1

L’unità pastorale Cafarnao ha accolto don Pierluigi Capelli

 

Guarda la photogallery completa

 

Nella mattinata di domenica 18 settembre le comunità dell’unità pastorale Cafarnao hanno accolto don Pierluigi Capelli come nuovo parroco in solido nella celebrazione presieduta dal vescovo Antonio Napolioni presso la chiesa di Sant’Andrea a Pescarolo.

Don Capelli entra in servizio a fianco dei parroci in solido don Alessandro Bertoni e don Giovanni Fiocchi (moderatore) nelle parrocchie di Vescovato, Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta, Pescarolo e Pieve Terzagni.

Ad accogliere il nuovo parroco sul sagrato davanti alla chiesa i tre sindaci di Pescarolo ed Uniti, di Gabbioneta Binanuova e di Vescovato che hanno voluto rivolgere il loro saluto di ringraziamento e di benvenuto al vescovo di Cremona e al nuovo parroco.

A fianco di don Pierluigi, oltre agli altri parroci dell’unità pastorale e il vicario zonale don Antonio Pezzetti, anche alcuni sacerdoti e un diacono della diocesi di Mantova, dove il sacerdote cremonese ha svolto il servizio negli ultimi anni. Nei primi banchi della chiesa la mamma e i parenti più stretti, insieme ai tanti parrocchiani insieme anche a diversi fedeli provenienti dalla diocesi di Mantova che hanno voluto accompagnare il loro parroco uscente. Il grande coro interparrocchiale dell’unità pastorale, riunito al completo per l’importante occasione, ha animato la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Napolioni.

A don Antonio Pezzetti, come vicario zonale, il compito di leggere il decreto di nomina di don Pierluigi Capelli, seguito poi dal canto di invocazione allo Spirito Santo. La Messa è proseguita quindi con i riti esplicativi di aspersione dell’assemblea e l’incensazione dell’altare per mano del nuovo parroco, seguiti dal saluto della comunità, accompagnato dal dono di un’icona bizantina della Sacra famiglia per il neoparroco.

Nella sua omelia mons. Napolioni ha voluto iniziare mettendo in risalto la centralità dell’unità: «Gesù a Cafarnao incontrò i pescatori, una piccola cooperativa, non erano i potenti, i migliori, gli istruiti, i migliori, ma Gesù chiama loro e li chiama insieme. Da allora la Chiesa resiste alle tempeste della storia e ai peccati che commettiamo per la grazia dell’unità, che non è un accessorio, ma la sostanza».

«L’amore è eterno, mentre le vicende del nostro corpo sono a scadenza, come le chiese di mattoni, le montagne e i ghiacciai, le ricchezze della terra mentre c’è un tesoro che non si consuma e di cui le donne e gli uomini sono capaci di creare perché creati a immagine e somiglianza di Dio – ha quindi proseguito il vescovo nella sua riflessione –. L’invito di Gesù è di farci degli amici mentre con le cose materiali devono essere subordinate alla qualità dei nostri rapporti».

Mons. Napolioni ha quindi concluso con un appello all’unità e un riferimento all’attualità: «Domenica prossima si va a votare e il mio auspicio è di andare a votare perché un popolo che si disinteressa è un popolo destinato al suicidio. Duemila anni fa san Paolo scriveva a Timoteo che ci si salva impegnandosi, che tutti quelli che ricevono potere dalla collettività, nel suo piccolo anche il parroco, lo devono usare. A che scopo? Non dobbiamo fare miracoli, ma vivere nella pace: capite oggi com’è densa questa parola! La pace comincia qui, dal condividere le risorse, inizia dallo stare insieme e ben venga la collaborazione tra chi ha responsabilità. Chiedo ai miei preti di essere di esempio».

Al termine della celebrazione il saluto del nuovo parroco che ha voluto ricordare: «Arrivo con una mia storia e uno zaino con le esperienze fatte finora: esperienze che mi hanno arricchito e mi hanno permesso di allargare un po’ gli orizzonti, anche con l’esperienza in un’altra diocesi». Don Pierluigi ha quindi terminato con un augurio per se stesso, i confratelli sacerdoti e la comunità intera: «Cercheremo di camminare insieme, però vi chiedo di darci il tempo di conoscerci con don Giovanni e don Alessandro, magari anche dandoci il tempo di litigare per chiarirsi se serve e avendo a cuore le comunità con punti di vista differenti. Buon cammino e stiamo pronti a quello che il Signore ci chiede».

