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Nuovi parroci, l’insediamento di don Rota a Gussola ha chiuso il calendario degli ingressi

Provocatorie, certamente, sono state le parole del vescovo Antonio Napolioni durante l’omelia in occasione della Messa di insediamento di don Roberto Rota come parroco di Gussola e Torricella del Pizzo, presieduta nel pomeriggio di domenica 27 ottobre a Gussola. L’ultimo degli ingressi di parroci previsti in queste settimane. «Essere pubblicani significa riconoscersi umili, bisognosi della misericordia e dell’amore di Dio», ha spiegato il pastore della Chiesa cremonese.

Linea, quella dell’umiltà, su cui si è mosso anche il sindaco di Gussola, Stefano Belli Franzini, che, nel saluto di benvenuto al nuovo parroco, ha ribadito la disponibilità da parte dell’Amministrazione a «sostenere e accompagnare il cammino della parrocchia, affinché, insieme, ma con umiltà, si possa guidare la comunità».

La celebrazione è poi proseguita, come di consueto, dopo la lettura del decreto di nomina, con l’aspersione, da parte di don Rota, dell’intera assemblea – molto numerosa – e con il saluto delle parrocchie al nuovo parroco.

«Le nostre sono comunità pronte a camminare insieme – ha spiegato Marco Cappa, di Gussola, – ma hanno bisogno di una guida. Per questo siamo felici del suo arrivo e attendiamo con trepidazione il momento in cui, finalmente, potremo iniziare il nostro percorso».

Quello alla condivisione è stato anche uno degli inviti che il Vescovo ha rivolto e ai presbiteri e ai laici: «Per noi cristiani la priorità è l’annuncio del Vangelo ai fratelli, la volontà di aiutarli a scoprire, dentro di loro, la luce dell’amore di Dio. In questo i ministri siano da esempio, si mettano al servizio e vivano pienamente la comunità!».

Don Rota non sarà infatti solo a guidare le nuove parrocchie che gli sono state affidate: ad affiancarlo ci sarà don Umberto Leoni,  vicario di Gussola da ben 58 anni.

Prima della conclusione della celebrazione, animata dalla corale della parrocchia, il nuovo parroco ha avuto l’occasione di rivolgere il proprio saluto alla comunità.

Don Rota si è detto «felice di poter iniziare un nuovo cammino, un viaggio da vivere insieme guardando al futuro». Non è mancato un piccolo momento di commozione: «È bello vedere così tante persone, molte delle quali le ho incontrate nei miei anni di ministero; mi fa piacere sentire il loro l’affetto e la loro vicinanza. Questo è essere Chiesa».

La Messa si è conclusa in un clima di festa e gioia, espressione della gratitudine, da parte delle parrocchie di Gussola e Torricella del Pizzo, nei confronti della disponibilità ed attenzione che, fin da subito, don Roberto Rota ha dimostrato nei confronti dei fedeli.

Andrea Bassani

Photogallery della celebrazione

 

Biografia di don Rota

Classe 1959, originario della parrocchia di S. Agata in Cremona, è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1983. Ha iniziato il proprio ministero come vicario al Boschetto, nella periferia di Cremona, dove è rimasto sino al 1991. Nel frattempo è stato impegnato presso la Curia vescovile: prima come addetto della Ragioneria (1984/1995), poi come cassiere (1995/2004), ricoprendo anche l’incarico di direttore della Cassa del Clero (1993/2004) e poi quello di responsabile dell’Ufficio assistenza e pensione clero (1997/2004). Dopo essere stato collaboratore parrocchiale a Cremona nella parrocchia di S. Giuseppe, presso il quartiere Cambonino (1999), è stato nominato parroco di Olmeneta (2000/2004). Segretario per il Giubileo del 2000, è stato anche incaricato diocesano FACI-Federazione nazionale del clero italiano (2001/2008) e presidente della Società di mutuo soccorso tra i sacerdoti (2007/2008).

Dal 2004 era parroco di Castelverde e Castelnuovo del Zappa, dal 2017 anche di Costa S. Abramo e dal 2018 anche di Marzalengo e S. Martino in Beliseto. Ora mons. Napolioni l’ha scelto come successore di don Ettore Conti in qualità di parroco delle parrocchie “Annunciazione” in Gussola e “S. Nicolò vescovo” in Torricella del Pizzo.

Dal 2008 don Rota è incaricato diocesano del Segretariato Pellegrinaggi e dell’Ufficio per la Pastorale del turismo e dei pellegrinaggi; oltre che, dal 2012, presidente dell’agenzia turistica diocesana ProfiloTours.

 

Saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari Amici

Rivolgo, da queste pagine, un primo saluto alle comunità di Gussola e Torricella del Pizzo che si stanno preparando ad accogliermi come Parroco.

Dal 26 maggio scorso, quando è stata resa pubblica la decisione del Vescovo, il mio pensiero e la mia preghiera, nel subbuglio dei sentimenti e delle emozioni, sono stati anche per voi, per i malati e per tutte le persone che vedono nel Prete un riferimento: chiedo al Signore di non deludere attese e speranze e di saper andare incontro a tutti con animo lieto e generoso! Un pensiero anche per chi si sente ai margini, è disinteressato o non credente: a tutti, nella comune appartenenza alla società umana, la mia attestazione di stima e il desiderio sincero di poter partecipare alla costruzione di un mondo più giusto e solidale.

Il mio pensiero è dunque per tutti e per ciascuno; è un pensiero di totale affidamento al Signore e alla sua volontà per essere capaci tutti – popolo di Dio e pastore – sempre, con gioia ed entusiasmo, di seguirlo per le strade lungo le quali ci condurrà.

A don Umberto che, sono certo, continuerà ad offrire il suo prezioso contributo, a don Alfredo che ritrovo dopo qualche anno, nato e cresciuto tra voi, a don Gino che da Parroco della vicina Martignana, sono certo, non mi farà mancare consigli e aiuto, il mio saluto fraterno; a don Ettore il grazie e l’augurio di buon lavoro nella sua nuova missione.

Non è facile entrare in corsa, lungo un cammino già tracciato. Per questo, sono certo, mi perdonerete lentezze, accordandomi quel tempo di ambientamento tra voi che sarà fatto soprattutto di ascolto, per poter poi, insieme, assumere quelle decisioni che occorrono, consapevole degli impegni anche gravosi che andranno ad assommarsi a quello di incaricato diocesano del turismo e tempo libero che mi vedrà in alcuni momenti, lontano dalla Parrocchia, perché impegnato in viaggi e pellegrinaggi.

Non conosco l’ambiente casalasco perché nei nei 36 anni di ministero non ci sono state occasioni, ma so che siete persone schiette che dicono quello che pensano: vi chiedo di essere così anche con me; di aiutarmi e di sostenermi.

Non so cosa vi aspettate da me, ma un prete, per tanto fantasioso e intraprendente che possa essere, non può mai prescindere da ciò a cui il Signore lo ha chiamato: l’annuncio della sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti, la carità fraterna: è su questo ultimo aspetto che vi chiedo una particolare disponibilità per costruire insieme una comunità dove ci si voglia bene, ci si aiuti tutti, perché nessuno deve sentirsi escluso, nessuno deve rimanere indietro.

E poi ci sono le sfide per la manutenzione del notevole patrimonio artistico e delle strutture pastorali per la quale servirà la disponibilità di tutti e il coraggio di scelte impegnative.

Così, in attesa di incontrarci, vi chiedo una preghiera e vi assicuro il mio ricordo.

 Don Roberto




Il Vescovo a San Bassano: «Fare comunità intorno al Vangelo»

«Fare comunità intorno al Vangelo». È questo il messaggio che il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, ha lasciato a don Angelo Ruffini, già parroco di San Bassano e Santa Maria dei Sabbioni, che, nel pomeriggio di sabato 26 ottobre, si è insediato anche nelle parrocchie di Cornaleto, Formigara, Gombito e San Latino.

La celebrazione si è svolta presso la chiesa parrocchiale di San Bassano, alle cui porte don Ruffini è stato accolto dai sindaci dei vari paesi coinvolti. A rivolgere il proprio saluto al parroco, a nome di tutti, è stato il primo cittadino di Gombito, Massimo Caravaggio, che si è detto felice di poter iniziare «un nuovo cammino da vivere insieme» e fiducioso in un futuro che possa parlare la lingua della condivisione.

Successivamente il vicario della zona pastorale seconda, don Giambattista Piacentini, ha letto pubblicamente il decreto di nomina del nuovo parroco il quale, successivamente, ha ricevuto dal Vescovo l’aspersorio e ha benedetto i numerosi fedeli presenti alla celebrazione.

Don Ruffini ha poi ricevuto il saluto di una rappresentante delle comunità a lui affidate, Savina, da Formigara, la quale ha espresso il desiderio, da parte di tutte le parrocchie, di mettersi in gioco per «crescere insieme e costruire un’unica grande famiglia».

Le parrocchie di cui don Ruffini è stato nominato parroco, infatti, sono in cammino verso la costituzione di una unità pastorale. Ed è proprio in questo segno che si è articolata la riflessione del vescovo Napolioni durante l’omelia. «Se crediamo che il pastore è uno, e uno il gregge – ha sottolineato il Vescovo – non possiamo che riconoscere e tentare di vivere il grande valore comunitario che la fede cristiana porta con sé e invita a far proprio».

