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Beata Vergine delle Grazie, don Maffezzoni: «Cercheremo di tenere accesa la scintilla di gioia dell’incontro con il Signore»

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Tre parrocchie: Cicognara, Cogozzo e Roncadello. Una comunità – quella dell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie” – riunita in una gremita chiesa di Roncedello per l’ingresso del nuovo parroco, don Alessandro Maffezzoni, nel pomeriggio di domenica 1° ottobre. A presiedere l’Eƒucaristia il vescovo Antonio Napolioni, affiancato dal nuovo parroco, dal vicario zonale della zona pastorale 5 don Davide Barili e da alcuni altri sacerdoti diocesani.

La celebrazione è iniziata con l’arrivo dei celebranti in processione sul sagrato della chiesa, accolti dai sindaci Filippo Bongiovanni di Casalmaggiore (di cui è frazione Roncadello), Nicola Cavatorta di Viadana (di cui sono frazioni Cicognara e Cogozzo) e Marco Pasquali di Sabbioneta (dove don Maffezzoni era vicario dal 2015). Proprio il primo cittadino di Casalmaggiore ha espresso il saluto dell’Amministrazione comunale al nuovo parroco. «Un nuovo capitolo – ha detto – si apre per l’unità pastorale della “Beata Vergine delle Grazie”, che ha la particolarità di essere su due province, e sulle frazioni di due Comuni: Casalmaggiore e Viadana. E che con l’arrivo di don Alessandro cercherà di proseguire nel suo percorso di crescita spirituale». E ancora: «Abbiamo da offrire volontà, collaborazione, disponibilità a percorrere insieme il cammino che lei vorrà indicarci, accogliendoci reciprocamente come dono della Divina Provvidenza».

 

Il saluto del sindaco Bongiovanni

 

Dopo il saluto sul sagrato, ha avuto inizio la Messa, che si è aperta con la lettura del decreto di nomina da parte del vicario zonale, e con il saluto di una rappresentante del Consiglio pastorale: «Caro don Alessandro, la accogliamo come un padre misericordioso, come un fratello maggiore che sa educare e come un amico con cui collaborare». «Il fulgido esempio di don Primo Mazzolari di cui lei diviene successore alla guida della parrocchia di Cicognara le sia di ispirazione nella cura dei poveri, nell’accoglienza dello straniero nella ricerca dei lontani che cercano Cristo senza ancora saperlo. Che la Beata Vergine delle Grazie la guidi e la accompagni nel suo ministero».

 

Il saluto della comunità

 

L’omelia del vescovo Napolioni si è aperta commentando il Vangelo del giorno, la parabola dei due figli e della vigna. «Una parabola che sentiamo spesso, anche nella nostra vita quotidiana». «I due figli vengono qui un po’ estremizzati», ha spiegato il vescovo, facendo quindi un parallelismo con le nomine dei nuovi parroci: «Nessuno mi ha mai detto “no”, “non ne ho voglia”, nemmeno “sissignore”. Certo è che qualcuno lascia malvolentieri una comunità quando si trova bene. Altri non vedono l’ora di prendersi responsabilità. Ci sono i nostri sentimenti, la nostra testa e il nostro cuore, la nostra umanità». Ma il Signore suggerisce di «non fidarsi dell’istinto, che magari fa dire “non ne ho voglia” o “mi butto” – ha aggiunto –. Calma, aspettiamo il giorno dopo. Vediamo che cosa accade davvero». Un invito a riflettere, a rendersi conto. Ma chi può aiutare l’uomo a rendersi conto, a convertirsi, a prendere lo slancio nella propria vita? «Ce lo dice con chiarezza san Paolo con due indicazioni», ha evidenziato mons. Napolioni. «La prima sul valore della comunità, che posso applicare volentieri a questa unità pastorale». «Anch’io posso dire, con san Paolo, qui c’è qualche consolazione in Cristo, qualche conforto, qualche consolazione di Spirito». «La seconda indicazione è ancor più potente e decisiva»: «san Paolo ci dice “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”». «Davvero il primo compito del sacerdote è la comunione con Gesù – ha evidenziato il vescovo –, stare talmente tanto con Lui che riusciamo a far stare un po’ più con Lui anche gli altri». Ha quindi concluso: «Grazie Signore, perché ci dai tanti fratelli e sorelle con cui camminare. Li affido gli uni agli altri, con tanta fiducia e con un pizzico di curiosità».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione è proseguita con la professione di fede recitata dal nuovo parroco, che al termine della Messa ha salutato le sue nuove comunità, ringraziando commosso il vescovo, i concelebranti, i presenti e tutte le parrocchie che ha accompagnato e che lo hanno accompagnato. Uno sguardo poi al “nuovo”: «Mi rivolgo a voi, cari parrocchiani. Da oggi inizia il mio ministero di parroco tra voi. Voglio proseguire il cammino dell’unità pastorale già avviato da don Andrea (Spreafico, ndr) e i sacerdoti che lo hanno aiutato». Nelle sue parole anche un riferimento ai giovani, fonte viva delle comunità: «Non facciamo mancare loro il sostegno e la fiducia – ha sottolineato don Maffezzoni –. Facciamo che possano trovare nell’oratorio, oltre che un luogo accogliente e aggregativo, un luogo educativo ai valori cristiani, in cui vivere il confronto e l’accoglienza». Ha dunque concluso: «Cercheremo di tenere accesa questa scintilla di gioia dell’incontro con il Signore, perché in Gesù ci è stato detto e dato tutto. In Lui tutto si eleva».

 

Il saluto di don Maffezzoni

 

Dopo la Messa si è tenuto un momento conviviale presso l’oratorio di Cicognara, un’occasione per le tre parrocchie per iniziare a conoscere il nuovo parroco. A seguire, alle 18.30 nella chiesa di Cicognara, la società musicale “Estudiantina” di Casalmaggiore presenterà “Banda in concerto”, un’esibizione musicale di benvenuto a don Maffezzoni.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1978, originario della parrocchia “S. Ambrogio” in Cremona, don Alessandro Maffezzoni è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004. È stato vicario della parrocchia “Ss. Clemente e Imerio” in Cremona (2004-2008) e di quelle di Casalbuttano e San Vito (2008-2015). Dal 2015 era vicario delle parrocchie di Breda Cisoni, Ponteterra, Sabbioneta e Villa Pasquali. Nell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie” prede il testimone da don Andrea Sprefico, trasferito a Cremona come nuovo parroco della Beata Vergine di Caravaggio.

 

 

Il saluto di don Alessandro Maffezzoni sul giornalino parrocchiale

Carissimi parrocchiani dell’Unità Pastorale Beata Vergine delle Grazie di Cogozzo, Cicognara e Roncadello. È la prima volta che mi rivolgo a voi e lo faccio con un po’ di emozione, come vostro nuovo parroco. Anch’io come voi mi trovo ad affrontare un cambiamento importante per la mia vita. Per voi l’arrivo del nuovo pastore, a servizio dell’Unità Pastorale, racchiude certamente qualche incognita. Vi domanderete “cosa accadrà?”, potrete affidarvi al “sentito dire” o “alla fama” che a volte ci precede. Anche per me è tutto nuovo nei tempi e nelle situazioni. Dalla mia ordinazione il 12 giugno del 2004, così tutte le volte che ho affrontato dei cambi nelle diverse parrocchie dove sono stato chiamato a svolgere il mio ministero, S. Imerio a Cremona, Casalbuttano, Sabbioneta e le parrocchie che compongono la comunità, mi sono sempre trovato davanti situazioni nuove, non soltanto per la geografia dei luoghi, ma anche per la storia delle comunità e delle persone che ho avuto la gioia di incontrare.

Ogni volta che ho trovato disponibilità, ma anche quando ho trovato qualche resistenza, tutto mi ha aiutato a crescere come uomo, come cristiano ed anche come sacerdote al servizio della Chiesa. Sono certo sarà così anche con voi. Già da questi primi giorni tra voi, mi avete dato una dimostrazione di bella accoglienza e disponibilità. Sono certo potremo fare un tratto di strada insieme, nel quale ci sosterremo reciprocamente e cresceremo insieme umanamente ma anche nella fede in Gesù Cristo. Se da parte mia saprò sempre indicarvi l’unico vero Maestro e Pastore da seguire e a cui affidarvi darò sempre valore al mio ministero tra voi e potrò esservi di aiuto.

Da parte vostra se mi aiuterete non soltanto nelle cose “da fare”, ma anche nel mantenere viva la fame di vita vera e di verità, di cui l’uomo ha sempre bisogno, mi aiuterete a dare senso al ministero del prete tra Voi. In particolare, penso ai nostri ragazzi e ai nostri giovani, affinché non cadano nell’inganno di pensare che la fame materiale sia l’unica da ascoltare, da soddisfare, dimenticandosi così dello Spirito e dei valori che ne derivano.

