1

Don Daniele Piazzi ha aperto il corso di formazione degli insegnanti di religione (AUDIO)

Venerdì 27 settembre ha preso avvio, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, la formazione specifica dei docenti di Religione cattolica della diocesi con l’incontro “La ragionevolezza della fede: fede pensata e fede celebrata?”, che ha visto come relatore don Daniele Piazzi, dottore in Teologia, con specializzazione in Liturgia pastorale, docente di Religione presso il liceo classico e linguistico “D. Manin” di Cremona e di Teologia liturgica presso l’ISSR “San Francesco” di Mantova.

Introdotto da don Giovanni Tonani, incaricato diocesano per la Pastorale scolastica e per l’Insegnamento della Religione cattolica nelle scuole, il tema è stato affrontato dal relatore attraverso un excursus storico che a partire dal 400 d.C., tra concili e scismi, ha portato a considerare come la fede e la religione siano un tutt’uno e come la fede della Chiesa preceda necessariamente quella del singolo credente, completandola e rendendo l’assemblea luogo della teologia.

«La liturgia è azione e nell’azione ci sono alcuni codici che vanno interpretati – sintetizza don Piazzi -. L’agire liturgico non è necessariamente logico e razionale ma è certamente esperienziale e ragionevole». Come a dire che per coltivare la propria fede si ha bisogno di un’azione rituale che permetta di entrare nel clima celebrativo, anche senza spiegare quanto sta avvenendo.

«Noi da occidentali abbiamo la tentazione che tutto vada spiegato -procede il sacerdote-. Nonostante secoli di monachesimo e di spiritualità, siamo e restiamo figli di Platone e di Aristotele e scendiamo a patti con il positivismo».

Eppure, anche se non ci si pensa, il Mistero Pasquale avviene ugualmente nella comunità durante la liturgia ed è grazie al linguaggio della fede che lo si può comprendere. E poiché la liturgia dice cose essenziali è per sua natura ripetitiva. Il rito, quindi, si fa «tessera di riconoscimento della fede» di una comunità e il modo di dire l’oggettività della fede, anche se nella diversità di un’assemblea che è per sua natura multiforme e polimorfa.

«La liturgia si pone nell’ambito della fede agita e veramente vissuta. Forse dovremmo recuperare, nella dimensione sacramentale delle liturgia, come verbale e non verbale si possono combinare insieme».

Il prossimo appuntamento teologico, dal titolo «Il contesto e le sfide: è ancora possibile credere oggi?», sarà condotto da don Massimo Epis e si terrà giovedì 26 marzo 2020.

 

Formazione docenti: disponibile la guida




Domenica è la Giornata diocesana della scuola: diamo anche noi “casa al futuro”?

In occasione della Giornata diocesana della scuola, che la Chiesa cremonese celebra domenica 15 settembre, pubblichiamo una nota dell’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica all’inizio dell’anno scolastico 2019/2020 a firma dell’incaricato don Giovanni Tonani.

Intanto presso presso l’Ufficio scuola, al Centro pastorale diocesano di Cremona, è disponibile la guida diocesana che presenta il progetto formazione e aggiornamento per i docenti nell’anno scolastico 2019/2020. L’ospuscolo – dal titolo “Dar tempo ai giovani. Pensare e presentare il Cristianesimo a scuola” – può anche essere scaricato cliccando qui.

 

Nota dell’ufficio di pastorale scolastica

Dare casa al futuro” è il titolo delle Linee programmatiche della Pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, elaborate dall’apposito Servizio nazionale alla luce del recente Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. E un paragrafo è dedicato al tema della Scuola. Tre, tra i diversi, sono gli aspetti che si possono condividere all’inizio di quest’anno scolastico.

 

Formare una “coscienza critica”.

