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La “Borsa di Sant’Omobono”, un fondo di solidarietà per le povertà causate dal Covid-19

La Diocesi di Cremona, il cui territorio coincide solo in parte con la provincia (avendo parrocchie anche in quelle di Milano, Bergamo e Mantova), è percentualmente la zona più colpita dal contagio Coronavirus. Nelle difficoltà subito emerse, ovunque, i sacerdoti hanno continuato ad avere quotidiana attenzione pastorale alle diverse esigenze, innanzitutto spirituali, delle proprie comunità. Con la Diocesi che, anche attraverso i mezzi di comunicazione (web in particolare) sta tenendo vivo il senso di appartenenza e comunità, offrendo momenti di celebrazione e preghiera, presentando iniziative ed esperienze.

Oltre agli aspetti pastorali la Diocesi non può dimenticare la grave crisi che il Coronavirus sta generando, mettendo in serie difficoltà tante persone e famiglie, magari con le loro piccole imprese. Guardando ora al futuro, occorre pensare a come sostenere soprattutto coloro che hanno un lavoro precario oppure lo hanno perso, a come non farli sentire soli in un momento così minaccioso. Sarà proprio questa la missione della “Borsa di sant’Omobono”, istituita dalla Diocesi di Cremona. Si tratta di un fondo speciale per esprimere prossimità e offrire un aiuto concreto a coloro che, a causa dell’epidemia in atto, non hanno alcuna forma di sostentamento oppure sono in gravi, anche se temporanee, difficoltà economiche.

La decisione di chiamarla “Borsa di sant’Omobono” è stata presa ispirandosi al santo patrono della città e diocesi di Cremona, maestro non solo di preghiera e di penitenza, ma anche di generosità e servizio ai più deboli, diventando così artefice di giustizia e pace sociale.

Il Fondo inizialmente sarà alimentato dalla Caritas diocesana, che si avvarrà anche di risorse messe a disposizione, proprio per l’emergenza Covid-19, dalla Caritas nazionale e dai Fondi CEI dell’8xmille. Ma potrà essere sostenuto anche dalle offerte deducibili, sia dei privati che delle aziende. Le comunità hanno il cuore grande e, soprattutto nelle difficoltà, hanno sempre saputo dimostrarlo con fervore: oggi più che mai c’è bisogno di sostenerci gli uni con gli altri, moralmente e anche economicamente.

Le risorse saranno ridistribuite alle fasce più deboli attraverso pacchi alimentari o con il sostegno al pagamento di parte delle utenze, oppure con il rilancio dell’iniziativa quaresimale, cioè attraverso i tirocini lavorativi. Per attuare il servizio, ci si avvarrà – possibilmente in accordo con gli Enti pubblici – della rete dei centri di ascolto della Caritas e della San Vincenzo, di operatori e volontari delle parrocchie, in collaborazione con la comunità dei Frati Cappuccini di Cremona.

La Borsa di sant’Omobono è un aiuto concreto, grazie alla capillarità della carità diocesana, per dare sostegno alle tante forme di povertà create dall’epidemia.

È possibile contribuire alle iniziative della Caritas diocesana e alla “Borsa di Sant’Omobono” con versamento:

  • su conto corrente postale n° 68 411 503
  • su conto corrente bancario Iban IT 57 H 05156 11400 CC054 0005161

intestati a Fondazione San Facio Onlus e indicando la causale “Borsa di sant’Omobono”.

Oppure rivolgendosi all’Ufficio Caritas di via Stenico 2 B, a Cremona.


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I passi già compiuti (CLICCA QUI PER TUTTE LE INIZIATIVE DI SOLIDARIETÀ NEL DETTAGLIO)

È grande l’impegno che si sta facendo sul piano caritativo, di solidarietà e assistenza.

Le parrocchie, spesso attraverso le Caritas e le San Vincenzo parrocchiali, sono impegnate su tutto il territorio diocesano, accanto ai gruppi giovanili e alle associazioni che fanno parte della comunità cristiana, promuovono iniziative, spesso in accordo con i propri Comuni, per garantire, in questa fase di emergenza, azioni mirate a favore dei soggetti più fragili, in particolare degli anziani o di persone in quarantena che sono prive di una rete familiare. Vi è infatti la necessità di fornire a molte persone la spesa, i pasti, piccole cose che assicurano servizi primari e senso di prossimità. Tutto questo nel rispetto delle normative, garantendo la sicurezza di tutti.

