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Forlani (Fondazione Meeting): “Sostenibilità, sussidiarietà e solidarietà per far ripartire l’Italia”

“Il coraggio di dire ‘io’”: è questo il tema della prossima edizione (la 42ma) che si svolgerà dal 20 al 25 agosto 2021 a Rimini. Il tema è stato reso noto oggi a chiusura della kermesse riminese 2020 (Palacongressi), “Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime”, i cui tratti distintivi, si legge in un comunicato finale, sono stati: “Condividere le ragioni di una speranza capace di affrontare le sfide che ci aspettano e costruire il futuro avendo a cuore le attese delle giovani generazioni”. E se le regole anti-Covid hanno consentito solo a un numero limitato di persone di partecipare ad alcuni incontri, “i contenuti resi accessibili sulle piattaforme digitali del Meeting e dei media partner hanno registrato – afferma il comunicato – ad oggi più di un milione di accessi con visualizzazioni on demand in continua crescita e sempre a disposizione di tutti”.

“Questo Meeting – conclude la nota – ha dimostrato che ognuno di noi, l’Italia stessa, può ripartire positivamente, pur nel rispetto integrale delle regole che la circostanza Covid ci impone”.

Emmanuele Forlani

Con Emmanuele Forlani, direttore della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, abbiamo tracciato un bilancio di questa edizione 2020.

Direttore, partiamo subito dalla fine: il tema del prossimo anno è “Il coraggio di dire ‘io’”. Che Meeting sarà quello del 2021?
Sarà un Meeting in continuità con tutti gli altri. Siamo convinti che la crescita del Meeting abbia a che fare con tante tappe. Il Meeting non è mai andato dietro all’argomento del giorno, al tema che ‘va per la maggiore’, ma ha sempre avuto l’idea di offrire uno spunto di riflessione su un cammino. Il meeting 2021 sarà un nuovo passo in avanti.

Invece, che Meeting è stato questo appena concluso? Il Covid non lo ha fermato…
Siamo felici di averlo fatto perché non era scontato che ciò avvenisse, almeno nelle forme abituali. Avevamo il desiderio di dare un segnale sul fatto che è possibile ricostruire e ripartire, mostrare che esiste una ‘Speranza’ che non delude. Abbiamo offerto il nostro piccolo contributo alla ripartenza. Il Meeting ha mantenuto la sua identità e il suo desiderio di far incontrare testimoni, di imparare cose nuove. Il messaggio è: si può guardare al domani con la certezza che esiste ‘un bene per me’.

C’è chi lo ha definito un Meeting ‘light’, chi un Meeting ‘blended’. Cosa vi ha stupito, ‘meravigliato’ di più, tanto per restare al tema 2020, di questa edizione?
Siano stupefatti e sorpresi da ciò che è accaduto: basti ricordare erano collegate al Meeting oltre 125 città di tutto il mondo, 100 solo in Italia, che hanno vissuto con noi e come noi questa esperienza. Le restrizioni imposte dal Covid, paradossalmente, hanno favorito l’ingegno, la creatività e la diffusione capillare dell’evento. Qualcosa di impensabile fino a due mesi fa, difficilmente programmabile. Siamo rimasti meravigliati dalle migliaia di partecipanti al Meeting: circa diecimila persone hanno varcato la soglia del Palacongressi in questi giorni. Abbiamo registrato

più di un milione di accessi con visualizzazioni in diretta e on demand

in continua crescita per seguire incontri, mostre e spettacoli. E si potrà continuare a farlo perché questa edizione è talmente speciale che non ha limiti di tempo e di spazio. Si tratta di contatti e visualizzazioni che, nei numeri, ci riportano alle presenze nei vari padiglioni delle edizioni scorse. Eravamo persuasi che il fenomeno on demand – diventato molto familiare dopo il Covid – sarebbe andato molto bene, ma non immaginavamo un successo così grande.

Meeting Rimini 2020

Una così alta presenza anche ‘a distanza’ può essere letta come un segno di maturità da parte del popolo del Meeting?
Una maturità legata ad un’appartenenza al Meeting. Tutti i volontari che sono stati impegnati nell’organizzazione, dentro e fuori Rimini, nelle piazze, si sentono parte di questo. Ne fanno parte a tutti gli effetti tanto che coinvolgono anche i loro amici che a loro volta stanno diventando dei testimoni del Meeting. Un fenomeno diffuso e che ha in figure come Luciano Violante, tanto per citarne una, amici incontrati per strada ai quali siamo molto grati. Per diventare amici del Meeting non si chiede la tessera di un movimento ma solo voglia di dialogare. Certamente il cuore del Meeting batte all’interno dell’esperienza di Comunione e Liberazione.

