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Don Paolo Antonini, il prete dell’accoglienza, “erede” di don Primo (VIDEO)

Si è conclusa domenica 16 giugno la tre giorni dedicata alla figura di don Primo Mazzolari “Rimandi Mazzolariani. Il fiume, la cascina, la pianura”, voluta da Fondazione Mazzolari in occasione del sessantesimo anniversario della morte di don Primo. Con il patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Bozzolo, Comune di Sabbioneta, ass. FiloMeeting, ass. Gli Amici di Gemma, Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Francesco” di Mantova e naturalmente della Parrocchia di Bozzolo, la rassegna ha visto affiorare una modalità nuova di relazionarsi al pubblico che, numeroso, ha raggiunto Bozzolo in questi giorni: tanti gli appuntamenti dedicati alla figura di don Primo che, anche in simultanea, si sono avvicendati in diversi luoghi cittadini.

“La formula che abbiamo scelto per questa celebrazione è stata vincente – dichiara il parroco don Luigi Pisani-. Le persone hanno potuto partecipare in base alle loro preferenze. Abbiamo proposto dibattiti, ma anche momenti di riflessione a partire da letture delle parole di don Primo. E poi musica, cinema, arti visive. Senza dimenticare di dare spazio a momenti di animazione per bambini. Tra la fine dell’anno in corso e il successivo si succederanno altri eventi tra Cremona e Mantova in collaborazione con l’attuale rassegna bozzolese e ci auguriamo che questo sia l’inizio di un percorso che si possa ripetere ogni anno”.

Sul palco, anzi sarebbe meglio dire tra i borghi di Bozzolo, si sono succedute grandi personalità del panorama nazionale che nella più assoluta semplicità hanno dato vita a momenti di elevata riflessione: don Bruno Bignami (presidente della Fondazione Mazzolari e direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro), che ha aperto la manifestazione venerdì sera con una riflessione intitolata “In dialogo con don Primo Mazzolari”; Stefano Zamagni (docente di economia politica presso l’Università di Bologna e presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali) che ha presentato nel pomeriggio di sabato 15 una riflessione dal titolo “Redistribuire la ricchezza”; Moni Ovadia che ha proposto i suoi “Racconti di un viandante”.

Particolarmente significativo l’evento di apertura di domenica 16 quando, presso la sala  assemblee dell’oratorio, è stato presentato il docu-film “Don Paolo Antonini, il prete dell’accoglienza”. Ideato da un gruppo di volontari provenienti da diverse zone della Diocesi di Cremona, credenti e non credenti, legati alla figura di colui che dal 1978 al 1997 fu parroco a Casalmaggiore, produzione e regia di Gigi Bonfatti Sabbioni, il documentario è stato introdotto dalle parole di don Luigi Pisani.

“C’erano tanti preti che come don Paolo ripercorrevano le orme di don Mazzolari – ha dichiarato – ma se ai tempi di don Primo la profezia era nella base della Chiesa oggi è al vertice. Eppure una parte della base della Chiesa non la ascolta, non è sintonizzata con i valori di una Chiesa dei poveri e nemmeno con quelli espressi dal Concilio Vaticano II. Ma noi non possiamo tornare indietro”.

Una lettura attualizzata molto intensa della vita di don Paolo Antonini. Una lettura condivisa con l’amico e giornalista Nazzareno Condina.

“Nei dieci anni in cui ho avuto il piacere di collaborare con lui – dichiara – non l’ho mai visto rifiutare un aiuto a qualcuno. Non riusciva mai a dire di no. Don Paolo era una persona particolare già dai suoi modelli, che passavano dal pacifismo militante di Balducci ai teologi della liberazione, dall’inquietudine di Turoldo alla lezione di don Milani. Senza dimenticare il suo don Primo Mazzolari, che citava sempre. Don Paolo infatti era un uomo di cultura oltre che un uomo di profonda fede. E oltre che essere un uomo di cultura era un uomo di azione”. Azione che viene narrata proprio nel documentario.

Attraverso il racconto di testimoni oculari, Bonfatti Sabbioni ha riproposto la cronologia della storia di don Paolo dall’ingresso in seminario giovanissimo, dove venne ordinato sacerdote nel 1945, al decesso in Domus a Bozzolo nel 2009.

Don Paolo fu inviato giovane prete nella parrocchia di Breda Cisoni, dove sarebbe rimasto fino al 1961 per poi entrare in Gazzuolo e qui vivere il sacerdozio per 17 anni. Sono gli anni dell’apertura dei primi circoli ACLI della zona, a dimostrare l’interesse di un giovane parroco verso giovani uomini. E se già in quei primi anni si poteva intuire lo spessore dell’uomo oltre che del sacerdote, “mi dicevano di lasciar perdere gli scritti di don Primo e di dedicarmi allo studio dei testi” dichiara lo stesso don Paolo a Giancarlo Ghidorsi di Fondazione Mazzolari, il vero exploit si ebbe all’arrivo a Casalmaggiore, dove prese in mano la parrocchia che era appartenuta fino ad allora a Mons. Brioni. Qui l’apertura della Casa dell’accoglienza per quelli che allora venivano chiamati “extracomunitari” (termine oggi sostituito dal più inclusivo “migranti”), che fungeva inizialmente da alloggio per i lavoratori stagionali ma poi divenne rifugio per tutto l’anno, fu probabilmente l’opera che più lo identificò sia in paese che fuori.

