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Al Museo Diocesano la mostra dei capolavori ritrovati

 

«L’ultima proposta di quest’anno per il Museo Diocesano, un saluto natalizio che vogliamo rivolgere a tutti quelli che son venuti e che verranno ad ammirare la proposta artistica che offriamo». Sono queste le parole con le quali Stefano Macconi, curatore del Museo Diocesano di Cremona, ha presentato la nuova mostra inaugurata nella mattinata di sabato 2 dicembre. Lost and Found – Four Rediscovered Masterpieces  si struttura come un percorso espositivo che che mette in luce la meraviglia di tre dipinti e una scultura in terracotta che derivano dalla tradizione storico-artistica cremonese, opere riscoperte e valorizzate grazie al contributo di PQV fine art Cremona.

Le opere esposte fino al 14 gennaio saranno una tavola raffigurante Madonna con bambino e San Giovannino della bottega del Correggio; la tavola raffigurante un San Benedetto di sicura autografia riferita a Bernardino Campi che apre nuovi scenari sull’attività del maestro legata alle committenze delle monache Benedettine presenti a Cremona; il San Sebastiano, uno dei dieci dipinti più importanti di Antonio Campi, forse realizzato per Sant’Antonino a Milano, per Danese Filiodoni, già podestà di Cremona e gran cancelliere dello Stato di Milano; un busto in terracotta raffigurante un Cristo, dall’intensa forza drammatica, attribuito alla mano di Giovanni de Fondulis.

Ospite dell’inaugurazione, il cavaliere Giandomenico Auricchio ha sottolineato che l’impegno della Camera di Commercio a sostegno dell’iniziativa: «Saremo sempre vicini alle iniziative che promuovono e valorizzano l’arte e il patrimonio artistico – ha detto – in una consapevolezza etica dell’arte come bene di tutta la comunità, ma anche perché convinti che valorizzando l’arte si valorizzi anche l’economia del territorio. Sappiamo infatti come, utilizzando particolari coefficienti, si può valutare quanto investire sull’arte restituisca al territorio risorse di tipo economico».

Pietro Quattriglia Venneri, titolare della galleria di PQV fine art di Cremona, ha proseguito l’inaugurazione con il suo intervento, nel quale ha voluto ricordare che «il lavoro fatto dagli studiosi per presentare al pubblico queste quattro opere è stato ammirevole e di grande importanza per tutta la città. Quella di oggi è solo la prima tappa di questa esperienza, la seconda si terrà il 5 gennaio, e in quel momento avremo il piacere di ascoltare gli esperti che hanno dato vita alla mostra Lost and Found».

Stefano Macconi ha quindi descritto nei minimi particolari l’opera sulla quale ha personalmente lavorato al fine di ricostruire il background storico, culturale e sociale che ha portato alla sua realizzazione. Si tratta dell’opera raffigurante Madonna con bambino e San Giovannino della bottega del Correggio, «un’opera dalle origini della creazione incerte e non ancora precise, quasi straniera fra le altre ma sicuramente legata al lascito artistico del Correggio – spiega Stefano Macconi –, ma soprattutto legata all’altrettanto incerta Madonna di Casalmaggiore. Abbiamo studiato molto e ricercato numerose informazioni su quest’opera, probabilmente è stata commissionata per una devozione privata e lo si deduce dalle dimensioni ridotte. Potrebbe essere un’opera frutto di più mani, elemento avvalorato dalle differenze tecniche che si possono notare fra i personaggi. Le analisi continueranno e maggiori informazioni saranno condivise grazie agli interventi delle studiose Beatrice Tanzi e Raffaella Poltronieri il prossimo 5 gennaio».

Al termine dell’inaugurazione i presenti si sono spostati nelle sale del Museo Diocesano, dove hanno potuto ammirare i tre dipinti esposti e la scultura di terracotta posta al centro, un momento che si è subito trasformato nell’occasione per poter visitare tutto il museo nella sua interezza.




La meraviglia dell’anima, video-tour in anteprima tra i capolavori del nuovo Museo Diocesano

Un’idea antica che diventa realtà: il nuovo Museo Diocesano apre le porte sul suo tesoro di bellezza, spiritualità, arte e fede.

A poche ore dall’inizio delle visite – sono sold out, a testimonianza della grande attesa di questa apertura, gli ingressi per sabato 13 e domenica 14 novembre – il percorso, le sezioni tematiche e i capolavori che compongono la collezione del Museo Diocesano sono svelati, come piccolo ma suggestivo “assaggio”, da un video-tour guidato da don Gianluca Gaiardi, direttore dell’Ufficio diocesano dei Beni Culturali.

Scesi dal suggestivo scalone di ingresso che introduce agli ambienti degli antichi seminterrati del palazzo vescovile, mirabilmente recuperati e restituiti alla comunità grazie al contributo appassionato della Fondazione Arvedi Buschini e alla progettazione dell’architetto Giorgio Palù, gli occhi, la mente e l’anima sono accompagnati dalla meraviglia alla scoperta della storia di una Chiesa, di un territorio che nei secoli ha saputo generare tesori di arte, fede e umanità.

L’antico Mosaico della Cattedrale e il Ritratto della Diocesi di Cremona del Campi introducono alla prima sezione e aprono lo scrigno delle meraviglie. Le pietre del Duomo, la meravigliosa Annunciazione del Bocaccino, le grandi croci che arrivano come in processione dalle chiese del territorio, la galleria dei santi intercessori universali e locali che invitano alla riflessione sulle loro vite esemplari rappresentate in opere di assoluto valore artistico.

Don Gaiardi conduce gli spettatori tra scorci e dettagli nella splendida galleria della Collezione di arte sacra del cavalier Giovanni Arvedi e della moglie Luciana Buschini che, con le splendide icone dal fondo dorato, accompagna i visitatori al cuore del Museo, la sala della Tavola di Sant’Agata, con la sua storia di devozione e spiritualità, e con la meraviglia dei suoi dettagli. E ancora il Tesoro di Pizzighettone, con una finestra sul periodo d’oro della cultura lombarda e cremonese sotto l’influenza delle famiglie Sforza e Visconti, per concludere con gli spazi delle esposizioni temporanee e un invito a tutti, credenti e non credenti, famiglie, giovani, comunità, gruppi e scuole a varcare (questa volta con le proprie gambe e i propri occhi) la porta del Museo Diocesano, scendere la grande scala e immergersi in questa “meraviglia dell’anima”.