Riassumiamo brevemente i principali interventi concreti attuati e progettati dalla diocesi, a vari livelli.

1. La Diocesi è attenta alle esigenze economiche legate all’emergenza sanitaria: un primo contributo di 30.000 euro è stato offerto all’Ospedale di Cremona. Una ulteriore colletta promossa dal Vescovo tra i sacerdoti e i diaconi della diocesi, in occasione del Giovedì Santo, ha già superato la cifra di 62.000 euro: è ancora aperta e sarà destinata alle principali strutture ospedaliere del territorio, come segno della profonda complementarietà tra “medici del corpo e medici dell’anima”.

2. Sollecitata dall’Associazione “Uniti per la provincia di Cremona”, la Diocesi ha assicurato che parteciperà con un proprio contributo economico alle spese per l’accoglienza di malati Covid in alcuni alberghi della città.

3. La Caritas diocesana ha supportato le parrocchie, le Caritas e le San Vincenzo parrocchiali, nell’approvvigionamento di viveri e beni di prima necessità per sviluppare ulteriormente la distribuzione di pacchi alimentari o di pasti d’asporto alle famiglie del territorio, anche a domicilio, in collaborazione con Comuni e altre realtà del terzo settore.

4. La Caritas di Cremona ha messo a disposizione, ina alcune proprie strutture della città e il Santuario di Caravaggio, 30 posti gratuiti per operatori sanitari che arrivano a prestare servizio da altre città o regioni o che non rientrano in famiglia dopo il lavoro per non mettere a rischio i familiari.

5. Il dormitorio della Casa dell’Accoglienza di Cremona continua la sua disponibilità per l’ospitalità dei senza fissa dimora, prolungando i mesi di apertura e mantenendo la possibilità di fermarsi anche durante il giorno, fornendo colazione, pranzo e cena.

6. Acquisto di dispositivi di protezione individuali e materiali per l’igienizzazione: fornitura a tutti gli operatori e ospiti delle varie strutture; sanificazione, ove necessario, degli ambienti.

7. Servizi educativi e di orientamento per gli stranieri: informazione e sensibilizzazione circa le norme di comportamento per emergenza Covid, anche con il supporto della Polizia locale.

8. Il Centro d’ascolto della Caritas diocesana è impegnato nel mantenere i collegamenti con i volontari e le parrocchie (a volte i centri parrocchiali sono chiusi) per venire incontro alle esigenze di singoli e famiglie provenienti dal territorio (es. famiglie di giostrai). Si utilizza questo tempo, necessariamente “fermo”, per incontrare, fornire pasti a stranieri fuori dai percorsi dei Centri di accoglienza straordinaria e, attraverso colloqui individuali, programmare il futuro.

9. I tre Consultori di ispirazione cristiana presenti in Diocesi (Cremona, Caravaggio, Viadana) offrono un sostegno psicologico telefonico a distanza, innanzitutto agli operatori sanitari, allargato a tutti coloro che avvertano la necessità di essere ascoltati.

10. La Diocesi, attraverso l’Ufficio diocesano di Pastorale della salute, si mette a disposizione, tramite un numero telefonico dedicato, di tutti coloro che nell’emergenza coronavirus sentono la necessità di un sostegno di carattere spirituale a distanza.




Training at home con il CSI di Cremona

Il CSI di Cremona, in sinergia con la Federazione Oratori Cremonesi, ha predisposto alcuni video, utili per mantenere una adeguata cura del corpo anche in stagione di quarantena. Molti hanno schede e materiali, altri no. Da questo piccolo archivio, frutto della passione e dell’impegno di alcuni studenti e professoresse di Motoria del liceo scientifico Aselli di Cremona, si possono ricavare suggerimenti e inviti alla condivisione.

Il CSI, che da sempre costruisce sport educativo per tutti, dà così il suo piccolo contributo… at home!