Nella prima area, il documento, parlando dei luoghi di vita dei giovani e dell’importanza di accompagnamento, ascolto e prossimità, un paragrafo è dedicato alla scuola e all’università. «L’esperienza dello studio è formazione di una coscienza critica (anche nei confronti della fede), ricerca di autonomia personale e di esperienze relazionali». Oggi la scuola fatica su diversi fronti. I ragazzi (dai più piccoli a quelli più grandi) spesso non sono abituati a vivere un impegno regolare e continuo. Le parole “formazione”, “ricerca”, “autonomia” e “relazione”, esigono per sé un impegno. Bisogna “starci dentro”: senza fuggire alle proprie responsabilità o giustificare le proprie rinunce. La scuola deve abituare alla fatica, deve abituare alle sconfitte, deve abituare i ragazzi ad avere una giusta visione di sé (vincenti o perdenti che siano); correggere chi cerca sempre scorciatoie o sterili protagonismi. Occorre allenare i ragazzi alla fatica del ragionamento e del rispetto dell’altrui pensiero. Se non si forma questa coscienza, si rischia di far crescere sempre di più persone che abdicano alle proprie responsabilità. Una scuola di “tutti bravi” non esiste; una scuola di “tutti promossi” non esiste, non può esistere. Può, invece, esistere una scuola che forma, chiede fatica, incoraggia, corregge, spinge, chiede rispetto, una scuola che non usa la pialla, ma lo scalpello: in quel pezzo di marmo, in quel pezzo di legno c’è già un’opera d’arte, il compito della scuola è quello di togliere quei pezzi che la rendono informe, per scoprirvi, poi, un uomo, una donna, adulti capaci di pensare e di relazioni. Ma tutto questo resta una utopia da manuale, se le storie, le intelligenze e le passioni degli adulti, insegnanti in primis, non credono alla vocazione posta nelle loro mani; se non c’è alleanza educativa, se non c’è maturità innanzitutto adulta.

 

Dentro la comunità cristiana.

La scuola – prosegue il testo – «… rappresenta una propizia opportunità per imparare a confrontarsi con il territorio … L’incontro con la scuola è per la comunità cristiana una palestra di dialogo e la concreta possibilità di agire in modo sinergico.». Al di là di paure o polemiche riguardo alla presenza della comunità cristiana, meglio dei credenti, nella scuola, al di là di sterili ed inutili diatribe riguardo alla legittimità della presenza dell’Insegnamento della Religione Cattolica, al di là di tutto questo la Comunità cristiana non può ignorare la realtà della scuola. In essa molti cristiani vivono, operano e si impegnano. In essa vengono trasmessi contenuti culturali cui il cristianesimo (lo si voglia o no) ha contribuito in modo radicale. Questa coscienza e la presenza di alunni, famiglie, docenti, non docenti o dirigenti che si dichiarano cristiani, non sono certo mancanza di rispetto per i non credenti o per chi professa altre religioni, ma vanno lette come testimonianza di valori altissimi irrinunciabili, vitali. Il confronto con chi non crede o con chi professa altre religioni, deve partire alla pari, deve creare dialogo, deve portare alla collaborazione, nel rispetto reciproco e nella volontà di costruire una comunità scolastica rispettosa, aperta e dialogante. Educando al confronto, non alla pacifica giustapposizione che tende ad ignorare identità, modi di vivere e tradizioni, ma alla reciproca integrazione. Solo se non si escludono a priori alcune dimensioni dell’umano, si eviterà di trasformare un’equilibrata laicità in laicismo apologetico.

 

Gli insegnanti.