Concludo dicendo che entro in “punta di piedi”, nel cammino che avete intrapreso con i pastori che mi hanno preceduto, nel passato e nell’immediato, nella consapevolezza di aver sperimentato anch’io, quanto dice l’apostolo Giovanni nel dialogo con i discepoli dopo l’incontro con la Samaritana al pozzo: “Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo, infatti, si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica” (Gv 4,36-38).

 

 

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Cattolici romeni, don Gabriel Ionut Giurgica nuovo cappellano

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Nella mattinata di domenica 1° ottobre, nella chiesa parrocchiale di Borgo Loreto, a Cremona, il sacerdote romeno don Gabriel Ionut Giurgica ha iniziato ufficialmente il suo ministero come nuovo assistente spirituale della comunità cattolica romena di Cremona. L’occasione è stata la Messa della comunità presieduta per l’occasione dal vescovo Antonio Napolioni.

La liturgia, animata dalla comunità romena insieme a quella parrocchiale, è stata concelebrata da don Pietro Samarini, parroco di Borgo Loreto, don Isidor Iacovici, direttore nazionale per la Comunità romena di rito latino in Italia, don Pierluigi Codazzi, direttore di Caritas Cremonese, e don Mario Binotto, che per un anno ha accompagnato la comunità romena cattolica dopo che don Anton Jicmon ha assunto l’incarico di parroco in diocesi.

Originario della diocesi di Iași, in Romania, don Gabriel Ionut Giurgica arriva a Cremona dopo un servizio di tre anni a Torino presso la locale comunità cattolica romena, che lo ha voluto accompagnarlo nel suo nuovo incarico.

La presenza di don Gabriel è frutto di un accordo tra il vescovo della diocesi di Iași, Iosif Păuleţ, la Cei e il vescovo Napolioni e prevede un periodo di servizio a Cremona di tre anni, rinnovabile di altri tre fino a un massimo di nove anni.

La comunità cattolica romena a Cremona conta oltre un centinaio di fedeli, che dal 2002 era solia trovarsi presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona. Attualmente i momenti comunitari sono presso la chiesa di Borgo Loreto ogni martedì, venerdì e sabato alle 19.30 per la Messa, preceduta alle 19 dalla preghiera del Rosario. La domenica mattina la Messa festiva è alle 9.30.

Nella sua omelia mons. Napolioni, riprendendo il brano evangelico del giorno, ha voluto sottolineare l’abilità di convertirsi prendendo ad esempio il comportamento del figlio che risponde negativamente alla richiesta del padre per andare a lavorare nella vigna, ma che successivamente cambia idea e si mette al lavoro: «Gesù non mette in crisi chi si impegna, ma vuole fargli scoprire la gioia di farlo rifiorire sempre dopo ogni caduta».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Una giornata di festa vissuta con partecipazione dall’intera comunità, con gli abiti e i gesti tipici della tradizione.

 

Il saluto della comunità al nuovo cappellano

 

Intervento di don Isidor Iacovici

 

Saluto di don Gabriel Ionut Giurgica

 

Alla celebrazione eucaristica è seguito un ricco rinfresco in oratorio con i cibi preparati dalla comunità romena per festeggiare insieme l’arrivo del nuovo assistente spirituale.




“Beata Vergine delle Grazie”, domenica l’ingresso di don Maffezzoni

È in programma domenica 1° ottobre, alle 16, nella chiesa parrocchiale di Roncadello, la Messa di insediamento di don Alessandro Maffezzoni, nuovo parroco dell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie”, formata dalle parrocchie di Cicognara, Cogozzo e Roncadello, a confine tra le province di Cremona e Mantova.

La celebrazione, che sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà anticipata dal saluto delle Amministrazioni comunali, rappresentate dai sindaci Filippo Bongiovanni di Casalmaggiore (di cui è frazione Roncadello) e Nicola Cavatorta di Viadana (di cui sono frazioni Cicognara e Cogozzo).

In chiesa, quindi, all’inizio della Messa sarà letto il decreto di nomina e don Maffezzoni riceverà il benvenuto da un rappresentante del Consiglio pastorale unitario. Tra i riti della Messa di insediamento

Dopo la celebrazione, la festa si sposterà in oratorio a Cicognara, per un rinfresco aperto a tutti: un’occasione per condividere un po’ di tempo con il nuovo parroco. A seguire, alle 18.30 nella chiesa di Cicognara, la società musicale “Estudiantina” di Casalmaggiore presenterà “Banda in concerto”, un’esibizione musicale di benvenuto a don Maffezzoni.

Per prepararsi all’ingresso del nuovo parroco, le tre comunità dell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie” sono state invitate a vivere alcuni momenti di incontro e preghiera: giovedì 28 settembre, alle 21, la chiesa di Cogozzo ospiterà “Il parroco… un pescatore di anime”, evento di meditazione e condivisione della Parola guidato dal vescovo Napolioni; il 30 settembre, alle 19.30, è in programma un momento di testimonianza e confronto per ragazze e ragazzi dal tema “Il parroco… un educatore di giovani”. La sera del 29 settembre – sul tema“Il parroco… un aiuto spirituale” – vedrà dalle 21 nella chiesa di Roncadello la disponibilità di alcuni sacerdoti della zona pastorale quinta per le confessioni.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1978, originario della parrocchia “S. Ambrogio” in Cremona, don Alessandro Maffezzoni è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004. È stato vicario della parrocchia “Ss. Clemente e Imerio” in Cremona (2004-2008) e di quelle di Casalbuttano e San Vito (2008-2015). Dal 2015 era vicario delle parrocchie di Breda Cisoni, Ponteterra, Sabbioneta e Villa Pasquali. Nell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie” prede il testimone da don Andrea Sprefico, trasferito a Cremona come nuovo parroco della Beata Vergine di Caravaggio.

 

Il saluto di don Alessandro Maffezzoni sul giornalino parrocchiale

Carissimi parrocchiani dell’Unità Pastorale Beata Vergine delle Grazie di Cogozzo, Cicognara e Roncadello. È la prima volta che mi rivolgo a voi e lo faccio con un po’ di emozione, come vostro nuovo parroco. Anch’io come voi mi trovo ad affrontare un cambiamento importante per la mia vita. Per voi l’arrivo del nuovo pastore, a servizio dell’Unità Pastorale, racchiude certamente qualche incognita. Vi domanderete “cosa accadrà?”, potrete affidarvi al “sentito dire” o “alla fama” che a volte ci precede. Anche per me è tutto nuovo nei tempi e nelle situazioni. Dalla mia ordinazione il 12 giugno del 2004, così tutte le volte che ho affrontato dei cambi nelle diverse parrocchie dove sono stato chiamato a svolgere il mio ministero, S. Imerio a Cremona, Casalbuttano, Sabbioneta e le parrocchie che compongono la comunità, mi sono sempre trovato davanti situazioni nuove, non soltanto per la geografia dei luoghi, ma anche per la storia delle comunità e delle persone che ho avuto la gioia di incontrare.

Ogni volta che ho trovato disponibilità, ma anche quando ho trovato qualche resistenza, tutto mi ha aiutato a crescere come uomo, come cristiano ed anche come sacerdote al servizio della Chiesa. Sono certo sarà così anche con voi. Già da questi primi giorni tra voi, mi avete dato una dimostrazione di bella accoglienza e disponibilità. Sono certo potremo fare un tratto di strada insieme, nel quale ci sosterremo reciprocamente e cresceremo insieme umanamente ma anche nella fede in Gesù Cristo. Se da parte mia saprò sempre indicarvi l’unico vero Maestro e Pastore da seguire e a cui affidarvi darò sempre valore al mio ministero tra voi e potrò esservi di aiuto.

Da parte vostra se mi aiuterete non soltanto nelle cose “da fare”, ma anche nel mantenere viva la fame di vita vera e di verità, di cui l’uomo ha sempre bisogno, mi aiuterete a dare senso al ministero del prete tra Voi. In particolare, penso ai nostri ragazzi e ai nostri giovani, affinché non cadano nell’inganno di pensare che la fame materiale sia l’unica da ascoltare, da soddisfare, dimenticandosi così dello Spirito e dei valori che ne derivano.

Concludo dicendo che entro in “punta di piedi”, nel cammino che avete intrapreso con i pastori che mi hanno preceduto, nel passato e nell’immediato, nella consapevolezza di aver sperimentato anch’io, quanto dice l’apostolo Giovanni nel dialogo con i discepoli dopo l’incontro con la Samaritana al pozzo: “Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo, infatti, si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica” (Gv 4,36-38).

