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A Soresina la pièce “Maria e Giuseppe 2.0” ha chiuso il ciclo dei Quaresimali

Nella serata di giovedì 31 marzo si è tenuto l’ultimo appuntamento dei “Quaresimali a Soresina” presso la chiesa del Buon Pastore nell’oratorio Sirino con la pièce teatrale Maria e Giuseppe 2.0, interpretata da Angelo Franchini.

Nello spettacolo Giuseppe fa un salto nel 2021 per salutare Maria con la scusa di aiutarla a disbrigare la posta che le arriva, curioso di capire come la gente li vede in questa strana era, come sono percepiti da chi prega ancora, cosa sono diventati dopo duemila anni, chi sono davvero.

Tra ricordi di com’era una volta e personaggi della loro storia, nuove preghiere e vecchie generazioni, suppliche sincere e confessioni disperate, Giuseppe capisce che non è così semplice aiutare Maria.

Lo spettacolo alterna momenti di riflessione profonda a battute umoristiche che hanno saputo coinvolgere il pubblico.

«Con questo lavoro – spiega lo sceneggiatore – non voglio dare un messaggio, ma suscitare qualche domanda, emozione e commozione».

L’attore, sceneggiatore e regista Franchini, nato il 2 agosto 1963, inizia il suo percorso teatrale in un paesino del novarese nel 1981, entrando a far parte della rappresentazione sui Misteri Gaudiosi, ideata dal parroco Don Pino Sacco. Prosegue poi la sua carriera con l’allestimento di altri spettacoli con un gruppo di giovani dal nome Gedeone. Nel 1998 inizia il suo percorso da solista con numerosi spettacoli tra i quali: Testimoni oculari, Piccole luci nell’infinito, Caino e Abele?, Una sera qualsiasi.

I tour, con il tempo, dalla Lombardia si allargano nel nord e poi in tutta Italia, riscontrando grande successo in parrocchie, diocesi e case editrici che pubblicano Testimoni oculari e La guida di notte, testo sulla notte di Pasqua vincitore di un concorso nazionale. Contemporaneamente recita anche nel teatro di prosa in spettacoli semi-professionistici: Tre sull’altalena di Lunari, Due dozzine di rose scarlatte di De Benedetti, L’avaro di Goldoni, Aggiungi un posto a tavola di Garinei e Giovannini, Gli asparagi e l’immortalità dell’anima di Campanile. Dal 2007 l’attore inizia un percorso particolare realizzando quelle che definisce “indagini su questa esistenza che ci sta capitando, chiamata vita” di cui fa parte anche la pièce Maria e Giuseppe 2.0.




“La semplicità di dire sì a Dio”, a Soresina Stefano Vitali racconta la sua rinascita legata alla beata Sandra Sabatini

La semplicità di dire “sì” a ciò che Dio chiede, nella vita di tutti i giorni. Attorno a questo concetto vissuto dalla beata Sandra Sabattini, Stefano Vitali ha intessuto la sua testimonianza, giovedì 17 marzo, nel secondo appuntamento dei “Quaresimali a Soresina 2022”, organizzato dalla parrocchia di Siro.

Classe 1967, piglio simpatico e deciso, Stefano Vitali è stato prima segretario di don Oreste Benzi, poi presidente della provincia di Rimini. Come lui stesso si definisce, è padre di tanti figli che sono passati dalla sua Casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII.

Una vita condivisa con la moglie Lolli e soprattutto, come scrive nel suo libro, vivo per miracolo. Al culmine della sua massima soddisfazione sia sul piano professionale che familiare, tanto da sentirsi “onnipotente”, scopre di avere un tumore al colon con metastasi già diffuse. È don Benzi, insieme alla moglie di Stefano, che decide di metterlo sotto la protezione di Sandra, una ragazza della sua stessa comunità, morta a 22 anni investita da un uomo in crisi di astinenza. Lei che, studentessa di medicina, aiutava e curava i giovani e le loro dipendenze.

Due vite, quella di Stefano e di Sandra, che si intrecciano nei pensieri e nelle preghiere del famoso prete “dalla tonaca lisa”. In tanti hanno pregato affinché Stefano guarisse e il miracolo, certificato dalla Chiesa, è avvenuto. Sandra è stata beatificata il 24 ottobre 2021.

