Festa con le Figlie di San Camillo, maestre di cura e tenerezza
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Una gioiosa celebrazione di ringraziamento per la canonizzazione della fondatrice dell’Istituto delle Figlie di San Camillo, madre Giuseppina Vannini, si è tenuta nella chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio in Cremona nella mattinata di domenica 27 ottobre. Dopo la canonizzazione, avvenuta il 13 ottobre scorso, questo momento è stato occasione per festeggiare la proclamazione della nuova santa con quanti prestano servizio presso la casa di cura cittadina (situata proprio poco distante dalla chiesa), la parrocchia e tutti gli amici della comunità.
A presiedere l’eucarestia il vescovo di Cremona mons. Antonio Napolioni insieme al vescovo emerito Dante Lafranconi e il parroco don Carlo Rodolfi con molti diversi presbiteri concelebranti.
Alla Messa ha preso parte, naturalmente, la comunità delle Figlie di San Camillo di Cremona con la superiora, madre Anna Ucci, che all’inizio della celebrazione ha preso la parola.
Il vescovo Napolioni nell’omelia ha ripercorso le vicende della vita di madre Vannini e ha voluto collegarla all’episodio evangelico letto nel Vangelo del giorno che vede protagonisti un fariseo e un pubblicano pregare insieme nel tempio: «Gesù disse questa parabola per chi si sente giusto e disprezza gli altri, ma la via cristiana non è quella dei cristiani sul piedistallo e con il dito puntato, con ideologie o retoriche. I luoghi del dolore non hanno né passaporti né tessere di partito, ma si entra perché bisognosi di cure e di tenerezza: questo è quello che le Figlie di San Camillo mettono in pratica anche a Cremona da oltre un secolo».
L’augurio al termine dell’omelia è stato che: «oggi è bellissimo sperimentare dopo tanto tempo che questo carisma è vivo in tante persone nel mondo e speriamo che ci siano sempre donne come voi che sappiano testimoniarci che chi si umilia sarà esaltato».
All’offertorio, insieme al pane e al vino, è stata portata anche una valigetta del pronto soccorso, quale dono all’oratorio parrocchiale.
La celebrazione è stata animata con il canto da un grande coro composto dai membri del coro parrocchiale insieme alla cappella della casa di cura, diretti da Michele Bolzoni e accompagnati da due trombe e Marco Granata all’organo.
Al termine dell’Eucarestia, dopo i ringraziamenti del parroco don Carlo Rodolfi, e il bacio alla reliquia della nuova santa, la mattinata di festa è proseguita con un ricco momento di condivisione conviviale.
Irrompe presto, nella vita di madre Giuseppina Vannini, anzi, di Giuditta – così l’avevano chiamata i suoi genitori – la chiamata del Signore, ma rispondere sì al suo sposo si rivelerà più difficile del previsto. Tanto, infatti, dovrà soffrire prima di realizzare il suo sogno: vestire finalmente il velo da religiosa.
La vocazione passa attraverso la via della Croce
Rimasta orfana di entrambi i genitori a quattro anni e separata dai suoi fratellini, è allora che Giuditta dice il suo primo sì, accettando la propria vita tra le orfanelle del Conservatorio Torlonia a Roma, gestito dalle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli. Qui matura presto la sua vocazione, che non trova, però, un istituto in cui sbocciare. Tornata a Roma dalla zia, e poi a Napoli dove lavora come maestra d’asilo, Giuditta sa che non è quella la sua strada. Nel 1891 partecipa a un corso di esercizi spirituali dove incontrerà il padre camilliano Luigi Tezza, che qualche mese prima, in quanto Procuratore generale, aveva ricevuto il compito di ripristinare le Terziarie camilliane. Padre Tezza comprende il disegno divino e le offre di prendere parte a questo progetto. Giuditta ha bisogno di riflettere, ma poi accetta: “Eccomi a sua disposizione – gli dice – non sono capace di nulla, io. Confido però in Dio”.