 

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A Gallignano l’ingresso di don Paolo Tomasi: «La storia è passato, presente e futuro»

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Le vie di Gallignano, frazione di Soncino, si sono decorate di ghirlande bianche e d’oro per festeggiare il nuovo parroco, don Paolo Maria Tomasi, il cui ingresso è avvenuto nel pomeriggio di sabato 24 settembre, alle 18.30, nella chiesa parrocchiale di San Pietro apostolo con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata da una quindicina di sacerdoti.

Il corteo che ha accompagnato il neoparroco è partito dal cortile dell’oratorio ed è arrivato sul sagrato della chiesa parrocchiale dove, ad attenderlo, c’era il sindaco di Soncino, Gabriele Gallina. «Oggi la comunità è in festa» ha esordito il primo cittadino. «Due settimane fa abbiamo salutato con affetto don Lino (don Pasquale Viola, il precedente parroco, ndr) e ora tutta la comunità ti accoglie con gioia. Durante il tuo servizio a Soncino ho potuto conoscerti e apprezzarti di persona per la tua grande umanità, il tuo sguardo verso i più bisognosi e per la tua cultura. Ti auguro uno stupendo percorso». L’affetto e la stima reciproca sono stati sanciti da un abbraccio accompagnato dall’applauso dei presenti.

 

Il saluto del sindaco Gallina

 

Subito dopo è iniziata la celebrazione solenne, presieduta dal vescovo di Cremona che ha voluto salutare «con affetto» don Viola e ringraziarlo «per la grinta che lo ha caratterizzato» in tanti anni di servizio pastorale. Molti i fedeli rimasti in piedi durante la celebrazione nella chiesa gremita.

Il vicario zonale, don Giambattista Piacentini, ha letto il decreto di nomina di don Tomasi, seguito dal canto eseguito dal coro parrocchiale. La Messa è proseguita con i riti esplicativi di aspersione dell’assemblea e l’incensazione dell’altare da parte del nuovo parroco.

Un rappresentante del consiglio pastorale ha poi dato il benvenuto al nuovo parroco a nome di tutti: «Sarai per noi padre, guida e fratello. Arricchisci la nostra comunità, sobria e umile, con i tuoi valori. Ti affidiamo i bambini e i giovani e ti chiediamo di seminare in terreni che sono poco fertili».

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

Mons. Napolioni, nella sua omelia, ha ricordato che il compito di un parroco è aiutare la comunità che gli è affidata a domandarsi «cosa vuole dire Gesù a ognuno di noi, senza aver fretta di tirar fuori la morale o usare il Vangelo in base alle proprie idee». La Chiesa aiuta a conoscere Dio attraverso l’ascolto, ha proseguito il Vescovo: «Come Maria, che ascolta con la mente e con il cuore». Luogo dell’incontro con il Signore è quindi la chiesa, dove ognuno, durante la preghiera personale, può chiedere a Dio di insegnargli ad ascoltarlo. La Sua risposta è l’invito a «cercarlo per le strade, nelle case e nella storia della gente». Dopo l’ascolto e la ricerca – ha concluso il vescovo Napolioni – il compito del parroco è insegnare ai fedeli a «imitare san Paolo, la cui vita è talmente impastata di Dio che può dire che vivere è Cristo e morire un guadagno».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione eucaristica è terminata con il saluto del nuovo parroco. «La storia della mia vita – ha esordito don Tomasi – da questa sera si inserisce in quella della vostra comunità e diventa la nostra storia». Poi ha proseguito: «La storia è passato, del quale sono grato per la mia famiglia, la mia parrocchia d’origine e quelle nelle quali ho prestato servizio; e per i presbiteri che sono qui oggi e la cui presenza mi rinfranca. La storia è presente e questo ci spinge a rimetterci in gioco nel cammino. Gesù con le parabole ci insegna che, anche quando siamo in attesa, la fede ci spinge sempre ad agire e a non rimanere indifferenti». E ancora: «La storia è anche futuro, che è donato e che è sempre una sorpresa di Dio. Noi siamo pellegrini che davanti a loro hanno due linee guida: la Parola che è luce e il pane spezzato che troviamo durante la Messa». Don Tomasi ha concluso il suo saluto augurando a tutti i suoi parrocchiani «buona avventura, quella più bella che ci sia: ritrovare nella propria vita la via che riconduce al Padre che ci aspetta nella misericordia e nella Pasqua senza fine».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato organizzato un rinfresco in oratorio per celebrare convivialmente l’arrivo del nuovo parroco.

 

 

Profilo biografico del nuovo parroco

Don Paolo Maria Tomasi, classe 1957, originario di Fontanella, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1981. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Castelleone. Dal 1995 al 2005 è stato parroco di Quattrocase e cappellano all’Ospedale Oglio Po. Dal 2005 al 2012 è stato parroco di Romanengo e, tra il 2006 e il 2009, amministratore parrocchiale di Ticengo. Dal 2012 al 2022 è stato parroco in solido di Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta e Vescovato, e dal 2014 al 2022 anche di Pescarolo e Pieve Terzagni. Dal 2022 era collaboratore parrocchiale di Casaletto di Sopra, Melotta, Isengo e Soncino. Ora il Vescovo gli ha affidato la comunità di Gallignano, frazione di Soncino, al posto di don Pasquale Viola, che ha lasciato l’incarico per raggiunti limiti d’età.

 

 

Saluto di don Tomasi sul giornalino parrocchiale

E Gallignano sia!

Carissimi fratelli e sorelle nella fede della parrocchia San Pietro apostolo in Gallignano, mi rivolgo con affetto nel salutarvi come vostro Parroco nominato dal Vescovo Antonio che ringrazio per la fiducia che mi ha accordato e ringrazio anche a nome vostro perché ha voluto mantenere un parroco per una parrocchia, anche se piccola, la nostra.  Riprendo un cammino già tracciato dai preti che mi hanno preceduto, in particolare Don Persico, Don Ennio, Don Peppino e Don Lino, che avete appena salutato con tanto affetto e riconoscenza e nei confronti suoi anch’io ho un legame importante perché è stato il mio vicario e, in quegli anni, ho fatto la scelta di entrare in Seminario per verificare la mia vocazione alla vita presbiterale.

Dopo la mia ordinazione (20 giugno 1981), la prima Santa Messa nella mia amata parrocchia di Fontanella. Lì ho tessuto per vent’anni alternandoli con il tempo del Seminario. Nel cimitero sono sepolti i miei genitori, i miei nonni, tante persone che ricordo con affetto. Ho due sorelle, quattro nipoti e tre zii. Due miei fratelli sono morti. Il mio primo incarico mi è stato affidato dal Vescovo Fiorino: vicario a Castelleone (1981-1995), poi il vescovo Giulio mi ha nominato Parroco di Quattrocase di Casalmaggiore e Cappellano all’Ospedale Oglio-Po (1995 – 2005). Dal Vescovo Dante ho avuto due nomine: Parroco a Romanengo (2005- 2012) e Coparroco nell’unità pastorale di Vescovato  (2012-2022). Dopo l’anno pastorale a Soncino, ecco la nomina del Vescovo Antonio a Gallignano.

Arrivo in mezzo a voi sereno, consapevole dei miei limiti ma ricco soprattutto dell’amore con il quale il Signore ha accompagnato e accompagna la mia vita. Arrivo in mezzo a voi con la mia umanità  e con il mio essere cristiano che vuole condividere la proposta del Vangelo con la comunità che ha una storia bella di servizio alla parrocchia e di crescita nella fede.

Camminiamo insieme, ognuno con le proprie responsabilità, io consapevole che essere parroco vuol dire anche essere pastore, pastore secondo il cuore di Dio che vuole il bene delle sue pecorelle, in particolare di quelle che sono più deboli, fragili, sole. Prego ogni giorno il Signore affinché mi aiuti ad essere pastore secondo il suo cuore e di custodire e far crescere quella “carità pastorale” che è l’avere attenzione a tutti. Prego per questa nuova comunità che imparerò a conoscere e, sempre, nella preghiera, ricordo le comunità che  ho incontrato nel mio cammino presbiterale.

Mi affido anche le vostre preghiere e davvero, disponiamoci insieme, nel modo migliore, a percorrere quella strada che si chiama “sequela di Cristo” come singoli, come famiglie, come Chiesa che vive in Gallignano, ma respira l’essere nella Diocesi e nella cattolicità del popolo di Dio.

