorale 1 della Diocesi di Cremona, che per circa un mese affiancherà don Davide Ferretti, Gloria Manfredini e Marco Allegri, già attivi da tempo a Bahia e pronti a guidare la missione di Martha e degli altri ragazzi che presto raggiungeranno la parrocchia brasiliana:

«Bem-vinda, Martha!». Sorrisi spalancati, occhi curiosi, mani destre allungate verso la mia. Molti volti incrociati, nomi ancora da imparare. Niente fretta, ritmo disteso (siamo in Brasile). Sono passati troppo pochi giorni perché io sia in grado di raccontare qualcosa di significativo sulla vita che ho incontrato. La sensazione che sento addosso è quella di sentirmi accolta. Lo capisco dalle sedie che mi sono state offerte quando sono entrata nelle case delle persone, dalla ricca colazione che ogni mattina trovo in terrazza, dalle conversazioni scambiate il pomeriggio nel cortile della parrocchia con le adolescenti che lì si ritrovano. Per le bambine del doposcuola forse sono più un’attrazione: l’italiana che parla inglese, lingua misteriosa, esotica. «My name is…» ripetono loro, imitando con poca convinzione il suono che sentono. Le strade sono piene di elementi che attirano la mia attenzione: altoparlanti a ogni incrocio, venditori di frutta e verdura in mezzo alla suburbana, carne appesa dietro la vetrina di un negozio, persone in attesa dell’autobus in pensilina, macchine e motorini carichi di persone e di cose, chiese evangeliche incastonate tra le case, dossi ogni dieci metri. Anche la notte non riposa: gatti che litigano, cani che abbaiano arrabbiati e galli che cantano ben prima dell’alba. Fortuna che ci sono le onde del mare che cullano il sonno. Il mio desiderio è osservare quello che accade attorno a me, senza la presunzione e l’esigenza di capirlo, lasciando che si imprima nella memoria. Questo per me è ancora tempo per ascoltare e guardare, non per parlare.

«Il pieno di Spirito Santo»: il mandato ai giovani che si preparano ad un’estate di missione




Salvador de Bahia, Marco Allegri racconta l’esperienza a Casa di Edivania

Continua in Brasile, nella parrocchia di Salvador de Bahia, l’anno di servizio dei due fidei donume cremonesi, Gloria Manfredini e Marco Allegri. Per lui, in particolare, tra gli impegni c’è quello presso la Casa Marta e Maria, meglio conosciuta come Casa di Edivania, che l’ha fondata. Di seguito il suo racconto.

Potrebbe sembrare “Il castello dei destini incrociati” di Calvino e, invece, a Salvar de Bahia, in quartiere, è conosciuta semplicemente come “la casa di Edivania”, una struttura di accoglienza per persone di strada fondata tredici anni fa da Edivania, una donna che ha fatto della sua vita un servizio perpetuo alle persone più fragili.

La Casa Marta e Maria, nome ufficiale della struttura, è un luogo tranquillo, che ospita una quindicina di persone provenienti da contesti molto difficili: alcuni sono usciti da una lunga ed estenuante lotta contro l’alcol, altri hanno alle spalle storie di dipendenza dalla droga e altri ancora semplicemente sono malati o anziani e non hanno più nessuno che possa prendersi cura di loro.

Gli ospiti della casa sono tutti uomini, dai 30 ai 60 anni, e vivono in comunità, vengono da storie complesse e intricate. Il loro male più grande ora è la solitudine.

Ogni martedì mattina passo a trovarli e mi fermo a mangiare con loro. Di solito, con gli ospiti che desiderano, giochiamo a domino o a Forza4. Si chiacchiera, si condivide una merenda insieme e poi il pranzo. Alcuni hanno tanta voglia di raccontarsi, si perdono in storie di gioventù e di vite lontane, altri non parlano e preferiscono rimanere in disparte, ma tutti hanno in comune lo stesso punto di arrivo, la stessa persona, Edivania.

Spesso capita che ci sia da portare alcuni di loro in ospedale o a comprare farmaci: in quel caso mi presento in macchina, al mattino presto e poi andiamo insieme. Il traffico e il caldo spesso rendono le nostre uscite impegnative, ma sono anche momenti profondi di condivisione e di speranza. Molti di loro soffrono di patologie croniche e hanno bisogno di cure costanti.