Mons. Napolioni ha poi ricordato a tutti i presenti, a partire dai presbiteri, quale sia la vera missione della Chiesa: «E’ l’annuncio del Vangelo a dover essere prioritario, non l’organizzazione di strutture e organigrammi sui quali, poi, immancabilmente, prevalgono campanilismi e divisioni». E per ribadire ulteriormente il concetto, il pastore della Chiesa cremonese ha usato le parole della liturgia domenicale: «Gesù stesso ci invita a non avere la presunzione di sentirci superiori agli altri, ma ad essere umili, a vivere come una comunità di piccoli; solo così potremo essere uniti e forti nel suo nome».

La Messa, animata dalle corali delle varie parrocchie, è poi proseguita in modo consueto fino al tradizionale saluto che il nuovo parroco rivolge alle comunità presenti. Don Ruffini ha invitato tutti i parrocchiani a «sentirsi parte di una squadra, in cui ciascuno è chiamato a spendersi per il bene degli altri, a partire da noi sacerdoti».

Il suo ministero sarà infatti supportato da don Davide Ottoni, che ha lasciato la comunità di Soresina, e dai presbiteri che già risiedono nelle parrocchie: don Luigi Pietta, don Luigi Parmigiani e don Mario della Corna.

Al termine della celebrazione, per tutti i presenti, è stato allestito un buffet, presso l’oratorio, per celebrare in un clima di serenità e convivialità questo primo passo di un cammino che vuole essere condiviso e comunitario.

Andrea Bassani

 

Photogallery della celebrazione

 

Biografia dei nuovi sacerdoti

Don Angelo Ruffini, classe 1964, originario di Calvatone, è stato ordinato il 18 giugno 1994. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a S. Bassano; nel 1999 il trasferimento a Castelleone, sempre come vicario. Nel 2004 è stato nominato parroco di Drizzona e Voltido. Nel 2005 è diventato parroco in solido dell’unità pastorale di S. Giovanni in Croce, Solarolo Rainerio, Voltido, Casteldidone, S. Lorenzo Aroldo. Dal 2011 era parroco di “S. Martino vescovo” in San Bassano e “S. Maria Annunciata” in S. Maria dei Sabbioni (Cappella Cantone). Ora mons. Napolioni gli ha affidato anche le parrocchie di “S. Andrea apostolo” in Cornaleto, “Ss. Nazario e Celso” in Formigara, “Ss. Sisto e Liberata” in Gombito e “S. Cuore e S. Latino” in S. Latino, in vista della nuova unità pastorale.

 

Don Davide Ottoni, classe 1979, originario di Torre Pallavicina, è stato ordinato l’11 giugno 2005. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Calvenzano; nel 2009 il trasferimento a Soncino come vicario della parrocchia di S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo e di quella di S. Pietro apostolo, insieme a quella di S. Bartolomeo apostolo in Isengo. Dal 2011 era collaboratore parrocchiale a Soresina. Ora diventa collaboratore dell’erigenda unità pastorale di Cornaleto, Formigara, S. Bassano, Gombito, S. Latino, S. Maria dei Sabbioni.

 

 

1 + 1 = SEI   Messaggio per l’avvio del cammino dell’erigenda unità pastorale

Chi ha detto che uno più uno fa due, ad ogni costo e in ogni circostanza? Abbiamo scoperto che se due persone, con due punti di vista diversi, si mettono in dialogo profondo, ascoltandosi l’un con l’altro e rispettando le opinioni altrui, possono arricchirsi di diversi punti di vista e la loro unione può far maturare altre idee non presenti prima del loro incontro. E allora uno più uno può fare quattro, cinque o sei. A noi piace pensare che, oggi, faccia sei. Perché le nostre singole comunità insieme faranno una comunità grande, un’unità grande che sarà ricca perché avrà dentro di sé sei punti di vista. Forse c’è da fare qualche passo per imparare a superare la paura di uscire dall’ombra dei nostri campanili, per conoscerci un po’ di più e scoprire quanto fanno bene e quanto arricchiscono le relazioni. Così facendo 1+1=SEI, dove quel “sei” ti chiama in causa in prima persona: sei tu, per primo, a far in modo che il dialogo si crei, che la relazione inizi e sei tu per primo che ne uscirai arricchito. Conosciamoci, affrontiamo insieme, nella comunione questa nuova esperienza che scopriremo essere una ricchezza per tutti se la vivremo con disponibilità, apertura, ascolto e dialogo.

1+1=SEI perché sei tu, con le tue qualità, con i tuoi talenti, con tutto te stesso a testimoniare che collaborare significa crescere nella condivisione; crescere nella condivisione porta ad essere corresponsabili. Sei tu a far in modo che si stia bene insieme, che si viva in comunione. E lo stare bene insieme connota gli amici di Cristo già dalle prime comunità cristiane quando i discepoli affascinavano la gente da come si volevano bene. Con questa prospettiva vivremo l’unità pastorale non come un’imposizione dall’alto, proprio perché non è così. È un nuovo modello di Chiesa, un nuovo modo di fare comunione e di essere testimoni di questa comunione. Non siamo soli, c’è il Padre che ci sostiene e ci ama per primo, c’è Gesù che cammina con noi, resta al nostro fianco e c’è lo Spirito che vive in noi e ci fortifica nel cammino. Questa è la prima, vera certezza.

1+1=SEI perché prima di tutto devi riscoprire il tuo essere amico di Cristo. L’esperienza di Triuggio ci ha permesso di fare anche un viaggio dentro noi stessi per riscoprire quei valori certi come l’ascolto, la condivisione, l’accoglienza dell’altro, la fiducia, valori che spesso diamo per scontati e non approfondiamo. Solo scoprendo chi siamo, cosa vogliamo essere possiamo affermare con chiarezza che desideriamo camminare insieme con lo sguardo rivolto a Gesù, ascoltando la ricchezza che c’è in ognuno di noi, dicendo bene gli uni degli altri, aprendoci al cambiamento.

Riscoprendo noi stessi, riconoscendoci tutti in cammino su un’unica strada, sapendoci scelti e chiamati da Dio in questo tratto di storia, potremo affermare nuovamente che 1+1=sei. Dove un uno sta per ciascuno di noi e l’altro sta per Dio che ci chiama. E quel SEI? Quel SEI è ciò che Dio vuole da noi in questo momento. Dio ci sta chiedendo una forma di comunione per noi nuova; attraverso la voce del vescovo chiede di far nascere quest’unità Pastorale e sa che faremo fatica, così come ne siamo coscienti noi.  Ma non dobbiamo attendere che ci sia la comunità perfetta e ideale per metterci in gioco, perché non ci sarà mai. La comunità è formata da noi che non siamo e non saremo mai perfetti. È fatta da noi che abbiamo limiti e potenzialità, che siamo imperfetti, ma anche capaci di cose belle. Quindi in quanto costituita da noi non sarà mai una porzione di Chiesa perfetta. Potrà però incamminarsi verso l’ideale di santità solo seguendo Dio, attraverso l’ascolto della sua Parola, lo spezzare il pane e la Carità. Il compito che è chiesto a ciascuno è di accogliere e amare l’altro così come lo accoglie e lo ama Dio e aiutarlo a compiere la Sua Volontà.

Buon cammino a tutti!

Il parroco don Angelo Ruffini  
con il gruppo di laici delle sei parrocchie
che hanno partecipato all’evento di Triuggio




L’ingresso a Piadena di don Pezzetti, «missionario di carità»

È stato un regalo davvero speciale quello che don Antonio Pezzetti ha ricevuto dal Vescovo per il suo 59esimo compleanno: il dono è stato quello delle tre comunità parrocchiali di Drizzona, Piadena e Vho, di cui nel pomeriggio di domenica 20 ottobre è diventato ufficialmente parroco.

La storia di questo sacerdote bergamesco, originario di Misano Gera d’Adda, l’ha ben ricordata Matteo Priori, il sindaco di Piadena-Drizzona (comune nato all’inizio dell’anno a seguito della fusione delle omonime realtà civiche precedenti), che nel saluto istituzionale, sul sagrato della chiesa, ha rimarcato il suo impegno di carità in venticinque anni di servizio presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona, e di cui diciotto anche come direttore di Caritas Cremonese. Un prete «missionario in mezzo a noi», venuto «per servirci e per amarci» ha detto ancora il primo cittadino, facendo anche una fotografia della realtà locale, in ambito caritativo ma non solo.

Tra i sacerdoti concelebranti, accanto al Vescovo, don Pierluigi Codazzi, che da don Pezzetti ha preso il testimone per la pastorale caritativa in diocesi. E ancora chi in ambito caritativo ha operato, prima e insieme a don Antonio. Non mancava naturalmente il vicario don Paolo Fusar Imperatore, alcuni parroci della zona e gli amici sacerdoti, oltre ai due diaconi permanenti che prestano il proprio servizio in Caritas: Cesare Galantini e Marco Ruggeri.

Folta la delegazione giunta dalla Casa dell’Accoglienza e dalle diverse strutture Caritas, con operatori, volontari e ospiti. Ma non mancavano neppure, insieme ai parenti, alcuni amici d’infanzia di Misano e persone conosciute ad Antegnate, dove fu vicario all’inizio del suo ministero per nove anni, prima del trasferimento a Cremona.