Figura complessa e dedita all’uomo in tutte le sue sfaccettature, don Paolo viene descritto come il prete degli ultimi, degli emarginati, dei soli. Il prete che agiva la sua fede, a dirla con una sua dichiarazione rilasciata nel 1993 allo stesso Bonfatti Sabbioni, in “orizzontale”.

“Non è possibile vivere la nostra esperienza di fede limitandola ad un rapporto verticale, il rapporto con Dio, senza una dimensione orizzontale, quindi senza una dimensione sociale. Non si può andare a Dio se non si passa dall’uomo e il nostro andare a Dio rimanda all’uomo. Noi crediamo in un Dio che si è incarnato, Dio che fa della sua esistenza un dono all’uomo. Un Dio per l’uomo, un Dio con l’uomo, un Dio nell’uomo. Questo è il mistero dell’incarnazione e della redenzione”. E le sue non erano solo parole, ma diventavano accoglienza, ascolto, comprensione. Diventavano vicinanza a ragazzi dipendenti dalle droghe, a famiglie in difficoltà, a malati nel corpo e nella psiche. Diventavano alloggio per uomini e donne che venivano da lontano a cercare una vita migliore e tentativi di impostare, tra essi, il dialogo interreligioso proposto dal Concilio Vaticano II. Molto ancora ci sarebbe da dire, ma vogliamo rimandare al prossimo novembre quando, stavolta a Casalmaggiore, prenderanno avvio le celebrazioni per il decennale della sua morte.




Moni Ovadia a Bozzolo per la tre giorni dedicata a don Mazzolari (AUDIO e FOTO)

Una serata molto partecipata e intensa quella di sabato 15 giugno a Bozzolo nella cascina di fronte alla Fondazione don Primo Mazzolari. Ospite, all’interno della rassegna di tre giorni dedicata a don Mazzolari, Moni Ovadia, famoso artista eclettico e intellettuale italiano di origini bulgare e di cultura yiddish.

L’atmosfera nella cascina è stata molto accogliente, preceduta da una semplice cena a buffet animata da una band giovanile durante la quale i partecipanti hanno potuto conoscersi e intrattenersi anche con il celebre relatore, giunto prima anche per avere la possibilità di fare visita alla Fondazione.

Don Bruno Bignami, presidente della Fondazione, ha introdotto l’incontro ricordando che la cascina è stata uno dei tre elementi evidenziati da papa Francesco durante la sua visita a Bozzolo due anni fa (insieme al fiume e alla grande pianura): “la figura della cascina è però pericolosa – ha affermato don Bignami – perché può diventare sinonimo di chiusura, mentre il suo vero significato deve essere quello del vivere insieme in comunità, come una famiglia”.

Moni Ovadia è stato introdotto dal professor Enrico Garlaschelli, docente di filosofia alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano e docente presso l’Istituto di scienze religiose di Mantova, che ha voluto indicare come questa rassegna (organizzata per la prima volta) sia un tentativo di andare oltre i soli libri di Mazzolari per provare a riflettere e ragionare anche di materie come l’economia, la filosofia o l’ecologia, per tentare altre strade entrando in azione e accettando le novità. Presentando l’ospite ha sottolineato come “Moni è una persona difficilmente catalogabile, è una persona a tutto tondo che, come don Primo, pensando ai lontani li sente vicini”.

Moni Ovadia ha saputo coinvolgere i numerosi presenti con parole intense e profonde, partendo dall’evocazione della situazione umana del viaggiare: “da Abramo a Odisseo il viaggio è la scoperta dell’umano e di se stessi. Abramo nel suo viaggio scopre Dio e che l’etica del viandante si identifica con l’etica dello straniero perché, come ci insegnano i maestri cabalisti, il cammino più grande è quello che si innesca quando si va incontro all’altro”. L’artista ha poi ricordato che “come Abramo riceve la benedizione universale da Dio, una benedizione che è unica ma che si declina in diversi modi per ogni famiglia, popolo e religione, così Odisseo non è protagonista di un grande poema perché è tornato a Itaca dalla famiglia e l’ha circondata col filo spinato ma perché compie un percorso di conoscenza, di identità che va verso l’altro con curiosità”. Così è stata poi introdotta la figura di don Mazzolari.

È iniziato poi un percorso sulle parole di Gesù che invitano ad amare il prossimo, ad amare lo straniero perché “in ogni essere umano c’è l’immagine di Dio, che è l’immagine dell’amore. In ebraico si può omettere il verbo essere e, secondo alcune interpretazione, il comandamento dell’amore può essere letto in una diversa chiave: ‘ama il prossimo tuo che è te stesso’, diventando così un invito alla pace. Infatti, secondo la Bibbia, abbiamo tutti un unico progenitore, Adamo, per ricordarci che nessuno può così vantare un’ascendenza superiore”.

