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Il cibo in relazione con l’universo: la visione induista nella rassegna “Religioni a tavola”

Nel terzo incontro sulla relazione tra le religioni e il cibo, tenutosi nel pomeriggio di giovedì 9 marzo all’interno della rassegna “Le religioni a tavola”, organizzata dal Centro pastorale della sede cremonese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presso l’aula magna del campus di via Bissolati, è stata approfondita la visione del cibo nell’Induismo.

Ospite relatore dell’incontro è stato il prof. Paolo Magnone, orientalista e sodale dell’Accademia Ambrosiana, già professore di Lingua e letteratura sanscrita dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e docente di Introduzione all’Induismo presso l’Istituto superiore di scienze religiose di Milano. L’incontro, moderato da don Maurizio Compiani, assistente del campus Santa Monica, è stato introdotto dal prof. Marco Trevisan, preside della Facoltà di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali.

«Tanti possono essere i pregiudizi di questa religione per noi lontana e meno conosciuta rispetto alle religioni abramitiche più vicine a noi – ha esordito nel suo intervento Magnone – bisogna andare a fondo delle radici filosofiche indiane, che non sono in contrasto con la religione, ma vi è coincidenza».

La disamina di Magnone è proseguita illustrando il rapporto tra il cibo e il cosmo: «Tutto è mangiato e viene mangiato nell’universo, alimentando il ciclo cosmico tra umanità e divinità. Si mangia per mantenere il ritmo dell’universo, chi mangia così è un giusto mentre, al contrario, chi mangia senza preoccuparsi dell’universo mangia nel peccato».

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L’ultimo incontro del ciclo si terrà nel pomeriggio di giovedì 16 marzo (ore 16.30), sempre presso l’aula magna del campus di Santa Monica, con l’approfondimento del cibo nel Cristianesimo. Relatore sarà Antonio Giuseppe Maria Chizzoniti, direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche e professore ordinario di Diritto canonico e Diritto ecclesiastico presso l’Università Cattolica del S. Cuore e direttore della collana di studi monografici Religioni, diritto, cultura e società (Rubettino editore).




«Io sono il pane», il cibo nella fede cristiana tra comunità e Sacramento

Nel quarto e ultimo incontro sulla relazione tra le religioni e il cibo, tenutosi nel pomeriggio di giovedì 16 marzo all’interno della rassegna “Le religioni a tavola”, organizzata dal Centro pastorale della sede cremonese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presso l’aula magna di via Bissolati è stata approfondita la visione del cibo per il cristianesimo.

Ospite relatore dell’incontro, moderato da don Maurizio Compiani, assistente del campus Santa Monica, è stato il prof. Antonio Giuseppe Maria Chizzoniti, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche e professore ordinario di Diritto canonico ed ecclesiastico presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Inoltre, Chizzoniti è curatore della collana di studi monografici Religioni, diritto, cultura e società dell’editore Rubettino. «Le regole alimentari religiose sono formate da divieti ed obblighi che normano il cibo, i riti, le festività e le celebrazioni – ha esordito Chizzoniti – il messaggio del cristianesimo si può sintetizzare nelle tre regole: mangiare tutto, mangiare con tutti e ringraziare Dio».

«Nella Genesi Dio con l’uomo stipula il patto vegetale, con il diluvio universale, invece, il patto dell’arcobaleno con il quale si concede l’alimentazione della carne, ma non del sangue – ha spiegato il professore di scienze giuridiche – Io sono il pane, con queste parole di Gesù nell’ultima cena da vegetariani si passa diventare mangiatori di Dio».

Chizzoniti ha quindi proceduto con un excursus sulla relazione di Gesù con il cibo, accompagnando le sue parole con rappresentazioni artistiche come mosaici, affreschi e quadri: «Il primo miracolo di Gesù è un miracolo alimentare durante le nozze di Cana: mangiare con tutti, di questo verrà accusato Gesù, di essere un mangione e beone che stava a tavola con pubblicani e prostitute».