Quali sono i principali temi emersi dal Palacongressi?
Speranza, fiducia, cura, ricostruzione, sussidiarietà sono temi che ciascuno di noi affronta e che abbiamo voluto declinare negli incontri in programma a partire dalla presenza di Mario Draghi che avevamo invitato al Meeting ben prima del Covid. L’intervento dell’ex presidente della Bce ha in qualche modo raccolto queste parole chiave e fatto da sfondo al Meeting. Il suo intervento ha illustrato un metodo: ci si può occupare della ricostruzione non solo individuando il progetto migliore ma anche la strada migliore per farlo. Poter lavorare insieme per il bene comune è l’indicazione emersa con forza da questa edizione legata alla storia e alla vita stessa del Meeting.

La cifra del Meeting resta sempre quella del dialogo: anche quest’anno tanti ospiti con opinioni spesso divergenti, apparentemente inconciliabili.
Certamente. Si può arrivare a parlare di dialogo anche con persone che, normalmente, difficilmente riescono a farlo. Lo abbiamo visto in questo Meeting con presidenti di Regione, con politici ed esperti di settore. Meeting significa anche modalità, incontro, relazione. Gli ospiti che vengono da noi sanno di arrivare in una piazza che non solo non è ostile ma che ha davvero il desiderio di individuare i punti in comune su cui ricostruire. Chi partecipa al Meeting sa che non viene a parlare alla sua tifoseria. Non abbiamo nulla da difendere ma una ricerca di punti in comune.

Prima parlava di ricostruzione: c’è una ricetta per la ricostruzione del Paese, per il futuro dell’Italia, che emerge da questa edizione 2020?
Sostenibilità, sussidiarietà e solidarietà sono, diciamo così, gli ingredienti di questa ricetta. Tutti e tre hanno un filo comune che li lega: l’uomo. Poter evidenziare il livello di consapevolezza che ciascuno di noi ha nel rapporto con la realtà ha a che fare con l’educazione del soggetto, con il modo di porsi nei confronti dell’ambiente, di se stesso e degli altri, e nel modo di costruire. Sostenibilità, sussidiarietà e solidarietà sono i tratti dominanti delle testimonianze che abbiamo ascoltato.

Cosa recuperare di questa inedita esperienza per ‘rigettarla’ nel cammino quarantennale del Meeting?
Su alcuni punti siamo convinti che non si torna indietro perché sono patrimonio della quotidianità di tutti. Penso alle tecnologie che hanno fatto un balzo in avanti significativo nel giro di pochissimi mesi, alle professionalità di chi lavora al Meeting che, da questo punto di vista, sono cresciute enormemente in questi mesi e di cui dobbiamo fare tesoro anche in vista delle prossime edizioni. Da recuperare e valorizzare ulteriormente è la capillarità, anche all’estero e in luoghi che difficilmente potrebbero raggiungere la location di Rimini, che garantirà una presenza senza confini.




Il Meeting anche a Cremona, Mirri: «Mai come in questo momento abbiamo bisogno di ripensare il nostro domani a partire dall’oggi»

«Sarebbe stato impensabile, fino a poco fa, immaginare di poterci ritrovare per il Meeting. Eppure siamo qui, collegati da oltre centoventi piazze. Ecco un segno di speranza vivo, tangibile». Con queste parole Juliàn Carròn ha aperto il proprio intervento al Meeting di Rimini nella serata di giovedì 20 agosto. L’evento, trasmesso in diretta, è stato seguito anche da Cremona. Il movimento di Comunione e Liberazione, infatti, si è attivato per rendere possibile il collegamento, e, grazie anche alla disponibilità di don Antonio Bandirali, parroco di S. Pietro al Po, ha potuto concretizzare il progetto.

«La speranza ha bisogno di una ragione, di un appoggio» ha spiegato Carròn «per resistere davanti alle sfide. Ed è proprio nel momento della prova che ciascuno si deve chiedere quale sia il proprio punto fermo. Perché se questo dovesse vacillare, non ci sarebbero alternative alla passività: bisognerebbe semplicemente aspettare che la situazione difficile passi». E proprio su questa lunghezza d’onda si è mosso, per tutto il suo intervento, il presidente della fraternità di Comunione e Liberazione, tentando di dare una lettura profondamente spirituale ed umana dei temi della fatica e della speranza.