Garlaschelli ha poi voluto provocare Ovadia ripartendo da don Primo, per il quale tutti sono esuli, poiché non c’è nessun pellegrino come il cristiano che è in un cammino di formazione umana. A questa provocazione l’artista ha voluto dare risposta indicando come “la giustizia e l’uguaglianza sociale dovrebbero essere alla base della convivenza umana, andando oltre l’idea dell’appartenenza della terra, poiché in realtà essa non ci appartiene: è soltanto un dono che riceviamo. Ci possiamo così ricordare che la fragilità è ciò che caratterizza l’uomo e senza questa si perderebbe l’umanità: questa precarietà ci ricorda che in ogni momento la nostra vita può cambiare e ciò non dipende dalla nostra grandezza o dal nostro potere. Ed è proprio nell’accogliere questa fragilità che i grandi padri biblici, attraverso i loro difetti si sono potuti mettere in contatto con Dio: infatti è nella fragilità che splende la grandezza dell’essere umano”.

Ovadia, che non è cristiano e ha deciso di uscire dalla comunità ebraica, è comunque profondo conoscitore delle Scritture (della Torah come della Bibbia cattolica, ma anche del Corano) e ha voluto ricordare come per i cattolici, per definizione stessa del termine, il Vangelo è per tutti, è di tutti e che la più grande blasfemia è fare di questo libro un simbolo di parte”.

Al termine della serata è stata omaggiata all’artista una maglietta personalizzata con le parole di don Primo “Ciò che è bello non si lascia prendere”.

Matteo Lodigiani

 

Photogallery

 

Segue, nella giornata di lunedì, il resoconto della giornata di domenica con il convegno su don Antonini.




La tre giorni su don Mazzolari anche su L’Osservatore Romano

Anche L’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, nell’edizione di lunedì 17 giugno ha dato spazio alla tre giorni che, dal 14 al 16 giugno a Bozzolo, ha celebrato i sessant’anni dalla morte di don Mazzolari con una rassegna – intitolata “Il fiume, la cascina, la pianura”— che ha previsto mostre, musiche, letture, incontri e testimonianze, con la partecipazione di ospiti illustri.

La pagina 5, quasi interamente dedicata a don Primo, ospita in particolare il resoconto dell’interessante iniziativa che nel pomeriggio di sabato 15 giugno ha messo a tema “Ricchezza, povertà e redistribuzione” grazie agli approfondimenti di economisti politici come Stefano Zamagni e Flavio Delbono dell’Università di Bologna, della docente di Filosofia politica Carla Danani dell’Università di Macerata e della docente di Economia Aziendale dell’Università Cattolica di Piacenza Annamaria Fellegara. L’articolo è a firma di Paolo Rizzi, docente del Dipartimento di Scienze economiche e sociali dell’Università Cattolica.

Ampio spazio è dedicato anche all’intervento del presidente della Fondazione don Primo Mazzolari, don Bruno Bignami, che a partire dall’immagine del fiume offre alcuni punti di luce sull’intera esistenza sacerdotale del “parroco d’Italia”.

La pagina de L’Osservatore Romano




Bozzolo, tre giorni di fede, arte e cultura nel 60° della scomparsa di don Mazzolari

“Il fiume, la cascina, la pianura: le tre immagini usate da Papa Francesco il 20 giugno 2017 in visita alla tomba di don Primo Mazzolari, ora diventano tre giorni di manifestazioni a Bozzolo”: lo spiega al Sir don Bruno Bignami, presidente della Fondazione Don Primo Mazzolari che ha sede nel paese – provincia di Mantova, diocesi di Cremona – in cui il prete-scrittore fu parroco dal 1932 al 1959, anno della morte, e dove è sepolto.

La Fondazione sta celebrando i 60 anni dalla scomparsa di Mazzolari e per l’occasione ha predisposto una fitta serie di appuntamenti culturali, religiosi e di svago che portano i riflettori sulla piccola cittadina nella Val Padana. “Don Mazzolari scende in piazza e lo fa in occasione del 60° dalla morte. Gli eventi – spiega don Bignami – sono organizzati dalla Fondazione, dal Comune di Bozzolo e dalla parrocchia e sono occasione per riprendere il messaggio di don Primo”. Bignami, che è postulatore della causa di beatificazione del sacerdote lombardo e direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro, aggiunge: “Innovativo è lo stile di questa tre giorni che si terrà nei giorni 14-15-16 giugno; in vari punti del paese ci saranno mostre iconografiche, musiche, letture, incontri, testimonianze e ospiti illustri che si alterneranno e offriranno un approccio originale al parroco di Bozzolo”.