Inaugurato il nuovo Museo Diocesano di Cremona

Guarda tutte le gallery della giornata

«L’apertura di un museo per aiutare la Chiesa a non essere un museo, offrendo alle comunità cristiane la possibilità di diventare esse stesse opere d’arte a partire proprio dall’esperienza contemplativa delle meraviglie esposte, per far sì che anche oggi l’intuizione cristiana generi linguaggi e forme espressive capaci di parlare a tutti». Da questo pensiero di mons. Napolioni, Vescovo di Cremona, prende le mosse e indirizza il proprio percorso il nuovo Museo Diocesano di Cremona, inaugurato significativamente nel pomeriggio di venerdì 12 novembre, alla vigilia della solennità di sant’Omobono, il patrono della città e della diocesi di Cremona.

La benedizione ha avuto luogo proprio davanti porta nel museo, in piazza S. Antonio Maria Zaccaria. Erano da poco scoccate le 17.30 quando l’arcivescovo Delpini, con accanto i vescovi di Cremona, ha preso la parola, soffermandosi sul significato di una benedizione. Quindi la visita delle autorità.

Il nuovo Museo è realizzato all’interno del Palazzo episcopale, la casa del vescovo, che vuole diventare sempre più casa di tutto il popolo di Dio, luogo di annuncio e racconto della fede.

Armonizzando il rispetto per la storia e le forme originarie degli ambienti del piano seminterrato del palazzo progettato da Faustino Rodi, rimasti a lungo inutilizzati, l’architetto cremonese Giorgio Palù, dello studio Arkpabi, ha saputo recuperare e riadattare gli antichi spazi alla funzione di sale espositive con elementi di design e tecnologie all’avanguardia per conservare al meglio le preziose opere.
Il Museo Diocesano di Cremona schiude così oggi un prezioso scrigno d’arte e di fede capace di unire architettura storica e design contemporaneo negli oltre 1.400 metri quadrati di superficie che accolgono più di 120 opere, suddivise in 12 sale, organizzate secondo un percorso non cronologico ma tematico:
• le origini della Chiesa cremonese, dalla pietra di fondazione della Cattedrale a testimonianze degli insediamenti più antichi sul territorio;
• l’iconografia della Vergine Maria che coinvolge l’Assunta, titolare della Cattedrale, e santuari del territorio, a partire da quello di Caravaggio, dedicato a Santa Maria del Fonte, patrona della diocesi insieme a sant’Omobono;
• i crocifissi, con una collocazione speciale per la Grande Croce della Cattedrale;
• i santi intercessori, locali e universali;
• la sala del Tesoro dei Visconti di Pizzighettone;
• la sala della Tavola di Sant’Agata.

Capolavori dell’arte sacra che giungono dalla Cattedrale e da numerose parrocchie della diocesi e che raccontano un territorio dalle profonde radici, dal ricco talento artistico e da una spiritualità che nei secoli ha costruito la comunità.

Impreziosisce l’offerta del Museo Diocesano la collezione di arte sacra del cavalier Giovanni Arvedi e della moglie Luciana Buschini, convinti e appassionati sostenitori del progetto. Proprio grazie al finanziamento della Fondazione Arvedi Buschini ciò che si era iniziato a pensare in passato oggi è stato concretizzato, sotto la supervisione dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici diretto da don Gianluca Gaiardi, che ha preso il testimone da monsignor Achille Bonazzi. Un percorso articolato seguito passo dopo passo della Soprintendenza dei beni culturali di Mantova, guidata dal dottor Gabriele Barucca.

Molte le aziende e gli artigiani impegnati nel cantiere, affidato all’impresa Immobiliare Raffaella e che solo la pandemia ha rallentato.

Ma nel corso della giornata i ringraziamenti sono stati rivolti anche ai benefattori, ai donatori delle opere e ai tanti collaboratori che si sono adoperati dall’ambito creativo, tecnico, artistico, ma anche nel nascondimento dei lavori più umili. Tra questi anche gli uffici della Curia diocesana, in particolare quelli dell’Area pastorale “Capaci di comunicazione e cultura” e l’Ufficio Catechesi per far sì che le visite al Museo possano avere anche un taglio catechistico, adatto a gruppi parrocchiali, giovanili o scolaresche. Da segnalare anche la collaborazione con l’agenzia turistica Profilotours e la società editoriale TeleRadio Cremona Cittanova cui è stata affidata la realizzazione del logo e del progetto grafico, oltre che la campagna di comunicazione che ha accompagnato verso l’apertura del nuovo Museo, in collaborazione con la Direzione relazioni esterne di Finarvedi.

In cantiere intanto c’è già un ampliamento dello spazio espositivo. Il prossimo passo, infatti, sarà il restauro dei saloni di rappresentanza, della cappella privata del vescovo e dell’antico studio episcopale per ospitare la collezione degli arazzi e i corali miniati della Cattedrale. Un ulteriore tassello che potrà essere realizzato grazie al contributo di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.

Il nuovo Museo Diocesano va così a completare il grande progetto di un vero e proprio Parco Culturale Ecclesiale con il Battistero e il Museo Verticale del Torrazzo (che dall’inaugurazione del novembre 2018 ha già fatto registrare un significativo aumento delle visite e un crescente interesse dei visitatori) e, al suo centro, la magnifica Cattedrale di Santa Maria Assunta.

Un polo culturale, dunque, che con ambizione intende diventare punto di riferimento capace di aiutare tutti i cremonesi, i turisti e in particolar modo i giovani, a recuperare la memoria del passato da cui veniamo, mostrando in questo luogo, “meraviglia dell’anima” (come recita il claim che invita alla scoperta del Museo e dei suoi capolavori), l’umanità della fede e la gratitudine per una bellezza capace di salvare e di unire.

Sabato 13 e domenica 14 novembre il Museo diocesano apre le porte ai visitatori che hanno approfittato dei due giorni di ingresso gratuito: circa 1500 saranno i visitatori nel weekend. La possibilità di visitare il museo, comunque, proseguiranno poi in modo ordinario da martedì 16 novembre. Il Museo Diocesano, infatti, sarà aperto ogni settimana dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18. Il biglietto d’ingresso è acquistabile al costo di 5 euro, ma c’è anche la possibilità di formule integrate per unire anche l’accesso al Torrazzo e al Battistero. Tre realtà che, insieme alla Cattedrale, formano oggi un vero e proprio Parco Culturale Ecclesiale. Possibile anche prenotare, su richiesta, visite guidate, anche per gruppi (info a breve su www.museidiocesicremona.it).