 

Scarica le schede per l’allenamento a casa:

ALLENAMENTO GENERALE A CASA PER BAMBINI E RAGAZZI – a cura di Stefano

BASKET A CASA – a cura di Filippo

CALCIO A CASA – a cura di Edoardo

VOLLEY A CASA – a cura di Letizia

 




“Nessuno è solo”, la Diocesi attiva un numero di telefono per il supporto spirituale a distanza per l’emergenza coronavirus

La Diocesi di Cremona, attraverso l’Ufficio diocesano per la pastorale della salute, si mette a disposizione – attraverso un numero telefonico dedicato – di tutti coloro che nell’emergenza coronavirus sentono la necessità di un sostegno di carattere spirituale.

I consultori di ispirazione cattolica presenti in diocesi (a Caravaggio, Cremona e Viadana) già hanno attivato un sostegno psicologico, telefonico o online, per gli operatori sanitari. Analoga iniziativa ora viene attivata per un supporto, sempre a distanza, di carattere spirituale.

«Si è pensato di realizzare – spiega don Maurizio Lucini, incaricato diocesano per la Pastrale della salute – un sostegno spirituale a distanza per coloro che in questo contesto complicato e drammatico sono spiazzati, provocati e distrutti da quello che sta succedendo e quindi hanno un maggior bisogno di consolazione, ma anche di un aiuto per ricercare un senso e un significato o semplicemente chiedono un confronto nella fede».

L’attenzione è rivolta a tutti coloro che si trovano ricoverati o in quarantena perché hanno contratto il virus, le loro famiglie, i sanitari e quanti si sono visti strappare un proprio caro. «Molte persone certo possono contare sui sacerdoti della propria parrocchia come riferimento sicuro, ma siamo coscienti e consapevoli che per molti altri non è così e nella solitudine non sanno a chi rivolgersi e a chi porre domande più attinenti alla dimensione spirituale, oppure semplicemente hanno bisogno di esternare il proprio dolore».

Per questi motivi è stato attivato il numero 375-6158547. Sarà attivo da lunedì a venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Risponderà una persona incaricata che raccoglierà i dati e li trasmetterà a un sacerdote che contatterà la persona bisognosa di aiuto e di ascolto.

 

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Dalla parrocchia di Pieve d’Olmi video per riflettere scambiarsi gli auguri di Pasqua

Per vivere come comunità, nonostante la lontananza fisica, la parrocchia di Pieve d’Olmi ha preparato e condiviso una serie di videoclip per accompagnare la Settimana Santa. A conclusione di questo percorso anche il video per la Pasqua.

Un video per riflettere e per scambiarsi un augurio fraterno,  con un messaggio alla comunità dal parroco, Don Emilio Garattini e del Sindaco, Attilio Zabert.
Da sfondo la canzone “Davanti a questo amore”, cantata dal coro parrocchiale, che accompagna una carrellata di disegni, foto, sorrisi di bambini, ragazzi, e famiglie…

La parrocchia ringrazia <tutti coloro che hanno partecipato alla preparazione dei filmati, tutti coloro che guarderanno i video e l’amministrazione comunale, che con grande disponibilità ha pubblicato i video sulla pagine istituzionali>




Dalla parrocchia di Cicognara il “kit” per la Pasqua arriva per posta

L’unità pastorale Beata Vergine delle Grazie (che riunisce le parrocchie di Cicognara, Cogozzo e Roncadello) ha fatto pervenire una busta “pasquale” alle famiglie: 1899 plichi, depositati dal parroco don Andrea Spreafico in tutte le cassette delle lettere.


La missiva contiene rami d’ulivo benedetti, un’immagine sacra col testo di una preghiera, le indicazioni per seguire da casa, via internet e sui canali social, le celebrazioni della Settimana Santa, e una duplice lettera “ai fratelli cristiani” e “agli amici non cristiani” firmata dal parroco stesso assieme al consiglio pastorale.
«La Settimana Santa – si legge nella missiva rivolta ai fedeli cattolici – ci fa rivivere la consegna del Signore Gesù per il sacrificio, la sua sepoltura e la resurrezione. Dio è capace di prendere la cosa peggiore che sappiamo fare (uccidere un fratello) e tirarci fuori il regalo più bello: il perdono e la sua paternità estesa su di noi. Dio è capace! Ma allora è anche capace di prendere tutta la sofferenza di questa epidemia e tirarci fuori del bene».