Si tratta “di un evento assolutamente inedito e unico, di richiamo nel suo genere. Si parlerà di economia, di filosofia, di politica, di spiritualità, di società, di comunicazione… senza rinunciare alla buona musica, al teatro e alla cucina mantovana”. Un richiamo offerto fra l’altro dalla presenza di personaggi importanti del nostro tempo: da Stefano Zamagni a Paolo Rizzi, da Moni Ovadia a Enrico Garlaschelli, da Carla Danani a Elena Bartolini, da Roberto Maier a Franco Gabrielli, da Barbara Rossi a Gaia De Vecchi. “Al centro ci sarà la parola di don Mazzolari, che diventa occasione di ascolto, di narrazione e di cultura grazie a volti che si incontrano”, conclude don Bignami. Gli appuntamenti prenderanno avvio venerdì 14 giugno, alle ore 16.30 nella chiesa di San Francesco (via Paccini, Bozzolo), con l’inaugurazione della mostra iconografica di Bruna Grazioli. A seguire, alle 17, nella sala civica di piazza Europa, sarà don Bignami a tenere una relazione pubblica sul tema “Don Primo Mazzolari nel nostro tempo”; sono previsti interventi dell’economista Paolo Rizzi, di Vincenzo La Fragola, diacono, e di Roberto Maier, sacerdote. Per l’intero programma – che ha preso avvio lo scorso novembre con un convegno su Mazzolari nella sede Unesco di Parigi, è proseguito con numerosi eventi in Italia e andrà avanti fino alla fine del 2019 -:fondazionemazzolari.it/.

 




60° della morte di don Mazzolari: pubblicati gli atti del Convegno all’Unesco

Il programma celebrativo promosso dalla Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo in occasione del 60° anniversario della morte del servo di Dio don Primo Mazzolari (12 aprile 1959), culminato con gli eventi del 6 e 7 aprile scorso a Bozzolo, sono iniziate a Parigi lo scorso 29 novembre con la conversazione internazionale promossa all’Unesco alla presenza del Segretario di Stato card. Pietro Parolin. Proprio in questi giorni sono disponibili gli atti del convegno.

Il testo – numero speciale della rivista “Impegno” – raccoglie gli interventi di don Bruno Bignami, Guy Coq, mons. Francesco Follo, Mariangela Maraviglia, mons. Antonio Napolioni, card. Pietro Parolin e Xing Qu.

Il volumetto è stato inviato a tutti gli abbonati, ma è disponibile, con offerta libera, anche presso la Fondazione, in via Castello 15 a Bozzolo (tel. 0376-920726; e-mail info@fondazionemazzolari.it).

 

Il nuovo libro di don Agnelli

In occasione del 60° anniversario della morte di don Mazzolari a Cremona la presentazione del libro del sacerdote cremonese don Antonio Agnelli “Vita, fuoco, passione divina. Istanze profetiche in Primo Mazzolari”.

Il testo analizza il cuore della sua profezia e del suo impegno per la pace e la giustizia, la sua immedesimazione e I granitica e la percezione della presenza del Cristo nella vita personale e storica delle persone. Alla luce di questa fede dinamica, Mazzolari proclamava il valore assoluto della dignità umana, contro le ideologie disumane del suo tempo, della libertà e della coscienza, illuminate dalla forza dello Spirito e il primato degli impoveriti, carne di Cristo, ai quali dare il necessario per una vita pienamente umana. Contribuire a realizzare una giustizia concreta, sebbene mai perfetta, era per don Primo imperativo categorico conformazione a Gesù di Nazareth, profeta della misericordia del Padre.

«Si comprende quanto per don Primo il Vangelo – fa notare l’autore – sia stata questione decisiva, poiché da esso deriva la possibilità di trasformare la storia secondo il progetto di Dio, sprigionando la passione divina per il mondo, che diventa per il credente una bruciante esigenza che non dà tregua». Da qui l’abbondanza di citazioni dai testi di don Mazzolari che corredano il primo capitolo del libro (dopo una breve sintesi biografica), dimostrando la sua fede del credente. A questi aspetti l’autore dedica il secondo capitolo. Il terzo, invece, analizza l’impegno costante di Mazzolari per decostruire una cultura di odio e violenza, contro l’assurdità della guerra e del riarmo atomico. Questioni quanto mai attuali.

L’autore conclude confermando l’attualità profetica di don Primo nell’essere stato animatore di speranza anche dentro contesti storici asfissianti, a partire dal perno della predicazione di Gesù, la misericordia divina. Infine, attraverso un ipotetico discorso per l’oggi, don Agnelli fa dire a don Primo, utilizzando i titoli delle sue opere più significative, di non tradire mai il Vangelo.




Sulle orme dei “preti di campagna”. Don Primo Mazzolari tra Papa Francesco e i sacerdoti di frontiera in un convegno a Bozzolo (AUDIO)

Si è svolto sabato 6 aprile l’incontro di studi organizzato dalla Fondazione Mazzolari per il 60° della morte del sacerdote cremonese. Pisarra, Paronetto, Trionfini e Maraviglia parlano delle connessioni spirituali e pastorali tra don Primo, Papa Francesco,  di don Tonino Bello, don Milani e don Zeno Saltini.