 

L’arcivescovo Delpini: «Laboriosi, generosi e lieti come sant’Omobono»

«I nostri Musei hanno il compito di preservare e condividere la bellezza come seme di pace»

 




«I nostri Musei hanno il compito di preservare e condividere la bellezza come seme di pace»

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Dopo la celebrazione dei Primi Vespri di S. Omobono, presieduti dall’arcivescovo di Milano, poco prima delle 17 è iniziata in Cattedrale la presentazione del nuovo Museo Diocesano. E il primo a prendere la parola è stato il vescovo Antonio Napolioni, che ha ricordato come sia nata l’idea di un museo diocesano, facendo riferimento al vescovo Dante Lafranconi e all’allora direttore dell’Ufficio Beni culturali ecclesiastici, mons. Achille Bonazzi, insieme a mons. Pietro Bonometti e don Andrea Foglia. Un’opera resa possibile oggi grazie all’intervento convinto e generoso della Fondazione Arvedi Buschini. «Non saremo mai abbastanza grati – ha detto il vescovo Napolioni – alla sensibilità e al genio del cav. Giovanni Arvedi che, con la signora Luciana, ha voluto così onorare la memoria dei suoi genitori, e mettere a disposizione della collettività le meravigliose opere della sua collezione».

Poi il riconoscente apprezzamento del lavoro svolto dall’architetto Giorgio Palù e dall’incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, don Gianluca Gaiardi. «Con loro – ha detto ancora Napolioni – abbiamo sviluppato il progetto originario, osando quello che ora è lo splendido ingresso al Museo: una scala di luce che, di giorno e di notte, traccerà un percorso dalle radici spirituali più profonde della nostra comunità agli orizzonti di cielo e di futuro che il Signore le schiude lungo il cammino. Questa scala oggi ci porta alle collezioni e alle grandi opere già collocate, che raccontano di tante zone del nostro territorio diocesano: un fraterno grazie alle comunità che hanno prestato alcuni loro tesori, per far risaltare il valore della comunione ecclesiale». Con uno sguardo anche al futuro: «La stessa scala prossimamente ci farà salire ai saloni di rappresentanza dell’episcopio, che saranno restaurati anche con l’importante contributo di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, per ospitare gli arazzi della Cattedrale, e le aule didattiche per la formazione di bambini e ragazzi. Si arricchisce così la già imponente offerta culturale e spirituale che, al centro di Cremona, è composta dalla Cattedrale e dal Battistero, dal Torrazzo (con il suo Museo Verticale) e finalmente dal Museo Diocesano».

Poi quasi scherzando ha concluso sottolineando il senso di aprire un museo: «In questi mesi – ha concluso – mi gira in testa questa battuta: “la Chiesa fa un museo perché le chiese non diventino musei”. Pregusto infatti l’esperienza contemplativa che, al cuore della nostra città e diocesi, sarà possibile a chi sosterà con fame di bellezza e di verità tra le meraviglie della fede cristiana.
Ne sono felice, perché così la casa del vescovo diventa sempre più casa di tutto il popolo di Dio, luogo di annuncio e racconto della fede».

La parola è passata quindi proprio a don Gaiardi che si è detto «contento e allo stesso tempo meravigliato. Se di fronte a un capolavoro si resta senza fiato, vedere qui riunite tante opere d’arte mi riempie di gioia. Davvero una meraviglia ai nostri occhi». L’incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici ha ricordato l’impegno della Chiesa a «conservare, tutelare e valorizzare i beni culturali», perché «il nostro è un territorio ampio, ed è grande il numero delle opere da valorizzare, nelle Chiese particolari dove sono custodite in primis e ora anche attraverso il Museo diocesano che diviene punto di riferimento per tutti i fedeli. Oggi questa realtà preziosa comincia a vivere sia come luogo, sia come strumento e centro di attività». E ancora: «Il nostro primo impegno è davvero quello della tutela e valorizzazione di questa eredità. Impegno preso principalmente con le comunità del territorio diocesano che hanno rinunciato, spesso con dispiacere, alla custodia dei loro tesori, superando tentazioni campanilistiche, offrendo così a tutti noi la possibilità di godere della meraviglia di questi capolavori. Grazie alle comunità parrocchiali, al seminario, al Capitolo della Cattedrale».

E naturalmente non è mancato il grazie alla famiglia Arvedi, ma insieme a loro anche alle tante associazioni della città che hanno promosso il restauro di molte delle  opere esposte, e quanti – a diverso titolo – hanno dato il proprio contributo per realizzare e allestire questo museo. A cominciare anche dai vari uffici di Curia e il curatore del museo Stefano Macconi.
Quindi un vero e proprio excursus attraverso le diverse sezioni del nuovo spazio museale che si conclude con la possibilità di ammirare la collezione “Giovanni e Luciana Arvedi Buschini”.
«Ci confrontiamo con enormi contenuti di valore biblico teologico, catechistico. Lo scopo principe del Museo, luogo di fede e di umanità, oltre al racconto del Sacro è quello di mostrarci l’umanità delle fede, infondendo il gusto della bellezza che salva», ha affermato don Gaiardi. E ancora: «Sarà davvero emozionante vedere bambini, famiglie, classi scolastiche, gruppi di catechismo, giovani e vecchi, uomini e donne, cremonesi e turisti lontani cercare il bello del credere». E ha concluso: «Diceva Bernardo di Chartres che: “Siamo come nani sulle spalle dei giganti e possiamo vedere cose più lontane, non certo per l’acume della nostra vista, ma perché siamo portati in alto dalla loro statura”. Così con gioia oggi ospitiamo la Direttrice dei Musei Vaticani, la Dottoressa Barbara Jatta che offrirà alla nostra realtà diocesana, l’orizzonte più ampio della Sua esperienza museale e del ruolo che i Musei di arte sacra hanno, in un viaggio fra storia, arte e fede».

La presentazione del nuovo Museo è quindi proseguita con l’autorevole intervento dalla direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, sul tema “Musei Vaticani, un viaggio fra storia, arte e fede”:

Ripercorrendo dal punto di vista storico-artistico la storia e la meraviglia artistica della nostra Cattedrale, Jatta ha detto di essere grata di poter vedere di persona la “Cappella Sistina della Pianura Padana. Con la differenza che la Cappella Sistina a Roma, dall’esterno sembra una fredda capanna fortificata,  mentre il duomo cremonese accoglie già dal suo esterno, nel contesto urbanistico«. Come non notare, ad esempio, la facciata? «Si rimane affascinati dall’architettura romanica, dalla spiritualità degli abitanti di questi territori. Basti pensare al protiro che rende ragione del tempo che scorre nell’uomo medievale, con un lavoro adeguato al ritmo di ogni stagione. Proprio per quella laboriosità di cui diceva l’arcivescovo Delpini».