San Pietro ci protegga con l’autorità del suo essere apostolo. Sant’ Imerio sia pure lui a intercedere per noi e la Vergine Madre che, in particolare, onoriamo nel santuario di Villavetere, ci aiuti a rimanere in ascolto della parola di Dio e ci incoraggi a fare quello che il suo figlio Gesù ci chiede. Ci auguriamo, gli uni gli altri, buona avventura nella fedeltà a Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

Con affetto e stima, un saluto fraterno

Don Paolo vostro Parroco

 

 

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La parrocchia della Beata Vergine accoglie don Spreafico. «Mettiamoci pure all’opera senza paura: possiamo cambiare tutto tranne il Vangelo di Gesù»

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L’ingresso di don Andrea Spreafico come parroco della parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio è avvenuto nella mattinata di domenica 24 settembre nella chiesa di viale Concordia, a Cremona.

La celebrazione dell’Eucarestia, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, è stata preceduta dal saluto dell’assessore Barbara Manfredini, che a nome dall’Amministrazione comunale di Cremona ha accolto il nuovo parroco, ricordando la disponibilità del Comune a collaborare nel rispetto dei diversi ruoli, assicurando il sostegno e sottolineando l’importanza di costruire modelli innovativi per dare impulso alla solidarietà e alle scelte sociali.

 

Il saluto dell’assessore Manfredini

 

In chiesa molti i parrocchiani provenienti dalle parrocchie di Cicognara, Cogozzo e Roncadello Po, insieme ai familiari hanno voluto accompagnare il sacerdote nella nuova parrocchia cittadina.

All’inizio della Messa, accompagnata dai canti del coro parrocchiale, il vescovo di Cremona ha subito rivolto un suo pensiero a don Riccardo Vespertini, cappellano del vicino ospedale e nominato collaboratore parrocchiale, purtroppo assente perché momentaneamente malato.

La celebrazione è quindi  iniziata con la lettura del decreto di nomina da parte di don Pietro Samarini, vicario zonale, al quale è seguito un canto di invocazione allo Spirito Santo e quindi, l’aspersione dell’altare e dell’assemblea seguita dall’incensazione dell’altare da parte di don Andrea.

Una rappresentante della parrocchia ha preso poi la parola per riportare il saluto rivolto ai due sacerdoti che iniziano a svolgere il loro lavoro nella comunità: «Siamo un quartiere di periferia con una popolazione multietnica, di famiglie con bambini piccoli e di anziani: i luoghi più significativi sono il carcere, l’ospedale e il monastero di clausura – ha quindi proseguito nel suo saluto – abbiamo reciprocamente delle aspettative: noi desideriamo guide sicure, pastori avveduti e lungimiranti che mettano al centro le persone più che le cose da fare e che sappiano ascoltare più che organizzare: che ci aiutino a vivere la nostra periferia nella visione di Chiesa a cui costantemente ci chiama Papa Francesco. Pensiamo che voi desideriate trovare una comunità accogliente, laici capaci di comprensione e condivisione».

 

Il benvenuto della parrocchia

 

Il vescovo Napolioni nella sua omelia ha voluto sottolineare il comune bisogno di comunione: «Il Vangelo di oggi ci invita a cercare Gesù nella collaborazione con don Riccardo, con i parroci vicini, con il vescovo: c’è tanto bisogno di comunità perché nessuno vive chiuso dentro i confini dei quartieri. – ha quindi continuato il vescovo nella sua riflessione – fare il parroco insieme a una comunità che è in cammino in ascolto della Parola, nella ricerca del Signore e nel cogliere ogni frammento di vita nel Corpo di Cristo è la cosa più bella che ci possa capitare. Per questo auguro a don Andrea e a tutti voi di essere un prete e cristiani felici».

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione è proseguita con la liturgia eucaristica, al termine della quale don Andrea ha rivolto alcune parole ai presenti: «Il mio saluto è un augurio: ai miei nuovi fratelli e sorelle della “Beata” dico che non abbiamo tempo da perdere, non possiamo buttare via le mie e le vostre fatiche, anzi le porteremo ogni domenica sull’altare del Signore perché il suo Spirito le trasformi nel suo Corpo. Mettiamoci pure all’opera senza alcuna paura: abbiamo il permesso di cambiare tutto tranne il Vangelo di Gesù».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Per concludere la mattinata di gioia, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato quindi il momento di un rinfresco in oratorio per festeggiare insieme e scambiare le prime parole di conoscenza con il sacerdote appena accolto.

 

 

Profilo dei sacerdoti interessati dalle nomine

Don Andrea Spreafico, classe 1973, originario di Brignano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. Ha iniziato il proprio ministero come vicario ad Agnadello. Nel 2003 è stato nominato collaboratore parrocchiale di Antegnate, dove è stato quindi vicario dal 2006 al 2013. Nel 2013 è stato nominato parroco di Cicognara, Cogozzo e Roncadello. Dal 2017 è incaricato diocesano per il Sostegno economico alla Chiesa.

 

 

Don Riccardo Vespertini, classe 1966, originario della parrocchia “Ss. Giacomo e Agostino” in Cremona, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. È stato vicario a San Bassano (2000-2002) e Rivolta d’Adda (2002-2011). Nel 2011 è stato nominato parroco in solido di Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Silo de’ Mariani e Villarocca. Dal 2011 è anche assistente spirituale all’Ospedale di Cremona.

 

 

Saluto del nuovo parroco sul giornalino parrocchiale

Cari amici della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona, scrivo queste parole il 28 luglio, mentre i bus ci portano a Cesenatico per l’ultima gitaa del Grest 2023. Sono passati ormai tre mesi dal giorno del colloquio con il Vescovo e ne mancano poco meno di due alla nostra vita insieme. Vorrei condividere con voi i pensieri che ultimamente mi abitano. Si tratta per me di un tempo di grande trambusto sia fisico che spirituale. Fisico, perché oltre al Grest c’è un trasloco a più passaggi e il riordino delle ultime questioni aperte a Cicognara, Cogozzo e Roncadello… Il trambusto spirituale è certamente più rilevante: 10 anni su 50 sono una parte consistente dell’intera vita: ci sono gli affetti verso le persone più vicine e c’è il rammarico per non avere completato come si doveva il lavoro… I distacchi non li vuole nessuno, fanno soffrire tanto… Ma sono essenziali per cambiare e imparare e “fare la differenza”… Il Signore Gesù ci ha salvati proprio grazie al suo doppio “distacco”: dal Cielo, incarnandosi, e dalla vita, accettando per noi e per tutti il tradimento e il sacrificio della Croce. Guardando invece avanti non vi nascondo i sentimenti di trepidazione per l’impresa che ci aspetta. Nella prima domenica d’autunno il vescovo Antonio mi consegnerà la cura della comunità: io diventerò per voi il quarto parroco della storia della Beata Vergine di Caravaggio e voi la mia seconda parrocchia da servire con responsabilità piena. Dal confronto con don Giulio e don Davide, che ringrazio per la gentilezza e la limpidezza del tatto, ho compreso che si tratta di una comunità molto diversa da tutte le altre: per la chiesa moderna, per gli immensi spazi interni ed esterni, per l’anla frequentazione dei ragazzi delle superiori, per la presenza variegata di tutte le etnie del mondo, per la sua storia recente e per essere nata completamente “dal basso”… Se per alcuni tutto questo può sembrare limite o sfortuna, io penso invece che si tratti dei nostri punti di forza: – ci serve proprio una Chiesa moderna – e non parliamo di muri. Il Figlio di Dio non ci ha lasciato una mummia da museo alla quale bloccare l’inesorabile degrado… Ma ci ha chiesto di essere il suo Sacramento vivente nel mondo in cui ci ha posti a vivere. Ecco perché occorre che impariamo “la lingua” di questo mondo, senza vergogna o schifo di nulla e soprattutto senza paura di cambiare qualsiasi cosa, pur di condurre alla gioia del Vangelo. E la nostra Chiesa ha ancora tanta strada da percorrere… – gli spazi immensi sono il segno della massima apertura e disponibilità: significa che c’è posto per tutti alla Beata Vergine, come nei banchetti di nozze delle parabole che racconta Gesù… Starà a noi fare in modo che si riempia non a casaccio come una cantina intasata, ma con ordine e aiutando ciascuno a trovare la sua motivazione. Quindi: invitati tutti… Ma con la “veste Bianca”! – se l’oratorio è considerato un punto di ritrovo per tanti ragazzi è segno che la prima parte del lavoro è già andata a buon fine. Sappiamo che si diventa grandi solo quando si impara a servire: con loro andremo di sicuro in questa direzione. – la presenza variegata di etnie e religioni: significa confronto, arricchimento, prospettive nuove, sfide, provocazioni… Insomma terreno fertile per conoscere il nuovo e per fare la nostra proposta di vita alla maniera del primo miracolo di Pietro Giovanni nel giorno di Pentecoste al tempio: “quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo…”. Ci servirà la stessa Fede degli Apostoli e lo stesso Spirito di Dio. – non siamo l’antica Comunità della Cattedrale o quella prestigiosa di Sant’Agata… Ma una parrocchia di periferia nata solo 56 anni fa “dal basso”… La storia recente renderà meno pesanti i fardelli delle tradizioni (morte) e ci renderà più leggeri per affrontare il futuro… Mentre le “non nobili” origini ci ricorderanno che la salvezza dell’intero universo è incominciata dal sì di una ragazza povera nella sua casetta di Nazareth… E dopo nove mesi in una cantina per le pecore di Betlemme… Tutto questo ci aiuterà a ricordare la vera postura della nostra missione. Visto? Abbiamo tutte le carte per vivere una meravigliosa avventura: quella di costruire insieme una bella fraternità… Di rendere reale e concreto nel piccolo della nostra periferia il sogno del Signore Gesù: portare nella festa del Padre il maggior numero di invitati: ma da fratelli, non concorrenti; da amici, non traditori; da figli titolari, non da schiavi spaventati. E quella ragazza di Nazareth, dalla Fede smisurata e capolavoro dello Spirito Santo, quella che colora di blu la nostra chiesa… Lei che è partita dal basso delle periferie e ora è Assunta nella gloria della nostra Cattedrale, non mancherà di farci da madrina in questo santo viaggio insieme. Ci vediamo presto!