La mattinata si apre con i saluti del Sindaco di Bozzolo, Giuseppe Torchio e del vescovo Antonio Napolioni che ringraziando la Fondazione Mazzolari e i ricercatori che, in particolare in questo anno del 60° della morte del prete cremonese, contribuiscono alla conoscenza e alla riscoperta della sua figura e del suo messaggio. Mons. Napolioni ricorda però anche la radice profonda del pensiero di don Primo che – sottolinea – “derivano dall’attualità del Vangelo” e invitano “alla meditazione e all’impegno, da cui devono scaturire buoni progetti di vita”. La conoscenza di don Primo – conclude il vescovo – “deve scuoterci tutti e rinnovarci nel profondo”.

Introdotto dal professor Giorgio Vecchio, presidente del comitato scientifico della Fondazione, è poi don Bruno Bignami a introdurre l’incontro di studio nel contesto delle celebrazioni del 60° della morte che vedranno, nella giornata di domenica 7 aprile, la solenne celebrazione eucaristica presieduta da Monsignor Matteo Maria Zuppi arcivescovo metropolita di Bologna e concelebrata da mons. Napolioni e dai sacerdoti della Zona pastorale V.

Don Bruno richiama alla memoria il 20 giugno 2017, quando Papa Francesco ha fatto visita alla tomba di don Primo, a cui hanno fatto seguito quelle ai luoghi di don Tonino Bello e don Milani. E sono proprio queste figure, “Papa Francesco, don Primo Mazzolari e i preti di campagna” – come recita il titolo del convegno – i protagonisti degli interventi dei relatori.

Il primo intervento, dal titolo “Fuori dal campo. Francesco e i preti di frontiera” è quello di Piero Pisarra, giornalista, scrittore e sociologo, che individua alcuni fili conduttori della ricerca del pontefice sulle orme dei sacerdoti “di frontiera”: “Fra le assonanze che troviamo c’è una parola che torna: è la parola ‘fuori’, ripetuta più volte nella preghiera di don Primo citata proprio a Bozzolo da Bergoglio. È la parola che definisce la ‘Chiesa in uscita’ indicata dal Papa”. Una riflessione sulla figura e sul ruolo del prete seguendo un “gioco di rimandi” tra i testi mazzolariani e citazioni di Bergoglio.

Ascolta l’intervento di Piero Pisarra

“Tonino Bello e Primo Mazzolari, l’inquietudine creativa della pace” è invece il tema dell’intervento di Sergio Paronetto, direttore del centro studi Pax Christi Italia, che individua i tratti che accomunano questi due grandi sacerdoti “conciliari” che hanno attraversato fasi decisive della storia ecclesiastica e della storia italiana: “Fede, amore per i poveri e per la pace, e la fedeltà alla chiesa: sono due personalità di grande cultura: concreti e sognatori, legati alla loro terra ma che respirano con il mondo”. Al centro della riflessione proposta da Paronetto l’impegno per la pace che si spinge ad andare con coraggio controcorrente. “La profezia e la politica sono sorelle”, osserva il relatore, richiamando la scelta radicale della non-violenza dei due preti di frontiera, tra Bozzolo e Molfetta, che nel suo intervento definisce “padri della Chiesa contemporanea” sottolineando “la totale sintonia con Papa Francesco”, emblemi di “un clero non clericale” secondo la definizione del Papa.

Ascolta l’intervento di Sergio Paronetto

Dopo una breve pausa la parola passa al professor Paolo Trionfini, membro del Comitato scientifico della Fondazione Mazzolari e direttore dell’istituto per la storia dell’Azione Cattolica italiana, che mette a confronto le figure di Mazzolari e di don Zeno Saltini, fondatore della comunità di Nomadelfia, in un intervento dal titolo “Uomini al servizio della Chiesa”, titolo di un articolo in cui Mazzolari parla proprio del fondatore di Nomadelfia esprimendo per lui una sincera ammirazione. La relazione è il racconto di un rapporto a tratti anche conflittuale, tra due uomini appassionati del Vangelo che vivono un rapporto intenso, anche sofferto, con la Chiesa. Nei tanti tratti comuni e nelle differenze caratteriali che li hanno distinti.

Ascolta l’intervento di Paolo Trionfini

L’ultimo intervento è quello di Mariangela Meraviglia, un’altra voce del Comitato scientifico della Fondazione Mazzolari che pone in relazione il prete di Bozzolo con un altro prete di campagna, don Milani, con “un dialogo a due voci per dare la parola ai poveri”: l’uno nella sua attività pastorale in parrocchia, l’altro sul fronte educativo e della formazione. Entrambi, però, con una preferenza per i poveri, i piccoli, quelli a cui il mondo non si preoccupa di dare la parola.