Il calvario del nuovo istituto
La nuova comunità prende forma con Giuditta e altre due il 2 febbraio 1892 con l’imposizione dello scapolare crociato in una cerimonia che ha luogo nella stanza, trasformata in cappella, in cui era morto San Camillo de Lellis. Tre anni dopo Giuditta, ormai suor Giuseppina, diventa superiora generale. Al nuovo istituto occorre, però, l’approvazione definitiva dell’autorità ecclesiastica: Papa Leone XIII la rifiuta per ben due volte, quindi impone alla nuova famiglia di allontanarsi da Roma e di trasformarsi in Pia associazione. Ma ecco in agguato un’altra prova: vengono messe in giro voci calunniose sulla condotta di Padre Tezza, cui viene proibito perfino di incontrare le suore. Nel 1900 partirà per il Perù dal quale non farà più ritorno.
Il carisma delle Figlie di San Camillo
La Provvidenza, però, non lascia sola la nuova Santa: al momento della sua morte, nel 1911, le Camilliane contano già 156 religiose professe e sedici case religiose tra Europa e America. La principale eredità che la fondatrice lascerà alle sue consorelle è la pura e semplice assistenza fisica e spirituale del malato, esercitata a domicilio come negli ospedali, nei lebbrosari e nelle case di cura, nei centri di riabilitazione europei come nelle terre di missione. Proprio come voleva Gesù.
Ascolta l’intervista a Suor Maria Bernadette Rossoni
Madre Vannini, la sofferenza è vinta solo dall’amore
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Nella città eterna, piazza san Pietro ha il ruolo privilegiato di offrirsi al mondo come cassa di risonanza di tutte quelle parole che Dio pronuncia con la vita dei suoi santi. Così anche in occasione della canonizzazione di madre Giuseppina Vannini che, come il card. Newman ed altri beati, ha mostrato la santità della Chiesa divenendone segno e frutto tra i più maturi ed eloquenti.
I santi parlano al mondo, ma per Madre Vannini, sono tanti i motivi che la rendono in un certo senso unica anche a livello diocesano. In primis c’è da considerare che si tratta di
una santa figlia della Città eterna, una romana doc.
Un evento questo, che non si verificava da 411 anni, cioè da quando Francesca Ponziani, meglio nota come Francesca Romana non saliva all’onore degli altari nel 1608 canonizzata appunto da Paolo V. È interessante quindi scoprire come la vita di questa suora, vissuta a cavallo tra il 1800 e il 1900, sia stata anzitutto
una testimonianza viva di fede e carità verso gli ultimi
per gli uomini e le donne di quel tempo. Ma soprattutto, appare chiaro quanto la sua storia, intrecciata a doppio filo con quella dei suoi poveri, dei suoi ammalati e carcerati, sia stata un segno così luminoso per la città e la diocesi da esser indicata, proprio dal cardinale vicario Angelo De Donatis nel settembre scorso, modello ed esempio da imitare per ascoltare “il grido della città”. Nata il 7 luglio del 1859, nel cuore della capitale, rimarrà ben presto orfana. Affidata alle cure delle suore Vincenziane crescerà nel desiderio di consacrarsi alla vita religiosa. Dopo diversi tentativi di discernimento negli istituti a lei vicini, sarà Padre Luigi Tezza a indicarle la strada: ripristinare le Terziare Camilliane. Una vita, la sua, spesa a servizio dei malati e degli infermi nel corpo e nell’anima, la cui eredità conta oggi ottocento suore professe, strutture sanitarie in 23 paesi e 4 continenti. Nella loro professione di fede figli e figlie di san Camillo aggiungono ai consueti tre voti religiosi, un quarto in cui si impegnano a non abbandonare mai i malati, neanche quelli infettivi.
(Foto Siciliani-Gennari/SIR)
“La sofferenza è vinta solo dall’amore – spiega suor Bernardette Rosoni, postulatrice delle Figlie di San Camillo – ed è quanto ha messo in pratica la nostra fondatrice. San Camillo ai suoi religiosi chiedeva di servire gli ammalati con cuore di madre, ed è stata proprio Giuseppina Vannini a declinare con la sua maternità questa esortazione, con un amore femminile verso gli ammalati”.
Qual è il clima che si respira in questi giorni alle soglie di questa data importante?
“C’è questo clima di attesa e di grandissima gioia per noi.
I festeggiamenti per celebrare la nostra fondatrice sono tutti all’insegna delle opere di misericordia con appuntamenti nella città tra malati e carcerati.
Stiamo ricevendo numerose visite qui alla casa generalizia di Grottaferrata e la scorsa settimana il vescovo di Sinop (diocesi brasiliana in cui nel 2007 è avvenuto il miracolo per la canonizzazione) è stato qui da noi condividendo l’entusiasmo di poter sentire questa santa vicina alla sua diocesi e all’Amazzonia e cogliendo la sua intercessione di madre anche in questo Sinodo”.