Il documento, quindi, fa una breve riflessione sugli insegnanti: «Un’azione concreta e importante potrebbe essere quella di coinvolgerli di più nel discernimento e nella conoscenza dei ragazzi per la progettazione pastorale. Il loro sguardo, quotidiano e competente, dovrebbe essere una risorsa da ascoltare di più e meglio». Molti insegnati, anche IdR, sono parte viva e vitale della comunità cristiana e della comunità scolastica. Impegnati in tanti settori della vita delle Parrocchie o della Diocesi; immersi nelle più varie attività della Scuola (da collaboratori del dirigente, a referenti di progetti; da coordinatori di classe a responsabili di sportelli…), lavorano con uno stile di servizio tipicamente cristiano. Vanno sicuramente ringraziati e spronati a continuare e affiancati nelle loro fatiche. Sollecitava Papa Francesco nel discorso ai membri dell’UCIIM il 14 marzo 2015: «Insegnare è un impegno serio, che solo una personalità matura ed equilibrata può prendere. Un impegno del genere può incutere timore, ma occorre ricordare che nessun insegnante è mai solo: condivide sempre il proprio lavoro con gli altri colleghi e con tutta la comunità educativa cui appartiene.». Gli insegnanti cristiani devo saper condividere: condividere “le gioie e le speranze, i lutti e le angosce” che si incontrano sulla propria strada, condividere per non rischiare di non essere fecondi, di chiudersi nel proprio orticello e fermarsi lì. Condividere con la comunità cristiana l’identità dei fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani di oggi, condividere con la comunità cristiana le fatiche dell’educazione alla fede. Esserci nella Scuola, esserci nella comunità! Sempre Papa Francesco nel discorso sopra ricordato diceva: «La comunità cristiana ha tantissimi esempi di grandi educatori che si sono dedicati a colmare le carenze della formazione scolastica o a fondare scuole a loro volta. Pensiamo, tra gli altri, a san Giovanni Bosco, … È a queste figure che potete guardare anche voi, insegnanti cristiani, per animare dall’interno una scuola che, a prescindere dalla sua gestione statale o non statale, ha bisogno di educatori credibili e di testimoni di una umanità matura e completa. Testimonianza. E questa non si compra, non si vende: si offre.». Insegnanti cristiani… ovvero educatori e testimoni nella scuola e nella comunità.

 

Abitare la scuola è dare una casa al futuro!

In questo inizio di anno scolastico, ricchi di entusiasmo, di buoni propositi e di speranza, quasi come dei “remigini” ritorniamo ad abitare la scuola. Abitarla non solo fisicamente, ma col cuore, con la mente e con lo spirito. Abitare la scuola vuol dire creare il futuro, non solo dei ragazzi, ma della società. Abitare la scuola vuol dire non fermarsi a guardare al nostro oggi, vuol dire guardare i volti di quei ragazzi che varcano le porte a tre anni e che ne usciranno a diciannove; appena svezzati … già adulti! Abitare la scuola per formare la società di un futuro che molti di noi potranno vedere, in cui i piccoli di oggi saranno protagonisti. Di questo futuro è il mondo adulto di oggi ad essere responsabile. Abitare la scuola oggi vuol dire davvero dare una casa al futuro. Dare una casa a questi nostri ragazzi, dare una casa anche a noi, dare una casa a questo nostro mondo oggi ferito e, speriamo, domani, anche per merito nostro, risanato.

 

Con questi pensieri e con l’affetto e la simpatia, la Chiesa cremonese accompagna l’inizio del nuovo anno scolastico, con la convinzione che sia sempre e ancora una preziosa opportunità, di cui tutti possono godere e di cui tutti sono responsabili.  Un particolare saluto e un augurio di buon lavoro al nuovo “Responsabile dell’UST” e ai neo-dirigenti che si sono insediata in diverse scuole della nostra Diocesi.

 

don Giovanni Tonani
incaricato Ufficio di Pastorale Scolastica
Diocesi di Cremona




L’augurio del vescovo per il nuovo anno scolastico «Ripartiamo per allargare gli orizzonti»

Oggi sul quotidiano “La Provincia” di Cremona il vescovo Antonio Napolioni rivolge il suo personale augurio per l’anno scolastico iniziato per tutte le classi del territorio. Il suo pensiero è rivolto a studenti, insegnanti e operatori scolastici che ripartono dopo le vacanze estive per un nuovo percorso di crescita da affrontare insieme. Riproponiamo il testo completo.

«Ringrazio “La Provincia” per questa opportunità che mi offre di augurare un buon anno scolastico a studenti ed insegnanti, responsabili e collaboratori di ogni scuola della nostra diocesi. Lo faccio molto volentieri. Sapendo che l’inizio di un nuovo tratto di strada da affrontare insieme, denso di incognite ed esigente anche la necessaria fatica, può tentare o attrarre. Infatti, può far capolino quella domandina insidiosa: “ma chi me lo fa fare?”. Auguro a ciascuno di farsi amica questa domanda, per gustare le motivazioni che ci spingono ad agire non per inerzia meccanica, ma per libera consapevolezza del valore di ciò che facciamo, conosciamo, diventiamo.