A prendere la parola anche una rappresentante della comunità mantovana che ha accompagnato don Pierluigi nel nuovi incarico.

La mattinata di festa, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è quindi proseguita con un momento di rinfresco in oratorio e con il taglio della torta per celebrare convivialmente l’arrivo del nuovo parroco e scambiare le prime parole di conoscenza.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Pierluigi Capelli, classe 1970, originario di Torre de’ Picenardi, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997. Dopo essere stato vicario a Piadena (1997-2002), Fontanella (2002-2008) e Viadana S. Pietro (2008-2010), dal 2019 era collaboratore parrocchiale nell’unità pastorale di Bondeno, Palidano, Pegognaga e Polesine in diocesi di Mantova. Rientrato in diocesi è stato nominato parroco in solido dell’unità pastorale “Cafarnao”, composta dalle parrocchie di Vescovato, Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta, Pescarolo e Pieve Terzagni. Prendendo il testimone da don Paolo Tomasi (trasferito a Soncino), collaborerà con gli altri due parroci in solido: don Alessandro Bertoni e don Giovanni Fiocchi (moderatore).

 

Il saluto di don Pierluigi Capelli

Cari parrocchiani dell’U.P. Cafarnao,
quando don Giovanni mi ha contattato per chiedere alcune righe per il giornalino di settembre ero impegnato con un campo di gruppo degli Scout di Gonzaga e non sapendo bene cosa scrivere mi sono lasciato ispirare da alcuni aspetti dell’esperienza che sto vivendo, per evitare parole di circostanza. In particolare ho pensato a uno dei canti che maggiormente coinvolgono gli scout quando viene cantato e che nel ritornello ripete: “Estote parati un grido s’alzerà e mille voci a far da eco ad una voce fioca ormai e allora dai, vieni con noi, è un’avventura in mare aperto e viaggerai insieme a noi nella natura controvento”.
È l’invito a stare pronti per viaggiare insieme ed essere testimoni di Dio che ho colto come rivolto a noi: compiere un viaggio insieme tutti, con don Giovanni e don Alessandro, per le strade delle nostre comunità, pronti ad essere testimoni di Dio, con la forza di andare controcorrente, sempre pronti per rispondere a quello che la realtà attorno a noi ci chiede.
E lo stile di questo nostro camminare (o navigare per restare legati al testo della canzone) ce lo dice il fondatore degli scout nella sua ultima lettera ai ragazzi, dove invita a guardare “al lato bello delle cose e non al lato brutto” perché, continua nella sua lettera, “il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Preoccupatevi di lasciare questo mondo un po’ migliore di come lo avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto ‘del vostro meglio’ “.
Fare del nostro meglio per rendere migliore questo mondo, stando pronti a percorrere le strade che coglieremo come risposta alla chiamata ad essere testimoni di Dio.
d. Pierluigi

 
 




Pumenengo accoglie don Fabio Santambrogio. Nasce l’unità pastorale con Calcio e Santa Maria in Campagna

Nasce l’unità pastorale di Calcio, Pumenengo e Santa Maria in Campagna che diventa ufficiale dopo un percorso condiviso tra le parrocchie. A guidarla è don Fabio Santambrogio, attuale parroco di Calcio, nominato dal vescovo Napolioni parroco anche di Pumenengo, dove ha fatto il suo ingresso nella mattinata di domenica 18 settembre, e di Santa Maria in Campagna, frazione di Torre Pallavicina, che invece lo accoglierà la settimana prossima alle ore 11.

La cerimonia d’ingresso a Pumenengo ha avuto inizio con la preghiera di don Fabio al santuario della Madonna della Rotonda («Tienimi saldamente la mano», l’invocazione letta da don Fabio) alla quale il 54enne sacerdote nativo di Milano ma cresciuto a Rivolta d’Adda ha affidato il suo mandato e l’intera unità pastorale. Da lì un corteo, accompagnato dal banda musicale San Gottardo di Calcio e dai confratelli del Santissimo Sacramento, si è diretto verso la chiesa parrocchiale dove alle 10.30 don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la pastorale ed il clero, ha presieduto la Messa solenne, allietata dalle voci dei cantori parrocchiali.