don Andrea S.

 

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L’augurio del Vescovo a don Luca Bosio in tre verbi: «Capire, cercare e vivere»

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Le comunità di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido hanno accolto con grande entusiasmo don Luca Bosio, nuovo parroco dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi”, che alle 18.30 del pomeriggio di sabato 23 settembre ha preso si è insediato ufficialmente.

Un grande applauso ha accolto l’arrivo del sacerdote che, in processione, affiancato dal vescovo Antonio Napolioni e da alcuni altri sacerdoti, in particolare il collaboratore parrocchiale don Gian Paolo Mauri, ha ricevuto il saluto delle Amministrazioni comunali, rappresentate dai sindaci dei paesi che formano l’unità pastorale «Mons. Antonio Barosi»: il sindaco di Casteldidone Pierromeo Vaccari, il primo cittadino di San Giovanni in Croce Pierguido Asinari, quello di Solarolo Rainerio (con la frazione San Lorenzo Aroldo) Vittorio Ceresini e il sindaco di Voltido Giorgio Borghetti. A dare voce a tutti è stato il sindaco Asinari che ha evidenziato come le comunità siano pronte ad affidarsi alla nuova guida spirituale cariche di un forte sentimento di gratitudine verso don Umberto Zanaboni e una forte nostalgia del precedente parroco, don Diego Pallavicini, ma soprattutto sicure del grande legame che si formerà all’insegna del lavoro e della collaborazione con don Bosio.

 

Il saluto del sindaco Asinari

Accompagnati dai fedeli, dalle autorità e dai numerosi sacerdoti, il vescovo e il nuovo parroco hanno fatto il loro ingresso nella chiesa di San Giovanni in Croce. Subito dopo è iniziata la celebrazione solenne presieduta dal Vescovo di Cremona. Dopo la lettura del decreto di nomina si è intonato il canto di invocazione allo Spirito Santo. La Messa è proseguita con l’aspersione dell’assemblea e l’incensazione dell’altare da parte del nuovo parroco, seguiti dal saluto di Alessandra Nolli, in rappresentanza dell’intera unità pastorale.

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

Nella sua omelia mons. Napolioni, riferendosi al nuovo parroco, ha detto che «il primo verbo dei tre che consegno a don Luca è “capire” Gesù. Perché Gesù a volte pensiamo di averlo capito, ma magari lo abbiamo rivestito dei nostri costumi». Ha poi aggiunto che «il secondo verbo è “cercare” il Signore: per capire il Signore bisogna cercarlo. Perché c’è, è dappertutto e il Regno di Dio è in mezzo a voi». Ha poi concluso con il terzo verbo: «vivere», sottolineando che «il Cristo morto e risorto si nasconde in noi, vive in noi, palpita in noi e spinge dentro il cuore, di ragazzi e adulti. Chiama per quanto ama e cambia lo sguardo sulla vita: dallo sguardo dei programmi e dei risultati alla logica dei frutti».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione si è conclusa con il saluto alla comunità del nuovo parroco, che con un filo di emozione nelle sue parole ha detto che «ringrazio Gesù, che da una vita non mi fa mancare la sua benevolenza e la sua misericordia». E ancora: «Tutti quelli che cercano Dio possono cercarlo e anche trovarlo». Con un affidamento speciale a Maria, a san Giuseppe, a san Giovanni Battista, a san Lorenzo, a san Michele – ha detto ricordando i patroni delle parrocchie – e anche a testimoni quali padre Antonio Barosi (missionario del Pime originario di Solarolo Rainerio ucciso in Cina il 19 novembre 1941), cui è intitolata l’unità pastorale, e padre Valentino Bosio (missionario della Congregazione dei preti della missione originario di San Giovanni in Croce). «Affido alla loro intercessione che questo desiderio rimanga sempre vivo e possa vedere che il Signore lo realizza in mezzo a noi».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Alla fine della Messa, in sagrestia sono state apposte le firme sull’atto di immissione davanti ai testimoni, lasciando quindi spazio ai saluti nell’informalità all’interno dell’oratorio parrocchiale.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1977, originario di Sospiro, don Luca Bosio è stato ordinato sacerdote il 15 giugno 2002. È stato vicario nella parrocchia “S. Michele Vetere” in Cremona (2002-2011) e in quella di Rivolta d’Adda (2011-2019). Dal 2019 era vicario della parrocchia di Buzzoletto e di quelle di Viadana (“S. Maria Annunciata”, “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, “S. Pietro apostolo” e “Ss. Martino e Nicola”).

 

 

Il saluto di don Luca Bosio sul bollettino pastorale

Un saluto ai miei futuri parrocchiani, che ancora non conosco, ma che già porto nel cuore! Questo accade non perché sono “buono”, ma perché Gesù fa così a chi lo segue: gli allarga il cuore e gli fa desiderare di poter amare chi incontra, chiunque sia. Ed è una promessa che Gesù realizza per tutti, per il parroco e per la sua comunità.

Per quale scopo Gesù ha iniziato la Chiesa? Per quale scopo ha voluto riuniti in comunità i credenti in Lui? Perché si aiutino l’un l’altro, secondo le diverse vocazioni e i carismi, a conoscere sempre meglio Dio e la Sua misericordia; affinché, conoscendo Dio e la Sua misericordia, ne provino stupore e l’accolgano; affinché, accogliendola, la possano condividere “fino agli estremi confini della terra”.

Monsignor Antonio Barosi e padre Valentino Bosio, nostri conterranei, lo hanno fatto, offrendo l’intera esistenza, raggiungendo confini lontanissimi; ciascuno di noi lo può fare: vivendo il cammino di fede nella comunità, riceve e accoglie l’amore di Dio e lo porta ai confini degli estremi bisogni di chi abita accanto a lui. “Guardate l’umiltà di Dio e aprite il cuore al Signore” (canto di Lourdes, 29 luglio 2023).

Noi possiamo fare tante e diverse iniziative di bene, ma è Gesù la radicale risposta di bene che il cuore di un uomo attende. Ce lo mostra l’avvenimento della visita di Maria alla cugina Elisabetta, narrato nel vangelo di Luca: Maria porta ad Elisabetta Gesù, nel suo grembo, ed è la presenza di Gesù che fa sussultare di gioia e di speranza chi lo incontra, “perché il protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo” (Don Giussani, 30 maggio 1998).

Percorriamo insieme il cammino che Dio ci darà da compiere, mettiamo in gioco il meglio di noi, facciamoci perdonare il peggio, e Dio farà la Sua opera per noi e con noi. Buona strada, fratelli!

Don Luca

 

 

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Don Alberto Martinelli: «Più ci diamo una mano e più diventiamo famiglia del Signore che sa dare una buona testimonianza»

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La comunità di Bonemerse ha accolto nel pomeriggio di sabato 23 settembre don Alberto Martinelli come nuovo parroco. Sul sagrato della chiesa parrocchiale il sindaco Luca Ferrarini ha dato il benvenuto al vescovo e al nuovo parroco, parole che non hanno tralasciato il riconoscimento della parrocchia come importante realtà della vita del paese, sottolineando anche l’impegno da parte dell’Amministrazione comunale per una sincera collaborazione.