Alcuni esempi sono sotto gli occhi di tutti: «Chi avrebbe pensato che dalla tragedia che stiamo vivendo sarebbe uscita così tanta fede, così tanto volontariato, così tanto amore per la patria, affetto, e un senso di umanità genuina mai visti prima? Sta venendo fuori un’umanità nuova, come dalla croce di Gesù».
Simbolo pasquale per eccellenza è l’ulivo: «L’albero viene spogliato dei suoi rami, il frutto spremuto, e col suo olio si dà lucentezza, sapore e forza medicinale alle cose». L’invito ai fratelli cristiani è di ricordare «che siamo tutti consacrati col suo stesso Olio, il Sacro Crisma. Siamo tutti immagine di Gesù Cristo, e quindi anche la nostra fatica, pazienza, sacrificio e potatura lo aiutano a salvare l’uomo malato e disperato di oggi. Diamogli volentieri i nostri rami e i nostri frutti. Come Maria e gli Apostoli, diamo la nostra disponibilità».

Agli amici islamici, sikh, induisti, testimoni di Geova e credenti in altre divinità, la lettera della comunità pastorale illustra brevemente il significato del suono delle campane durante le celebrazioni del triduo. Don Andrea ricorda poi la comune appartenenza al genere umano, con le stesse fatiche e sofferenze: «Nella busta trovate alcuni rametti d’ulivo, la pianta comunemente usata per rappresentare pace e concordia, anche per i non cristiani. Un richiamo universale al motivo per cui i nostri Dei ci hanno creati: non per farci guerre, ma per costruire ponti e custodire con cura questo mondo».
A tutti, naturalmente, l’invito a restare in casa, per rivedersi presto magari in oratorio.




Gli auguri di Pasqua dei bimbi della scuola Sant’Angelo (VIDEO)

Ogni anno i bimbi e le maestre della scuola d’infanzia S Angelo preparano un “lavoretto” per augurare anche al Vescovo una Buona Pasqua. Date le circostanze, quest’ anno hanno trovato un modo diverso. Il “lavoretto” di questo particolare 2020 è stato un video che raccolgie i disegni e le messaggi dei bimbi che attraverso i telefoni e i computer dei genitori hanno inviato per un augurio meno plastico e più… on line. Ma mai così corale e condiviso.




“Io avrò cura di te”, già diversi gli operatori sanitari accolti nelle strutture diocesane: le storie e le testimonianze

È un vero «ripensamento dell’accoglienza» quello in atto in alcune delle strutture caritative della diocesi. Ci tiene a sottolinearlo don Pierluigi Codazzi, responsabile di Caritas Cremonese. «I centri nati per l’accoglienza delle fragilità – sottolinea – oggi a loro volta accolgono persone che si sono messe a disposizione per aiutare gli altri». Medici e infermieri giunti da altre regioni d’Italia per supportare il sistema sanitario locale in questo periodo di emergenza.

 

Cremona, Casa di Nostra Signora

«Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo». Lettera agli Ebrei, versetto secondo. E non solo. Anche l’idea alla base di «Io avrò cura di te», progetto di accoglienza attivato dalla Diocesi di Cremona per offrire alloggio gratuito a operatori sanitari giunti sul territorio per prestare servizio presso gli ospedali locali o impossibilitati a rientrare a casa per evitare il contagio dei familiari.

«Prendersi cura significa preoccuparsi per qualcuno e nello specifico cerchiamo di ricambiare la sollecitudine che queste persone stanno dimostrando nei nostri confronti». A parlare è Nicoletta D’Oria Colonna, responsabile di «Casa di Nostra Signora», struttura di accoglienza femminile della Caritas che, dal 2014, ospita donne in situazione di fragilità e da qualche settimana, con loro ma in ambienti separati, una decina tra dottoresse e infermiere provenienti da diverse città italiane.