Dopo il saluto iniziale di don Andrea Oldoni, cui don Fabio succede come parroco e che rimane collaboratore parrocchiale dell’unità pastorale al pari di don Antonio Allevi e di don Silvio Soldo (con don Michele Rocchetti come vicario), Lorena Cantù ha letto il messaggio di benvenuto dei parrocchiani. «Ti chiediamo di essere padre e maestro e di aiutarci a costruire una comunità che sia come le prime comunità cristiane».

Nell’omelia don Maccagni ha parlato dell’unità pastorale. «Oggi ci sono problemi talmente grandi – ha detto – che da soli rischieremmo di essere un’isola in mezzo al mare, che il mare travolge. Certo, camminare da soli è più semplice ma è anche triste, monotono. Insieme è più complicato, ma c’è condivisione e questa è la logica di una Chiesa che vuole essere germe di fraternità. Una Chiesa che non rinnega il passato, ma che nemmeno si lascia imprigionare dalla solita frase: “noi abbiamo sempre fatto così”».

A fine celebrazione ha preso la parola don Fabio: «Sono qui a camminare con voi – ha esordito rivolgendosi ai fedeli (in prima fila c’erano i sindaci di Calcio, Elena Comendulli, e di Pumenengo, Mauro Barelli)  ma non aspettatevi grandi cose. Ciò che verrà sarà un grande dono di Dio ma vi prometto che le mie mani saranno all’opera per voi e vi assicuro che dove si farà fatica a camminare io ci sarò. Molto è stato fatto – ha proseguito – ma molto c’è da fare. Chiedo al Signore che mi aiuti a mantenere uno sguardo verso i deboli, i giovani, gli adolescenti, gli ammalati e le famiglie. Spero che la porta del vostro cuore sia sempre aperta per me». Da ultimo, don Fabio ha rivolto il suo grazie al vescovo Antonio e ai preti che stanno collaborando e che collaboreranno con lui affidando la sua missione pastorale a Maria «affinché – ha detto – ci porti a Gesù dicendoci: “fate quello che lui vi dirà”».

 

Biografia del nuovo parroco

Don Fabio Santambrogio, nato a Milano nel 1968, è stato ordinato sacerdote a Verona nella Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza (Opera don Calabria) il 25 maggio 1996. È stato vicario in diocesi di Roma prima nella comunità cittadina di S. Maria Assunta (2004-2007) e poi a San Paolo in Genazzano (2007-2008). Dal 2008 al 2009 è stato collaboratore parrocchiale a Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e a Isengo. Nel 2009 è stato incardinato in diocesi ed è stato nominato vicario parrocchiale di Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e di Isengo dove è rimasto fino al 2013 quando è stato promosso parroco di Santa Lucia in Martignana di Po. Nel settembre 2015 ha fatto il suo ingresso come parroco della parrocchia “S. Vittore martire” in Calcio, che ora affiancherà anche alla guida delle parrocchie “Santi Pietro e Paolo apostoli” in Pumenengo e “S. Maria assunta” in Santa Maria in Campagna (Torre Pallavicina).

 