La Cattedrale di Cremona – ha detto Jatta, «è stata crocevia di arte e devozione. Non c’è bisogno di essere uno storico dell’arte per riconoscerlo: questa è l’arte che parla al cuore. In questo giorno importante sono qui per raccontare il meraviglioso messaggio di questi luoghi, la Cattedrale come il nuovo Museo Diocesano che andremo a inaugurare. La Chiesa costruisce un Museo per non essere museo, sono d’accordo!». Nel ricordare le meraviglie che compongono i Musei Vaticani (dall’arte egizia ed etrusca a quella greco-romana, passando per quella delicata e intima arte del Medioevo fino quella prorompente del Rinascimento), la direttrice ha voluto ricordare «che sono le persone che hanno fatto e ancora oggi fanno questi musei: archeologi, restauratori e conservatori, storici dell’arte, architetti, studiosi, custodi, addetti alla didattica, alla tecnica informatica, guide, fotografi. Tutte queste persone sanno che i Musei Vaticani, così come tutti i musei diocesani, hanno una missione specifica: preservare e condividere».

Ma cosa abbiamo noi cristiani da condividere, si è chiesta la Jatta? La risposta, ha ricordato, è insita nei Musei (e Papa Francesco lo ha ricordato recentemente): «I nostri Musei hanno il compito di preservare e condividere la bellezza come seme di pace. Ecco perché Papa Francesco ci ha esortato ad andare avanti nel nostro lavoro di studio, tutela, valorizzazione delle nostre collezioni… perché “è con la bellezza che andiamo avanti”. La bellezza è la nostra cura. Cura dell’inquietudine e sofferenza», ha detto ancora Jatta.

«Il Papa oggi ci chiede di essere una casa aperta dove ciascuno può trovare le sue radici. Per questo è nata l’associazione dei musei ecclesiastici italiani: per stabilire un coordinamento con tutte le realtà museali diocesani italiani». «Anche il vostro Museo Diocesano è della passione, della dedizione e della generosità di tanti cremonesi», ha chiosato la direttrice dei Musei Vaticani. «Questo Museo è specchio del vostro santo patrono S. Omobono, il primo santo laico della Storia come lo definì Giovanni Paolo II. Lui era l’immagine del lavoratore onesto, che mentre vende e compra stoffe non perde di vista la fede nel Signore e la carità verso i fratelli. Come disse Le Goff, infatti, vi è “Il tempo del mercante e il tempo della Chiesa”. A lui affidiamo davvero questa inaugurazione, certi che questo Museo è un auspicio di bene e ripartenza per il presente e il futuro dopo i mesi infausti e duri della pandemia».

Chi è Barbara Jatta, la prima donna direttore dei Musei Vaticani

 




Museo Diocesano, in diretta web e tv l’inaugurazione con l’arcivescovo Delpini e la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta

Fervono i preparativi nel nuovo Museo Diocesano di Cremona in vista dell’inaugurazione che si terrà nel pomeriggio di venerdì 12 novembre in Cattedrale con un momento che unirà spiritualità e arte. Un museo che intende attesta come l’evangelizzazione produca cultura e passa attraverso la bellezza. «Abbiamo realizzato un museo perché la chiesa non sia museo – ha commentato il vescovo Antonio Napolioni – per offrire alle comunità cristiane la possibilità di ammirare un’opera d’arte e diventare esse stesse opere d’arte e far sì che anche oggi l’intuizione cristiana generi linguaggi e forme espressive capaci di parlare a tutti».

 

L’INAUGURAZIONE

Ad aprire il pomeriggio, infatti, sarà alle 16 la celebrazione dei Primi Vespri della solennità di sant’Omobono, il patrono della città e della diocesi di Cremona. A presiedere la preghiera l’arcivescovo di Milano e metropolita di Lombardia, mons. Mario Delpini, affiancato naturalmente dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, e del vescovo emerito, mons. Dante Lafranconi. Un momento di spiritualità al termine del quale avverrà, sempre in Duomo, la presentazione del nuovo Museo con l’autorevole intervento dalla direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta (leggi la scheda biografica), che svilupperà il tema “Musei Vaticani, un viaggio fra storia, arte e fede”.

Seguirà quindi, all’ingresso del Museo, la benedizione da parte dell’arcivescovo Delpini, che visiterà quindi gli spazi museali insieme alle autorità invitate.

L’intero evento sarà trasmesso in diretta televisiva su Cremona1 (canale 80) e sui canali web diocesani (il nostro portale, la pagina facebook e il canale youtube uffciali).

Giunge così a compimento un ambizioso progetto capa di unire fede e cultura, realizzato all’interno del Palazzo vescovile di Cremona grazie all’essenziale contributo della Fondazione Arvedi Buschini, che ha voluto sposare con entusiasmo l’idea di un Museo Diocesano.

 

LE VISITE

Un vero scrigno di arte e fede che il territorio accoglie con entusiasmo, come dimostra il fatto che risultano ormai sold out le visite gratuite offerte per le giornate di sabato 13 e domenica 14 novembre, in coincidenza con la festa patronale di sant’Omobono e l’avvio in città della Festa del Torrone. Circa 1.500 persone hanno deciso si sfruttare questa straordinaria occasione.

La possibilità di visitare il museo, comunque, proseguiranno poi in modo ordinario da martedì 16 novembre. Il Museo Diocesano, infatti, sarà aperto ogni settimana dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18. Il biglietto d’ingresso è acquistabile al costo di 5 euro, ma c’è anche la possibilità di formule integrate per unire anche l’accesso al Torrazzo e al Battistero. Tre realtà che, insieme alla Cattedrale, formano oggi un vero e proprio Parco Culturale Ecclesiale. Possibile anche prenotare, su richiesta, visite guidate, anche per gruppi (info a breve su www.museidiocesicremona.it).

 

L’AREA ESPOSITIVA

Il Museo Diocesano è ospitato nel piano seminterrato del Palazzo vescovile di Cremona, luoghi di servizio del Palazzo vescovile rimasti a lungo inutilizzati, sono stati recuperati e riadattati alla funzione di sale espositive grazie al grande lavoro di progettazione, a cura dell’architetto Giorgio Palù dello studio Arkpabi (già vincitore del Compasso d’oro ADI nel 2015 per l’Auditorium del Museo del Violino di Cremona), che armonizza il rispetto per la storia e le forme originarie con elementi di design e tecnologie all’avanguardia per conservare al meglio le preziose opere. I lavori di ristrutturazione sono stati finanziati della Fondazione Arvedi Buschini ed eseguiti dall’impresa Immobiliare Raffaella in accordo con la Soprintendenza competente di Cremona, Lodi e Mantova.