Come Elisa Violi, infermiera pediatrica di 25 anni, calabrese ma domiciliata a Torino. «Sono venuta a Cremona vista la situazione critica che avvolge gli ospedali lombardi. Dopo essere stata contattata dall’ospedale di Cremona, tramite il personale amministrativo, sono venuta a conoscenza della possibilità di soggiornare a Casa di Nostra Signora, che ha offerto gratuitamente degli alloggi per noi operatori sanitari, gesto molto apprezzato, data la mole di stress psicologico e fisico che affrontiamo tutti i giorni».

O come Silvia Ianni, 45 anni, infermiera a partita iva, che a Roma, dove vive, ha lasciato i genitori anziani e il servizio prestato come volontaria con i ragazzi del quartier Quarticciolo, periferia che non esita a definire «dura». «I primi di marzo ho mandato disponibilità immediata, il 17 sono stata contattata e dopo un paio di giorni ero in reparto a far visite e notti. Ho trovato una città in guerra, ospedale reinventato, un altro costruito nel parcheggio e soprattutto ferite già profonde. E poi tanto coraggio, tanti grazie e pure accoglienza». Così ci racconta. E prosegue «Non vado via. I sanitari locali stanno pagando un prezzo troppo alto per lasciarli soli».

Anche questa è accoglienza presso Casa di Nostra Signora. Non solo lo stress generato dalla difficile situazione di stallo e di convivenza forzata tra realtà delicate, ma anche scambio continuo tra le diverse storie che si intrecciano in un groviglio di umanità in divenire.

«Sembra un controsenso accogliere in un momento in cui ci viene chiesto di isolarci – dichiara ancora Nicoletta D’Oria Colonna – ma la vicinanza finalmente sembra essere riscoperta come valore imprescindibile dopo decenni di individualismo esasperato». Vicinanza su più fronti e a tutti gli effetti. Non solo materiale, ma anche psicologica e spirituale. Vicinanza tra chi non ha una stabilità economica, una famiglia, una casa, un lavoro (sono trenta le ospiti della struttura che vanno da madri con bambini anche neonati a ultra ottantenni) e chi ha scelto liberamente di lasciare la famiglia, la casa, i propri affetti per un bene più grande, per rispondere alla vocazione che chiede di essere medico del malato, prossimo del bisognoso. E oggi Cremona e i suoi malati di coronavirus diventano «l’occasione di incontro con la vulnerabilità dell’altro che suscita in noi la cura, come il malcapitato fa buono il Samaritano».

Oggi più che mai ci si sente tutti figli dello stesso Padre, tutti ugualmente fragili. La donna, sia essa sola per mancanza o per scelta. Pur sempre donna che dà la sua vita per difendere quella dell’altro, nel riconoscimento che «solo il gesto che difende la vita la moltiplica, la avvalora».

E oggi più che mai risuonano profetiche le parole di papa Francesco quando l’8 marzo 2019, in occasione dell’incontro con una delegazione dell’American Jewish Committee, dichiarava: «La donna è colei che fa bello il mondo, che lo custodisce e mantiene in vita. Vi porta la grazia che fa nuove le cose, l’abbraccio che include, il coraggio di donarsi».

Sara Pisani

 

Cremona, Casa dell’Accoglienza

Se a Casa di Nostra Signora l’ospitalità è rivolta alle donne, in una parte riservata dalla Casa dell’Accoglienza, sempre a Cremona, c’è la possibilità di accogliere una decina di uomini. Già più della metà dei posti è occupata.
Un doveroso impegno che è anche implicito ringraziamento per la generosa disponibilità garantita da questi professionisti. «Mi piace in questo senso ricordare – continua don Codazzi – anche la disponibilità data per l’alloggio dal parroco di Monticelli d’Ongina, in casa parrocchiale. Una opportunità che al momento non abbiamo potuto sfruttare in quanto i medici e gli infermieri che attualmente ospitiamo non sono muniti di mezzi di trasporto propri e dunque gli spostamenti sarebbero difficoltosi». «In queste ore – conclude il direttore della Caritas – siamo stati contattati anche da un medico residente fuori città e che lavora all’ospedale di Cremona, interessato a poter avere un punto di appoggio fuori casa, per garantire maggiore sicurezza ai propri familiari».