In una chiesa gremita, dopo la lettura del decreto di nomina di don Pezzetti (che assume anche l’incarico di vicario zonale della Zona pastorale 4), i gesti caratteristici della Messa di insediamento di un nuovo parroco (aspersione dei fedeli e incensazione dell’altare). Quindi il saluto, a nome delle tre comunità parrocchiali, letto da Cristina Priori, che ha fotografato la realtà delle tre parrocchie e del loro cammino di comunione senza dimenticare fatiche e difficoltà.

Nell’omelia il Vescovo ha voluto subito chiarire a don Pezzetti che, pur lasciando i molteplici fronti di impegno della Caritas, «venendo qui il campo si allarga». Così mons. Napolioni ha delineato i nuovi ambiti di carità cui don Antonio sarà chiamato a spendersi. Anzitutto per l’incarico di vicario zonale, a fianco del Vescovo e dei sacerdoti del territorio (cui dovrà prendersi cura e «dare fastidio») per impostare la pastorale di questa terra.

E poi nel suo nuovo ruolo di parroco, nel quale sarà «chiamato a vivere la carità pastorale». Anzitutto nella vita della parrocchia, al fianco della gente, in una famiglia, con la quale radunarsi attorno all’altare. Ma anche diventando «missionario di carità», attento alle povertà più nascoste. Ma sempre mettendo al primo posto la Parola di Dio, evitando di impostare logiche e bilanci sul fare prima che sull’essere e sul ricevere. In altre parole, per essere «una comunità di discepoli prima che di organizzatori». Perché, ha concluso il Vescovo tornando sulla «carità pastorale», è «meglio una carità senza pastorale che una pastorale senza carità».

La celebrazione è stata animata con il canto dalla corale parrocchiale di Piadena con all’organo Maurizio Vezzoni e sotto la direzione di Stefano Griffini, che per l’occasione ha sostituito il direttore del coro, impegnato nella veste di primo cittadino.

Prima della conclusione della Messa il saluto del nuovo parroco, fatto di tanti grazie e non senza qualche commozione. «È il momento di fare festa sapendo che da domani inizia il cammino vero, vivendo il Vangelo e stringendoci le mani», ha detto don Pezzetti rifacendosi all’immagine usata prima delle Messa dal sindaco.

Il pomeriggio è quindi continuato in oratorio, dove don Pezzetti ha potuto salutare i vecchi amici e iniziare a conoscere la nuova comunità che gli è stata affidata.

 

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Biografia di don Antonio Pezzetti

Classe 1960, originario di Misano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 22 giugno 1985. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Antegnate. Nel 1994 ha iniziato la sua opera presso la Casa dell’accoglienza di Cremona con l’incarico di vicedirettore di cui nel 1997 è diventato direttore, assumendo anche l’incarico di vicedirettore della Caritas diocesana, ufficio che ha poi guidato a partire dal 2001, affiancando anche il ruolo di vicepresidente della Fondazione S. Facio. Dal 2008 al 2016 è stato anche responsabile del Segretariato diocesano migrantes. Lasciata la struttura di accoglienza di Cremona, assumerà l’incarico di parroco di Piadena, Vho e Drizzona, prendendo il posto di don Giuseppe Manzoni. Inoltre è stato scelto come nuovo vicario zonale della Zona pastorale IV, in sostituzione di don Davide Ferretti.

 

Saluto del nuovo parroco

Un saluto a tutti voi piadenesi, a quelli che vivono la vita della Chiesa nell’Unità Pastorale formata dalle tre realtà parrocchiali di S. Maria, del Vho e di Drizzona, e a quelli che semplicemente abitano nel territorio dell’ormai unico Comune.

Un saluto che vuole essere per tutti anche augurio di bene e di impegno per la vita che state vivendo, a partire dalle autorità civili e militari, alle persone impegnate nelle varie istituzioni, nel mondo del lavoro e nelle realtà del volontariato, della cultura e dello sport.

Avremo presto modo di incominciare ad incontrarci e conoscerci.

Il mio saluto vuole arrivare prima di tutto ai più deboli e ai più fragili della comunità: gli ammalati e gli anziani soli, le famiglie in difficoltà per molteplici fragilità, i poveri in spirito e i poveri che fanno fatica ad arrivare a fine mese.

Un saluto particolare a voi ragazzi e giovani che siete non solo il nostro futuro ma anche il presente del nostro essere Chiesa. La comunità ha bisogno di voi e voi avete bisogno degli adulti e delle alleanze educative che potremo insieme realizzare.

Sono grato ai tanti che a vario titolo e in diversi modi hanno lavorato e continuano a impegnarsi perché la nostra unità pastorale sia vitale e vivace, in ricerca della volontà di Dio e del bene dei fratelli.

Un saluto anche a coloro che sono giunti in questa comunità da terre lontane, con culture e fedi diverse, nella consapevolezza che ogni diversità può diventare arricchimento.

Ricordo con stima i sacerdoti che mi hanno preceduto nel ministero in mezzo a voi e un saluto anche ai sacerdoti originari di questa comunità.

Scriveva il Vescovo Antonio nell’annunciare le varie nomine di quest’anno: «E’ comprensibile il dispiacere del distacco da realtà che ciascuno ha cercato di guidare e servire con amore, instaurando spesso profondi rapporti di amicizia e condivisione. Ma è altrettanto fecondo il ricominciare, raccogliendo quanto altri hanno già seminato, e portando elementi di novità, nel quadro di una pastorale di comunione di cui nessuno può essere protagonista isolato»

Ecco io ricomincio da voi, con voi e per voi il mio ministero sacerdotale, ritorno in una comunità dopo 25 anni spesi a servizio della chiesa nella realtà della Caritas diocesana. Non ho progetti pastorali particolari, insieme a don Paolo, al Consiglio Pastorale e a voi, in comunione con la chiesa diocesana e in collaborazione con le altre parrocchie della zona pastorale, cercheremo di costruire ponti e relazioni che dovranno rendere sempre più veri i nostri rapporti umani e sempre più incisivo l’impegno comune per la missione e l’evangelizzazione delle nostre comunità.

A presto

don Antonio




Il Vescovo al successore di don Ferretti in partenza per il Brasile: «L’arrivo di don Ettore è altrettanto una scommessa missionaria»

Le comunità di Ca’ de’ Soresini, Castelponzone, Cingia de’ Botti, Motta Baluffi, S. Martino del Lago, Scandolara Ravara, Solarolo Monasterolo e Vidiceto, dell’erigenda unità pastorale nella Zona pastorale IV, hanno accolto nella mattina di domenica 20 ottobre, presso la chiesa di S. Maria Assunta in Scandolara Ravara, il nuovo parroco e futuro moderatore dell’unità pastorale, don Ettore Conti. Con lui anche il nuovo collaboratore don Paolo Tonghini. Tra i concelebranti anche don Marco Genzini e don Luigi Carrai, già collaboratori parrocchiali in alcune delle parrocchie della nuova unità pastorale.

La celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Napolioni, è stata preceduta dal saluto del sindaco di Scandolara Ravara, Ennio Roberto Oliva, accompagnato dai primi cittadini degli altri Comuni Fabio Rossi (Cingia de’ Botti), Dino Maia (San Martino del Lago), Matteo Carrara (Motta Baluffi) e Stefano Belli Franzini (Gussola).

«La parrocchia è il fulcro della coesione sociale e quindi troverà sempre in noi amministratori il massimo della collaborazione – ha dichiarato Oliva a nome di tutti gli amministratori intervenuti -. Speriamo in un rapporto in cui si possano progettare e realizzare opere che possano migliorare nel tempo le relazioni e il buon vivere dei nostri cittadini».

La Messa ha avuto inizio con la lettura del decreto di nomina, cui è seguito il saluto di benvenuto di una parrocchiana, che a nome delle comunità si è soffermata sul ruolo del sacerdote. «Il sacerdote non è sacerdote per sé ma sacerdote per noi. Tutti abbiamo bisogno del parroco e di qualcuno che ci parli di Dio, che ci aiuti a mettere insieme le nostre sensibilità e diversità».

Il fulcro dell’omelia del vescovo Napolioni, invece, è stato incentrato sulla Giornata missionaria mondiale, celebrata proprio in questa giornata, ricordando don Davide Ferretti (in partenza per Salvador de Bahia come “fidei donum”), che dal 2007 era stato parroco di Motta Baluffi e Solarolo Monasterolo e dal 2014 anche di Scandolara Ravara e Castelponzone.

«La partenza di don Davide deve segnare la nostra Chiesa diocesana e in particolare queste parrocchie. Esattamente come l’arrivo di don Ettore e don Paolo è altrettanto una scommessa missionaria». In una società in continua trasformazione culturale e religiosa, dove il pluralismo è legittimamente in crescita, la missione di parroci, parrocchiani e laici è e resta ascoltare la voce di Gesù, per vivere umilmente il Vangelo e far fronte alle sfide che la modernità porta con sé. «Meglio essere cristiani senza dirlo che dirlo senza esserlo» la conclusione del Vescovo ispirando alle parole di sant’Ignazio di Antiochia.

La liturgia, animata dal coro interparrocchiale diretto dal maestro Pierpaolo Vigolini, si è conclusa con il saluto del nuovo parroco che ha voluto nuovamente rimarcare la necessità di una sempre maggiore collaborazione – in particolare tra sacerdoti – nella vita della nuova unità pastorale, con il coraggio di saper ripartire anche dopo errori o difficoltà.