Suor Bernadette, qual è la parola che Giuseppina Vannini incarna con la sua vita?
“Servizio e carità, cioè
una vita donata agli altri per lenire la sofferenza dei fratelli, degli ammalati, dei poveri. La fondatrice però ha anche una predilezione per i bambini.
Nella sua vita ha sofferto tanto sin da piccola e ci sono alcuni avvenimenti in cui lei ha portato dei bambini nella casa per curarli e per accudirli. Attualmente anche nelle grazie di cui riceviamo segnalazioni, noi vediamo questa predilezione per i piccoli.
La sua è una carità molto larga, verso tutti”.
Il miracolo che ha sancito la canonizzazione riguarda invece un operaio brasiliano. Era il 19 febbraio del 2007 e Arno Celson Klauck mentre lavora alla costruzione della casa di Riposo Madre Giuseppina Vannini precipita nel vano dell’ascensore ad un’altezza di 10 metri. Nella caduta, che vede staccarsi anche una parete, l’operaio invoca la santa “Madre mia aiutami!” e all’arrivo dei primi soccorsi l’uomo viene trovato completamente illeso, ad accezione di un taglio sul labbro.
Madre Vannini, una donna in ascolto del suo Sposo, della sua Chiesa, del grido della sua città, una testimonianza attuale che ha fatto dell’esortazione di San Camillo ai suoi religiosi “più cuore nelle mani fratelli, più cuore” un vero e proprio programma di santità.
Hortensia Honorati
Madre Vannini e suor Dulce sante per il loro cammino d’amore nelle periferie esistenziali del mondo
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C’era anche il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, in Piazza San Pietro domenica 13 ottobre per la Messa di canonizzazione presieduta da Papa Francesco. Tra i cinque i beati elevati alla gloria degli altari c’erano, infatti, anche due religiose particolarmente legate alla vita della Chiesa cremonese.
Una folta delegazione partita dalla città del Torrazzo ha voluto far sentire la propria vicinanza alle Figlie di San Camillo, presenza importante per Cremona per l’omonima casa di cura di via Fabio Filzi. Le Camilliane sono presenti in diocesi da più di 125 anni con quella di Cremona che fu proprio la prima casa dell’Istituto fondato da madre Giuseppina Vannini dopo la sede romana. In diocesi di Cremona le Figlie di San Camillo operano anche a Torre de’ Picenardi e, sino a non molto tempo fa, erano anche nella casa di riposo di San Bassano. Il gruppo dei pellegrini cremonesi a Roma per la canonizzazione nella giornata di sabato 12 ottobre ha vissuto, insieme alle Camilliane cremonesi guidate dalla superiora madre Anna Ucci, un pellegrinaggio che ha visto far tappa a Grottaferrata, per la visita alla tomba della fondatrice delle Figlie di San Camillo, e celebrare l’Eucaristia a Sant’Andrea delle Fratte, luogo del battesimo di madre Vannini.
L’altra santa legata alla Chiesa cremonese è suor Dulce Lopes Pontes, religiosa brasiliana delle Suore Missionarie dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio. Candidata al Nobel per la pace nel 1988, è tra le donne più ammirevoli del Brasile del suo tempo tanto da essere considerata la “madre Teresa” di Salvador de Bahia, realtà ormai gemellata alla Diocesi di Cremona grazie alla presenza dei sacerdoti “fidei donum” cremonesi don Emilio Bellani (in missione da più di nove anni) e don Davide Ferretti, che partirà per il Brasile nelle prossime settimane dopo il mandato che riceverà nella veglia missionaria di sabato 19 ottobre (ore 21) nella Cattedrale di Cremona.
Hanno camminato sulle strade della fede, superando prove ardue, donandosi nella preghiera e nell’assistenza agli ultimi, cercando per tutta la vita la verità che è Gesù. I cinque nuovi Santi canonizzati da Papa Francesco mostrano il volto di una Chiesa capace di vivere nelle periferie esistenziali del mondo, una Chiesa che si fa tale in una casa semplice e una Chiesa santa nel quotidiano. Ogni tratto si sposa così con la storia e la vita del cardinale britannico Henry Newman, della Fondatrice delle Figlie di San Camillo suor Giuseppina Vannini, della Madre indiana Mariam Thresa Chiramel Mankidiyan, della brasiliana suor Dulce Lopes Pontes e della svizzera Margarita Bays.