 

Caravaggio, Centro di spiritualità del Santuario

In prima fila anche il Santuario di Caravaggio che ha aperto gli ambienti del Centro di spiritualità per la accoglienza di medici e operatori sanitari accorsi in rinforzo alle locali strutture ospedaliere. «In collegamento con la Caritas diocesana – precisa il rettore del Santuario, mons. Amedeo Ferrari – siamo stati invitati a contattare gli ospedali per sondare le necessità ed è emersa una condizione di bisogno presso i presidi di Treviglio-Caravaggio e Romano di Lombardia. La nostra disponibilità ad accogliere e ospitare gratuitamente i sanitari giunti a rinforzo da ogni parte d’Italia è totale e così sarà per tutta la durata dell’emergenza sanitaria».  Sono cinque i medici che hanno finora trovato ospitalità: professionisti con varie specializzazioni come biologi di laboratorio, chirurghi, dentisti e anestesisti. «Provengono da Napoli, Roma, Bergamo, Pistoia e Senigallia  – spiega ancora il rettore – hanno risposto alla richiesta di volontari e la loro giornata è sempre molto piena, assorbiti come sono dall’enorme e duro  lavoro ospedaliero e dalla loro grande responsabilità». Si tratta di un servizio prezioso quello offerto dal Santuario,  che riesce a trasformarsi in una esperienza arricchente per tutti. «Capita di parlare con loro e di ragionare un attimo su quanto sta accadendo – conclude il sacerdote –, si mostrano preoccupati ma testimoni di speranza e di coraggio».

Marco Galbusera

 

Come sostenere il progetto

È possibile sostenere il progetto «Io avrò cura di te» con un versamento su conto corrente postale 68411503 o bancario (Iban IT 57 H 05156 11400 CC054 0005161) intestati a «Fondazione San Facio onlus» e indicando la causale «Io avrò cura di te 2020». Informazioni e donazioni anche presso gli uffici della Caritas diocesana.

A Cremona la possibilità di accoglienza per le donne è presso Casa di Nostra Signora di via Ettore Sacchi (info al 334–1062553, e–mail cns@serviziaccoglienza.it), per gli uomini all’interno della Casa dell’Accoglienza di viale Trento e Trieste (335–354429, donpiercr@gmail.com). Disponibilità è stata garantita anche a Caravaggio, presso il Centro di spiritualità del Santuario (centralino 0363–3571, info@santuariodicaravaggio.org).

La presentazione del progetto

 


#restiamocomunità – #chiciseparerà




La Croce della Gmg in Cattedrale, un segno di speranza e unità per tutta la diocesi (VIDEO)

Gli oratori sono chiusi e a tanti ragazzi e giovani in tutta la diocesi, in questi giorni emergenza sanitaria, manca un luogo di riferimento abituale: il luogo dell’amicizia e della preghiera. Per questo l’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile ha scelto un segno per mettere in rete il desiderio di incontro: da venerdì infatti la Cattedrale di Cremona ospita la croce della Gmg, la stessa che dal 1986 – come aveva indicato papa Giovanni Paolo II – accompagna la fede delle giovani generazioni.

https://www.facebook.com/234763276623260/videos/866334117215316/

È la croce che ogni anno accompagna il percorso delle Gmg diocesane che si celebrano tradizionalmente alla vigilia della Domenica delle Palme a Cremona.

In questi giorni ogni oratorio ha ricevuto alcuni poster con la fotografia della croce della Gmg in Cattedrale, una frase per riflettere e pregare e l’indicazione di un hashtag, #inluilanostraforza, per condividere sui social foto che raccontino «il tuo tempo giovane: il tuo lavoro, i tuoi affetti, il tuo amore per la vita. Oggi».

L’invito a tutte le parrocchie è quello di condividere il segno di questi poster mostrandoli fuori dai propri oratori chiusi e nelle chiese aperte per la preghiera personale, e di condividere sui canali digitali così importanti in queste settimane per mettere in rete preghiere e senso di comunità. «Questo segno che dalla Cattedrale raggiunte tutta la diocesi – spiega don Paolo Arienti, incaricato di pastorale giovanile – vuole essere un messaggio di solidarietà e speranza, di uno sguardo che continua a puntare verso “l’oltre”».