Alle parole di don Carròn hanno fatto eco quelle di Paolo Mirri, responsabile diocesano di CL: «Per una settimana abbiamo scelto di dare la possibilità a tutti, qui in diocesi, di seguire gli interventi del Meeting, di incontrarsi e di riflettere, perché mai come in questo momento abbiamo bisogno di ripensare il nostro domani a partire dall’oggi, da ciò che la realtà pone di fronte ai nostri occhi». L’iniziativa, in effetti, ha riscosso un discreto successo: «Ogni sera, più di cinquanta persone hanno scelto di partecipare» ha proseguito Mirri, precisando però che «non sono i numeri a doverci interessare, ma le riflessioni che incontri di questo tipo possono suscitare. In noi ci sono domande le quali chiedono risposte, risposte che ciascuno di noi è chiamato a formulare a partire anche dal proprio vissuto, riletto però alla luce di Cristo». L’esperienza della pandemia, dunque, non ha fermato il desiderio di guardare al futuro. Il presidente di CL, infatti, ha ribadito più volte l’importanza di «confidare in Cristo anche quando il presente sembra insormontabile. È Lui la fonte della speranza, e la prova non è altro che l’occasione per verificare quanto sia radicata la nostra fiducia nel Signore».

L’intervento di Carròn è stato seguito da migliaia di persone, sparse per l’Italia e per il mondo. Proprio come a Cremona dove, insieme ai numerosi presenti, hanno partecipato alla serata anche il vescovo Antonio Napolioni e il sindaco Gianluca Galimberti. Entrambi hanno voluto sottolineare, a modo loro, l’importanza di serate come questa.

Monsignor Napolioni, prima di impartire la benedizione, ha ricordato la «generatività che momenti di formazione e di crescita spirituale come quello condiviso in questa serata possono portare a tutti i presenti: sono espressione di una Chiesa che è desiderosa di ascolto e di confronto. E questo fa un gran bene a tutti».

Galimberti invece ha voluto mettere in luce le ricadute positive che iniziative come quella del Meeting di Rimini hanno sulla società, «risvegliandone il desiderio di guardare al futuro con gli occhi della speranza. Anche in una città segnata dal dolore come la nostra – ha detto il sindaco – è importante saper cogliere, nelle fatiche che abbiamo affrontato insieme, i doni e la bellezza che l’incontro con gli altri ci possono offrire».

Le iniziative del Meeting, dunque, non solo non si sono fermate a causa della pandemia, ma sono state estese oltre i confini tradizionali. Cremona ne è un piacevole esempio. E si prosegue ancora sino a domenica: appuntamento sempre nel salone del Refettorio della parrocchia di San Pietro al Po di  di via Cesari 18 (scarica il programma).

Parlare di speranza, in questo tempo, potrebbe sembrare anacronistico, eppure la tematica ha portato decine di persone a volersi incontrare e confrontare. Questo è un segnale forte: il desiderio di ripartire c’è.




Le bellezze artistiche e architettoniche di Cremona protagoniste al Meeting di Rimini

Le bellezze artistiche e architettoniche delle chiese di Cremona sono state protagoniste al Meeting di Rimini grazie al video presentato dal IMF International Musical Friendship, sinonimo di quasi 30 anni di musica e amicizia in Europa attraverso un’orchestra composta da oltre 100 giovani musicisti provenienti da Germania, Polonia, Russia, Lettonia, Svizzera, Austria e Italia. Lo ha sottolineato anche il titolo del webinar proposto al Meeting – “Imf, una storia di meraviglia. 28 anni di musica e amicizia in Europa” – condotto da Markus Lentz e dal cremonese Giovanni Grandi, rispettivamente presidente e coordinatore di International Music Friendship.

L’evento è stato trasmesso sui canali della kermesse di Comunione e Liberazione giovedì 20 e venerdì 21 agosto. Nell’occasione sono stati presentati i risultati di studio e approfondimento e in anteprima i video realizzati dall’azienda cremonese Pro Cremona in collaborazione con la Diocesi e il mensile online “Riflessi Magazine” nelle chiese cittadine di San Pietro al Po, San Girolamo, oltre che nel chiostro di Sant’Abbondio, in Battistero e nel cimitero dei Canonici in Cattedrale con alcuni dei membri dell’orchestra giovanile, tra cui i fratelli Martino e Marco Mauro Moruzzi, che hanno mosso i primi passi internazionali proprio in IMF.