 

L’intervento del sindaco Ferrarini

 

Subito dopo in chiesa è iniziata la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata da diversi sacerdoti. Tra loro anche don Giuseppe Salomoni, già collaboratore al Cambonino che d’ora in poi aiuterà don Martinelli nella nuova parrocchia.

Nelle prime file i familiari del nuovo parroco, che lo hanno voluto accompagnare in questo nuovo percorso, insieme ai fedeli della comunità del Cambonino dove il sacerdote è stato parroco per dieci anni.

Alla lettura del decreto di nomina da parte del vicario zonale don Antonio Pezzetti è seguito un canto di invocazione allo Spirito Santo. Quindi, l’aspersione dell’altare e dell’assemblea seguita dall’incensazione dell’altare da parte di don Alberto.

Un rappresentante della parrocchia ha quindi salutato il nuovo parroco dando spazio all’entusiasmo, alle aspettative e al timore davanti alle novità: «Sta a noi riempire i nostri spazi con occasioni di incontro e di preghiera: possa tu accompagnare e benedire questo nuovo inizio per costruire insieme una nuova storia di fede e di via».

 

Il saluto della comunità

 

Il vescovo Napolioni nella sua omelia ha voluto sottolineare: «Se vogliamo un futuro del Cristianesimo non affidiamolo solo al buon senso e alla tradizione, perché non ha speranza un Cristianesimo così. Infatti il Cristianesimo è sempre rinato dai santi, dai piccoli e dalla fantasia con cui Dio ha messo nel cuore di chiunque il suo Spirito e la sua presenza».

«Insieme a don Alberto – ha quindi affermato – vi mando anche don Giuseppe, che lo segue per amicizia dalla parrocchia del Cambonino, dove ha collaborato per oltre vent’anni». «Che devono fare questi preti? Non devono far capire il Vangelo a chi non lo vuol capire, ma cercare il Signore: innanzitutto dentro di sé, ma anche in ogni angolo della parrocchia. In ogni angolo, in ogni ragazzo, in ogni malato, in ogni italiano e straniero e anche in chi crede di non avere nulla a che fare con Dio. Insieme a tutti voi». «Diventiamo esploratori della Parola – ha quindi invitato mons. Napolioni – lasciamoci stupire dai mille segni della Sua presenza che ci circondano».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione è quindi continuata con la liturgia eucaristica e dopo le Comunioni ha visto il nuovo parroco prendere la parola per un saluto alla sua nuova comunità. In particolare ha voluto mettere in luce l’aspetto comunitario: «Più ci diamo una mano e più diventiamo famiglia del Signore che sa dare una buona testimonianza: il bene arriva perché quando ci si vuole bene le cose si risolvono e la comunità cresce»

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Per concludere il pomeriggio di gioia, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato quindi il momento di un rinfresco in oratorio. Incontri di commiato insieme alla festa e alle prime parole di conoscenza tra i nuovi sacerdoti e la comunità di Bonemerse, insieme anche a quelle di Bagnara e Gerre Borghi, frazioni del Comune di Cremona comprese nella parrocchia di S. Maria Nascente, ora affidata alla cura di don Alberto Martinelli.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1966, originario della parrocchia “S. Sigismondo” in Cremona, don Alberto Martinelli è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1998-2004), “S. Agata” in Cremona (2004-2008) e Pizzighettone e Gera d’Adda (2008-2013). Inoltre tra il 2005 e il 2008 è stato segretario dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici. Dal 2013 era parroco della parrocchia “Santi Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona. Prende il testimone da don Mario Bardelli diventato parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Casalmorano, Azzanello, Castelvisconti e Mirabello Ciria.

 

 

Saluto di don Alberto Martinelli sul giornalino parrocchiale

Chiamati a mettere Gesù al centro

Grande sarebbe la tentazione di pronunciare dei discorsi, di dire qualcosa di molto importante o di programmatico, ma un nuovo parroco quando arriva, volente o non, è sempre l’ultimo e un po’ come uno straniero di passaggio. Arrivo in questa comunità cristiana che ha già una sua storia, vita e ricchezza, e per questo ringrazio don Mario che mi ha preceduto e tutti i parroci e preti che qui a Bonemerse hanno prestato servizio. In questa storia ora mi inserisco anch’io. Attraverso il vescovo, il Signore mi manda qui per condividere, per tutto il tempo che ci sarà dato, la passione per Lui e per tutti i fratelli e sorelle.

E mi vengono in mente le parole del parroco di San Sigismondo, don Giuseppe Boroni Grazioli, che mi accompagnò in seminario, e prima di entrare mi disse: “Strano compito quello del prete. Non ha niente di suo da dare, tranne i difetti e le incapacità. Non ha niente da inventare; gli è stato consegnato il Vangelo, che è di Cristo Gesù. Ed è tanto più prete quanto più si dimostra servo fedele al Vangelo. Quindi di non preoccuparmi, perché il prete non deve far nulla, tranne annunciare qualcosa che non è suo, ma è del Signore. Più uno cerca di vivere quello che annuncia e più diventa un vero cristiano, un autentico discepolo del Signore. Prima di essere prete dovrai essere un uomo vero, un buon marito, un ottimo padre, un gioioso educatore alla luce del Signore, allora diventerai un bravo prete”. Cosa che ha sempre cercato di fare nella sua vita. Messaggio che ho sempre tenuto in mente e che ho cercato di mettere in atto.

Potete immaginare i sentimenti che provo iniziando a fare il parroco in una nuova realtà. Già da ora vi chiedo di accompagnarmi nella preghiera e di aiutarmi nell’essere guida di questa comunità. Nel cuore porto la tristezza di dover lasciare la comunità del Cambo, per l’esattezza la parrocchia dei Santi Nazaro e Celso in San Giuseppe nel quartiere Cambonino in Cremona. Ma c’è anche la gioia e la speranza di poter servire il Signore in questa, per me nuova, comunità di bona emerse. Nell’amore a Dio e al prossimo c’è tutto il programma di vita del discepolo di Gesù. Né di più, né di meno. In questi anni di vita sacerdotale ho maturato la convinzione profonda che la chiesa appartiene al Signore e che fare la sua volontà e la cosa più importante.

Ma cosa significa fare oggi, qui a Bonemerse, la volontà di Dio? Non ci sono ricette facili. Nessuno ha risposte preconfezionate, a portata di mano. Nella sfida della trasmissione della fede siamo chiamati a lavorare assieme, verso una sempre più grande collaborazione, sinergia, valorizzando tutti i carismi e scoprendone di nuovi. Insieme dunque siamo chiamati a mettere Gesù al centro della nostra vita e della nostra comunità. Insieme, seguendo i suoi passi, vivendo la bella avventura di essere suoi discepoli e amici: nell’annuncio del Vangelo, che a tutti deve essere proclamato, senza distinzioni, senza paure, fedeli alla Parola di Dio e attenti ai segni dei tempi; nella celebrazione dell’eucaristia e dei sacramenti, come una comunità-famiglia che qui arriva e che da qui parte per portare al mondo la speranza e la gioia di questo incontro; nell’urgenza di scoprire le nuove frontiere della carità perché nessuno sia lasciato fuori o in disparte e perché ogni persona, vicina o lontana, possa sentirsi nella nostra parrocchia come a casa sua. Come in una famiglia. Il Signore ci trovi disponibili a incontrarlo nella Parola di Dio, nella preghiera comunitaria e personale, nel fratello e sorella che è sempre busseranno alla porta delle nostre case.

Ciao a tutti e che il Signore possa sempre dire bene di noi.

Don Alberto

 

 

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Sabato alle 15.30 a Bonemerse l’ingresso di don Alberto Martinelli

La comunità Bonemerse, insieme a quelle di Bagnara e Gerre Borghi (frazioni del Comune di Cremona), accoglierà nel pomeriggio di sabato 23 settembre don Alberto Martinelli come nuovo parroco. La Messa di insediamento, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà celebrata alle 15.30 nella chiesa parrocchiale di S. Maria Nascente a Bonemerse (sospesa la messa vespertina delle 17.30).

Prima della Messa, sul sagrato, il nuovo parroco e il vescovo riceveranno il saluto del sindaco Bonemerse Luca Ferrarini. Quindi in chiesa, all’inizio della Messa, sarà letto il decreto di nomina e il nuovo parroco aspergerà l’assemblea, incensando poi la mensa eucaristica, prima di ricevere il saluto ufficiale della comunità attraverso un suo rappresentante del Consiglio pastorale. Sarà proprio il nuovo parroco a proclamare il Vangelo e, al termine dell’omelia tenuta dal Vescovo, recitare il Credo, evidenziando così che sarà lui il primo responsabile della diffusione della fede nella comunità. Al termine della Messa prenderà quindi la parola per i saluti e i ringraziamenti.