Ascolta l’intervento di Mariangela Maraviglia




Mons. Zuppi sulla tomba di Mazzolari: «Profeta di speranza e misericordia» (AUDIO e FOTO)

Quella del 7 aprile a Bozzolo non è stata certo una visita di pura circostanza per l’arcivescovo di Bologna mons. Matteo Zuppi, giunto in terra mantovana per presiedere l’Eucaristia nel 60° anniversario della morte di don Primo Mazzolari. Lo tradiva la sua emozione per essere (per la prima volta) nella chiesa in cui don Mazzolari svolse il suo ministero sino all’ultimo. Da parroco, vicino e attento alla sua gente, con la bussola del Vangelo, e proprio per questo profeta.

La solenne celebrazione nella chiesa che custodisce le spoglie di don Primo nel pomeriggio, dopo l’immancabile tappa alla Fondazione “Don Primo Mazzolari”. Accanto all’Arcivescovo di Bologna c’erano il vescovo Antonio Napolioni e il vescovo emerito Dante Lafranconi. E naturalmente il parroco di Bozzolo don Luigi Pisani, il presidente della fondazione Mazzolari don Bruno Bignami e diversi altri sacerdoti. Oltre al vicario zonale don Davide Barili, in particolare c’era chi qui è cresciuto (come mons. Alberto Franzini) o chi (come don Gianni Maccalli) è stato parroco di questa comunità con anche l’onore di accogliere il Papa.

Oltre alla delegazione della Fondazione Mazzolari, in prima fila c’erano le autorità civili. A cominciare dal sindaco Giuseppe Torchio, che all’inizio della celebrazione è intervenuto per il saluto istituzionale. Rappresentata anche la città di Cremona con il consigliere Enrico Manfredini.

Saluto del sindaco Giuseppe Torchio

All’inizio della Messa anche il vescovo Napolioni ha voluto dare il proprio personale saluto all’arcivescovo Zuppi, sottolineando inoltre il legame di questa memoria con la Diocesi di Brescia: proprio in mattinata, infatti, mons. Napolioni ha celebrato la Messa dell’anniversario della morte di don Mazzolari a Verolanuova, dove don Primo a 10 anni si trasferì con la famiglia da Cremona e dove fu ordinato presbitero.

Saluto del Vescovo e parole dell’Arcivescovo

La pagina evangelica della V Domenica di Quaresima (Gv 8,1-11) è stata lo spunto perfetto per affrontare uno dei temi tanto più cari a don Mazzolari, quanto a papa Francesco: la misericordia. E proprio la figura di don Primo – «così legato alla sua comunità e nello stesso tempo così aperto al mondo» – è stata approfondita da mons. Zuppi, che a più riprese ha citato nella sua omelia il parroco di Bozzolo, definito un «esagerato testimone della misericordia», tanto da essere stato allora un preparatore del Concilio e oggi un aiuto «a comprenderlo e viverlo».

«Tutti noi – ha esortato mons. Zuppi – dobbiamo essere profeti di speranza», uomini di misericordia, in particolare verso «i lontani e i poveri», che non sono da aspettare: occorre andare in cerca di loro. Come don Mazzolari ha testimoniato, ricordando anche che, più che giudici, occorre farsi avvocati del proprio prossimo.

Concludendo la sua riflessione, l’Arcivescovo di Bologna ha voluto ricordare le ultime parole di don Primo, che una settimana prima della morte ebbe a dire nella predica di Pasqua: “Se c’è una soddisfazione che io domando al Signore è questa, che quando io chiuderò gli occhi io possa dire: i miei figlioli camminano bene”. Parole che sono riecheggiate con emozione nel cuore dei bozzolesi. In particolare della classe del ’59, l’ultima a essere battezzata da don Primo.

«Sentiamo proprio la sua benedizione – ha concluso l’Arcivescovo – in questa Eucaristia che, come sempre, unisce Cielo e terra, aiuta a vedere quello che non si vede, ad aprire gli occhi sulla terra, ad entrare nella storia come profeti di speranza, di misericordia per tutti, specialmente per i lontani e i poveri. Come ci ha insegnato con tanta passione don Primo: per l’Evangelii gaudium, per la gioia del Vangelo, nostra e di quei tanti lontani e quei tanti poveri che la aspettano».

Omelia dell’arcivescovo Zuppi

Una commossa celebrazione che, dopo le Comunioni, ha visto i tre vescovi sostare in preghiera davanti alla tomba di don Primo, proprio come fece papa Francesco il 20 giugno 2017.

Prima del congedo anche il saluto del parroco di Bozzolo. Don Pisani ha voluto sottolineare in particolare come finalmente si stia dando il giusto tributo a un sacerdote come don Primo: «La profezia è arrivata in alto!», ha detto ricordando in particolare la visita del Papa.