In particolare il quintetto dell’IMF Orchestrakademie ha eseguito il Clarinet Quintet di Mozart nelle suggestive location della città: un omaggio in musica – come ha spiegato il coordinatore Giovanni Grandi – «alla storia dell’IMF e alla città di Cremona, che è diventata una casa dell’orchestra giovanile anche grazie ai numerosi concerti ospitati dalla città di Monteverdi, Stradivari e Ponchielli».

https://www.facebook.com/riflessimagazine/videos/321388432549580/

Scopri tutte le clip sul canale YouTube di IMF




Gli eventi del Meeting 2020 trasmessi a Cremona

L’edizione numero 41 del Meeting di Rimini avrà un’eco anche a Cremona. Dal 18 al 23 agosto, infatti, il Centro culturale S. Omobono organizza e promuove la visione di alcuni appuntamenti della grande kermesse riminese presso il salone del Refettorio di San Pietro al Po di via Cesari 18 (foto) con accesso gratuito.

“Questo è stato un anno particolare – spiegano gli organizzatori –. Eppure, anche dopo una situazione così drammatica, che non cessa di preoccuparci, il Meeting ha scelto di esserci. Le limitazioni al numero di accessi al Palacongressi di Rimini, che potevano ridurre la portata di questo evento, hanno invece fatto nascere, a Cremona come in altre città d’Italia, l’idea di moltiplicare il Meeting e viverlo in contemporanea in decine di “piazze culturali”. Ci ritroveremo, nel rispetto delle regole sanitarie, nel salone dell’oratorio di San Pietro al Po e offriremo la visione, in live streaming o in differita, di alcuni tra i più rilevanti eventi del Meeting. Un grazie particolare va alla disponibilità del parroco di San Pietro al Po, don Antonio Bandirali”.

Il titolo dell’edizione 2020 è una frase del filosofo ebreo Abraham Joshua Heschel: “Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime” e i temi affrontati andranno dalla ripresa economica alle politiche europee, dalla salute alla cultura e al dialogo interreligioso, senza dimenticare musica e spettacoli. Il tutto all’insegna di sei parole chiave: speranza, fiducia, cura, visione, ricostruzione e sussidiarietà.

L’appuntamento quotidiano presso il salone di San Pietro a Cremona prevede due o più momenti. Il primo (alle 18 o alle 19:30) prevede la visita virtuale di una mostra o la visione di un webinar su tematiche legate al messaggio del Meeting e, alle 21:00, la visione di un incontro o di uno spettacolo musicale, in diretta o in differita da Rimini.

Scarica il programma




Le sfide del post Covid-19 e il futuro della democrazia al Meeting di Rimini 2020

Presentata l’edizione 2020 del Meeting che si terrà al Palacongressi di Rimini dal 18 al 23 agosto, dal titolo: “Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime”. La manifestazione, ha sottolineato il presidente della Fondazione Meeting, Bernhard Scholz, potrà essere una grande occasione, dopo la pandemia, per affrontare con speranza alcuni temi, tra cui la ripresa di un’economia più sostenibile e giusta, una convivenza sociale dignitosa, una politica nazionale ed europea al servizio dell’uomo”. 

Meeting in diretta streaming

Il Meeting, sarà uno dei primi momenti di riflessione sull’Italia e l’Europa del post-Covid, con lo sguardo rivolto al futuro. Si terrà  in modalità “blended”, trasmesso cioè sulle piattaforme digitali, mentre alcuni eventi si terranno con presenza di pubblico. Tra i relatori, il premio Nobel per la pace 2006 Muhammad Yunus, intellettuali e opinion leaders come Sabino Cassese, Umberto Galimberti, Enrico Letta, Ermete Realacci, Luca Ricolfi, Luciano Violante, Joseph Weiler,  che terrà la relazione sul tema del Meeting 2020, il presidente della CEI monsignor Gualtiero Bassetti, il presidente della Fraternità di CL don Julián Carrón, gli scrittori Paolo Giordano e David Quammen. Tra i rappresentanti delle istituzioni invitati, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, il commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni, i ministri Paola De Micheli, Roberto Gualtieri e Roberto Speranza. E ancora i presidenti di diverse regioni e parlamentari di tutti gli schieramenti. Tutte le sere in cartellone spettacoli, da Dostoevskij a Fellini, con varie produzioni originali, e le mostre, molto amate dal pubblico del Meeting, che avranno tutte anche una versione digitale consultabile dal sito.