Il Triduo di preparazione alla festa patronale della Natività della Beata Vergine Maria, celebratosi con Rosari e Messe nei giorni dal 5 al 7 settembre, è stato occasione per prepararsi all’ingresso del nuovo parroco. La sera di giovedì 21 settembre, alle 21, in chiesa parrocchiale è previsto un altro momento di preghiera in vista dell’ingresso di don Alberto Martinelli.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1966, originario della parrocchia “S. Sigismondo” in Cremona, don Alberto Martinelli è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1998-2004), “S. Agata” in Cremona (2004-2008) e Pizzighettone e Gera d’Adda (2008-2013). Inoltre tra il 2005 e il 2008 è stato segretario dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici. Dal 2013 era parroco della parrocchia “Santi Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona. Prende il testimone da don Mario Bardelli diventato parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Casalmorano, Azzanello, Castelvisconti e Mirabello Ciria.

 

Saluto di don Alberto Martinelli sul giornalino parrocchiale

Chiamati a mettere Gesù al centro

Grande sarebbe la tentazione di pronunciare dei discorsi, di dire qualcosa di molto importante o di programmatico, ma un nuovo parroco quando arriva, volente o non, è sempre l’ultimo e un po’ come uno straniero di passaggio. Arrivo in questa comunità cristiana che ha già una sua storia, vita e ricchezza, e per questo ringrazio don Mario che mi ha preceduto e tutti i parroci e preti che qui a Bonemerse hanno prestato servizio. In questa storia ora mi inserisco anch’io. Attraverso il vescovo, il Signore mi manda qui per condividere, per tutto il tempo che ci sarà dato, la passione per Lui e per tutti i fratelli e sorelle.

E mi vengono in mente le parole del parroco di San Sigismondo, don Giuseppe Boroni Grazioli, che mi accompagnò in seminario, e prima di entrare mi disse: “Strano compito quello del prete. Non ha niente di suo da dare, tranne i difetti e le incapacità. Non ha niente da inventare; gli è stato consegnato il Vangelo, che è di Cristo Gesù. Ed è tanto più prete quanto più si dimostra servo fedele al Vangelo. Quindi di non preoccuparmi, perché il prete non deve far nulla, tranne annunciare qualcosa che non è suo, ma è del Signore. Più uno cerca di vivere quello che annuncia e più diventa un vero cristiano, un autentico discepolo del Signore. Prima di essere prete dovrai essere un uomo vero, un buon marito, un ottimo padre, un gioioso educatore alla luce del Signore, allora diventerai un bravo prete”. Cosa che ha sempre cercato di fare nella sua vita. Messaggio che ho sempre tenuto in mente e che ho cercato di mettere in atto.

Potete immaginare i sentimenti che provo iniziando a fare il parroco in una nuova realtà. Già da ora vi chiedo di accompagnarmi nella preghiera e di aiutarmi nell’essere guida di questa comunità. Nel cuore porto la tristezza di dover lasciare la comunità del Cambo, per l’esattezza la parrocchia dei Santi Nazaro e Celso in San Giuseppe nel quartiere Cambonino in Cremona. Ma c’è anche la gioia e la speranza di poter servire il Signore in questa, per me nuova, comunità di bona emerse. Nell’amore a Dio e al prossimo c’è tutto il programma di vita del discepolo di Gesù. Né di più, né di meno. In questi anni di vita sacerdotale ho maturato la convinzione profonda che la chiesa appartiene al Signore e che fare la sua volontà e la cosa più importante.

Ma cosa significa fare oggi, qui a Bonemerse, la volontà di Dio? Non ci sono ricette facili. Nessuno ha risposte preconfezionate, a portata di mano. Nella sfida della trasmissione della fede siamo chiamati a lavorare assieme, verso una sempre più grande collaborazione, sinergia, valorizzando tutti i carismi e scoprendone di nuovi. Insieme dunque siamo chiamati a mettere Gesù al centro della nostra vita e della nostra comunità. Insieme, seguendo i suoi passi, vivendo la bella avventura di essere suoi discepoli e amici: nell’annuncio del Vangelo, che a tutti deve essere proclamato, senza distinzioni, senza paure, fedeli alla Parola di Dio e attenti ai segni dei tempi; nella celebrazione dell’eucaristia e dei sacramenti, come una comunità-famiglia che qui arriva e che da qui parte per portare al mondo la speranza e la gioia di questo incontro; nell’urgenza di scoprire le nuove frontiere della carità perché nessuno sia lasciato fuori o in disparte e perché ogni persona, vicina o lontana, possa sentirsi nella nostra parrocchia come a casa sua. Come in una famiglia. Il Signore ci trovi disponibili a incontrarlo nella Parola di Dio, nella preghiera comunitaria e personale, nel fratello e sorella che è sempre busseranno alla porta delle nostre case.

Ciao a tutti e che il Signore possa sempre dire bene di noi.

Don Alberto

 

 

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Unità pastorale “Mons. Antonio Barosi”, sabato alle 18.30 la Messa di insediamento di don Luca Bosio

Sabato 23 settembre, alle 18.30, nella chiesa di San Giovanni in Croce, farà il suo ingresso don Luca Bosio, nuovo parroco dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi”, formata dalle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. La Messa di insediamento, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà concelebrata da alcuni altri sacerdoti, in particolare il collaboratore parrocchiale don Gian Paolo Mauri e don Umberto Zanaboni, che nei mesi scorsi ha guidato la comunità come amministratore parrocchiale.

Prima della Messa don Luca Bosio e il vescovo Napolioni riceveranno il saluto da parte delle Amministrazioni locali: il sindaco di Casteldidone Pierromeo Vaccari, il primo cittadino di San Giovanni in Croce Pierguido Asinari, quello di Solarolo Rainerio (con la frazione San Lorenzo Aroldo) Vittorio Ceresini e il sindaco di Voltido Giorgio Borghetti. In rappresentanza delle realtà del territorio saranno presenti anche il comandante della stazione dei Carabinieri di Vescovato, il maresciallo Claudio Belardinelli, e di quella di Solarolo Rainerio, il maresciallo Bruno Vivaldo.

A caratterizzare la Messa di insediamento di don Bosio i gesti tipici della celebrazione di ingresso del nuovo parroco che, all’inizio della liturgia, dopo la lettura del decreto di nomina, aspergerà l’assemblea e incenserà la mensa eucaristica, ricevendo poi il benvenuto della comunità parrocchiale. Al termine dell’omelia, tenuta dal Vescovo, il nuovo parroco reciterà da solo il Credo e al termine della celebrazione prenderà la parola per i ringraziamenti e i saluti, che proseguiranno nell’informalità anche dopo la Messa in oratorio.

In preparazione all’ingresso di don Luca Bosio le comunità sono state coinvolte in una serie di tre incontri di catechesi biblica, ultimo dei quali dal titolo “L’annuncio. L’eunuco della regina di Candace” nella serata di lunedì 18 presso l’oratorio di San Giovanni in Corce alle 21, con una particolare attenzione alla preparazione spirituale per l’arrivo del nuovo parroco. Inoltre, giovedì 21, presso la chiesa di San Giovanni in Croce, sempre alle 21, si celebrerà la liturgia penitenziale.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1977, originario di Sospiro, don Luca Bosio è stato ordinato sacerdote il 15 giugno 2002. È stato vicario nella parrocchia “S. Michele Vetere” in Cremona (2002-2011) e in quella di Rivolta d’Adda (2011-2019). Dal 2019 era vicario della parrocchia di Buzzoletto e di quelle di Viadana (“S. Maria Annunciata”, “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, “S. Pietro apostolo” e “Ss. Martino e Nicola”).

 

Il saluto di don Luca Bosio sul bollettino pastorale

Un saluto ai miei futuri parrocchiani, che ancora non conosco, ma che già porto nel cuore! Questo accade non perché sono “buono”, ma perché Gesù fa così a chi lo segue: gli allarga il cuore e gli fa desiderare di poter amare chi incontra, chiunque sia. Ed è una promessa che Gesù realizza per tutti, per il parroco e per la sua comunità.

Per quale scopo Gesù ha iniziato la Chiesa? Per quale scopo ha voluto riuniti in comunità i credenti in Lui? Perché si aiutino l’un l’altro, secondo le diverse vocazioni e i carismi, a conoscere sempre meglio Dio e la Sua misericordia; affinché, conoscendo Dio e la Sua misericordia, ne provino stupore e l’accolgano; affinché, accogliendola, la possano condividere “fino agli estremi confini della terra”.