Nell’omelia della Messa Papa Francesco ha suggerito tre strade per disegnare il cammino della fede. Lo ha fatto ispirandosi al brano del Vangelo di Luca nel quale si racconta la guarigione dei lebbrosi (Lc 17,11-19). Filo conduttore tre verbi: invocare, camminare, ringraziare.
«Oggi ringraziamo il Signore – ha concluso Papa Francesco – per i nuovi Santi, che hanno camminato nella fede e che ora invochiamo come intercessori. Tre di loro sono suore e ci mostrano che la vita religiosa è un cammino d’amore nelle periferie esistenziali del mondo. Santa Marguerite Bays, invece, era una sarta e ci rivela quant’è potente la preghiera semplice, la sopportazione paziente, la donazione silenziosa: attraverso queste cose il Signore ha fatto rivivere in lei, nella sua umiltà, lo splendore della Pasqua. È la santità del quotidiano, di cui parla il santo Cardinale Newman, che disse: «Il cristiano possiede una pace profonda, silenziosa, nascosta, che il mondo non vede. […] Il cristiano è gioioso, tranquillo, buono, amabile, cortese, ingenuo, modesto; non accampa pretese, […] il suo comportamento è talmente lontano dall’ostentazione e dalla ricercatezza che a prima vista si può facilmente prenderlo per una persona ordinaria» (Parochial and Plain Sermons, V,5). Chiediamo di essere così, “luci gentili” tra le oscurità del mondo. Gesù, «resta con noi e noi cominceremo a brillare come Tu brilli, a brillare in modo da essere una luce per gli altri» (Meditations on Christian Doctrine, VII,3). Amen».
Al termine della Messa Papa Francesco, salutando le delegazioni ufficiali di diversi Paesi, in particolare il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il principe di Galles Carlo, ha ricordato come «con la loro testimonianza evangelica, questi Santi hanno favorito la crescita spirituale e sociale nelle rispettive Nazioni».
Subito dopo il Pontefice si è fatto nuovamente vicino ad una terra, la Siria “amata e martoriata”, che da mercoledì scorso vive una nuova fase di bombardamenti: quelli turchi nella parte nord-orientale.
«Il mio pensiero – ha detto Francesco – va ancora una volta al Medio Oriente. In particolare, all’amata e martoriata Siria da dove giungono nuovamente notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni del nord-est del Paese, costrette ad abbandonare le proprie case a causa delle azioni militari: tra queste popolazioni vi sono anche molte famiglie cristiane. A tutti gli attori coinvolti e anche alla Comunità Internazionale, per favore rinnovo l’appello ad impegnarsi con sincerità, con onestà e trasparenza sulla strada del dialogo per cercare soluzioni efficaci».
Ma la preghiera del Papa si è levata anche per l’America Latina e in particolare per l’Ecuador, visitato nel luglio del 2015 ed oggi scosso da gravi scontri tra forze dell’ordine e manifestanti che protestano contro le misure di austerità del presidente Lenín Moreno.
«Insieme a tutti i membri del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, specialmente a quelli provenienti dall’Ecuador, – ha affermato il Pontefice – seguo con preoccupazione quanto sta accadendo nelle ultime settimane in quel Paese. Lo affido alla preghiera comune e all’intercessione dei nuovi Santi, e mi unisco al dolore per i morti, i feriti, i dispersi. Incoraggio a cercare la pace sociale, con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili e ai diritti umani».
Appuntamenti con le Figlie di San Camillo dopo la canonizzazione
Nel pomeriggio di giovedì 24 e venerdì 25 ottobre (ore 15.30) Messa nei reparti della casa di cura Figlie di San Camillo di via Fabio Filzi, a Cremona; sabato 26, invece, celebrazione per tutti in cappella.
Domenica 27 ottobre, alle 10, l’appuntamento sarà nella vicina chiesa di San Ambrogio (parrocchia in cui la clinica si trova) per la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Antonio Napolioni in ringraziamento della canonizzazione.
Le religiose Camilliane sono a disposizione di parrocchie e gruppi per momenti di spiritualità e di approfondimento sulla figura di madre Vannini e il carisma delle Figlie di San Camillo.