Cooperazione internazionale e democrazia

Tra i temi che saranno affrontati, la salute, il rapporto tra cultura sussidiaria e lo sviluppo sostenibile, l’Europa, la scienza con un focus su cosa significhi “essere viventi”, le sfide del post-Covid, il lavoro, il futuro della democrazia, l’innovazione, la cooperazione internazionale, l’educazione, l’arte, la letteratura, «con ampio spazio – spiega il direttore del Meeting di Rimini, Emmanuele Forlani a Radio Vaticana Italia – anche a testimonianze dal mondo».

Ascolta l’intervista a Emmanuele Forlani

http://https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2020/07/10/12/135652673_F135652673.mp3

«La 41.ma edizione del Meeting sarà un’edizione speciale, con tutti i tratti caratteristici degli altri Meeting. Saremo all’interno del Palacongressi di Rimini, quindi sempre in un contesto fieristico, in una forma ‘blended’, come dicono gli esperti, cioè in parte in presenza e in parte in diretta streaming, valorizzando al massimo la tecnologica, sia per l’Italia sia per l’estero e in più lingue».

Sarà un Meeting speciale perchè è il primo appuntamento culturale dopo la pandemia…

«Ci auguriamo che possa far ripartire gli appuntamenti culturali ed è anche la ragione principale per la quale abbiamo deciso di affrontare la sfida,  tutt’altro che semplice, di realizzare l’edizione 2020. Per noi la parte, se vogliamo, più interessante è proprio quella di portare il nostro piccolo grande  contributo sul fatto che sia possibile ripartire, che sia possibile parlare di speranza, di fiducia, di cura, di ricostruzione in maniera fondata e non  semplicemente come uno slogan, per un ottimismo tante volte infondato o debole».

In  una situazione sociale economica e sanitaria in crisi, come si può avere speranza ?

«È difficile ma è possibile. Il titolo del Meeting quest’anno ‘Privi  di  meraviglia  restiamo  sordi  al  sublime’ ci dice che il punto di partenza, e  quindi anche il fondamento della speranza, è qualcosa di affascinante che si intercetta, si incontra nella nostra vita. In questi mesi lo è stato la presenza  imponente di Papa Francesco e per noi, come  dire, in questa sequela, pensiamo che parlare di fiducia e di speranza è possibile solo intercettando,  riconoscendo qualcosa di positivo, di affascinante, di meraviglioso per la vita, in Italia e in Europa. Con il titolo di quest’anno vogliamo dire che c’è  una visione concreta per la ripartenza, perché quello che vediamo è che ci sono tantissime ipotesi di soluzione, tantissime ipotesi di interventi, ma poche  strade realmente intercettate. E’ urgente la possibilità di mettere a tema più che l’oggetto della ricostruzione, il decreto o la normativa, la costruzione  del soggetto. Perché la ricostruzione parte da un soggetto».

È in crisi la fiducia della società civile?

«Forse manca la fiducia da parte dei cittadini, però abbiamo potuto vedere tanti esempi di persone che hanno saputo costruire in questi mesi, che si sono rimboccate le maniche e hanno costruito dentro la difficoltà. Penso ad alcune categorie come i medici, gli educatori, gli imprenditori che non si sono arresi di fronte alla situazione. Quindi quella che normalmente è una fiducia, talvolta critica, può essere una fiducia innanzitutto verso chi ha una visione e si muove per realizzarla».

Come cercherete di evitare gli  assembramenti?

«Inevitabilmente dovremmo muoverci su invito e registrare chi sarà in presenza al Palacongressi di Rimini. Devo dire, con grande sorpresa, con  entusiasmo che abbiamo raccolto e stiamo raccogliendo la disponibilità di numerosissimi volontari che continueranno ad essere un  tratto caratteristico del Meeting. In tante città italiane, infatti, proporranno dei momenti di piccole aggregazioni, per quello che sarà consentito, 50, 100 persone per seguire il Meeting che sarà diffuso in piazze o luoghi pubblici, non sono in Italia ma anche all’estero».

I temi internazionali saranno in primo piano? 

«Sì, in particolare con la preoccupazione per la ricostruzione  dell’Europa. Quindi l’economia. Un altro grande tema sarà uno sguardo a quello  che  sta avvenendo, sul piano religioso, culturale, popolare e sociale in tante parti del mondo, come l’America, il Sud America e l’Africa. Si  parlerà certamente anche della malattia Covid-19, con l’obiettivo, almeno questo è l’auspicio, di non stare tanto a intercettare chi ha avuto la colpa e chi no, ma di approfondire che cosa è avvenuto e, soprattutto, da dove ripartire».