«L’ultima regola è quella del ringraziamento, un percorso che si completa nell’Eucarestia, ringraziamento, quel momento che all’inizio dei nostri pasti: possiamo vedere come l’atto del cucinare e quello di mangiare con tutti assume un senso di pienezza nella vita di Gesù» ha pertanto continuato il professore Chizzoniti.

Il prof. Chizzoniti, ha quindi concluso con il magistero di Papa Francesco: «Il Papa ci propone l’approccio ecologico che deve diventare un patto sociale, un patto per custodire il Creato:  la trasformazione del sistema alimentare per costruire nuovi modelli di sviluppo e che è basato sulla cura della nostra casa».

La disciplina penitenziale si è concentrata sul cibo perché è un elemento importante per la vita dell’uomo, ma l’astinenza e il digiuno nei giorni penitenziali possono contenere anche elementi differenti. Una serie di regole che sono entrate anche nel diritto canonico della Chiesa cattolica.

 

Ascolta l’intervento del prof. Chizzoniti




Religioni a tavola, nell’Islam mangiare è cibarsi della misericordia di Dio

Nel secondo incontro sulla relazione tra le religioni e il cibo, tenutosi nel pomeriggio di venerdì 3 marzo all’interno della rassegna “Le religioni a tavola”, organizzata dal Centro pastorale della sede cremonese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presso l’aula magna di via Bissolati è stato approfondito il punto di vista dell’Islam.

L’incontro, moderato da don Maurizio Compiani, assistente del campus Santa Monica, è stato introdotto dalla prof. Roberta Dordoni, coordinatrice accademica del corso triennale di Scienze e tecnologie alimentari. Gli interventi sono stati tenuti da padre Paolo Nicelli, missionario del PIME e professore di Studi arabi ed islamistica presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano e di Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, e di ‘Abd Al-Sabur Turrini, imprenditore e vicepresidente dell’Unione islamica italiana.

Nicelli nel suo intervento ha voluto evidenziare che «la convivialità serve a far passare un’empatia verso le persone e questo si lega al tema della solidarietà che viene prima della religione. Il cibo c’entra non solo nella nostra vita, ma anche con Dio, che per l’islam è il più misericordioso e benevolo e, proprio tramite il cibo, comunica la sua benevolenza e la sua misericordia». 

Quindi, passando all’analisi di alcuni passi del Corano, il missionario ha approfondito alcuni termini chiave che ricorrono nel testo coranico per sottolineare che «mangiare è cibarsi della misericordia di Dio, per l’islam. Tramite il cibo si spiega il rapporto tra Dio, cibo e umanità: il cibo c’entra con la vita del fedele in quanto riferimento sacralizzato che apre all’incontro con Dio». 

L’intervento di padre Paolo Nicelli

L’intervento di Turrini è stato incentrato sull’approfondimento e l’analisi dei cibi halal (leciti) e haram (vietati): «Non esiste elemento che non sia legato al divino e anche il cibo serve per collegarsi allo spirito: tramite il cibo, infatti si collega un piano inferiore al piano superiore». Ha quindi spiegato le differenze tra cibi leciti e vietati, sia secondo il Corano che le diverse catalogazioni prodotte dalle diverse scuole giuridiche, e di come la carne animale debba essere comunque macellata secondo il rituale islamico poiché «la macellazione è un atto sacrale che implica un particolare atteggiamento di rispetto, mettendo in pratica una serie di regole e precauzioni specifiche». 

È stato sottolineato da Turrini anche l’aspetto economico dei cibi halal e di come questo mercato sia in rapida espansione mondiale. «Non solo il cibo – ha spiegato il vice-presidente dell’Unione islamica italiana – ma anche altri settori come il turismo, la farmaceutica e la cosmetica si sono adattate alle indicazioni dell’islam, promuovendo il settore halal nel rispetto della conformità religiosa, del rispetto del creato, dell’attenzione ai consumatori e all’esportazione». Ha quindi concluso: «Oltre all’aspetto tecnico bisogna vedere l’aspetto sacro, come è da vedere in ogni aspetto di questo mondo». 