A conclusione di questa giornata di festa, alle 21 presso la chiesa parrocchiale di Cingia de’ Botti, l’elevazione musicale mariana “Maria, donna dei nostri giorni”, a cura dal coro dell’Associazione musicale “Giuseppe Denti”, con riflessioni da don Tonino Bello.

 

La photogallery della celebrazione

 

Biografia di don Ettore Conti

Classe 1954, originario di Misano, è stato ordinato il 24 giugno 1978. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Caravaggio; nel 1984 il trasferimento a Robecco d’Oglio, sempre come vicario. Dal 1990 al 2004 è stato parroco di S. Michele Sette Pozzi in Malagnino e dal 1997 al 2004 amministratore parrocchiale di S. Savino. Dal 2004 era parroco di Gussola e dal 2011 anche di Torricella del Pizzo. Nel nuovo incarico pastorale affidatogli dal vescovo Napolioni, prende il testimone da don Davide Ferretti e don Gian Paolo Mauri.

 

Biografia di don Paolo Tonghini

Classe 1975, originario di Piadena, è stato ordinato il 17 giugno 2000. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Covo, nel 2002 è stato trasferito a Soresina sempre come vicario. Dal 2005 ha risieduto presso la Tenda di Cristo di Rivarolo del Re. Nel 2010 è stato cappellano dell’ospedale Oglio Po. Nello stesso anno è stato nominato parroco in solido dell’unità pastorale di Bellaguarda, Buzzoletto, Casaletto Po, Pomponesco e Salina.

 

Il saluto del nuovo parroco

Carissimi,

il Vescovo mi ha scelto per essere un fratello che vive con voi l’esperienza fantastica della fede. Egli manda i suoi sacerdoti nelle comunità per testimoniare la vita in Cristo quale segno dell’Amore e della Misericordia Divina. Vengo a voi, e non sono solo, insieme ad altri confratelli che svolgono lo stesso ministero in Cristo, per esprimere nelle comunità la comunione mediante lo spezzare il pane e l’annuncio della Parola di Dio. Le attività e le esperienze saranno il frutto di un dialogo fra sacerdoti e laici analizzato e attuato alla luce Parola di Dio.

Vivremo esperienze positive sia quando saranno di comune accordo, sia quando le diversità di vedute ci imporranno scelte giuste ma non sempre condivise: niente paura, se ci lasciamo guidare dalla carità di Cristo, la nostra faticosa costruzione sarà salda sulla roccia della Chiesa.

Vivremo grandi e piccoli gesti che daranno valore alle iniziative singole o comunitarie ma non dimenticheremo mai di essere una comunità di parrocchie che hanno un cuore solo e un’anima sola, che tutto fanno nel nome di Cristo Gesù.

Il nostro lavoro, le iniziative umane e pastorali ci dovranno portare ad attuare la parola di Gesù: ” non rallegratevi perché i demòni si sottomettono voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc. 10,20 ).

Ringrazio i sacerdoti che vivranno con me il ministero sacerdotale e mi saranno guida e sostegno in questa nuova esperienza pastorale.

Grazie a tutti voi che mi accogliete come sono e mi sopporterete in tanti momenti della vostra vita.

Pregate per me.

don Ettore Conti




A Cassano d’Adda l’insediamento di don Bariselli come nuovo parroco di Cristo Risorto

Il caloroso, sincero e partecipato abbraccio di una intera città, ha salutato nel tardo pomeriggio di domenica 6 ottobre,  l’arrivo di don Vittore Bariselli nella parrocchia di Cristo Risorto in Cassano d’Adda. È il terzo parroco che si avvicenda alla guida della comunità sorta, nel 1987, dal frazionamento della parrocchia matrice dell’Immacolata e San Zeno.

«Ho letto il messaggio di presentazione che don Vittore ha inviato ai parrocchiani – ha esordito il sindaco Roberto Maviglia, nell’indirizzo di saluto seguito alla breve processione di ingresso – e vi si evince da un lato la nostalgia nel lasciare il precedente incarico, dall’altro la voglia di iniziare una nuova sfida, entrando in sintonia con una diversa realtà». «Troverà qui una comunità vivace con tanta voglia di fare e pronta al confronto e alle novità per affrontare un nuovo cammino di crescita – ha rassicurato il primo cittadino -,  troverà una chiesa e un oratorio non solo di mattoni e di cemento ma soprattutto di persone e di legami. Abbiamo un obiettivo da raggiungere insieme: il bene di tutti; la collaborazione dell’Amministrazione comunale è assicurata fin da ora».

«Nell’accoglierla tra noi non possiamo non ricordare i sacerdoti che hanno operato prima di lei nella comunità di Cristo Risorto, ognuno con il proprio stile di servizio alla Chiesa», sono state invece le parole di accoglienza della comunità parrocchiale, affidate alla voce di Giusy Braggiè. «Dal Paradiso gioirà don Carlo Valli che circa cinquanta anni fa volle intensamente la costruzione di questa chiesa, in una zona periferica allora composta solo di campi e prati». «Il compito che la attende non sarà facile – ha proseguito la rappresentante parrocchiale – ma avremo un nuovo compagno di viaggio al quale chiediamo condivisione e trasparenza e al quale assicuriamo condivisione e preghiera». Il dono di un libro liturgico alla nuova guida pastorale ha simbolicamente contrassegnato l’inizio di questa impegnativa avventura.

«Ho ascoltato dalla vostra presenza un clima di affetto, evidenti nelle parole e negli atteggiamenti di tutti voi presenti e tanto numerosi – ha esordito il Vescovo – l’assemblea è  il primo sacramento e io non mi stanco mai di sperimentare la forte attrazione che esiste tra a parrocchia e il suo parroco». «A cosa serve il prete se non servire? – ha poi interrogato il Vescovo, rifacendosi alla lettura del Vangelo – Il prete non è un padrone delle cose di Dio o della comunità, ma un dono del Signore che ciascuno ha ricevuto». «Occorre ricominciare con Gesù con cuore nuovo, ricordandosi che i nostri granelli sono potenti quando si uniscono – è stata l’esortazione finale -. Voglia il Signore che questo nuovo inizio sia vissuto secondo il Vangelo, a cuore aperto».

Dense di commozione le prime parole rivolte dal neoparroco ai nuovi fedeli. «Non credo alle coincidenze – ha esordito don Vittore -. Credo che la Provvidenza, alle volte per vie non comprensibili, tracci le strade dei credenti e che talvolta con sassolini nella scarpe proponga nuovi cammini. Credo sia la Provvidenza, infatti, ad avermi messo sul cammino di Cassano; la stessa Provvidenza che mi ha dato una famiglia che in ventidue anni di sacerdozio mi ha sempre seguito e accompagnato in ogni spostamento». Un sentiero, in definitiva, già tracciato quello che ha condotto don Vittore Bariselli a Cassano d’Adda e resosi sempre più intellegibile nell’incontro con tanti sacerdoti che hanno caratterizzato le tappe importanti della sua missione e del suo apostolato nelle varie sedi della Diocesi: don Renato Onida, già vicario a Cassano, don Giulio Brambilla, cassanese di origine, don Giovanni Sanfelici, vicario a San Zeno, che poi don Vittore sostituì a Bozzolo. «A Bozzolo infine ho ritrovato don Giansante Fusar Imperatore che ora ritrovo a Cassano – ha ricordato don Vittore -. Le fatiche e le inquietudini non hanno mai vinto la gioia. Ora la Provvidenza e il Vescovo mi chiedono un cambiamento». «Non sarò più il Peter Pan della diocesi, come più vecchio vicario di oratorio – ha simpaticamente concluso il neoparroco –. Non è il momento di fare programmi ma sicuramente non potremo iniziare il cammino senza considerare che i ragazzi e i giovani meritano il nostro sguardo, così come la formazione cristiana degli adulti e la ricerca di collaborazione con le altre comunità parrocchiali di Cassano d’Adda».

Un momento di festa e convivialità ha infine accompagnato don Vittore nel distacco dai vecchi parrocchiani di Castelleone e nella conoscenza dei nuovi fedeli di Cristo Risorto.

Photogallery (di Federico Conti)

Marco Galbusera

 

Biografia di don Bariselli

Don Vittore Bariselli, classe 1972, è stato ordinato il 21 giugno 1997, mentre risiedeva nella parrocchia di Calcio. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Bozzolo. Nel 2004 il trasferimento, sempre come vicario, a Castelleone e Corte Madama. Ora mons. Napolioni lo ha scelto come nuovo parroco di Cristo Risorto in Cassano d’Adda.

 

Saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Vi confesso che in questo giorni mi sento molto vicino all’uomo di oggi. Emozioni, saluti, prospettive per il futuro, la fatica di lasciare Castelleone, il timore di essere inadeguato per un passaggio della mia vita, generano quelle incertezze che confondono e limitano la libertà del cuore e la fede nella Provvidenza.

Cerco di fare un esercizio spesso invocato: andare all’essenziale, ritrovare i fondamenti del vivere cristiano, perché il vento della paura e il fascino del tempo non sconvolgano la direzione del Vangelo di Cristo.

Mi chiedo: nel mondo multiculturale e multietnico, possiamo vivere da cristiani senza seguire le ammalianti voci del tempo e farci vincere dalla paura, indegna compagna per un credente?

Le tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, ci possono aiutare ed essere faro alla nostra comunità parrocchiale di Cristo Risorto.