Il saluto di don Fabio Santambrogio

Carissimi parrocchiani di Pumenengo e di S. Maria in Campagna: sarò il vostro parroco e per Calcio continuerò a esserlo!
Vi saluto fraternamente nel Signore.
Il Vescovo Antonio mi ha chiamato a questo compito-missione.
Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?
“Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore!” (Sl 115,12-13) Mi appresto a dire poche parole, partendo proprio da questa espressione del salmo: “Alzerò il calice della salvezza”.
Che cosa vorrei, che cosa sogno, che cosa desidero?
Che questa comunità (auspico fortemente che le tre parrocchie diventino UNA COMUNITÀ) e io, come suo parroco, in questo momento fossimo innalzati! Questa elevazione sarà possibile solo se ci lasceremo guidare da alcuni registri: anzitutto quello dello Spirito, quindi quello della qualità delle relazioni e, ancora, il registro della gratuità. Tutti e tre sono, si manifestano e si esprimono, nell’Eucaristia; essa è il modello del nostro essere, del nostro agire, del nostro vivere, del nostro testimoniare l’esperienza cristiana. Con il termine “cristiano” non si intende un aggettivo che si aggiunge alla nostra vita, ma si indica l’essere come Cristo e fare quello che Lui ha fatto. Ho poi un sogno, un desiderio che ritengo importante, una testimonianza dovuta agli uomini. Essi vogliono vedere da noi una qualità di relazione che non è semplicemente dettata dalle simpatie, dai favori, dall’interesse, ma unicamente e soltanto dall’amore, dal rispetto, dall’essere tutti e sempre come il buon samaritano che si prende cura, che è capace, come ci dice il Vangelo, non di amare perché si è stati amati, ma di amare per primi, di amare senza ritorno, di amare senza interessi, di amare tutti, di amare nonostante tutto, di amare il tutto. In tutta franchezza vorrei dirvi che ho intenzione di fare il parroco e non altro.
A ognuno il proprio compito!
Sarò, perciò, colui che vi aiuterà a vivere nella comunità le relazioni.
E questo mi impegna a mettermi in ascolto, a non chiudere gli occhi e, a volte, nemmeno la bocca. Vorrei che si mettessero a fuoco le relazioni.
La relazione con Dio, innanzitutto, perché sia una comunità secondo il Vangelo. In secondo luogo vorrei che ci si focalizzasse sulla relazione con gli altri, nella parrocchia e al di fuori di essa.
Ogni volta che ci chiuderemo nel difendere privilegi di lobby parrocchiali che dividono, deturperemo il volto bello della comunità.
Dobbiamo aiutarci a combattere quella “cultura dello scarto” di cui parla Papa Francesco. Ogni persona del popolo e del popolo di Dio ha un valore assoluto e grande. Non possiamo lasciare indietro alcuno!
In questo cammino di servizio, noi cristiani siamo chiamati a essere testimoni di un amore ancora più grande, ancora più aperto, gratuito e generoso. Guai se elevassimo muri proprio noi!
Non possiamo preoccuparci soltanto di coccolare il sentimento religioso delle persone, perché noi dobbiamo costruire insieme la civiltà.
E questo richiede uno sforzo di accoglienza da parte di tutti.
Richiede l’impegno di un confronto e di una mano tesa da parte di tutti.
Così dobbiamo costruire! Altrimenti si creano realtà in cui ci si giudica, ci si condanna e non ci si stima. Un ultimo punto è la relazione con noi stessi, quella grande capacità di dialogo con la nostra vita, quel chiedere un di più a noi, quel chiedere in un rapporto difficile, sempre un supplemento di amore, di fiducia verso gli altri. Sono queste le piccole cose che vorremmo sognare tutti e se le sogneremo insieme si realizzeranno, perché fin quando un sogno è solo mio, resta tale, ma quando è condiviso, quando è un sogno di tutti, allora diventa realtà.
Ma ci sarà tempo, fratelli e sorelle, perché i sogni siano condivisi e diventino progetto e cammino. Invoco il nome del Signore su di te, carissimo Vescovo Antonio. Sempre e in ogni tuo intervento mi hai dimostrato il tuo affetto di padre, il tuo incoraggiamento, sostenendomi nell’accettare e nell’accogliere la volontà del Signore. Grazie! Invoco il nome del Signore su tutta la famiglia dei sacerdoti che collaborano con me in questa nuova esperienza: don Silvio, don Andrea, don Antonio e don Michele. Invoco il nome del Signore su tutta l’articolazione di questa comunità ricca e bella che il Signore oggi mi dà come un regalo, come una dote. Grazie! Cercheremo di vivere, di lavorare, di impegnarci tutti nella vigna del Signore. Concludo con un’immagine che vorrei donarvi come inizio di questa avventura e come provocazione e spunto di riflessione.
Mi sembra una bella parabola visiva: il relitto della Concordia.
A volte la Chiesa, come la Concordia, finisce sugli scogli. Conosciamo tutti la vicenda di quella nave da crociera. Era facile dire “È stato uno solo che ha sbagliato tutto”. Scusate, ma non ci credo! Non sono l’avvocato di Schettino. Ma la Concordia è finita sugli scogli, perché ha finito di essere Concordia ed è diventata discordia. Questo è il motivo! Io credo che possiamo farcela anche con la nostra comunità cristiana. Se siamo disposti a non essere discordia e opereremo per essere concordia, la nostra comunità potrà camminare e arrivare lontano. Questo credo sia il nostro programma da vivere assieme! Non ci rimane che cominciare a lavorare unitamente e ne ho proprio voglia!
S. Maria della Rotonda ci guidi e ci appassioni sempre di più in una fraternità cristiana!

Il vostro parroco
Don Fabio Santambrogio

 

 

 




Sabato a Isola Dovarese l’insediamento di don Loda Ghida

Le parrocchie di Isola Dovarese, Pessina, Stilo de’ Mariani e Villarocca accoglieranno, nel pomeriggio di sabato 17 settembre, don Antonio Loda Ghida, il nuovo parroco moderatore dell’unità pastorale, che prende il posto di don Adelio Bucellè.