Figlie di San Camillo in festa per la canonizzazione di madre Giuseppina Vannini
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Quella del 13 ottobre è destina a diventare una data di particolare importanza per le Figlie di San Camillo, visto che segnerà la canonizzazione della loro fondatrice madre Giuseppina Vannini. Un momento particolarmente atteso all’interno della congregazione camilliana e che trova eco anche a Cremona, dove le religiose sono attive da più di un secolo.
Una presenza importante in città, dove operano nell’omonima casa di cura, ma anche Torre de’ Picenardi e, sino a non molto tempo fa, anche a San Bassano. Per questo la canonizzazione di madre Vannini non sarà una festa riservata alle Camilliane. Lo testimonia anche la presenza del vescovo di Cremona alla Messa di canonizzazione che papa Francesco presiederà in Piazza San Pietro. Oltre un centinaio i cremonesi che hanno aderito alla proposta di pellegrinaggio organizzato dalle Figlie di San Camillo, con la superiora madre Anna Ucci. La partenza dei pullman è prevista per le 6 di sabato 12 ottobre dalla casa di cura di via Fabio Filzi. Nel pomeriggio tappa a Grottaferrata per la visita alla tomba della Santa, celebrando poi la Messa a Sant’Andrea delle Fratte, luogo del battesimo della Vannini. In serata l’arrivo a Roma per prendere parte, la mattina successiva, alla solenne celebrazione in Vaticano. Nel pomeriggio, dopo la visita al Santuario della Rivelazione, il rientro a Cremona. Per prepararsi alla canonizzazione, le Camilliane propongono dal 9 all’11 ottobre un triduo di preghiera presso la cappella della clinica: ogni sera, alle 19.30, adorazione eucaristica e Rosario con meditazione dei misteri con i pensieri della Santa. Altre iniziative nei giorni successivi alla canonizzazione: nel pomeriggio di giovedì 24 e venerdì 25 ottobre (ore 15.30) Messa nei reparti della casa di cura; sabato 26, invece, per tutti in cappella. Domenica 27 ottobre, infine, alle 10, l’appuntamento sarà nella vicina chiesa di San Ambrogio (parrocchia in cui la clinica si trova) per la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Antonio Napolioni in ringraziamento della canonizzazione. Non mancheranno neppure, nelle parrocchie, momenti di spiritualità e per approfondire la figura di madre Vannini e il carisma delle Figlie di San Camillo.
La vita
Giuseppina Vannini è nata a Roma il 7 luglio 1859. Alla tenera età di 7 anni, orfana di entrambe i genitori, è stata affidata all’Orfanotrofio Torlonia, a Roma, guidato dalle Figlie della Carità. Il contatto con le suore ha aiutato a maturare nella giovane Giuditta (questo era il suo nome di battesimo) la vocazione religiosa che l’ha portata a chiedere di diventare una di loro. Dopo un periodo di esperienza è stata dimessa dall’Istituto, ma un provvidenziale incontro con il camilliano padre Luigi Tezza l’aiuterà a conoscere la volontà di Dio a dar vita a una nuova congregazione religiosa: le Figlie di San Camillo, fondate a Roma il 2 febbraio 1892. Il carisma della congregazione ha come radice evangelica le parole di Gesù: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36) e si esprime nelle opere di misericordia spirituali e corporali verso gli infermi. Le religiose, oltre ai tradizionali voti di povertà, castità ed obbedienza, professano un quarto voto di servizio agli infermi anche con il rischio della propria vita.
Suor Giuseppina Vannini, fondatrice delle Figlie di San Camillo, sarà santa
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La Chiesa proclamerà santi il prossimo 13 ottobre in Vaticano, mentre sarà in corso il Sinodo per l’Amazzonia 5 beati, tra cui suor Giuseppina Vannini, al secolo Giuditta Adelaide Agata, religiosa italiana scomparsa nel 1911, fondatrice delle Figlie di San Camillo, la cui opera è oggi presente nella città di Cremona con la clinica di via Fabio Filzi. Ecco una sua biografia.