Dopo un abbraccio con una collega il cui marito era appena spirato per tumore, Stefano si rende conto che il suo tempo deve essere impiegato affinché non vada sprecato. E ha invitato tutti i presenti in sala a fare lo stesso: «Il tempo è un regalo e non è necessario arrivare a ciò che ho sperimentato io per capirne il valore – ha spiegato Stefano –. Sandra l’ha impiegato per mettersi al servizio degli altri nella quotidianità di tutti i giorni: una vita semplice, un fidanzato, gli studi e l’impegno nel sociale e nella Chiesa. E il suo segreto è tutto lì. Nelle pieghe della normalità. Perché Dio, se lo si accoglie e ci si fida di Lui, anche senza far nulla di straordinario, ci dà la sua ricompensa».

Ora Stefano segue l’Ong dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, con cui viaggia per tutto il mondo. Restituire il tempo significa affidarsi anche quando non se ne capisce il perché, anche quando dire “sì” costa fatica.

«Così Sandra mi ha guarito – ha concluso Vitali –, ma non inteso nel fisico, inteso nel nuovo modo di affrontare la vita, nel mio nuovo modo di trovare la felicità e vivere la mia vocazione in maniera più radicale».

Il prossimo appuntamento dei Quaresimali sarà venerdì 25 marzo, guardando alla figura di Cristina Cella Mocellin, giovane mamma che sacrificò se stessa per salvare la gravidanza della sua terzogenita. Interverranno il marito Carlo Mocellin e Alberto Zaniboni, amico, compagno di studi e biografo di Cristina.

Laura Sivalli




“La sfida e l’arte dell’amore casto”, l’intervento di don Marco Pozza a Soresina

«La castità è qualcosa di molto più grande di quella croce che è il tema del celibato» così ha iniziato don Marco Pozza il suo intervento nella serata di giovedì 10 marzo, primo appuntamento dei “Quaresimali a Soresina 2022” organizzati dalla parrocchia.

Don Marco, oltre ad essere dottore in Teologia, sacerdote di strada, cappellano del carcere Due Palazzi di Padova, scrittore, conduttore tv è noto per le sue interviste a Papa Francesco.

Tema della serata “La sfida e l’arte dell’amore casto”, affrontato a partire da un riferimento alle parole che Papa Francesco ha espresso ai ragazzi nel 2015 in occasione della visita alla Sacra sindone a Torino: «Cari ragazzi, devo dire qualcosa che non piace, che non è popolare. Ma anche il Papa alcune volte deve rischiare sulle cose per dire la verità: l’amore è nelle opere e nel comunicarsi, ma l’amore è molto rispettoso delle persone, non usa le persone, cioè l’amore è casto … io dico siate casti, siate casti!». Don Pozza ha commentato: «Non è soltanto amore dire ti amo ma è anche chiedersi: che cosa fai per amore? – e ha affermato – l’amore si fa nel dialogo, nella comunione, l’amore non è sordo, non è muto».

Ha proseguito poi la riflessione «L’amore casto non corrisponde alla verginità, sono due cose totalmente diverse – ha sottolineato –: se tu vuoi davvero capire che cos’è davvero la castità buttati dentro, anzi accetta di lasciarti guardare dagli occhi di un bambino».

Ha posto poi l’attenzione sulle parole che vengono recitate durante l’atto penitenziale nella Messa: «Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri parole opere e omissioni – e ha affermato – ci siamo confessati di non essere stati casti, perché il contrario di castità non è la prostituzione ma è l’incesto, che in parole molto semplici vuol dire quando non si è capaci di tenere divise le cose».

Don Marco ha poi mostrato l’estratto della lunga conversazione con Papa Francesco sui temi dei vizi e delle virtù, all’interno del quale vi è la testimonianza della storia d’amore tra Domenico, in detenzione nel carcere di Padova, e la moglie Daniela insieme ai loro tre figli. Con questa storia ha voluto evidenziare: «questa è una storia d’amore casta: non vergine, è molto di più. A Dio non importa la castità fisica ma Dio chiede di fare un voto di castità. Trattenere gli istinti è un gioco da bambini, allargare gli occhi è l’arte dei poeti».

«Quindi è possibile la castità? – si è domandato il sacerdote – La castità è la somma di tre fattori: la grazia di Dio, l’impegno personale e lo sforzo culturale».

La serata, che è stata molto partecipata, è stata introdotta e conclusa dal parroco di Soresina don Angelo Piccinelli.

Ascolta l’audio integrale dell’intervento