Quale fede siamo chiamati a vivere e celebrare oggi? Quando possiamo dirci credenti? In un tempo dove indifferenza ed individualismo fanno la voce grossa: qual è il seme della fede credente?

L’evangelista Giovanni ci dice, che tutto quello che possiamo conoscere e dire di Dio ci è stato rivelato in Gesù Cristo, nel Dio fatto uomo, Lui è la Parola fatta Carne. Gesù è immagine del Dio invisibile, Gesù ci mostra il Padre , Dio si rivela nella umanità di Cristo. Gesù è il maestro e proprio perché vero uomo possiamo imitarlo; lasciandoci sedurre dalla sua Parola, ritroveremo la forza rivoluzionaria di Cristo, che il tempo e l’abitudine ci hanno fatto perdere o dimenticare. La liturgia è chiamata a dare voce alla fede per trasfigurare la storia e regalare la speranza e la forza di vivere la carità. Avete mai letto il libro Leone di Paola Mastrocola? È la storia di un bambino, Leone, che interroga la vita di chi gli sta attorno perché è un credente che prega senza vergogna e crede nella forza della preghiera: un piccolo rivoluzionario. E’ però necessario un esercizio, perché la nostra fede si radichi e fecondi, che ci lasciamo interpellare dall’ascolto della storia, dal silenzio e dalle domande dei nostri giovani: saranno capaci di aiutarci a purificare il linguaggio e la celebrazione della fede.

“Da questo vi riconosceranno, dall’amore che avrete gli uni per gli altri. Amatevi come io ho amato voi.” Da come riusciremo ad amarci , saremo riconoscibili in Gesù. Non basta ascoltare la Parola, occorre praticare la carità , attualizzarla nell’oggi. Guardiamo ai Santi come nel tempo e con fantasia Evangelica hanno interpretato l’Amore Crocifisso. Quanti cristiani e santi della porta accanto, hanno vissuto in modo originale l’unico comandamento dell’amore. Gesù, ci giudicherà sulle nostri omissioni “Avevo fame, sete, ero malato… e non mi avete incontrato nel fratello. Come ci ricorda il Papa, occorre una carità eversiva, senza paura e senza voler vincere seguendo le logiche del mondo. Manifestare con la vita un amore gratuito fino ad amare il nemico: il mondo lo comprende, ne può rimanere affascinato avvicinando a Dio i cuori dei lontani.

La speranza in un tempo dove incertezza e crisi paralizzano la fiducia, dove l’io soffoca il noi, dove pace interiore e salutismo sono diventati i nuovi comandamenti, la comunità credente quale speranza deve testimoniare? Siamo custodi della promessa che il perdono vincerà sul male e che l’Amore vince la morte. La Grazia dello Spirito che opera in ogni uomo perché creato a sua immagine e somiglianza è la speranza che possiamo narrare al mondo. Diamo voce alle famiglie giovani, perché possano aiutarci a scoprire la bellezza della speranza cristiana e viverla in relazioni di amicizia e fiducia.

Con la fiducia tipica dei piccoli, capaci di fidarsi e abbracciare chi tende loro le braccia, le nostre famiglie potranno riappropriarsi o ravvivare la fede battesimale, accompagnando i loro figli nei percorsi catechistici.

L’oratorio, con la molteplicità dei linguaggi educativi, dal teatro al grest, dai campi estivi a quelli di servizio, dall’associazionismo ai movimenti, dallo sport alla catechesi, mi piacerebbe potesse diventare per i ragazzi, i giovani e gli adulti un laboratorio delle virtù cristiane per sperimentare la bellezza e leggere insieme i sogni della vita.

Nel tempo dell’indifferenza la comunità parrocchiale, deve diventare luogo accogliente come una famiglia, una seconda casa per vincere le solitudini, un luogo fisico ed esistenziale per trovare rifugio , forza e slancio quando la quotidianità ci fa sentire come canne sbattute dal vento.

Mi piacerebbe che la comunità parrocchiale potesse essere luogo per sperimentare le tre virtù e rendere desiderabile la vita cristiana.

Grazie a don Antonio e ai sacerdoti che hanno lavorato nella parrocchia di Cristo Risorto, con umiltà raccolgo la testimonianza di servizio con gioia inizio con voi un cammino di semina.

Don Vittore




Don Oldoni nuovo parroco di Pumenengo: una missione nella tenerezza di Maria

È stata una genuina festa in famiglia quella che a Pumenengo, nel primo pomeriggio di domenica 6 ottobre, ha caratterizzato l’insediamento di don Andrea Oldoni quale nuovo parroco della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo.

«Sono trascorse solo due settimane dal saluto a don Angelo Ferrari – sono state le parole di benvenuto del Sindaco  Mauro Barelli –: un saluto che è stato intriso di tristezza, ma che oggi sa invece trasformarsi in gioia». «Mi sono spesso interrogato sui motivi della strana immigrazione di sacerdoti da una parrocchia all’altra – ha proseguito il primo cittadino –. La verità è che il prete non appartiene alla sua gente se non per la fede. Egli appartiene a Dio e in lui conosce e ama gli uomini». «Tuttavia il Signore non si risentirà – è stato il simpatico augurio del Sindaco – se auspichiamo per don Andrea la più lunga permanenza possibile tra di noi, permettendoci di apprezzare la sua missione e anche la sua passione per i presepi, caratteristica quest’ultima che denota una persona di grande fede».

Un canto composto dallo stesso don Andrea Oldani, particolarmente apprezzato in diocesi anche per le sue capacità artistiche, ha aperto la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Dopo la lettura del decreto di nomina, l’aspersione dei fedeli e l’incensazione dell’altare, il nuovo parroco ha ricevuto il saluto di un rappresentante parrocchiale.

«A che serve un prete? – ha esordito il Vescovo – Serve a parlarci di Dio, della sua grazia del suo perdono».  «Un prete – è stata la simpatica metafora di Mons. Napolioni – è come un pezzo di acquedotto un tubo non incrostato che va a raccogliere acqua alla sorgente per diffonderla alla comunità». «I cambiamenti – ha proseguito nell’omelia – fanno male anche bene a ciascuno di noi e nella comunità avviene la stessa cosa. Sono meravigliato della vostra fede: la vita di un prete si arricchisce sempre di più così come quella dei fedeli e tutti insieme, come tante briciole, possiamo spostare le montagne, certi di  una fede che va al di la delle difficoltà e delle simpatie». «Un oggi dopo l’altro non so cosa faremo ma andremo in braccio a Dio – ha concluso –. Il Signore, fa sempre la differenza”.

Breve ma denso di spunti di riflessione, il saluto rivolto da don Andrea alla sua nuova comunità: «Siamo servi inutili, non nel senso di incapaci ma nella prospettiva di non attenderci alcun utile – ha esordito il nuovo parroco di Pumenengo –. Siamo servi motivati solamente  dall’amore». «Accetto questo nuovo servizio con serenità perché un segno profondo mi lega a questa nuova comunità – ha rivelato don Oldoni -. Sono partito nella mia vocazione dal Santuario di Caravaggio e ora riprendo il nuovo cammino partendo  dal Santuario della Rotonda: la tenerezza della Madonna mi accompagna». «Camminiamo insieme concordi; l’uomo deve essere in cammino e il cuore ci invita a raggiungere una meta – è stata la esortazione finale -. Fermarsi  blocca la novità dello Spirito Santo, mentre camminare con umiltà, sapendo ritornare sui propri passi quando è necessario, è la soluzione migliore. Lasciamoci guidare dall’umiltà, dalla qualità delle relazioni, dalla gratuità».

Photogallery (di Federico Conti)

 

 

Biografia di don Andrea Oldoni

Classe 1958, originario di Misano Gera d’Adda, è stato ordinato il 19 giugno 1982. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Soresina. Nel 1996 è stato nominato parroco di Crotta d’Adda. Dal 2006 era parroco di Barbata, incarico che ora lascia per assumere la guida della comunità di Pumenengo in sostituzione di don Angelo Ferrari.




Vicomoscano ha accolto il nuovo parroco don Giuseppe Manzoni

Si è svolto domenica 6 ottobre linsediamento del nuovo parroco di Casalbellotto, Fossacaprara, Quattrocase, Vicomoscano don Giuseppe Manzoni.

Come dabitudine è stato rispettato il protocollo che ha previsto laccoglienza, sul sagrato della Chiesa di S. Pietro apostolo in Vicomoscano, dellautorità civile che ha parlato a nome dellintera comunità. Per loccasione era presente il sindaco di Casalmaggiore e frazioni Filippo Bongiovanni, che si è impegnato a nome dellamministrazione comunale a essere a disposizione per eventuali future collaborazioni nel nome del «più alto fine che è il bene comune».

La celebrazione eucaristica è stata presieduta da mons. Antonio Napolioni, alla presenza di numerosi sacerdoti, tra cui don Claudio Rubagotti parroco di Casalmaggiore e don Davide Barili vicario della Zona 5, a significare la vicinanza delle parrocchie limitrofe e di tutta la zona pastorale.

Significativo il saluto iniziale del Vescovo, durante il quale ha presentato la comunità come un unicum per laffluenza e la partecipazione attiva di tanti giovani e famiglie. «Ecco il segno che questa comunità ha grande cura delle famiglie, dei ragazzi, delloratorio, della loro crescita». E ha proseguito con un ringraziamento a don Baronio, parroco per nove anni. «Il pensiero va a don Ottorino e a tutti coloro che con lui hanno operato con tanto impegno e va alla staffetta che ora il Signore ci fa compiere con don Giuseppe».