Giuseppina Vannini nasce a Roma il 7 luglio 1859 da Angelo e Annunziata Papi e viene battezzata con il nome di Giuditta. A 4 anni perde il papà e tre anni dopo anche la mamma. Lei, la sorella e il fratello vengono separati: Augusto è accolto da uno zio materno, Giulia è affidata alle Suore di San Giuseppe e Giuditta di 7 anni è accolta nel Conservatorio Torlonia in Roma, ove le Figlie della Carità la educano alla fede cristiana e la preparano alla vita. Ottiene il diploma di maestra d’asilo e a 21 anni chiede di entrare nel noviziato delle Figlie della Carità a Siena. Ma poco dopo ritorna a Roma per motivi di salute e per un periodo di prova. Alla fine viene dimessa dall’Istituto perché ritenuta inadatta. Sente profondamente la chiamata verso la vita religiosa, e soffre e prega cercando la strada sulla quale indirizzare la sua vocazione.
Giuditta ha 32 anni, quando incontra il predicatore camilliano padre Luigi Tezza per chiedegli un consiglio. Il padre, che pochi mesi prima aveva avuto l’incarico in qualità di Procuratore generale di ripristinare le Terziarie Camilliane, pensa di affidare a lei la realizzazione di tate progetto. Giuditta accetta e padre Tezza scopre ben presto in lei la tempra della fondatrice, sicura di sé, donna di preghiera e di sacrificio. Con altre due giovani, preparate dal sacerdote, forma la prima comunità. Il 2 febbraio 1892, ricorrenza della conversione di San Camillo, nella stanza-santuario ove è morto il Santo, mediante l’imposizione dello scapolare con la croce rossa, nasce la nuova famiglia camilliana, Giuditta prende il nome di suor Giuseppina e viene nominata superiora. La finalità del nuovo istituto è l’assistenza delle malate anche a domicilio.
Le figlie di San Camillo crescono di numero, ma occorre ottenere l’approvazione definitiva dell’autorità ecclesiastica. Purtroppo il Papa Leone XIII aveva deciso di non permettere fondazioni di nuove comunità a Roma, e viene imposto al gruppo delle religiose di allontanarsi da Roma. Ma per l’ammirazione dell’attività di assistenza delle sorelle, anche da parte della stampa, e per l’appoggio del Cardinale Vicario si ottiene l’erezione in “Pia Associazione” dipendente dal cardinale e così l’opera può continuare. Fiduciosa nell’aiuto del Signore, madre Giuseppina riesce a diffondere l’Istituto in varie parti d’Italia e in Argentina. Nonostante una salute debole, la madre non si risparmia, visita ogni anno le case e si prodiga per le Figlie. Il 21 giugno 1909, riesce ad ottenere il Decreto di erezione dell’istituto in Congregazione religiosa sotto il titolo di “Figlie di S. Camillo”. Nel 1910, dopo l’ultima visita a tutte le case in Italia e in Francia, è colpita da una grave malattia di cuore, e il 23 febbraio 1911 rende serenamente l’anima a Dio. Lascia un Istituto con sedici case religiose in Europa e America e con 156 religiose professe. Il 16 ottobre 1994 Giovanni Paolo II la proclama beata.
Suor Giuseppina Vannini e Dulce Lopes Pontes, due nuove sante vicine alla Chiesa di Cremona
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Sarà una giornata speciale per la Chiesa Cremonese quella del 13 ottobre 2019. Quel giorno infatti ci saranno due nuove sante vicine al cuore della diocesi tra i cinque beati che saranno canonizzati durante il Sinodo per l’Amazzonia da Papa Francesco. Sono Giuseppina Vannini, Fondatrice delle Figlie di San Camillo e Dulce Lopes Pontes, della Congregazione delle Suore Missionarie dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio, nata e vissuta nella diocesi di Salvador de Bahia, in Brasile, con cui si sta rafforzando un rapporto di collaborazione missionaria.
Con loro, il 13 ottobre saranno canonizzati anche il cardinale John Henry Newman, fondatore dell’Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra, Maria Teresa Chiramel Mankidiyan, fondatrice della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia e Margarita Bays, Vergine, del Terzo Ordine di San Francesco d’Assisi. Lo ha annunciato il Papa, in latino, durante il Concistoro pubblico per la canonizzazione dei cinque nuovi beati.
La Diocesi di Cremona e il Vescovo Napolioni esprimono la loro gioia e partecipazione, associandosi al rendimento di grazie di tutta la Chiesa per la fedele testimonianza e l’eredità spirituale di queste eminenti figure ecclesiali. In modo particolare intende comunicare la propria vicinanza alla Chiesa brasiliana, con la quale ha scelto di consolidare la fraterna collaborazione pastorale.