L’intervento di ‘Abd Al-Sabur Turrini

I prossimi incontri si terranno sempre presso l’aula magna del campus in via Bissolati 74 nei pomeriggi (ore 16.30) di giovedì 9 marzo con un approfondimento sulle tradizioni alimentari in Induismo e Buddhismo e giovedì 16 marzo con l’approfondimento del cibo nel Cristianesimo.  




In Cattolica con il rabbino Rav David Elia Sciunnach una viaggio nella tradizione kosher

L’importanza simbolica del cibo è una caratteristica che accomuna tutte le religioni, ma ognuna di esse esprime il suo valore spirituale attraverso tradizioni e riti molto differenti. Per scoprire ed analizzare le abitudini alimentari delle varie confessioni, il Centro pastorale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona ha dato inizio giovedì 23 febbraio al percorso “Le religioni a tavola”, nel quale durante il tempo quaresimale esponenti delle diverse religioni (ebraica, islamica, hinduista e cristiana) mostreranno come la propria tradizione spirituale interpreta e valorizza gli alimenti.

A dare il via, guardo alla religione ebraica, iè stato Rav David Elia Sciunnach, rabbino capo di Ancona e Parma, assistente rabbino capo di Milano e presidente del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia. Al suo fianco don Maurizio Compiani, assistente di Santa Monica, e il professor Lorenzo Morelli, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie alimentari per una filiera agro-alimentare Sostenibile, DiSTAS.

Dopo una breve introduzione del professor Morelli, ha preso la parola il rabbino Sciunnach, raccontando che cosa sta dietro alla complessa e minuziosa preparazione degli alimenti kosher, ovvero quei prodotti che caratterizzano il nutrimento e formano i pasti di un ebreo ortodosso. «Kosher significa “adatto”, un alimento kosher è quindi adatto e conforme a quello che c’è scritto nella Bibbia – ha spiegato il rabbino –: un ebreo deve evitare ogni pietanza che non è stata preparata secondo questo procedimento». L’attenzione è andata poi agli animali che si possono e che non si possono mangiare, sottolineando che «fra i mammiferi è possibile consumare carne di mucca, di vitello, di pecora e di capra, ovvero di quegli animali denominati “dallo zoccolo fesso”, cioè spaccato in due, tutti gli altri sono vietati. Per quanto riguarda i volatili, un ebreo ritiene kosher solamente quelli da cortile. Sono da evitare soprattutto i rapaci con l’artiglio. I pesci per essere mangiati devono avere pinne e squame, è quindi chiaro che molluschi o invertebrati non facciano parte dei cibi consentiti, e lo stesso divieto vale anche per tutti gli insetti».

La realtà del cibo kosher non si ferma però alla distinzione di animali adatti e non adatti, ma si addentra anche in alcuni aspetti più complessi. Infatti «un ebreo non consuma il sangue degli animali, che è considerato il simbolo della sua anima – ha continuato il rabbino Sciunnach –. Per questo durante la macellazione si lascia che il corpo si dissangui completamente, seppellendo poi il sangue per reintrodurlo alla terra dal quale è venuto. Anche l’uccisione dell’animale segue alcune regole molto specifiche: essa deve essere fatta da un rabbino che abbia sperimentato il dolore della lama sulla sua mano, così da comprendere che l’animale non deve assolutamente soffrire nel processo. Così la carne kosher di prepara con un taglio netto e preciso». La preparazione del cibo ebraico non è solamente fatta di processi da seguire, ma è caratterizzata anche da un perenne e severo controllo da parte di ebrei praticanti e credenti, che si assicurino così che la produzione di ogni alimento sia adatta e conforme alla legge.

Quando un ebreo inizia a consumare il pasto c’è una regola molto importante da seguire, che caratterizza la produzione kosher in ogni aspetto. Il rabbino ha infatti dimostrato che «non bisogna mescolare fra di loro tipi di carne diverse o di mescolarle con i latticini: ogni alimento di derivazione animale deve essere consumato nella sua semplicità, proprio per questo è necessario aspettare il tempo della digestione per poter mangiare un nuovo tipo di carne o di latticino». La tradizione ebraica è tanto rigorosa quanto antica, ma si fonda sul rispetto delle altre specie viventi in quanto creature di Dio, e disdegna ciò che nelle scritture è definito impuro.