#restiamocomunita – #chiciseparera




Catechisti nei giorni dell’emergenza: il documento dell’Ufficio Catechistico Nazionale (SCARICA)

In queste settimane di emergenza, con le scuole e gli oratori chiusi, anche i catechisti delle nostre parrocchie stanno sperimentando modi nuovi e creativi per continuare il loro impegno al fianco di bambini, ragazzi, giovani e famiglie. A loro in particolare è rivolto il documento preparato dall’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI.

 


“Nel momento in cui ci viene chiesto di adottare comportamenti responsabili come cittadini della stessa nazione – si legge nel testo dell’Ufficio Nazionale -, crediamo che chi è impegnato nell’annuncio abbia una responsabilità ulteriore. In primo luogo, abbiamo il compito di diffondere il gusto della buona notizia in modo preciso e accurato, senza esagerazioni o spettacolarizzazioni. Come testimoni del Vangelo nel mondo siamo chiamati a dimostrare che in tempi eccezionali le persone speciali si manifestano facendo cose normali, come il rispetto accurato delle regole che riguardano tutti. Tuttavia, come credenti e annunciatori, possiamo e dobbiamo vivere questo ordinario con un di più di senso evangelico, che possiamo provare a tradurre con tre parole: essenzial- ità, interiorità e comunità”

”Mentre teniamo i piedi realisticamente piantati a terra, – conclude – guardiamo al domani con speranza: come sarà questo
domani dipende anche dalla nostra responsabilità e creatività di credenti oggi”.

SCARICA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO




Una Veglia delle Palme pregando “da dentro” (VIDEO)

«Tra dentro e fuori, ho sempre scelto fuori. Ma oggi scelgo di restare dentro». Un giovane parla, in piedi davanti all’uscio di casa. Non è uscito come sempre, da 15 anni, per andare al Palazzetto dello sport a celebrare la Veglia delle Palme nel sabato che è “della gioventù”. Quest’anno – pensa ad alta voce mentre la sua immagine sul monitor si alterna a quelle di un anno fa – «non ci saranno gruppi che si abbracciano, attori, musica, ballerine… Ci sarai solo tu, cara vecchia croce».

Su queste immagini si è aperta la Veglia delle Palme «tutta particolare» del 2020 – come l’ha definita nella sua introduzione l’incaricato diocesano della Pastorale giovanile don Paolo Arienti – che ha trasferito i colori e la condivisione del palazzetto in un video di mezz’ora che affronta, nell’ascolto nella preghiera, «lo sconcerto, la paura, la voglia di vivere, il lutto» che le comunità stanno vivendo in questa Quaresima, ma che con la stessa forza esprime la voglia di essere comunque qui – come recita l’inno di Roma 2000 – «sotto la stessa luce, sotto la sua croce».

A guidare la video-veglia trasmessa ieri sera sui canali digitali della diocesi sono state le parole del messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della gioventù, «Giovane, dico a te, alzati!»: «Sì – le parole di Francesco sono arrivate negli smartphone dei ragazzi – anche voi giovani potete avvicinarvi alle realtà di dolore e di morte che incontrate, potete toccarle e generare vita come Gesù».

Stacchi musicali hanno accompagnato la preghiera, fino – con le immagini – dentro la grande navata della Cattedrale, deserta, sovrastata dalla croce della Gmg che per tutta la Quaresima ha rappresentato il centro della rete degli oratori che nella fatica hanno continuato a mantenere vivo il legame. È il momento della adorazione silenziosa.

Altri giovani prestano, dalle loro case, volti e voci alla preghiera. E tra loro, a conclusione di una Veglia strana, ma di grande intensità spirituale, anche il vescovo Napolioni che manda ai giovani il suo video-messaggio, suggerendo un «viaggio alla ricerca delle radici della vita e della gioia» per giungere a questa «Pasqua più dura, vera, nuda, ma potente»: radici che ci fanno riscoprire la nostra vulnerabilità, il bisogno che abbiamo gli uni degli altri, la presenza di Cristo «che si fa presente nell’incontro tra chi ha bisogno e chi può prendersene cura».

Così – conclude il Vescovo – «questa Pasqua si aprirà ad un “di più” di vita, di futuro e di eternità».