In una location che unisce architettura storica e design contemporaneo, grazie al grande lavoro di recupero degli spazi, i capolavori dell’arte sacra, che giungono dalla Cattedrale e da numerose parrocchie del territorio, raccontano un territorio dalle profonde radici, dal ricco talento artistico e da una spiritualità che nei secoli ha costruito la comunità.

Gli ampi spazi, che si estendono su una superficie di oltre 1.400 metri quadrati, accolgono oltre 120 opere, suddivise in 12 sale, organizzate secondo un percorso non cronologico ma tematico:

  • le origini della Chiesa cremonese, dalla pietra di fondazione della Cattedrale a testimonianze degli insediamenti più antichi sul territorio;
  • l’iconografia della Vergine Maria che coinvolge l’Assunta, titolare della Cattedrale, e santuari del territorio, a partire da quello di Caravaggio, dedicato a Santa Maria del Fonte, patrona della diocesi insieme a sant’Omobono;
  • i crocifissi, con una collocazione speciale per la Grande Croce della Cattedrale;
  • i santi intercessori, locali e universali;
  • la sala del Tesoro dei Visconti di Pizzighettone;
  • la sala della Tavola di Sant’Agata.

Impreziosisce l’offerta del Museo Diocesano la collezione di arte sacra del cavalier Giovanni Arvedi e della moglie Luciana Buschini.

 

IL FUTURO AMPLIAMENTO

In cantiere intanto c’è già un ampliamento dello spazio espositivo. Il prossimo passo, infatti, sarà il restauro dei saloni di rappresentanza, della cappella privata del vescovo e dell’antico studio episcopale per ospitare la collezione degli arazzi e i corali miniati della Cattedrale. Un ulteriore tassello del polo culturale ecclesiale di Cremona che potrà essere realizzato grazie al contributo di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.




L’arcivescovo Delpini: «Laboriosi, generosi e lieti come sant’Omobono»

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«Voi, cristiani di Cremona, che cosa avete da dire alla gente di oggi e a questa terra?». È stata la domanda che l’arcivescovo di Milano e metropolita di Lombardia, mons. Mario Delpini, ha rivolto durante i Primi Vespri della solennità di sant’Omobono, il patrono della città e della diocesi di Cremona, che sono stati da significativo preludio alla presentazione e inaugurazione del nuovo Museo diocesano di Cremona.

A salutare monsignor Delpini, all’inizio della celebrazione, il vescovo Antonio Napolioni che ha voluto sottolineare che «la Chiesa di Cremona accoglie con gioia il suo arcivescovo», esprimendo anche la partecipazione di una comunità diocesana che intende camminare in piena comunione con le altre Chiese di Lombardia.

Accanto all’arcivescovo di Milano anche il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, e i canonici con il presidente del Capitolo, mons. Ruggero Zucchelli, e il rettore della Cattedrale, mons. Attilio Cibolini.

Tutta la città di Cremona era rappresentata, con le massime autorità civili e militari che non hanno fatto mancare la propria presenza, così come molti fedeli, tra i quali i rappresentati degli organismi di partecipazione diocesani. E naturalmente c’era la famiglia Arvedi, con il cavaliere Giovanni e la moglie Luciana, che hanno creduto e sostenuto il progetto del nuovo museo diocesano.

«Cristiani di Cremona, che cosa avete da dire alla vostra città? Quale contributo date perché l’umanità di questa terra sia abitata da una speranza?», sono state le domande con cui l’Arcivescovo ha aperto l’omelia. E ricordando la tradizione di impegno nella carità e nell’educazione, nell’assistenza agli anziani, nell’accompagnamento alla fede delle giovani generazioni, ha evidenziato tre parole d’ordine, con le quali «proporre uno stile di vita cristiana», valido per chi ha grandi responsabilità così come per i più piccoli. Quindi tre parole d’ordine, ispirate dall’apostolo Paolo, che descrivono lo stile dei cristiani: laboriosi, generosi e lieti.

Laboriosi perché «si trovano a proprio agio con la storia», «nel guadagnarsi il pane con le proprie mani, nel trasformare il mondo perché sia più amabile. Avvertono la responsabilità di mettere a frutto i talenti ricevuti». E ancora: «I cristiani sono laboriosi perché si appassionano alle imprese, sono fieri di dire che il bene che viene fatto è un bene che rimane nel tempo, che dà un volto alla città, al modo di produrre, di studiare, di curare chi ha bisogno di assistenza. Laboriosi perché è bello poter dire “non siamo gente che non ha combinato niente”, che dice che tocca sempre agli altri aggiustare le cose che vanno storte». «Laboriosi vuol dire far fatica – ha detto ancora – ma portare il peso della storia è cosa di cui andare fieri».

Laboriosi e generosi, perché «lavoriamo non solo per noi stessi, organizziamo le cose non per accumulare beni e patrimoni». E ancora: «Generosi perché sentiamo che la nostra laboriosità è un impegno a farci carico degli altri, anche delle istituzioni, anche di ciò che non ci rende niente. Non ci interessano il potere e il guadagno, portiamo fatiche con senso di appartenenza a una fraternità. Non amiamo l’elemosina (stiamo bene e diamo gli spiccioli a chi sta bene): no! Pratichiamo la solidarietà per fare il bene». Una generosità che nasce dall’appartenenza all’umanità che insegna a non passare oltre di fronte al povero della strada.

Laboriosi, generosi e lieti. Una letizia che le tribolazioni della vita, le fatiche del lavoro e i drammi del mondo non riescono a spegnere: «Desideriamo che questo mondo invecchiato e stanco trovi un motivo per cantare, per lodare Dio». E non è mancato un riferimento al patrono Omobono, «che interpreta in modo originale questi tratti caratteristici dello stile cristiano. Laboriosi, generosi e lieti».
«Tu chiesa di Cremona, che cos’hai da dire a questa terra? – ha concluso l’Arcivescovo – mi piace immaginare che non abbiamo da raccontare imprese gloriose, ma uno stile che pratichiamo tutti i giorni. Laboriosi, generosi e lieti».

La preghiera è stata animata con il canto da una selezione del Coro della Cattedrale con Michele Bolzoni come voce solista e guida dell’assemblea e all’organo il Marco Ruggeri.

 

Scarica il libretto del Primi Vespri di S. Omobono

 




Chi è Barbara Jatta, la prima donna direttore dei Musei Vaticani

Barbara Jatta – prima donna a ricoprire la carica di direttore dei Musei Vaticani – è l’ospite d’onore dell’inaugurazione del Museo Diocesano di Cremona: a lei, infatti, è stato affidato il compito di intervenire nella presentazione ufficiale nel pomeriggio di venerdì 12 novembre in Cattedrale con l’intervento dal titolo “Musei Vaticani, un viaggio fra storia, arte e fede”.

