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Il museo è cosa viva…




Collateral beauty. Nel museo virtuale la fragilità diventa arte




L’arte è senza barriere (nemmeno invisibili)




Monumento e movimento: quando il museo vive sullo schermo




«Ci prendiamo cura della bellezza e la bellezza ci fa andare avanti»




È un racconto di bellezza il nuovo Museo Diocesano




Con Riflessi un viaggio tra i Musei che raccontano i luoghi, la storia e la vita del territorio

Uno scorcio inedito del Museo Diocesano apre il numero 25 di Riflessi Magazine. Un’edizione particolare, che proprio dall’inaugurazione del nuovo spazio espositivo nel palazzo vescovile (raccontato tra le pagine da Nadia Righi, direttrice del Museo diocesano di Milano, visitatrice d’eccezione) coglie l’occasione per affrontare il tema «Musei»:  «È un titolo diverso dalle abituali “parole di Riflessi” – si legge nell’introduzione – un luogo più che un concetto, metri quadrati più che riflessioni, oggetti più che suggestioni, pareti più che pagine (e – sì – qualcuna l’abbiamo colorata, a modo nostro)».

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Tra le pagine del mensile digitale della Diocesi di Cremona ci si ritrova così in un viaggio «con le vele gonfie di curiosità, su e giù per le strade e stradine del nostro territorio». Dai capolavori dell’arte sacra (con una video-intervista esclusiva a Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani), alle provocazioni della street art, dalla Tavola di Sant’Agata a Keith Haring e Paolo Buggiani, dall’idea di un museo degli alberi al progetto di accessibilità cognitiva per mettere le opere in contatto con le persone fragili… e in fondo con tutti. E poi il museo del lino di Pescarolo, quello del bijou a Casalmaggiore, i reperti di Aquaria a Soncino e la danza tra gli antichi scavi romani dell’Archeologico di Cremona.

«Tanta bellezza (che i nostri fotografi hanno saputo cogliere “fuori catalogo”) – scrive Riflessi – ma anche lavoro, intuizioni, natura, scambi di idee, mammut, omini volanti, bellissime danzatrici, muri, vetrine, biciclette, i segreti del lino e i colori degli alberi». In un percorso che non si esaurisce ma che giunge a una sua conclusione: «Un museo dovrebbe essere sempre aperto. Aperto alle persone, agli incontri e a tutto ciò che gli sta attorno. Aperto al dialogo con la storia, alla lingua del presente, alle battaglie che ci riserva il futuro».

 




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Dagli spray al pennino, con Gep la scrittura è arte