Il programma prevede il ritrovo alle 17, sul sagrato della chiesa parrocchiale di San Nicolò vescovo, a Isola Dovarese, dove il nuovo parroco, accompagnato dal vescovo Antonio Napolioni e il vicario zonale don Antonio Pezzetti, riceverà il saluto delle comunità nelle parole dei sindaci del territorio.

Subito dopo, all’interno della chiesa parrocchiale, il vescovo Antonio Napolioni presiederà la solenne Messa d’insediamento.

Al termine, rinfresco presso l’oratorio parrocchiale dove i parrocchiani potranno salutare don Antonio appena insediatosi come loro pastore.

In preparazione all’evento nella serata di giovedì 15 settembre, in San Nicolò vescovo, un incontro di preghiera guidato da don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero.

Nel suo nuovo incarico don Loda Ghida potrà contare sulla collaborazione di don Riccardo Vespertini che da dieci anni è parroco in solido dell’unità pastorale, oltre che assistente spirituale all’Ospedale di Cremona.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1963, originario della parrocchia di S. Sebastiano in Cremona, don Loda Ghida è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. È stato vicario a Casirate d’Adda (2000-2002), San Bassano (2002-2006), Soncino, S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo (2006-2008); quindi parroco di Torricella del Pizzo (2008-2011) e Paderno Ponchielli (2011-2014). Dal 2014 era parroco in solido e moderatore delle parrocchie di Malagnino.

 

 




L’unità pastorale Cafarnao domenica accoglie don Pierluigi Capelli

Si terrà nella mattinata di domenica 18, alle 9.30, presso la chiesa di Sant’Andrea, a Pescarolo, l’insediamento di don Pierluigi Capelli come nuovo parroco in solido dell’unità pastorale “Cafarnao”, formata dalle parrocchie “San Leonardo” in Vescovato, “San Bartolomeo apostolo” in Ca’ de’ Stefani, “Sant’Andrea apostolo” in Pescarolo, “San Giovanni decollato” in Pieve Terzagni, “Santi Martino e Nicola” in Binanuova, “Sant’Ambrogio vescovo” in Gabbioneta. Don Pierluigi andrà ad affiancarsi agli altri due parroci in solido: don Giovanni Fiocchi (moderatore) e don Alessandro Bertoni.

La celebrazione, che sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà preceduta dal saluto delle tre amministrazioni comunali del territorio e si concluderà con un momento di festa nel quale la comunità parrocchiale darà il benvenuto al nuovo sacerdote.

In preparazione all’ingresso sono stati programmati alcuni momenti di spiritualità e riflessione: mercoledì 14 settembre alle 21 nella chiesa parrocchiale di San Leonardo a Vescovato l’adorazione eucaristica per la pace che si volgerà in tutta Italia sarà anche occasione per pregare per don Pierluigi. A seguire nella serata di venerdì 16 settembre nella chiesa parrocchiale di Pescarolo si terrà la celebrazione penitenziale.

Nei giorni successivi all’ingresso don Pierluigi Capelli incontrerà tutte le comunità parrocchiali dell’unità pastorale, in particolar modo nella celebrazione dell’eucarestia domenicale.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Pierluigi Capelli, classe 1970, originario di Torre de’ Picenardi, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997. Dopo essere stato vicario a Piadena (1997-2002), Fontanella (2002-2008) e Viadana S. Pietro (2008-2010), dal 2019 era collaboratore parrocchiale nell’unità pastorale di Bondeno, Palidano, Pegognaga e Polesine in diocesi di Mantova. Rientrato in diocesi è stato nominato parroco in solido dell’unità pastorale “Cafarnao”, composta dalle parrocchie di Vescovato, Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta, Pescarolo e Pieve Terzagni. Prendendo il testimone da don Paolo Tomasi (trasferito a Soncino), collaborerà con gli altri due parroci in solido: don Alessandro Bertoni e don Giovanni Fiocchi (moderatore).