Pedro, per esempio, è stato accolto in casa qualche mese fa. È stato trovato per strada in condizioni disperate, divorato dall’aids e dalla tubercolosi; dopo un lungo periodo in ospedale si è ripreso e ora vive lì nella comunità. Lui è tra quelli con cui condivido di più. Non parla molto, ma giochiamo tanto a Forza 4. È divertente, ha un modo tutto suo di giocare: per lui la partita termina quando le pedine finiscono, in un certo senso, gli piace giocare a punti.

Un altro signore con cui passo molto tempo è Giovanni. Giovanni chiacchiera molto, gli piace ritornare ai giorni della sua giovinezza, nel sertao dove coltivava frutta con il padre. Anche lui ha alle spalle diverse fatiche, ha lottato per anni con la dipendenza dall’alcol, ma ora ne è uscito e si dedica al servizio dei suoi compagni in casa.

Oltre ai giochi e alle conversazioni tentiamo di fare altre piccole attività insieme: una mattina abbiamo fatto una torta tutti insieme. Il desiderio di poter generare qualcosa di buono e di contribuire alla vita del prossimo è molto forte in loro e quando si accorgono di saperlo fare, di essere “utili” per ciò che sono, si riempiono di entusiasmo.

Marco Allegri




Diario di Bahia: pioggia e allagamenti non frenano la devozione mariana. Maggio di preghiera con il Rosario tra le strade del “bairro”

Come ogni mese, arriva da Salvador de Bahia il diario dei missionari cremonesi che prestano il loro servizio presso la parrocchi di Gesù Cristo Risorto, che condividono con la diocesi il resoconto delle attività e delle iniziative del mese di maggio. Un maggio autunnale di un autunno “strano” per chi non è abituato a viverlo in Brasile, tra il caldo, la pioggia e i disagi climatici, un maggio di ripresa sociale e umana, dopo la pandemia, e un maggio, come in Italia, dedicato a Maria.

Ecco il messaggio inviato da don Davide, Gloria e Marco:

Nel mese di maggio è pieno autunno, ma non pensate alla nebbia, al freddo, alle foglie che cadono e ai colori della natura che cambiano: difficile accorgersi di un cambiamento di stagione se non ponendo attenzione sul calo di pochi gradi della temperatura quando cala il sole (da più di 30 fino ai 27/28) e il fatto che il tramonto arriva mezz’ora prima del solito. Per chi come noi è abituato a vedere le differenze tra le stagioni, questa continuità è veramente molto strana e i punti di riferimento che ci aiutavano a capire lo scorrere del tempo non valgono più. Anche la percezione dei giorni che passano, che all’inizio sembrano tutti uguali, è difficile averla. Una delle cose più strane di questo mese però è stata l’abbondanza di forti piogge che normalmente sono molto presenti nei mesi di marzo e aprile e che invece quest’anno continuano a colpire tutta la regione causando non pochi problemi alle abitazioni e alla vita quotidiana delle persone: è normale che molte strade si allaghino, che ci si metta ore imbottigliati nel traffico ad arrivare al lavoro, che arrivare a scuola asciutti sia un’impresa schivando pozzanghere enormi, gli “schizzi” delle macchine e gli autobus in ritardo. Insomma la quotidianità è messa a dura prova soprattutto per chi sa che se la pioggia torrenziale non smette in tempo si può ritrovare la casa allagata per l’ennesima volta.

La parola “pazienza” è una di quelle parole necessarie da mettere nel proprio dizionario per vivere qui e che si ritrova in tante persone che qui ogni giorno affrontano pazientemente le difficoltà quotidiane del vivere, dalle più piccole alle più grandi.  E ci si accorge di questa pazienza non solo perché la si vive ma perché la si vede e la si ascolta girando per le strade, per le case, incontrando le persone e il loro vissuto: e qui per farlo a volte bisognerebbe aggiungere ore in più alla giornata perché il tempo non basta mai!

Maggio è stato scandito dai giorni dedicati alla recita del Rosario nelle stradine del “bairro”, in casa di qualche anziano che a causa di qualche infermità fatica ad uscire, nelle chiese delle varie comunità presenti in parrocchia; una preghiera davvero sentita e che vede la partecipazione anche di chi fatica a venire in chiesa e a volte anche di qualche evangelico! La devozione alla figura di Maria ha radici molto lontane e attraversa molte generazioni che si sono tramandate la preghiera del Rosario come un gesto che caratterizza l’identità famigliare: le mamme, le zie, le nonne hanno insegnato questa preghiera tanto semplice quanto profonda e osiamo dire quasi intoccabile!

