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Missio Connessi, Chiara Gallarini e la sua esperienza di volontaria all’estero

«Avere l’occasione di mettersi a servizio dell’altro è un dono prezioso». È questo, in sintesi, il cuore della riflessione emersa dall’intervista con Chiara Gallarini, giovane laica di Castelleone. Intervistata da don Maurizio Ghilardi, incaricato per la pastorale missionaria della diocesi di Cremona, la giovane ha raccontato la propria esperienza missionaria, vissuta tra il 2013 e il 2019 in modalità differenti, nell’ultima puntata della rubrica MissioConnessi.

«Premetto di non avere competenze particolari in fatto di missione – ha specificato Gallarini – ma un semplice passato da ragazza d’oratorio che, successivamente, si è formata con il percorso di studi in Scienze Religiose».

Ed è stato proprio questo background a far nascere in lei il desiderio di partire con Caritas Ambrosiana.Tra il 2013 e il 2017 le prime brevi esperienze in Sud America, prima, e in Serbia poi. Infine il Kenya, paese in cui la giovane ha prestato servizio per ben due anni: «Sono partita per il servizio civile, ma poi mi sono fermata per un altro anno come collaboratrice della commissione per il dialogo interreligioso».

Chiara Gallarini parla di un’esperienza missionaria che l’ha aiutata a comprendere maggiormente i concetti di “mondo” e “Chiesa”. «Se fino a qualche anni fa – ha raccontato –  immaginava i paesi non occidentali come dei piccoli villaggi, oggi posso dire di aver conosciuto una realtà decisamente diversa, fatta di grandi città, ma anche di grandi povertà». Dall’altra parte, però, non manca nella testimonianza della giovane, una riflessione sulla Chiesa, la quale «è davvero presente in tutto il mondo come una madre accogliente».

L’amore di Chiara Gallarini per la missione, sbocciato nelle prime brevi esperienze, è dunque giunto a maturazione durante la permanenza in Kenya, durante la quale, «confrontandomi con i problemi e le fatiche che i nostri fratelli africani devono affrontare, mi sono fatta un’idea di cosa possa dare un missionario: non necessariamente l’aiuto risolutivo, ma una presenza che accompagna e affianca nel quotidiano».

 

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MissioConnessi guarda alla California e al Messico con suor Lucia Pavesi

Suor Lucia Pavesi, originaria della diocesi di Crema, è l’ospite della nuova puntata di MissioConnessi. Entrata a far parte del Noviziato Canossiano per le missioni estere, la religiosa ha svolto il proprio servizio in California, per sei anni, e in Messico – a Chihuahua – per altri sedici.

Intervistata da don Maurizio Ghilardi, incaricato per la pastorale missionaria della diocesi di Cremona, suor Lucia Pavesi ha raccontato la propria esperienza missionaria, evidenziando come «sia in California che in Messico ho incontrato persone molto accoglienti. Certo, spostarsi dagli Stati Uniti all’America Centrale è stato come passare dal giorno alla notte, soprattutto per quanto riguarda il discorso del benessere economico».

Eppure, quello di suor Lucia Pavesi è un racconto molto legato all’esperienza vissuta in Messico: «Ancora oggi il mio cuore vibra molto in sintonia con il Messico. Lì ho trovato una grande ricchezza umana e di fede, una Chiesa in cui il laicato è molto forte. I fedeli sono realmente spronati ad approfondire, a conoscere, a mettersi in gioco».

Provando a sintetizzare ciò che ha maggiormente raccolto durante gli anni trascorso in Missione, la religiosa ha sottolineato come «accoglienza e gratitudine sono parole chiave della mia esperienza missionaria: l’ho imparato dalle persone che ho incontrato. Chiaramente è faticoso mettere in pratica queste attenzioni, ma Papa Francesco, con la sua Fratres Omnes, ci viene incontro proponendoci un cammino di conversione».

Ancora una volta, dunque, MissioConnessi si dimostra un’occasione utile per aprire una finestra sul mondo ed imparare a conoscere meglio le tante realtà di Chiesa presenti nel mondo.




Padre Gigi Maccalli: «Le ultime parole che ho detto al mio carceriere…» (ASCOLTA IL PODCAST)

Nella seconda puntata di MissioConnessi don Maurizio Ghilardi incontra padre Gigi Maccalli, il missionario cremasco della Società delle Missioni Africane liberato nelle scorse settimane dopo oltre due anni prigionia. Padre Maccalli era stato rapito in Niger al confine col Burkina Faso, nella notte tra il 17 e il 18 settembre del 2018, da miliziani jihadisti.

Prima del rapimento prestava la sua opera nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey, dove, nella lingua locale, il suo nome significa “Dio fa unità”.

Nel dialogo con don Ghilardi, padre Maccalli parla della sua esperienza e della missione, anche nella prospettiva dell’ultima enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”: «Anche se sembra che il mondo vada in altre direzioni io sono sempre stato profondamente convinto che siamo tutti figli dello stesso Padre. Proprio il giorno della mia liberazione – ha raccontato – al mio principale sorvegliante che mi accompagnava verso il rilascio ho detto come ultima parola: “Che Dio ti aiuti a capire un giorno che siamo tutti fratelli”… Lui ha risposto che i suoi fratelli sono sono musulmani, ma ho gettato il seme della fraternità, quando Dio vorrà lo farà crescere. Questa è la nostra missione: testimoniare che siamo tutti fratelli. È l’impegno che Gesù ci ha lasciato quando ci ha insegnato il Padre Nostro».

Prima di salutare l’invito «a pregare per gli altri ostaggi che ancora sono in mano dei loro rapitori nel Sael, persone che sono lì da 4 o 5 anni. Il sostegno della preghiera, come ho sperimentato per me, può essere un aiuto grande»

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