Dopo la lettura del decreto di nomina proclamato da don Barili, la comunità parrocchiale ha dato il benvenuto a don Giuseppe e, attraverso le parole di una parrocchiana, ha promesso di affiancarlo nel suo nuovo cammino «come un unico gregge dietro lo stesso Signore».

Nella sua omelia il Vescovo ha invece valorizzato il tema del servizio come dono ricevuto, a partire dallattualizzazione della Parola del giorno. «Se facciamo il nostro dovere come un dono ricevuto, quel dovere cambia sapore». E ha ribadito la centralità della fede come testimonianza cristiana. «La vostra testimonianza di fede che ci date oggi è meravigliosa. Perché se la fede divide, non è fede. Se unisce è fede cristiana».

È seguito il saluto di don Giuseppe, che si è soffermato su due punti in particolare: il valore delle relazioni e la preghiera. Le amicizie «sanno durare nel tempo e anche nella comunione dei santi nella vita ultraterrena» ha dichiarato ringraziando i tanti parrocchiani presenti, compresi quelli provenienti da parrocchie lontane. E, citando Bruno il Certosino e Benedetto XVI che hanno fatto della preghiera «il centro della loro vita», ha rivelato come la preghiera sarà il fulcro nodale della sua pastorale. «Non ho programmi da proporre a queste comunità vive ma se sapremo pregare vuol dire che crederemo nel Signore. Allora sarà tutto possibile».

La celebrazione, che è stata allietata dal coro della comunità interparrocchiale beato Vincenzo Grossi, diretto dal maestro Cesare Visioli, si è conclusa con un banchetto in oratorio per dare il benvenuto al nuovo parroco.

Photogallery (di Filippo Peschiera e Stefano Ponzoni)

 

Biografia di don Manzoni

Classe 1958, originario di Caravaggio, don Giuseppe Manzoni è stato ordinato nel giugno 1985. Ha iniziato il proprio ministero pastorale a Fornovo S. Giovanni in qualità di vicario. In quegli anni ha intrapreso gli studi presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, continuando poi alla Pontificia Università Lateranense, dove ha ottenuto la licenza in Teologia Pastorale. Insegnante in Seminario dal 1999 (fino al 2003 è stato anche vicerettore ed economo), dal 1999 al 2007 è stato assistente Giovani AC e dal 2002 al 2005 assistente ecclesiastico FUCI e MEIC. Dal 2005 al 2007 ha ricoperto l’incarico di vicecancelliere di Curia e notaio del Tribunale ecclesiastico. Don Manzoni, che dal 2003 è assistente ecclesiastico AGESCI, dal 2007 al 2013 è stato parroco delle comunità di S. Marino, Gadesco e Pieve Delmona. Dal 2013 era parroco delle parrocchie di Piadena, Vho e Drizzona. Ora mons. Napolioni gli ha affidato l’incarico di parroco dell’unità pastorale di Vicomoscano, Quattro Case, Fossa Caprara e Casalbellotto.




Quattro lampade per illuminare il cammino di S. Bernardo, Borgo, Zaist e Maristella

Una lampada, consegnata a ognuna delle quattro parrocchie della nuova unità pastorale, per illuminare il cammino da compiere, nella vita quotidiana di ogni comunità e nel legame di unità con la Chiesa diocesana. È questo il gesto che ha concluso la celebrazione di insediamento dei cinque sacerdoti di San Bernardo, Beata Vergine Lauretana e S. Genesio nel quartiere di Borgo Loreto, S. Francesco d’Assisi nel quartiere Zaist e Immacolata Concezione nel quartiere Maristella di Cremona.

Parroco delle prime due parrocchie – e moderatore dell’unità pastorale – è don Pietro Samarini, che assume anche l’incarico di vicario zonale della zona pastorale 3. Parroco delle altre due don Gianni Cavagnoli (già parroco dello Zaist).

Per loro un ingresso un po’ inusuale rispetto al solito. Non solo perché anziché una Messa, nella serata di sabato 28 settembre si è scelto di vivere una celebrazione della Parola. Ma soprattutto perché insieme a loro si sono ufficialmente insediati altri tre sacerdoti, condivisi da tutte e quattro le parrocchie: il vicario don Piergiorgio Tizzi e i collaboratori parrocchiali don Ottorino Baronio e don Antonio Agnelli.

Tutti loro, prima della celebrazione, hanno ricevuto il saluto dell’Amministrazione comunale di Cremona nelle parole dell’assessore Barbara Manfredini. Accanto a lei, in fascia tricolore, anche il primo cittadino di Spinadesco Roberto Lazzari.

Dopo che i due parroci – seguendo il rito proprio degli insediamenti – hanno asperso l’assemblea con l’acqua benedetta, un caloroso applauso ha dato loro il benvenuto. Un gesto più eloquente di tante parole e che ha sostituito il rituale saluto della parrocchia: così la piccola impasse nel trovare l’incaricato prescelto ha finito per offrire una sintesi neutrale di unità pastorale, senza alcuna preferenze tra parrocchie, che sono state comunque tutte egualmente rappresentate nelle letture della celebrazione.

Nell’omelia monsignor Napolioni ha voluto ricordare che è la vita di Dio a riempire di bellezza la vita umana prima di soffermarsi proprio sulla nuova «squadra» dei cinque sacerdoti. Quasi scherzando sulle formule giuridiche che definiscono il loro ruolo, ma con la certezza che per quattro parrocchie che insieme hanno circa 10mila abitanti è davvero una fortuna poter contare sulla presenza di un gruppo così consistente di preti, soprattutto nel confronto con altre regioni d’Italia. «Beati noi se cogliamo questa come una grande opportunità a crescere insieme. Io ve li do – ha affermato il Vescovo – nella misura in cui li aiuterete a camminare insieme». E ancora: «Non dividetevi e non divideteli! Chiedete loro di stare insieme, dialogare, pensare, capirsi e trovare le strade su cui poi ciascuno farà la sua parte con la propria comunità in un cammino di unità pastorale che nemmeno il vescovo sa con chiarezza come dovrà funzionare». E rivolto ai cinque sacerdoti ha affermato: «Vi chiedo di fare a gara di umiltà, di ascolto, di fiducia, di attenzione fraterna. Dio voglia che questo nuovo inizio del cammino di unità pastorale sia un cammino di famiglia presbiterale. Io so che lo desiderate!».

L’abbraccio di pace tra il Vescovo e i cinque sacerdoti e poi tra di loro è stato il successivo gesto significato, dopo la professione di fede da parte dei cinque sacerdoti. Per giungere quindi alla consegna di una lampada per ciascuna delle quattro parrocchie, che il Vescovo ha consegnato ai parroci e ai collaboratori, visto che ognuno di loro abiterà una una diversa comunità: don Samarini a San Bernardo, don Baronio a Borgo Loreto, don Cavagnoli allo Zaist e don Agnelli al Maristella, con il vicario don Tizzi che, pur risiedendo allo Zaist, sarà certamente il più facilitato nell’essere percepito come vicario “di tutti”.

Al Vescovo e ai cinque sacerdoti poi un regalo da parte della comunità: per alcuni una riproduzione dell’immagine della Madonna Lauretana, per altri quella della Madonna della Rosa, riprendendo due dei dipinti conservati nella chiesa di Borgo Loreto.

L’ultima parola è stata lasciata a don Pietro Samarini, in qualità di moderatore dell’unità pastorale. Il suo è stato il saluto rivolto ai nuovi parrocchiani, ma nello stesso tempo anche un “ben ritrovati” a quanti già aveva conosciuto negli anni da vicario a San Bernardo, dove ora ritorna da parroco. Lo sguardo però, più che al passato, è stato rivolto al futuro: al nuovo cammino da intraprendere, insieme.

Dopo le firme di rito sui verbali, l’accoglienza ai nuovi sacerdoti è proseguita in oratorio con un momento di festa. In attesa dell’appuntamento, all’indomani, nelle quattro chiese, per iniziare a tutti gli effetti il nuovo cammino.

Photogallery

 

Biografia dei sacerdoti dell’unità pastorale

Parroco delle parrocchie di “S. Bernardo” e della “Beata Vergine Lauretana e S. Genesio” a Borgo Loreto, oltre che moderatore dell’unità pastorale costituita insieme alle parrocchie dello Zaist e del Maristella, è don Pietro Samarini. Classe 1956, originario di Genivolta, è stato ordinato il 20 giugno 1981. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Cremona, proprio nella parrocchia di S. Bernardo. Nel 1995 il trasferimento a Vescovato sempre come vicario. Nel 1995 è stato nominato parroco di Barzaniga e Mirabello Ciria. Dal 2004 era parroco di Spinadesco. Come vicario zonale della Zona pastorale 2 nel 2017 è stato amministratore parrocchiale di Soncino, Isengo, Melotta e Casaletto di Sopra. Mons. Napolioni l’ha scelto anche come nuovo vicario zonale per la Zona pastorale 3, quella della città di Cremona, prendendo il testimone da don Pierluigi Codazzi, diventato direttore della Caritas diocesana.