Nata il 6 ottobre 1962 a Roma, è figlia d’arte: la madre Maria Cristina è un’esperta di arte bizantina, iconografa e restauratrice di dipinti. Il nonno materno è Andrea Busiri Vici D’Arcevia, noto architetto, critico d’arte e collezionista romano, mentre sua nonna era la contessa russa Alexandra Olsoufiev.

Sposata con Fabio Midulla dal luglio del 1988, è madre di tre figli: Marco, Fabiola e Giorgio.

Nel 1986 si è laureata presso l’Università La Sapienza di Roma con una tesi in Storia del disegno, dell’incisione e della grafica. In seguito, sempre nel medesimo ateneo, si è specializzata in Storia dell’Arte. Ha svolto diversi tirocini formativi all’estero, dall’Inghilterra al Portogallo, passando per gli Stati Uniti d’America. Rientrata in Italia, dal 1981 al 1996 ha collaborato con l’Istituto nazionale per la grafica, con il ruolo di restauratrice di materiale grafico. In seguito è passata alla catalogazione dei fondi di disegni, incisioni, xilografie e litografie dell’Istituto. Dal 1994 al 2016 ha insegnato Storia delle tecniche e delle arti grafiche presso la facoltà di Lettere dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Responsabile del Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana dal 1996 al 2016, è stata anche membro delle sue commissioni Mostre, Accessioni, Acquisti, Editoria e Cataloga- zioni.

Dal 2018 è membro del Consiglio scientifico del Museo del Louvre. Dal 2019 è membro del Bizot Group, Consiglio che riunisce i direttori dei principali musei del mondo. Nel 2019 è stata insignita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia. Dal 2020 è membro dell’International advisory board del Museo dell’Ermitage. Nel 2020 è stata insignita dal Re di Svezia dell’Ordine della Stella Polare e nel 2021 ha ricevuto il titolo di officier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della cultura francese.

Dopo essere stata nominata, il 15 giugno 2016, vicedirettore dei Musei Vaticani, dal 1° gennaio 2017 è stata chiamata da Papa Francesco a guidare le collezioni pontificie nel ruolo di direttore dei Musei Vaticani.




Il vescovo tra le nuove sale del nuovo Museo: «Uno scrigno di bellezza che racconta fede, devozione e cultura di tutto il territorio»

«Non una cassaforte di cose preziose del vescovo, ma una sorta di ulteriore Cattedrale». In questo modo il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, guarda al nuovo Museo diocesano di Cremona. Una realtà che è occasione preziosa per tutti coloro che potranno e vorranno visitare la città di Cremona e ammirare questo ulteriore tassello del patrimonio artistico e di fede.

Si arriva a inaugurare il museo partendo da «un desiderio antico della nostra comunità ecclesiale – sottolinea il vescovo di Cremona –. In particolare dei miei predecessori, dei sacerdoti, degli intellettuali, del popolo. Se ne è fatto interprete il vescovo Lafranconi con la collaborazione dell’allora direttore dell’ufficio pastorale per i Beni culturali ecclesiastici, monsignor Achille Bonazzi, e con l’intervento decisivo della Fondazione Arvedi Buschini». «La passione del cavalier Giovanni Arvedi – ricorda ancora monsignor Napolioni – si è manifestata subito nell’intuire che proprio i sotterranei del Palazzo vescovile sarebbero potuti diventare uno scrigno di bellezza. Si è trattato di una sfida impegnativa, ma non ci siamo arresi davanti ai tanti problemi che andavano risolti e, anche grazie all’aiuto della Soprintendenza, siamo arrivati a questo bellissimo risultato che ora diventa non la cassaforte delle cose preziose del vescovo, ma una sorta di ulteriore Cattedrale. La Cattedrale è la chiesa madre di tutta la diocesi ed è bello che qui ci siano tracce della devozione, della fede e della cultura di tutto il territorio diocesano. Chi passerà da qui, dunque, potrà scoprire i frutti della fede, che sono certamente anche le opere di carità e generosità dei credenti, ma anche questo amore che diventa bellezza, che diventa colore, che diventa forma, che diventa narrazione del Vangelo e della storia sacra come qualcosa che in ogni tempo parla agli uomini e alle donne». «Io spero e credo – afferma ancora il vescovo di Cremona – che tutto questo parlerà molto anche ai giovani, a coloro che verranno da lontano e scopriranno che questa terra fruttuosa dal punto di vista agricolo è anche fruttuosa e feconda dal punto di vista spirituale».

«Arrivando a Cremona – ricorda il vescovo Antonio Napolioni – mi ero chiesto a che cosa sarebbe potuto servire il Palazzo vescovile: non certo come abitazione di un vescovo del terzo millennio, che non ha bisogno di saloni di rappresentanza o di sprecare spazi che potrebbero essere messi a disposizione delle esigenze della gente. Non potendo realizzare nulla di abitativo ho pensato di fare un polo culturale ricco, a disposizione delle scuole».

In cantiere intanto c’è già un ampliamento dello spazio espositivo. Il prossimo passo, infatti, sarà il restauro dei saloni di rappresentanza, della cappella privata del vescovo e dell’antico studio episcopale per ospitare la collezione degli arazzi, i corali miniati della Cattedrale. Un ulteriore tassello del polo culturale ecclesiale di Cremona che potrà essere realizzato grazie al contributo di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.

«Un museo come questo – conclude il vescovo – attesta che l’evangelizzazione produce cultura e passa attraverso la bellezza. Abbiamo realizzato un museo perché la chiesa non sia museo, per offrire alle comunità cristiane la possibilità di ammirare un’opera d’arte e diventare esse stesse opere d’arte e far sì che anche oggi l’intuizione cristiana generi linguaggi e forme espressive capaci di parlare a tutti».

 

Museo diocesano: primo giorno sold out. Visite gratuite prorogate anche per il 14 novembre




Museo diocesano: primo giorno sold out. Visite gratuite prorogate anche per il 14 novembre

 

UN WEEKEND DI VISITE GRATUITE

Ancora prima della sua inaugurazione, il nuovo Museo Diocesano di Cremona piace. Lo testimonia il fatto che risultano già sold out le visite gratuite offerte per l’intera giornata di sabato 13 novembre nel primo giorno di apertura, scelto in occasione della festa patronale di sant’Omobono. La risposta entusiastica del pubblico è stata accolta con soddisfazione dalla Diocesi di Cremona che ha così deciso, in collaborazione con la Festa del Torrone, di prolungare anche a domenica 14 novembre la possibilità di accedere gratuitamente al Museo previa prenotazione da effettuare sul sito internet www.museidiocesicremona.it/museodiocesano o telefonando al 328-8886784 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18).