Intervento del parroco di Bozzolo

 

La celebrazione ha ufficialmente chiuso la due-giorni commemorativa, iniziata nella mattinata di sabato 6 aprile presso la sala civica comunale di Bozzolo con il convegno dal titolo: “Papa Francesco, don Primo Mazzolari e i preti di frontiera”: don Lorenzo Milani, don Zeno Saltini e don Tonino Bello. Le celebrazioni commemorative per i 60 anni dalla morte del servo di Dio don Mazzolari erano iniziate, però, lo scorso 29 novembre a Parigi con il colloquio internazionale promosso all’Unesco alla presenza del Segretario di Stato card. Pietro Parolin. Lo scorso 12 gennaio don Luigi Ciotti, presidente di Libera, aveva poi commemorato Mazzolari a Cremona, la città natale. Mentre proseguono le tappe, per tutta Italia, della mostra itinerante promossa dalla Fondazione (e inaugurata ad Assisi dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, lo scorso 2 dicembre), si guarda già ai prossimi eventi di riflessione e approfondimento proprio a partire dal pensiero e dalla testimonianza di don Primo. A giugno a fare da filo conduttore saranno i tre scenari richiamati anche nel discorsi di Papa Francesco a Bozzolo: il fiume, la pianura e la cascina.

Photogallery della Messa




Messa con il vescovo Napolioni a Verolanuova, dove don Primo fu ordinato sacerdote (AUDIO)

Domenica 7 aprile, nell’ambito delle celebrazioni per il 60° della morte di don Primo Mazzolari, il vescovo Napolioni ha presieduto la Messa nella chiesa parrocchiale di Verolanuova, dove don Primo all’età di dieci anni si trasferì dal Boschetto con la famiglia, e dove – dopo gli studi in Seminario a Cremona – è stato ordinato sacerdote dal vescovo di Brescia.

Nella sua omelia il vescovo Antonio ha ricordato la figura di don Primo ma non – ha premesso – per raccontarne la biografia o farne un panegirico: «Sono venuto per celebrare l’Eucaristia con don Primo».

Ascolta l’omelia

Così le letture della quinta domenica di Quaresima, nel commento di monsignor Napolioni, hanno offerto l’occasione per invitare i fedeli a lasciarsi toccare dalla Parola che prepara alla Pasqua. Una parola che porta con sé un cambiamento autentico: «A volte – ha riflettuto il vescovo – nasce in noi una sorta di resistenza al cambiamento. Ma non siamo fatti né per il modernismo (la mania del nuovo), né per essere bloccati nell’attaccamento a tradizioni che non funzionano più». «La grande novità – ha aggiunto – è Dio all’opera instancabilmente per il bene del suo popolo».

E richiamando di nuovo alla figura di don Mazzolari il vescovo ha ricordato come il sacerdote cremonese abbia vissuto una stagione storica ricca di passaggi traumatici e di conflitti, «davanti a cui non si è tirato indietro». Il segreto di don Primo – ha osservato Napolioni – è che «era stato davvero conquistato da Cristo Gesù». Da quel Cristo che – come riportato dal Vangelo dell’adultera – «davanti agli uomini peccatori mostra un altro modo per risolvere le questioni morali, le ingiustizie e i peccati: Gesù – commenta – entra nel cuore» e guida sulla «via della misericordia, della comprensione». la stessa che portava don Primo a lasciarsi «divorare dalla passione per la gente, per i poveri e i lontani».




Alla libreria Paoline di Cremona la mostra itinerante su don Primo Mazzolari

Sarà inaugurata con un aperitivo culturale martedì 29 gennaio alle ore 17.30 la mostra “Conoscere don Primo Mazzolari”, allestita presso alò Libreria Paoline in via Decia a Cremona, dove sarà disponibile per le visite gratuite fino all’8 febbraio. Si tratta di un’esposizione itinerante proposta dalla Fondazione “Don Primo Mazzolari di Bozzolo” in collaborazione con la Focr, in occasione del 60° anniversario della morte del sacerdote cremonese, per cui è avviato il processo di beatificazione.

La mostra, già ospitata in città nella chiesa di San Vincenzo in via Palestro, sarà anticipata dall’incontro dal titolo “Don Primo Mazzolari: uomo, pastore, profeta” con l’intervento di don Umberto Zanaboni, vicepostulatore della causa di beatificazione del prete di Bozzolo.

Guarda il servizio sulla mostra dal Giorno del Signore del 20 gennaio 2019

Il percorso espositivo è composto da un portale introduttivo, otto rollup che illustrano la figura di Mazzolari inserita nel suo tempo e nella storia italiana tra le due guerre e della Chiesa alla vigilia del Concilio Vaticano Secondo. Un approfondimento arricchito da due schermi installati per la proiezione di due contenuti audio/video: uno (realizzato da TRC per la rassegna “Le parole di don primo”) che ripercorre la biografia del sacerdote cremonese, l’altro con la lettura del Testamento di don Primo, una sorta di summa del suo pensiero e della sua ricca predicazione.

Interessante anche la possibilità di esplorare l’immenso patrimonio letterario lasciato da don primo attraverso una vera e propria antologia multimediale dei suoi testi sfogliabile grazie ad un tablet, con i titoli, le presentazione e i commenti sui libri di don Primo, di cui sono proposti estratti audio realizzati grazie alla collaborazione di Orazio Coclite, storica voce di Radio Vaticana. Materiale informativo è inoltre disponibile in formato cartaceo.