 

Il saluto di don Pierluigi Capelli

Cari parrocchiani dell’U.P. Cafarnao,
quando don Giovanni mi ha contattato per chiedere alcune righe per il giornalino di settembre ero impegnato con un campo di gruppo degli Scout di Gonzaga e non sapendo bene cosa scrivere mi sono lasciato ispirare da alcuni aspetti dell’esperienza che sto vivendo, per evitare parole di circostanza. In particolare ho pensato a uno dei canti che maggiormente coinvolgono gli scout quando viene cantato e che nel ritornello ripete: “Estote parati un grido s’alzerà e mille voci a far da eco ad una voce fioca ormai e allora dai, vieni con noi, è un’avventura in mare aperto e viaggerai insieme a noi nella natura controvento”.
È l’invito a stare pronti per viaggiare insieme ed essere testimoni di Dio che ho colto come rivolto a noi: compiere un viaggio insieme tutti, con don Giovanni e don Alessandro, per le strade delle nostre comunità, pronti ad essere testimoni di Dio, con la forza di andare controcorrente, sempre pronti per rispondere a quello che la realtà attorno a noi ci chiede.
E lo stile di questo nostro camminare (o navigare per restare legati al testo della canzone) ce lo dice il fondatore degli scout nella sua ultima lettera ai ragazzi, dove invita a guardare “al lato bello delle cose e non al lato brutto” perché, continua nella sua lettera, “il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Preoccupatevi di lasciare questo mondo un po’ migliore di come lo avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto ‘del vostro meglio’ “.
Fare del nostro meglio per rendere migliore questo mondo, stando pronti a percorrere le strade che coglieremo come risposta alla chiamata ad essere testimoni di Dio.
d. Pierluigi



Domenica a Pumenengo l’ingresso di don Fabio Santambrogio

Proseguendo il percorso di collaborazione già positivamente avviato tra le parrocchie di Calcio, Pumenengo e Santa Maria in Campagna, pur nella doverosa attenzione alle singole realtà (con le tre parrocchie che continuano a conservare la propria identità canonica), ma anche nel segno della continuità e del sostegno reciproco, lo scorso giugno il Vescovo ha nominato parroco di tutte e tre le comunità don Fabio Santambrogio, già parroco di Calcio. Proseguono il loro ministero nelle tre comunità anche gli altri sacerdoti già presenti, pur con una riorganizzazione degli incarichi. Novità che prenderanno il via ufficialmente con la celebrazioni di insediamento di don Santambrogio domenica 18 settembre a Pumenengo e domenica 25 a Santa Maria in Campagna (Torre Pallavicina).

A Pumenengo don Fabio sarà accolto alle 10 al Santuario della Madonna della Rotonda, al confine con Calcio. Dopo una breve preghiera da lì partirà un corteo, accompagnato dalla banda musicale San Gottardo di Calcio, diretto alla chiesa parrocchiale dove alle 10.30 si terrà la messa d’insediamento presieduta dal vicario episcopale per la pastorale ed il clero, don Giampaolo Maccagni.

A Santa Maria in Campagna il nuovo parroco sarà accolto presso il cimitero, dove si terrà un momento di preghiera prima della partenza del corteo, anche in questo caso accompagnato dalla banda musicale di Calcio, verso la chiesa parrocchiale. Lì, alle 11, è in programma la Messa solenne presieduta dal vicario generale della diocesi, don Massimo Calvi.

Con don Fabio collaboreranno don Michele Rocchetti, già vicario parrocchiale di tutte le parrocchie dell’unità pastorale, e don Silvio Soldo, don Andrea Oldoni e don Antonio Allevi in veste ora di collaboratori parrocchiali.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Fabio Santambrogio, nato a Milano nel 1968, è stato ordinato sacerdote a Verona nella Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza (Opera don Calabria) il 25 maggio 1996. È stato vicario in diocesi di Roma prima nella comunità cittadina di S. Maria Assunta (2004-2007) e poi a San Paolo in Genazzano (2007-2008). Dal 2008 al 2009 è stato collaboratore parrocchiale a Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e a Isengo. Nel 2009 è stato incardinato in diocesi ed è stato nominato vicario parrocchiale di Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e di Isengo dove è rimasto fino al 2013 quando è stato promosso parroco di Santa Lucia in Martignana di Po. Nel settembre 2015 ha fatto il suo ingresso come parroco della parrocchia “S. Vittore martire” in Calcio, che ora affiancherà anche alla guida delle parrocchie “Santi Pietro e Paolo apostoli” in Pumenengo e “S. Maria assunta” in Santa Maria in Campagna (Torre Pallavicina).