 

LA PRESENTAZIONE IN CATTEDRALE

Il Museo Diocesano di Cremona, realizzato all’interno del Palazzo vescovile grazie alla collaborazione tra la Diocesi di Cremona e la Fondazione Arvedi Buschini, sarà presentato ufficialmente nel pomeriggio di venerdì 12 novembre in Cattedrale in un pomeriggio di grande significato di fede e cultura insieme. Si inizierà alle ore 16 con la celebrazione dei Primi Vespri della solennità patronale di sant’Omobono, presieduti dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini, alla presenza del vescovo di Cremona Antonio Napolioni, dell’emerito Dante Lafranconi e del Capitolo della Cattedrale. Al termine della preghiera, sempre all’interno del Duomo, vi sarà la presentazione del nuovo Museo con gli interventi delle autorità e l’autorevole contributo offerto dalla direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta (leggi la scheda biografica).

L’intero evento sarà trasmesso in diretta televisiva su Cremona1 e sui canali web diocesani.

 

IL PROGETTO DEL NUOVO MUSEO

In una location che unisce architettura storica e design contemporaneo, grazie al grande lavoro di recupero degli spazi, i capolavori dell’arte sacra, che giungono dalla Cattedrale e da numerose parrocchie del territorio, raccontano un territorio dalle profonde radici, dal ricco talento artistico e da una spiritualità che nei secoli ha costruito la comunità. Un Museo che non vuole essere “sulla diocesi”, ma “della diocesi”: della sua storia, della sua tradizione di fede e del suo territorio. Un luogo di conoscenza, ma soprattutto di incontro e di pastorale.

Il Museo Diocesano andrà a completare un vero e proprio Parco Culturale Ecclesiale con al suo centro la Cattedrale di Santa Maria Assunta e comprendente anche il Battistero e il Museo Verticale del Torrazzo che, dall’inaugurazione del novembre 2018, ha già fatto registrare un significativo aumento delle visite e un crescente interesse dei visitatori.

Sarà però affidato in particolare al Museo Diocesano – come ha scritto il vescovo Antonio Napolioni in una lettera indirizzata ai parroci – il compito «di presentare l’identità religiosa del territorio che costituisce la Chiesa di Cremona».

 

LA SEDE NEL PALAZZO VESCOVILE

Il Museo Diocesano è ospitato nel piano seminterrato del Palazzo vescovile di Cremona, a pochi passi dalla Cattedrale e dal Torrazzo, che dominano la piazza centrale della città, una delle più suggestive d’Italia.

Gli ampi spazi, che si estendono su una superficie di oltre 1.400 metri quadrati, luoghi di servizio del Palazzo vescovile rimasti a lungo inutilizzati, sono stati recuperati e riadattati alla funzione di sale espositive grazie al grande lavoro di progettazione, a cura dell’architetto Giorgio Palù dello studio Arkpabi (già vincitore del Compasso d’oro ADI nel 2015 per l’Auditorium del Museo del Violino di Cremona), che armonizza il rispetto per la storia e le forme originarie con elementi di design e tecnologie all’avanguardia per conservare al meglio le preziose opere. I lavori di ristrutturazione sono stati finanziati della Fondazione Arvedi Buschini ed eseguiti dall’impresa Immobiliare Raffaella in accordo con la Soprintendenza competente di Cremona, Lodi e Mantova.

 

LE OPERE

Le oltre 120 opere che compongono il percorso espositivo sono suddivise in 12 sale, organizzate secondo un percorso non cronologico ma tematico:

  • le origini della Chiesa cremonese, dalla pietra di fondazione della Cattedrale a testimonianze degli insediamenti più antichi sul territorio;
  • l’iconografia della Vergine Maria che coinvolge l’Assunta, titolare della Cattedrale, e santuari del territorio, a partire da quello di Caravaggio, dedicato a Santa Maria del Fonte, patrona della diocesi insieme a sant’Omobono;
  • i crocifissi, con una collocazione speciale per la Grande Croce della Cattedrale;
  • i santi intercessori, locali e universali;
  • la sala del Tesoro dei Visconti di Pizzighettone;
  • la sala della Tavola di Sant’Agata.

Impreziosisce l’offerta del Museo Diocesano la collezione di arte sacra del cavalier Giovanni Arvedi e della moglie Luciana Buschini.

 




Il Museo Diocesano tra i progetti emblematici selezionati da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia per la provincia di Cremona

Sono stati presentati nel pomeriggio di giovedì 21 ottobre presso la Sala Maffei della Camera di Commercio di Cremona i Progetti Emblematici 2021 selezionati nei mesi scorsi da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia per la provincia di Cremona, iniziative – tra queste anche una che interessa il Museo diocesano di Cremona – di altissimo valore sociale alle quali sono destinati complessivamente 8 milioni di euro, 5 milioni di euro messi a disposizione da Fondazione Cariplo, altri 3 milioni da Regione Lombardia. Anche il vescovo Antonio Napolioni ha preso parte alla presentazione rivolgendo un suo personale saluto ai presenti.

Insieme alle principali autorità del territorio, Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo e (in video conferenza) Davide Carlo Caparini, assessore al Bilancio e Finanza di Regione Lombardia, hanno presenziato a un incontro aperto alla comunità per raccontare i progetti selezionati che, attraverso un processo di progettazione e sperimentazione, mirano a un concreto cambiamento del benessere della comunità. In questo senso, gli interventi emblematici rispondono ai requisiti di esemplarità per il territorio e di sussidiarietà di intervento.

Ogni anno Fondazione Cariplo destina a tre territori provinciali la somma 5 milioni di euro per il sostegno di iniziative che hanno le caratteristiche di Interventi Emblematici. Regione Lombardia, a sua volta, attiva risorse con lo stesso fine. Fondamentale il supporto della Fondazione comunitaria, antenna dei bisogni del territorio, in grado di garantire un aiuto nella selezione dei progetti maggiormente rispondenti alle necessità locali.

Tra i progetti premiati anche  il “completamento del Museo Diocesano e per la realizzazione del Polo museale/Parco culturale della Diocesi di Cremona”, che riceverà un contributo di 1 milione di euro per rendere migliorare la fruibilità del Palazzo Vescovile da parte dei visitatori e renderlo un luogo di cultura e conoscenza, di memoria storica e di valorizzazione delle radici spirituali della collettività.