 

Don Giovanni Cavagnoli, già parroco di S. Francesco d’Assisi allo Zaist diventa parroco anche della parrocchia “Immacolata Concezione”  al Maristella. Classe 1950, originario di Trigolo, è stato ordinato sacerdote il 22 giugno 1974. Laureato in Liturgia a Roma, ha iniziato il proprio ministero come vicario a Pomponesco, proseguendo poi, sempre come vicario, nella parrocchia di S. Imerio dal 1980 al 1991, anno in cui il vescovo Assi gli ha affidato la comunità di S. Bernardo come parroco. Nel 2000 il trasferimento, sempre come parroco, a Cristo Re, dove è rimasto per 16 anni. Incaricato per la Pastorale liturgica dal 1984, nel 1997 ha assunto la guida della sezione di Pastorale liturgica dell’Ufficio diocesano per il Culto divino. Inoltre, dal 1977, è insegnante in Seminario. Dal 2016 era parroco della comunità di S. Francesco d’Assisi, nel quartiere Zaist di Cremona. È anche direttore della Rivista Liturgica, l’importante pubblicazione delle Edizioni Camaldoli.

 

Vicario delle quattro parrocchie dell’unità pastorale è don Piergiorgio Tizzi. Classe 1978, originario di Sabbioneta, è stato ordinato il 21 giugno 2003. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Caravaggio. Dal 2009 era vicario delle parrocchie di Viadana (S. Maria Assunta e S. Cristoforo – S. Maria Annunciata – Santi Martino e Nicola e S. Pietro Apostolo) e dal 2015 anche di quella della parrocchia di Buzzoletto.

 

Collaboratore parrocchiale delle quattro parrocchie dell’unità pastorale è don Ottorino Baronio. Classe 1963, originario di Cremona (Cristo Re), è stato ordinato il 20 giugno 1987. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Bozzolo; nel 1995 il trasferimento a Viadana S. PIetro, sempre come vicario. Nel 2000 è stato nominato parroco di Motta Baluffi e Solarolo Monasterolo. Dal 2007 era parroco di Vicomoscano, Quattrocase, Fossa Caprara, Casalbellotto.

 

Collaboratore parrocchiale delle quattro parrocchie dell’unità pastorale è don Antonio Agnelli. Classe 1957, è stato ordinato il 19 giugno 1982 mentre risiedeva nella parrocchia di Scandolara Ripa d’Oglio. Ha iniziato il proprio ministero come vicario alla Beata Vergine di Caravaggio in Cremona; nel 1983 il trasferimento a Casalbuttano sempre come vicario. Dal 1995 al 2004 è stato parroco di Dosimo e Quistro e dal 2004 al 2017 di Corte de’ Frati. Dal 2016 è assistente spirituale delle Acli cremonesi. Dal 2017 era collaboratore parrocchiale di S. Bernardo in Cremona. È laureato in Teologia dogmatica.




Don Marino Dalé si presenta alla comunità di Fiesco

Nel pomeriggio di sabato 28 settembre ha fatto il suo ingresso come nuovo parroco don Marino Dalé nella parrocchia di San Procopio martire di Fiesco, una comunità piccola ma molto viva e unita.

Dall’oratorio antistante la chiesa parrocchiale è uscita la processione che si è fermata sul sagrato della chiesa per l’accoglienza del sindaco di Fiesco che ha salutato il nuovo presbitero con parole piene di speranza.

Il saluto del sindaco

Il canto del coro parrocchiale ha accolto in chiesa la processione formata dai chierichetti e dai presbiteri giunti per l’occasione: a presiedere la celebrazione eucaristica mons. Antonio Napolioni, concelebrata dal nuovo parroco insieme a don Giambattista Piacentini, vicario della Zona 2.

Al termine del saluto della comunità parrocchiale per bocca di un suo rappresentante, durante il quale si è espressa la gratitudine per l’arrivo del nuovo pastore, è stato donato un orologio a don Dalè: «segno del trascorrere del tempo, auspicio di un tempo fecondo da trascorrere insieme».

Il saluto della comunità

Nella sua omelia il Vescovo di Cremona ha ricordato come «anche il prete, che noi consideriamo un professionista delle cose di Dio, è un uomo di Dio battezzato chiamato alla santità: don Marino, fra poco, farà la sua professione di fede davanti a noi alla quale noi ci uniremo perché abbiamo bisogno di chi osa credere non solo insieme a noi ma anche davanti a noi». Infatti mons. Napolioni ha poi proseguito evidenziando come «ci accorgiamo che abbiamo bisogno di andare oltre le singole attività della parrocchia per riscoprire l’esperienza di fede più profonda anche con l’aiuto dei nostri parroci».

L’omelia di mons. Napolioni

Al termine della celebrazione eucaristica l’intervento di don Marino nel quale presentandosi ha salutato la comunità che è chiamato a guidare prendendo a simbolo quattro luoghi: «Il primo luogo è la chiesa parrocchiale: non abbiatene paura, frequentatela quotidianamente poiché custodisce il tesoro più grande che è l’eucarestia. Il secondo è la casa parrocchiale che non è una tana, ma sarà aperta a tutti per un caffè e l’ascolto. Poi c’è l’oratorio che la tradizione ci ha dato per i giovani, viviamolo! Infine il quarto punto sono le strade del paese, simbolo del cammino che abbiamo da percorrere insieme, salutandoci a vicenda e cercando di volerci un po’ bene, perché come dice il Papa siamo tutti un po’mendicanti di amore».

Il saluto di don Marino Dalé

Al termine della celebrazione eucaristica si è tenuto un felice momento conviviale presso l’oratorio parrocchiale, un’occasione conviviale per iniziare a fare conoscenza con don Marino all’inizio di questo nuovo cammino.

fotogallery

Matteo Lodigiani

 

Biografia di don Dalè

Nato a Brescia il 25 aprile del 1969, perito elettrotecnico presso l’ITIS di Cremona, don Marino Dalè è entrato in Seminario, per diventarne sacerdote nel 1996. Ha iniziato il proprio ministero come vicario parrocchiale a Fornovo San Giovanni e insegnante presso la scuola casearia di Pandino; nel 2001 il trasferimento a Cremona, come vicario di S. Ilario. Dal 2002 al 2006 ha prestato servizio a Cassano d’Adda come incaricato per la pastorale scolastica e vicario della parrocchia dell’Annunciazione. Dal 2006 era parroco di Gombito e San Latino, e dal 2017 anche parroco di Formigara e Cornaleto. Dal 2018 è cappellano dell’Ordine di Malta.

 

Saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari amici di Fiesco,

è usanza scrivere qualche riga per presentarsi alla nuova parrocchia che si è chiamati a guidare. La tentazione può essere quella di scrivere qualcosa di tanto fumoso, entusiastico, dolciastro, quanto inutile. Uso quindi un linguaggio semplice e immediato come ci ha abituato anche papa Francesco. Vengo a voi dopo tredici anni di vita parrocchiale a Gombito e San Latino a cui, negli ultimi due anni, si erano aggiunti anche Formigara e Cornaleto. A queste parrocchie erano preceduti altri incarichi negli oratori e nelle scuole. Il mio bagaglio di esperienza mi ha segnato, maturato e lo porto nel cuore, non lo potrò certo dimenticare; non sarebbe giusto e nemmeno possibile. Un padre non dimentica i primi figli quando se ne aggiungono degli altri, li rende semplicemente partecipi di una storia, di una avventura che continua arricchendosi. Ho cinquant’anni. Qualcuno si è detto sorpreso del fatto che vengo in un paese che ha meno abitanti delle mie parrocchie precedenti, ma sono persuaso che la vita di un prete e ancor più delle parrocchie non dipende dal numero degli abitanti, ma da tanti altri fattori mossi in gran parte dalla provvidenza di Dio. Inoltre la vita talvolta ci impone scelte che sembrano irrituali o umilianti, ma occorre avere “fede e fiducia in Dio sempre” come ripeteva San Giovanni Bosco, ben conosciuto a Fiesco in ragione della presenza salesiana alla Badia. Mi rendo conto che fare il parroco oggi è impresa ardua, il mondo cambia velocemente e con esso anche le esigenze religiose e spirituali connesse a tale ministero.

In questo mutare e cambiare vedo comunque più opportunità che ostacoli che pure non mancheranno. Un antico proverbio ci ricorda che “quando si alza il vento qualcuno costruisce muri, altri costruiscono i mulini a vento”.

Mi piacerebbe fare così insieme a voi nella speranza di non trovarmi troppe volte a lottare invece, contro i mulini a vento. Per essere sinceri conosco poco la vostra, anzi la “nostra” parrocchia, se non per sentito dire. Programmi non ne ho e non saprei nemmeno come elaborarne uno, avendo sempre ritenuto temerari e presuntuosi tutti coloro che, nella storia, hanno preteso, o pretendono, di imbrigliare il lavoro dello Spirito Santo e la libera risposta dell’uomo entro schemi precostituiti. Infatti nella quasi totalità i vari programmi e riassetti sono falliti, falliscono e falliranno miseramente. Ciò che fiorisce è ciò che viene da Dio, ciò che è eterno, ciò che è sicuro perché fondato sulla parola di Dio, sull’insegnamento di Gesù Cristo e sulla Grazia che viene comunicata nella Chiesa attraverso i sacramenti e non sulle manie degli uomini. Sarebbe bello che al termine di questa mia esperienza, che mi auguro lunga, si potesse dire che, insieme, abbiamo lasciato il mondo migliore di come lo abbiamo trovato e che le nostre anime si sono indirizzate al paradiso di cui sentiamo poco parlare ma che ci attende come orizzonte ultimo e sicuro al termine della nostra vita. Per tutto il resto penso che si tratti di guardare al futuro con occhi limpidi e realistici e attingere alla grande tradizione della Chiesa che vede nello scorrere del tempo la mano di Dio che accompagna gli uomini e che noi chiamiamo più semplicemente “provvidenza”. Grazie della vostra accoglienza.