 

Il saluto di don Fabio Santambrogio

Carissimi parrocchiani di Pumenengo e di S. Maria in Campagna: sarò il vostro parroco e per Calcio continuerò a esserlo!
Vi saluto fraternamente nel Signore.
Il Vescovo Antonio mi ha chiamato a questo compito-missione.
Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?
“Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore!” (Sl 115,12-13) Mi appresto a dire poche parole, partendo proprio da questa espressione del salmo: “Alzerò il calice della salvezza”.
Che cosa vorrei, che cosa sogno, che cosa desidero?
Che questa comunità (auspico fortemente che le tre parrocchie diventino UNA COMUNITÀ) e io, come suo parroco, in questo momento fossimo innalzati! Questa elevazione sarà possibile solo se ci lasceremo guidare da alcuni registri: anzitutto quello dello Spirito, quindi quello della qualità delle relazioni e, ancora, il registro della gratuità. Tutti e tre sono, si manifestano e si esprimono, nell’Eucaristia; essa è il modello del nostro essere, del nostro agire, del nostro vivere, del nostro testimoniare l’esperienza cristiana. Con il termine “cristiano” non si intende un aggettivo che si aggiunge alla nostra vita, ma si indica l’essere come Cristo e fare quello che Lui ha fatto. Ho poi un sogno, un desiderio che ritengo importante, una testimonianza dovuta agli uomini. Essi vogliono vedere da noi una qualità di relazione che non è semplicemente dettata dalle simpatie, dai favori, dall’interesse, ma unicamente e soltanto dall’amore, dal rispetto, dall’essere tutti e sempre come il buon samaritano che si prende cura, che è capace, come ci dice il Vangelo, non di amare perché si è stati amati, ma di amare per primi, di amare senza ritorno, di amare senza interessi, di amare tutti, di amare nonostante tutto, di amare il tutto. In tutta franchezza vorrei dirvi che ho intenzione di fare il parroco e non altro.
A ognuno il proprio compito!
Sarò, perciò, colui che vi aiuterà a vivere nella comunità le relazioni.
E questo mi impegna a mettermi in ascolto, a non chiudere gli occhi e, a volte, nemmeno la bocca. Vorrei che si mettessero a fuoco le relazioni.
La relazione con Dio, innanzitutto, perché sia una comunità secondo il Vangelo. In secondo luogo vorrei che ci si focalizzasse sulla relazione con gli altri, nella parrocchia e al di fuori di essa.
Ogni volta che ci chiuderemo nel difendere privilegi di lobby parrocchiali che dividono, deturperemo il volto bello della comunità.
Dobbiamo aiutarci a combattere quella “cultura dello scarto” di cui parla Papa Francesco. Ogni persona del popolo e del popolo di Dio ha un valore assoluto e grande. Non possiamo lasciare indietro alcuno!
In questo cammino di servizio, noi cristiani siamo chiamati a essere testimoni di un amore ancora più grande, ancora più aperto, gratuito e generoso. Guai se elevassimo muri proprio noi!
Non possiamo preoccuparci soltanto di coccolare il sentimento religioso delle persone, perché noi dobbiamo costruire insieme la civiltà.
E questo richiede uno sforzo di accoglienza da parte di tutti.
Richiede l’impegno di un confronto e di una mano tesa da parte di tutti.
Così dobbiamo costruire! Altrimenti si creano realtà in cui ci si giudica, ci si condanna e non ci si stima. Un ultimo punto è la relazione con noi stessi, quella grande capacità di dialogo con la nostra vita, quel chiedere un di più a noi, quel chiedere in un rapporto difficile, sempre un supplemento di amore, di fiducia verso gli altri. Sono queste le piccole cose che vorremmo sognare tutti e se le sogneremo insieme si realizzeranno, perché fin quando un sogno è solo mio, resta tale, ma quando è condiviso, quando è un sogno di tutti, allora diventa realtà.
Ma ci sarà tempo, fratelli e sorelle, perché i sogni siano condivisi e diventino progetto e cammino. Invoco il nome del Signore su di te, carissimo Vescovo Antonio. Sempre e in ogni tuo intervento mi hai dimostrato il tuo affetto di padre, il tuo incoraggiamento, sostenendomi nell’accettare e nell’accogliere la volontà del Signore. Grazie! Invoco il nome del Signore su tutta la famiglia dei sacerdoti che collaborano con me in questa nuova esperienza: don Silvio, don Andrea, don Antonio e don Michele. Invoco il nome del Signore su tutta l’articolazione di questa comunità ricca e bella che il Signore oggi mi dà come un regalo, come una dote. Grazie! Cercheremo di vivere, di lavorare, di impegnarci tutti nella vigna del Signore. Concludo con un’immagine che vorrei donarvi come inizio di questa avventura e come provocazione e spunto di riflessione.
Mi sembra una bella parabola visiva: il relitto della Concordia.
A volte la Chiesa, come la Concordia, finisce sugli scogli. Conosciamo tutti la vicenda di quella nave da crociera. Era facile dire “È stato uno solo che ha sbagliato tutto”. Scusate, ma non ci credo! Non sono l’avvocato di Schettino. Ma la Concordia è finita sugli scogli, perché ha finito di essere Concordia ed è diventata discordia. Questo è il motivo! Io credo che possiamo farcela anche con la nostra comunità cristiana. Se siamo disposti a non essere discordia e opereremo per essere concordia, la nostra comunità potrà camminare e arrivare lontano. Questo credo sia il nostro programma da vivere assieme! Non ci rimane che cominciare a lavorare unitamente e ne ho proprio voglia!
S. Maria della Rotonda ci guidi e ci appassioni sempre di più in una fraternità cristiana!