Le vacanze servono a questo, non ad evadere, ma a rigenerare in noi la voglia di impegnarci di più e di nuovo. Si riparte, curiosi di allargare gli orizzonti e capaci di dare il proprio apporto alla bellezza della vita comune.

Penso alla fiducia semplice e generosa dei bambini, alla spavalderia un po’ impacciata eppure così bella dei ragazzi, alla delicatezza del cuore e della mente dei giovani, che giustamente reclamano di avere davanti un mondo adulto credibile e autorevole, non perché perfetto, ma perché onesto e affidabile.

Saluto perciò con stima chi ha scelto come missione e professione l’educazione delle nuove generazioni, rinnovando ai dirigenti scolastici e a tutti i docenti l’offerta di collaborazione da parte della comunità ecclesiale, perché un aggiornato patto educativo ci veda convergere nel servizio dei “nostri figli”. Le famiglie ce lo chiedono, e tutti noi dobbiamo aiutarle nel loro primario compito di trasmissione dell’alfabeto della vita.

Non ignoro le difficoltà e le carenze che talvolta impediscono la piena realizzazione dei nostri intenti e, mentre confido nell’azione lungimirante e coraggiosa delle Istituzioni, assicuro da parte dei credenti un supplemento di carica spirituale per guardare al di là degli ostacoli e seminare speranza.

Buon anno, dunque, e arrivederci nelle tante occasioni che avremo per crescere insieme».

+ Antonio Napolioni, Vescovo




Dal Vescovo l’invito agli insegnanti a educare con paternità alla libertà e alla fraternità

Alla vigilia della Giornata diocesana della scuola, che la Chiesa cremonese celebra domenica 15 settembre, le varie componenti del panorama educativo locale hanno voluto radunarsi alla scuola del Maestro. L’occasione è stata la Messa che il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto nel pomeriggio di sabato 14 settembre in Cattedrale.

L’occasione di incontro attorno all’Eucaristia è stata promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica, il cui incaricato – don Giovanni Tonani – ha preso la parola all’inizio della celebrazione per un breve saluto. Facendo eco alle Linee programmatiche “Dare casa al futuro”, elaborate della Pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana alla luce del Sinodo sui giovani, il pensiero è stato rivolto alle sfide che, all’inizio di un nuovo anno, attendono il mondo della scuola. Un particolare augurio è stato rivolto agli studenti che hanno iniziato la prima elementare e a quelli che quest’anno concluderanno il proprio percorso formativo nelle scuole superiori.

All’inizio dell’omelia il Vescovo ha sottolineato la necessità «che le belle notizie non passino inosservate». Quindi monsignor Napolioni ha preso spunto dalla parabola evangelica del padre misericordioso (Lc 15,1-32) per invitare a vivere una forte passione educativa. Lo ha fatto in particolare evidenziano tre atteggiamenti: «l’avventura della libertà», «il dono della paternità» e «l’educazione alla fraternità». Il Vescovo ha anche voluto richiamare la fecondità espressa nel campo della scuola dalla Vita consacrata e l’importanza della corresponsabilità educativa tra famiglie e insegnanti, individuando proprio nel Vangelo di Luca l’ingrediente da «mettere nella borsa che si prepara ogni giorno». Per un lavoro, quello dei docenti, definito «vocazione» e «missione», e sintetizzato in qualche modo nel testo paolino della seconda lettura (1Tm 1,12-17).

A comporre l’assemblea c’erano molte delle religiose impegnate in campo educativo e parecchi insegnanti, in particolare quelli di religione. Rappresentate anche le associazioni cattoliche di categoria, con anche una nutrita rappresentanza delle scuole paritarie, con anche ragazzi e famiglie.

Durante la Messa monsignor Napolioni ha anche voluto ricordare il vescovo Enrico Assi di cui il 16 settembre sarà il 27° anniversario della morte e di cui quest’anno è stato anche il centenario della nascita (Vimercate, 19 luglio 1919).

 

Photogallery