Ascolta la lettura di “Impegno con Cristo”

L’esposizione “Conoscere don Primo Mazzolari” – già presentata ad Assisi e prenotata per altre tappe anche in altre regioni d’Italia – sarà disponibile, su prenotazione, per tutto il 2019 per parrocchie, gruppi e associazioni. Insieme alla mostra, gli organizzatori propongono di dedicare un momento specifico a una conferenza o ad una celebrazione di preghiera sulla figura di don Mazzolari, a un suo scritto o a un tema della sua vasta opera. E la possibilità – in quell’occasione – di vendere dei libri

Per la prenotazione rivolgersi direttamente a don Umberto Zanaboni, vice postulatore della causa di beatificazione (tel. 331 8363752 – donumbertozanaboni@libero.it) e Fondazione don Primo Mazzolari (tel. 0376 920726 – info@fondazionemazzolari.it).

Ecco le tappe già fissate per la mostra “Conoscere don Primo Mazzolari” nel 2019

• San Bassano (CR)

10 – 17 febbraio 2019

• San Bassano Istituto Vismara (CR)

18 – 25 febbraio 2019

• Treviso

13 – 16 marzo 2019

• Rivarolo Mantovano (MN)

25 marzo 2019 – 6 aprile 2019

• Acquaviva delle fonti Altamura (Puglia)

8 – 21 aprile 2019

• Suzzara (MN)

25 aprile 2019 – 1 maggio 2019

• Centro Pastorale Cremona MEIC e Azione Cattolica

6 – 12 maggio 2019

• Parrocchia Santi XII Apostoli a Chieti

13 – 19 maggio 2019

• Brignano Gera D’Adda

1 – 9 giugno 2019

• Salina – Viadana (MN)

30 agosto – 8 settembre 2019

 




Mazzolari per le scuole: la mostra in via Palestro a Cremona

E’ allestita in questa settimana presso la chiesa di San Vincenzo a Cremona, la mostra “Conoscere don Primo Mazzolari”, un’esposizione itinerante proposta dalla Fondazione “Don Primo Mazzolari di Bozzolo” in collaborazione con la Focr, in occasione del 60° anniversario della morte del sacerdote cremonese, per cui è avviato il processo di beatificazione.

In attesa della celebrazione del 60° che, il prossimo 12 aprile, vedrà la celebrazione della Messa nella parrocchiale di Bozzolo presieduta dall’arcivescovo metropolita di Bologna Matteo Maria Zuppi che visiterà poi la tomba di don Primo, la mostra divulgativa porta sul territorio un approfondimento interattivo sulla vita, il ministero e il pensiero di don Primo.

Photogallery

Un portale introduttivo, otto rollup che illustrano la figura di Mazzolari inserita nel suo tempo e nella storia italiana tra le due guerre e della Chiesa alla vigilia del Concilio Vaticano Secondo. Un percorso di approfondimento arricchito da due schermi installati per la proiezione di due contenuti audio/video: uno (realizzato da TRC per la rassegna “Le parole di don primo”) che ripercorre la biografia del sacerdote cremonese, l’altro con la lettura del Testamento di don Primo, una sorta di summa del suo pensiero e della sua ricca predicazione.

Ascolta la lettura di “Impegno con Cristo”

Interessante anche la possibilità di esplorare l’immenso patrimonio letterario lasciato da don primo attraverso una vera e propria antologia multimediale dei suoi testi sfogliabile grazie ad un tablet, con i titoli, le presentazione e i commenti sui libri di don Primo, di cui sono proposti estratti audio realizzati grazie alla collaborazione di Orazio Coclite, storica voce di Radio Vaticana. Materiale informativo è inoltre disponibile in formato cartaceo.

La mostra, gratuita, sarà disponibile per tutta la settimana per le visite delle scuole. Non a caso, infatti, è stata scelta come location la chiesa di via Palestro, nei pressi di numerosi istituti superiori. Diverse in questi giorni le visite guidate dagli insegnanti di religione di alcune scuole superiori cremonesi, offrendo così un’occasione unica per far conoscere alle nuove generazioni il massaggio di straordinaria attualità del prete di Bozzolo..

 

L’esposizione “Conoscere don Primo Mazzolari” – già presentata ad Assisi e prenotata per altre tappe anche in altre regioni d’Italia – sarà disponibile, su prenotazione, per tutto il 2019 per parrocchie, gruppi e associazioni. Insieme alla mostra, gli organizzatori propongono di dedicare un momento specifico a una conferenza o ad una celebrazione di preghiera sulla figura di don Mazzolari, a un suo scritto o a un tema della sua vasta opera. E la possibilità – in quell’occasione – di vendere dei libri

Per la prenotazione rivolgersi direttamente a don Umberto Zanaboni, vice postulatore della causa di beatificazione (tel. 331 8363752 – donumbertozanaboni@libero.it) e Fondazione don Primo Mazzolari (tel. 0376 920726 – info@fondazionemazzolari.it).