L’ampliamento riguarderà il piano nobile degli spazi museali con l’allestimento di nuove sezioni per le esposizioni permanenti. Saranno interessati la galleria dei vescovi, la sala ovale, la cappella privata del vescovo e la sala Bolognini. In queste aree saranno esposti gli arazzi della Cattedrale e sarà allestita una parte dedicata a didattica e conferenze. Una parte della superficie sarà inoltre destinata a locali di deposito delle opere provenienti dal territorio. L’intero progetto richiederà un investimento di poco inferiore al milione e mezzo di euro, 500.000 saranno finanziati da fondazione Cariplo, 500.000 dalla regione Lombardia e il resto sarà a carico della diocesi. 

All’incontro ha preso parte anche don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici.

Questi gli altri progetti illustrati:

• Associazione Atletica Interflumina di Casalmaggiore: progetto “Sport inclusione a Cascina Santa Maria dell’Argine”, contributo di 1 milione di euro per il recupero della cascina da adibire ad agri-ostello per promuovere iniziative di educazione motoria e allo sport inclusive ed un turismo responsabile.

• Comune di Cremona: progetto “Casa Grasselli – Il Palazzo della musica: poli e proposte culturali per una Città creativa”, contributo di 1,5 milioni di euro per creare un polo di produzione culturale, musicale ed artistica, con aumento dell’offerta formativa e attrazione di talenti, consolidamento della formazione musicale cittadina a più livelli, coordinamento con il Museo del Violino.

• Associazione Occhi Azzurri di Cremona: progetto “CR2” contributo di un milione di euro per la realizzazione di un centro riabilitativo innovativo e sperimentale (medico-riabilitativo, socio-educativo e culturale).

• Comune di Crema: progetto “EX.O. Hub dell’Innovazione Ex Olivetti”, contributo di un milione di euro per il rilancio del sito ex Olivetti quale centro universitario di alta formazione e ricerca a valenza internazionale.

• Istituto Ospedaliero di Sospiro onlus: progetto “Centro Nazionale per il trattamento delle Psicopatologie nell’Autismo e nelle Disabilità Intellettive”, contributo di 1,5 milioni di euro per l’assistenza a persone sia in età evolutiva che adulte.

• Consorzio di Bonifica Dugali Naviglio Adda Serio: progetto “Adda e Serio, un territorio da scoprire con Brezza”, contributo di 1 milione di euro per rafforzare i collegamenti del sistema di mobilità dolce, in unione con la navigabilità dell’Adda, in modo da creare una rete capillare di fruizione sostenibile.

 

“Attraverso i progetti Emblematici Maggiori la Fondazione Cariplo vuole offrire un’occasione concreta di promozione delle comunità, stimolando la collaborazione tra soggetti e individuando progetti di ampio respiro che possano interpretare le esigenze e le vocazioni del territorio di Cremona. I progetti selezionati dalla Fondazione agiscono nel campo dell’inclusione sociale, della ricerca, dell’arte e della cultura, delle nuove forme di partecipazione culturale e della sostenibilità ambientale.  L’importante dotazione di risorse dei progetti emblematici deve sempre essere investita con l’obiettivo di creare opportunità e valore in modo duraturo per il futuro delle persone e dei territori”, ha detto Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo.

“Regione Lombardia – ha spiegato Davide Caparini, Assessore regionale al Bilancio e Finanza – rivolge da sempre la massima attenzione allo sviluppo economico e sociale dei territori. Il Presidente Attilio Fontana con tutta la giunta ha preso l’impegno con i cittadini fin dall’elezione di valorizzare il patrimonio complessivo di tutte le province lombarde. La nostra azione è concentrata nell’offerta di vere opportunità nei principali ambiti della società lombarda, quali infrastrutture, cultura, turismo e nell’insieme lo sviluppo economico e sociale della Lombardia. I nostri obiettivi trovano perfetta espressione nell’importante e per molti versi preziosa collaborazione con Fondazione Cariplo, che si è concretizzata nei “Progetti Emblematici”. Oggi, parliamo di Cremona e della sua provincia, straordinario patrimonio della Lombardia che sarà ulteriormente valorizzato e fatto conoscere con i progetti che verranno realizzati grazie anche ai finanziamenti assegnati dalla Giunta Fontana. Guardando al futuro – conclude l’assessore Caparini – confermo il massimo impegno da parte di Regione a portare avanti progetti ed interventi come questi per rendere la Lombardia ancor più attrattiva e competitiva a livello internazionale”.

Franco Verdi, membro Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo, rappresentante del territorio di Cremona: “Siamo convinti del fatto che queste iniziative avranno delle ricadute di alto livello dal punto di vista progettuale; ancora una volta il territorio di Cremona ha saputo esprimere idee concrete che toccano i diversi ambiti di intervento di Fondazione Cariplo. Lo ha fatto con proposte che premiano diversi luoghi del nostro territorio, così da agire in più parti e portare azioni e risorse distribuite a livello geografico”.

Cesare Macconi, presidente della Fondazione Comunitarie di Cremona: “A nome della Fondazione comunitaria della provincia di Cremona esprimo il mio plauso per la capacità progettuale espressa dalle proposte; siamo particolarmente soddisfatti per il risultato dell’assegnazione dei fondi ai progetti emblematici cremonesi: i progetti interessano tutto il territorio della Provincia e sono incardinati su tutti gli ambiti di intervento proposti sia da Fondazione Cariplo che dalla Fondazione Comunitaria: un’attenzione particolare è mostrata verso la cultura, il recupero di beni storici, l’accompagnamento della fragilità , la salvaguardia dei beni ambientali”.

Paolo Mirko Signoroni, Presidente Provincia Cremona: “Gli interventi che abbiamo vagliato ed approvato sono caratterizzati da un alto grado di complessità dando risposte a questioni specifiche di un territorio, con interventi volti all’innovazione nelle varie sfere dell’agire umano in differenti settori: sociale, culturale, scientifico, economico ed ambientale. Tanti i progetti presentati ed ognuno con specificità meritevoli: questo testimonia un forte dinamismo progettuale locale, che ha evidenziato come attenzione al sociale ed all’economia vadano di pari passo, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile globale, così come la stessa Agenda 2030 ci chiede. Questi finanziamenti sono un volàno che rilanciano la strategicità territoriale, rafforzando l’inclusione ed accrescendo il valore economico e la ricerca della nostra provincia, al servizio delle future generazioni”.

Una tappa importante per il territorio cremonese che potrà avvalersi di sette progetti caratterizzati da un alto grado di complessità organizzativa, strutturale ed economica, capaci di affrontare problemi specifici di un territorio, sperimentando politiche innovative in campo sociale, culturale, ambientale, scientifico ed economico.