Non vedo l’ora di condividere con voi il tempo che il Signore ci donerà, poiché non c’è nulla di più prezioso del tempo perché è il prezzo dell’eternità.

Che il Signore ci benedica e la Madonna della misericordia ci custodisca.

Don Marino Dalè




Per don Giuliano Vezzosi l’inizio del ministero a Castelverde è con il «noi»

Nella mattinata di domenica 22 settembre don Giuliano Vezzosi ha iniziato il proprio ministero di parroco delle cinque parrocchie del comune di Castelverde. Per lui, però, prima dell’accoglienza ufficiale da parte delle comunità di “S. Michele arcangelo” in Castelnuovo del Zappa, “S. Archelao martire” in Castelverde, “S. Abramo” in Costa S. Abramo, “S. Biagio vescovo” in Marzalengo e “S. Martino vescovo” in San Martino in Beliseto, a dargli il benvenuto sono stati gli ospite della Fondazione “Opera Pia SS. Redentore” di Castelverde.

Insieme al direttore Giovanni Falsina, al Consiglio d’amministrazione e ai dipendenti c’erano naturalmente gli ospiti della casa di riposo, radunati presso la Rsa, dove la signora Angiola, a nome di tutti, ha rivolto il saluto al nuovo parroco. Uno spaccato di quella che è la sua nuova famiglia, un passaggio di generazione che idealmente inizia dai vicini asilo nido “Ciribiricoccole” e scuola dell’infanzia “Monsignor Gardinali” per passare poi dall’oratorio sino all’ultima stagione in questa vera e propria “cittadella della carità”, come l’amava definire mons. Gardinali.

All’esterno dell’Opera Pia, mentre qualche goccia di pioggia faceva tenere con il fiato sospeso, tutte le realtà parrocchiali e del paese attendevano don Vezzosi per accompagnarlo in modo solenne verso la chiesa parrocchiale, sul cui sagrato, a sorpresa, il nuovo parroco ha trovato un gruppo di amici che con lui condivide la passione per la bicicletta.

Intanto la pioggia più consistente ha costretto a cambiare un po’ i programmi e a lasciare la parola al primo cittadino non all’esterno della chiesa, ma solo una volta che i concelebranti hanno raggiunto il presbitero della chiesa di S. Archelao. Il benvenuto da parte del sindaco Graziella Locci, che ha tratteggiato la bellezza di questo territorio, tra tradizioni differenti e grande voglia di mettersi in gioco.

 

Dopo la lettura del decreto di nomina di don Vezzosi da parte di don Paolo Arienti, l’incaricato diocesano per la Pastorale giovanile che da un anno risiede a Costa S. Abramo, don Vezzosi ha compiuto due gesti caratteristici del rito di insediamento di un nuovo parroco: l’aspersione dell’assemblea e l’incensazione dell’altare. Poi a prendere la parola è stato Matteo Morandi, che ha salutato il nuovo parroco a nome delle cinque comunità parrocchiali, in cammino in una unità pastorale costruita senza non poche difficoltà cercando di mettere insieme le tante differenze. In questo senso parole di stima e gratitudine sono state espresse anche per il vicario. Non è mancato il grazie al Vescovo per il dono di uno nuovo pastore, che dovrà essere «aggrappato al cielo, ma radicato in terra, ammaliato dalla verità» oltre che un amico: queste le aspettative.

Nell’omelia il Vescovo, prendendo spunto dalla seconda lettura (1 Tm 2,1-8), ha invitato anzitutto a cambiare la prospettiva con cui si guarda alla parrocchia, orientando lo sguardo al Signore. Con un riferimento al brano evangelico dell’amministratore disonesto (Lc 16,1-13), monsignor Napolioni in qualche modo ha messo in relazione la funzione di amministratore al ministero del parroco, mettendo in guardia da quell’atteggiamento egoistico che con termine di legge ha definito «appropriazione indebita». Da qui l’invito a cambiare la prospettiva con cui si guarda alla parrocchia, orientando lo sguardo al Signore, per passare così dal «mia» al «sua», per scoprire la vera essenza di una comunità da vivere nel «noi».

La celebrazione, animata con il canto dalla corale parrocchiale diretta dal maestro Giorgio Scolari e servita all’altare da un nutrito gruppo di ministranti (in entrambi i casi all’insegna dell’interparrocchialità) coordinati dal vicario don Enrico Ghisolfi, è stata concelebrata da diversi sacerdoti, tra i quali il collaboratore parrocchiale don Luciano Carrer.

Al termine della Messa il commosso saluto di don Vezzosi che, insieme ai tanti grazie, ha guardato con fiducia al nuovo incarico.

Quello del nuovo parroco è stato un discorso breve, sostenuto dall’affetto dei tanti che gremivano la chiesa. E tra loro naturalmente i familiari di don Vezzosi.

Dopo le firme sui verbali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di cinque testimoni (uno per comunità parrocchiale), la festa è continuata in oratorio dove don Vezzosi ha potuto salutare gli amici che l’hanno accompagnato a Castelverde (in particolare da San Bernardo) e iniziato a conoscere meglio i suoi nuovi parrocchiani.

 

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Biografia di don Vezzosi

Classe 1958, originario della parrocchia di S. Sigismondo in Cremona, don Giuliano Vezzosi è stato ordinato il 19 giugno 1982. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di S. Stefano in Casalmaggiore; nel 1987 il trasferimento a Sesto Cremonese sempre come vicario. Nel 1995 è stato nominato parroco di S. Marino, incarico al quale dal 2003 ha affiancato anche quello di amministratore parrocchiale di Gadesco e Pieve Delmona. Dal 1993 al 2003 è stato anche incaricato diocesano per le vocazioni.

Dal 2007 era parroco di S. Bernardo in Cremona. Ora mons. Napolioni gli ha affidato le cinque parrocchie del comune di Castelverde: prende il testimone da don Roberto Rota. Sarà affiancato dal vicario don Enrico Ghisolfi con il collaboratore parrocchiale Luciano Carrer e il diacono permanente Umberto Bertelle.

 

Saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Qualche giorno fa don Enrico mi ha chiesto di scrivere due righe di presentazione per il giornalino parrocchiale: accetto volentieri l’invito e colgo l’occasione per porgere un cordiale saluto a ognuno di voi e a tutte le comunità parrocchiali che insieme formano un’unica famiglia.

Devo riconoscere che questa esperienza pastorale per me è totalmente nuova: sia perché non ho mai avuto l’occasione di ‘custodire’ così tante comunità, sia perché l’ambito che si apre davanti è molto ricco e variegato.

Ho diversi ricordi di Castelverde risalenti agli anni Novanta del secolo scorso (così avete già compreso di quale età sono!), quando ero vicario a Sesto Cremonese e nell’allora Zona VI si collaborava per tante iniziative, animate da sacerdoti quali don Giuseppe Soldi, don Eugenio Mondini, don Giuseppe Piacentini, don Luigi Mantia, don Carlo Rodolfi. Sono ricordi che testimoniano un impegno bello e generoso e che ci fanno capire come sia importante anche oggi continuare a condividere esperienze che aiutino le persone a crescere nella vita cristiana.

La storia di oggi ci presenta nuove sfide, nuove realtà da affrontare: soprattutto ci chiede di riscoprire una comunione e una collaborazione nella formazione delle persone e nella condivisione dell’esperienza cristiana.

Per questo da parte mia sarà necessario conoscere bene ogni comunità e scoprire tesori e tradizioni che hanno fatto la vita cristiana di Costa Sant’Abramo, di Marzalengo, di San Martino in Beliseto, di Castelnuovo del Zappa e di Castelverde! E non posso dimenticare gli ospiti della Fondazione Opera Pia SS. Redentore.

Mi sa che ci vorrà davvero un po’ di tempo per conoscere bene luoghi, persone e situazioni.

Penso, però, che l’impegno più grande sarà quello di costruire insieme una comunità, una famiglia, che educhi i suoi figli a seguire il progetto che il Signore affida loro, a vivere quella Parola che ci viene offerta e che deve guidare la nostra vita e le nostre scelte. Un progetto che come Chiesa siamo chiamati a costruire con pazienza e dedizione.

Chiedo a voi un ricordo per me nella preghiera (e da parte mia mi impegno già da ora a ricordare ognuno di voi) perché lo Spirito Santo ci guidi a camminare sempre alla luce della Parola di Dio.

Un grazie particolare a don Roberto per il lavoro svolto in questi anni e un augurio per la nuova missione che gli è stata affidata; un grazie a don Enrico per aver accompagnato don Roberto e per aver gestito questo ‘scambio’ di parroci; a don Luciano per la sua attenzione agli anziani.

Un grazie anche a tutte le persone, uomini e donne, che con la loro dedizione e la loro disponibilità rendono viva la vita delle comunità.

Ancora un saluto e un arrivederci a presto.

don Giuliano