Monsignor Antonio Barosi e padre Valentino Bosio, nostri conterranei, lo hanno fatto, offrendo l’intera esistenza, raggiungendo confini lontanissimi; ciascuno di noi lo può fare: vivendo il cammino di fede nella comunità, riceve e accoglie l’amore di Dio e lo porta ai confini degli estremi bisogni di chi abita accanto a lui. “Guardate l’umiltà di Dio e aprite il cuore al Signore” (canto di Lourdes, 29 luglio 2023).

Noi possiamo fare tante e diverse iniziative di bene, ma è Gesù la radicale risposta di bene che il cuore di un uomo attende. Ce lo mostra l’avvenimento della visita di Maria alla cugina Elisabetta, narrato nel vangelo di Luca: Maria porta ad Elisabetta Gesù, nel suo grembo, ed è la presenza di Gesù che fa sussultare di gioia e di speranza chi lo incontra, “perché il protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo” (Don Giussani, 30 maggio 1998).

Percorriamo insieme il cammino che Dio ci darà da compiere, mettiamo in gioco il meglio di noi, facciamoci perdonare il peggio, e Dio farà la Sua opera per noi e con noi. Buona strada, fratelli!

Don Luca

 

 

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Cremona, domenica mattina alla Beata l’ingresso di don Spreafico

Nella mattinata di domenica 24 settembre la parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona accoglierà il nuovo parroco don Andrea Spreafico insieme al nuovo collaboratore parrocchiale don Riccardo Vespertini, già cappellano all’Ospedale di Cremona. L’unica Messa della giornata in parrocchia sarà presieduta alle 10 dal vescovo Antonio Napolioni.

La celebrazione, introdotta dal saluto dell’Amministrazione comunale, sarà caratterizzata dai gesti tipici della celebrazione di ingresso del nuovo parroco che, all’inizio della liturgia, dopo la lettura del decreto di nomina, aspergerà l’assemblea e incenserà la mensa eucaristica, ricevendo poi il benvenuto della comunità parrocchiale. Al termine della celebrazione il nuovo parroco prenderà la parola per i ringraziamenti e i saluti.

Don Spreafico e don Vespertini prendono il testimone dal parroco don Giulio Brambilla (diventato parroco di Cristo Re a Cremona), dal vicario don Davide Schiavon (nominato nuovo parroco di Casalbuttano e San Vito, oltre che moderatore dell’unità pastorale “Nostra Signora della Graffignana”) e dal collaboratore don Giovanni Battista Aresi (diventato collaboratore parrocchiale a Cristo Re).

L’accoglienza dei nuovi sacerdoti sarà preparata nella serata di giovedì 21 settembre, alle 21, con una veglia di preghiera e adorazione eucaristica presieduta dal vicario zonale don Pietro Samarini.

 

Profilo dei sacerdoti interessati dalle nomine

 

Don Andrea Spreafico, classe 1973, originario di Brignano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. Ha iniziato il proprio ministero come vicario ad Agnadello. Nel 2003 è stato nominato collaboratore parrocchiale di Antegnate, dove è stato quindi vicario dal 2006 al 2013. Nel 2013 è stato nominato parroco di Cicognara, Cogozzo e Roncadello. Dal 2017 è incaricato diocesano per il Sostegno economico alla Chiesa.

 

 

Don Riccardo Vespertini, classe 1966, originario della parrocchia “Ss. Giacomo e Agostino” in Cremona, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. È stato vicario a San Bassano (2000-2002) e Rivolta d’Adda (2002-2011). Nel 2011 è stato nominato parroco in solido di Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Silo de’ Mariani e Villarocca. Dal 2011 è anche assistente spirituale all’Ospedale di Cremona.

 

 

Saluto del nuovo parroco sul giornalino parrocchiale

Cari amici della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona,

scrivo queste parole il 28 luglio, mentre i bus ci portano a Cesenatico per l’ultima gitaa del Grest 2023. Sono passati ormai tre mesi dal giorno del colloquio con il Vescovo e ne mancano poco meno di due alla nostra vita insieme. Vorrei condividere con voi i pensieri che ultimamente mi abitano. Si tratta per me di un tempo di grande trambusto sia fisico che spirituale. Fisico, perché oltre al Grest c’è un trasloco a più passaggi e il riordino delle ultime questioni aperte a Cicognara, Cogozzo e Roncadello…

Il trambusto spirituale è certamente più rilevante: 10 anni su 50 sono una parte consistente dell’intera vita: ci sono gli affetti verso le persone più vicine e c’è il rammarico per non avere completato come si doveva il lavoro… I distacchi non li vuole nessuno, fanno soffrire tanto… Ma sono essenziali per cambiare e imparare e “fare la differenza”… Il Signore Gesù ci ha salvati proprio grazie al suo doppio “distacco”: dal Cielo, incarnandosi, e dalla vita, accettando per noi e per tutti il tradimento e il sacrificio della Croce.

Guardando invece avanti non vi nascondo i sentimenti di trepidazione per l’impresa che ci aspetta. Nella prima domenica d’autunno il vescovo Antonio mi consegnerà la cura della comunità: io diventerò per voi il quarto parroco della storia della Beata Vergine di Caravaggio e voi la mia seconda parrocchia da servire con responsabilità piena. Dal confronto con don Giulio e don Davide, che ringrazio per la gentilezza e la limpidezza del tatto, ho compreso che si tratta di una comunità molto diversa da tutte le altre: per la chiesa moderna, per gli immensi spazi interni ed esterni, per l’anla frequentazione dei ragazzi delle superiori, per la presenza variegata di tutte le etnie del mondo, per la sua storia recente e per essere nata completamente “dal basso”…

Se per alcuni tutto questo può sembrare limite o sfortuna, io penso invece che si tratti dei nostri punti di forza:

– ci serve proprio una Chiesa moderna – e non parliamo di muri. Il Figlio di Dio non ci ha lasciato una mummia da museo alla quale bloccare l’inesorabile degrado… Ma ci ha chiesto di essere il suo Sacramento vivente nel mondo in cui ci ha posti a vivere. Ecco perché occorre che impariamo “la lingua” di questo mondo, senza vergogna o schifo di nulla e soprattutto senza paura di cambiare qualsiasi cosa, pur di condurre alla gioia del Vangelo. E la nostra Chiesa ha ancora tanta strada da percorrere…

– gli spazi immensi sono il segno della massima apertura e disponibilità: significa che c’è posto per tutti alla Beata Vergine, come nei banchetti di nozze delle parabole che racconta Gesù… Starà a noi fare in modo che si riempia non a casaccio come una cantina intasata, ma con ordine e aiutando ciascuno a trovare la sua motivazione. Quindi: invitati tutti… Ma con la “veste Bianca”!

– se l’oratorio è considerato un punto di ritrovo per tanti ragazzi è segno che la prima parte del lavoro è già andata a buon fine. Sappiamo che si diventa grandi solo quando si impara a servire: con loro andremo di sicuro in questa direzione.

– la presenza variegata di etnie e religioni: significa confronto, arricchimento, prospettive nuove, sfide, provocazioni… Insomma terreno fertile per conoscere il nuovo e per fare la nostra proposta di vita alla maniera del primo miracolo di Pietro Giovanni nel giorno di Pentecoste al tempio: “quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo…”. Ci servirà la stessa Fede degli Apostoli e lo stesso Spirito di Dio.

– non siamo l’antica Comunità della Cattedrale o quella prestigiosa di Sant’Agata… Ma una parrocchia di periferia nata solo 56 anni fa “dal basso”… La storia recente renderà meno pesanti i fardelli delle tradizioni (morte) e ci renderà più leggeri per affrontare il futuro… Mentre le “non nobili” origini ci ricorderanno che la salvezza dell’intero universo è incominciata dal sì di una ragazza povera nella sua casetta di Nazareth… E dopo nove mesi in una cantina per le pecore di Betlemme… Tutto questo ci aiuterà a ricordare la vera postura della nostra missione.

Visto? Abbiamo tutte le carte per vivere una meravigliosa avventura: quella di costruire insieme una bella fraternità… Di rendere reale e concreto nel piccolo della nostra periferia il sogno del Signore Gesù: portare nella festa del Padre il maggior numero di invitati: ma da fratelli, non concorrenti; da amici, non traditori; da figli titolari, non da schiavi spaventati. E quella ragazza di Nazareth, dalla Fede smisurata e capolavoro dello Spirito Santo, quella che colora di blu la nostra chiesa… Lei che è partita dal basso delle periferie e ora è Assunta nella gloria della nostra Cattedrale, non mancherà di farci da madrina in questo santo viaggio insieme.

Ci vediamo presto!

don Andrea S.

 

 

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