Abbiamo avuto anche un fuori programma, una visita a sorpresa dell’ambasciatore italiano a Brasilia, in visita a Salvador. Dopo esser stato ospite dell’associazione Avsi recandosi nelle loro strutture per conoscerne la storia e l’attività, ha voluto visitare anche la nostra chiesa prolungando la sua permanenza qui, interessandosi ai racconti della vita di una parrocchia “di frontiera”.

Dopo due anni di stop a causa della pandemia, è ricominciata quella bella tradizione che è la “Taça Gabriel”, un torneo di calcio in parrocchia in memoria di Gabriel, un “menino” che ormai 10 anni fa rimase vittima di un incidente stradale con il nonno. Gabriel frequentava la parrocchia e tutti i sabati gli allenamenti di calcio qui nel campetto parrocchiale, insieme ai suoi amici. Ogni anno, in suo ricordo, si prepara questa piccola sfida tra squadre con una super merenda finale offerta dalla famiglia. Nonostante la pioggia, quest’anno si è riusciti a giocare e anche a vincere, visto che al primo posto si è qualificata proprio la squadra della parrocchia!




«Bingo!». A Salvador la vita parrocchiale riprende con un gioco semplice che spalanca le porte (e i cuori)

Sarà perché ha qualche giorno in meno, ma il mese di febbraio per i missionari cremonesi nella parrocchia di Gesù Cristo Risorto a Salvador de Bahia è passato più veloce del previsto! È un mese dove ricominciano pian piano le attività, le scuole riaprono, ma non tutte, e comunque poi ci si ferma per la settimana di Carnevale: anche quest’anno a causa della pandemia non c’è stata la grande festa che coinvolge tutta la città, ma la gente ha scelto di trascorrere questo tempo di ferie soprattutto sulle spiagge e viaggiando nelle isole qui intorno, complice anche il gran caldo che caratterizza questo periodo. Nonostante le temperature così elevate l’anomalia di quest’anno è un’estate molto piovosa, con piogge torrenziali molto frequenti con tutti i disagi che questo comporta per la favela: in primis le strade allagate che, per la maggioranza degli abitanti che si sposta a piedi diventano un problema non da poco se si pensa ai bambini e ai ragazzi che devono andare a scuola, gli adulti al lavoro, e anche per chi si sposta in autobus o in macchina l’”ingaraffamento” (ovvero rimanere imbottigliati) è assicurato, perdendo così buona parte della giornata.

Nella parrocchia dove operano don Davide Ferretti e Gloria Manfredini sono stati giorni di preparazione del nuovo anno pastorale: come accade in Italia a settembre, in Brasile con il mese di marzo ricomincia il catechismo per bambini, ragazzi e adulti, inizia un nuovo anno sportivo con la ripresa degli allenamenti di calcio, il laboratorio di danza per le bambine e ragazze e tutte le attività che si svolgono durante l’anno. Anno pastorale che comincia con l’inizio della Quaresima.

Nelle ultime settimane è ripartito anche con il bingo in alcuni quartieri della parrocchia: è come il gioco della tombola, amatissimo dai piccoli ma anche dai grandi e che raduna sempre tante persone. Un modo per stare insieme giocando e divertendosi, condividendo un momento di serenità uscendo dal perimetro della parrocchia ed entrando nelle case, nelle strade e nelle vite di chi magari vedi alla messa o sul campetto di calcio. «È un modo per riconnettersi, rivedersi dopo la pausa estiva – spiegano i missionari cremonesi – incontrare chi già si conosce ma soprattutto chi è arrivato da poco, o che si affaccia per la prima volta alle iniziative della chiesa cattolica. E’ un modo per farsi conoscere, per aprire un dialogo con tutti e per dire anche a chi non lo desidera che la porta è aperta per tutti, che l’invito è davvero per tutti…».  È un messaggio per nulla scontato tra quelle strade dove spesso le divisioni e le chiusure sociali sono diffuse. «È un modo per vedere – aggiungono – e calarsi dentro la realtà, per capire la situazione in cui vivono le famiglie, la loro precarietà, le loro difficoltà, e condividere con loro un po’ del nostro tempo». Certo poi, i bambini aspettano con ansia di vedere e soprattutto vincere i giochi messi in palio: qualche volta si vince, altre volte no ma per risollevare gli animi alla fine c’è sempre una deliziosa merenda preparata con cura dalle signore della parrocchia che abitano nel quartiere e si mettono generosamente a disposizione per organizzare al meglio la giornata. Un pomeriggio insieme che riesce a spargere un po’ di colore e di allegria sui volti di piccoli e grandi.