Ascolta l’intervento del rabbino Rav David Elia Sciunnach

Il prossimo incontro sarà venerdì 3 marzo, sempre alle ore 16.30 nell’aula maglia dell’Università Cattolica di Cremona, parlando di «Cibi Halal e Haram. L’islam a tavola». Interverranno l’imprenditore ‘Abd Al-Sabur Turrini, dell’Unione islamica italiana, e padre Paolo Nicelli del Pime, professore di Studi arabi ed Islamistica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano e di Teologia presso l’Università Cattolica del S. Cuore.




Le religioni a tavola, giovedì 23 febbraio al via a Santa Monica un percorso sulla valenza simbolica e antropologica delle tradizioni alimentari

Un titolo curioso: “Le religioni a tavola”. Quattro incontri pomeridiani nell’aula magna del campus cremonese dell’Università Cattolica (via Bissolati 74), aperti a tutti e senza doversi prenotare. L’iniziativa, organizzata dall’Ateneo, è illustrata dall’assistente pastorale del campus, don Maurizio Compiani: «Nelle culture e nelle religioni il cibo occupa un’importante valenza simbolica. L’azione di cibarsi è, prima di tutto, una confessione del proprio limite e attesta la propria condizione di creatura: non è in me la fonte della vita! Per vivere ho bisogno di nutrimento, di trovare vita fuori di me e di farla propria… Non è casuale che in tutte le grandi religioni Dio sia celebrato come creatore, il Padre che nutre e dà vita, si prende cura dell’uomo e di tutte le creature». Si tratta di una simbologia originaria comune che viene poi declinata secondo le diverse prospettive culturali e differenti principi religiosi. Sorgono così regole o abitudini alimentari che possono avere un impatto anche molto rilevante nella quotidianità, nella cultura e nell’identità di un popolo. Con questi quattro incontri il centro pastorale dell’Università Cattolica propone un viaggio alla scoperta di mondi poco conosciuti, che riflettono identità differenti, modi originali di comprendere la vita, la storia, il mondo e il rapporto con Dio. Un viaggio accompagnati da guide autorevoli e di assoluto prestigio. L’invito è a sedersi a mensa con il desiderio di comprendere e di comprenderci meglio come comunità umana.

Si inizia giovedì 23 febbraio alle 16.30 con «Cibi kasher, treif e pareve. L’ebraismo a tavola». Relatore di eccezione è Rav David Elia Sciunnach, rabbino capo di Ancona e Parma, assistente rabbino capo di Milano e presidente del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia.

Venerdì 3 marzo, sempre ore 16.30 (come anche i successivi incontri), sarà invece il turno di «Cibi Halal e Haram. L’islam a tavola». Interverranno l’imprenditore ‘Abd Al-Sabur Turrini, dell’Unione islamica italiana, e padre Paolo Nicelli del Pime, professore di Studi arabi ed Islamistica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano e di Teologia presso l’Università Cattolica del S. Cuore.

Giovedì 9 marzo il terzo incontro: «Chi cucina per sé mangia peccato. L’hinduismo e il buddhismo a tavola». Terrà l’incontro il prof. Paolo Magnone, orientalista e sodale dell’Accademia Ambrosiana, già professore di Lingua e letteratura sanscrita (Università Cattolica del S. Cuore) e docente di Introduzione all’Hinduismo presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di Milano.

Infine giovedì 16 marzo «Io sono il pane. Il cristianesimo a tavola». Relatore Antonio Giuseppe Maria Chizzoniti, direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche e professore ordinario di Diritto canonico e Diritto ecclesiastico presso l’Università Cattolica del S. Cuore e direttore della collana di studi monografici Religioni, diritto, cultura e società (Rubettino editore).

Locandina con il programma degli incontri