Il vostro parroco

Don Fabio Santambrogio

 

 




A San Michele Sette Pozzi accolto il nuovo parroco moderatore dell’unità pastorale di Malagnino

 

Guarda la photogallery completa dell’insediamento

«Buono, simpatico, credente». Sono le caratteristiche con cui il vescovo Antonio Napolioni ha presentato alle parrocchie di Malagnino il nuovo parroco, don Paolo Fusar Imperatore. «Il resto lo scoprire strada facendo…», ha quindi aggiunto affidando il giovane sacerdote, che a novembre compirà 41 anni, alla nuova comunità, che da subito gli ha chiesto una particolare attenzione ai ragazzi e alle giovani famiglie.

La Messa di insediamento del nuovo parroco in solido e moderatore dell’unità pastorale di Malagnino si è svolta nel pomeriggio di domenica 11 settembre presso la chiesa parrocchiale di San Matteo Sette Pozzi. Tutto è stato preparato con cura, nella liturgia come nel servizio d’ordine, con i volontari della protezione civile che hanno garantito accoglienza e la viabilità. Perché oltre alla gente di Malagnino c’erano tanti amici di don Paolo, insieme ai familiari e a una folta rappresentanza di Piadena, con i giovani ben distinguibili dalle magliette con la scritta “Un sorriso, un amico, un prete. Grazie don”. E proprio il sorriso entusiasta di don Paolo ha conquistato da subito i nuovi parrocchiani.

La celebrazione è stata preceduta dal saluto del sindaco Donato Losito sul sagrato della chiesa. Parole di benvenuto insieme al grazie a chi l’ha preceduto: don Antonio Loda Ghida e anche don Giandomenico Pandini, che oggi collabora con don Paolo all’Archivio storico diocesano. Quindi l’augurio per una ripartenza, anche dopo il difficile periodo della pandemia, segnata da sentimenti di «fiducia e speranza per il futuro».

In chiesa quindi la celebrazione è iniziata con la lettura del decreto di nomina da parte del vicario zonale don Antonio Pezzetti, che ha accompagnato don Paolo anche in veste di parroco di Piadena, con il quale ha condiviso gli ultimi anni di ministero.

Dopo l’aspersione dei fedeli e l’incensazione della mensa da parte del nuovo parroco, secondo il rito proprio dell’insediamento, Erminio Conca, presidente del Consiglio parrocchiale, ha preso la parola per dare il benvenuto al nuovo parroco. Nelle sue parole anche una fotografia della realtà di Malagnino, fatta di tante famiglie giovani: una vera sfida per la pastorale dei prossimi anni, con l’auspicio che le celebrazioni si riempiano sempre più di bambini e ragazzi.

Ma a che cosa serve un parroco oggi? È la domanda alla quale il Vescovo ha cercato di rispondere nell’omelia, in particolare rileggendo il brano evangelico proposto nella liturgia. E l’invito è quello a dare concretezza a una Chiesa in uscita, come il Papa continua a chiedere, nella consapevolezza che oggi le 99 pecore sono quelle fuori dall’ovile e che occorre andare a ricercarle insieme all’unica rimasta.

«Mi viene da rassicurare don Paolo, perché viene ma non da solo», ha quindi proseguito monsignor Napolioni, che ha riletto la parabola del padre misericordioso presentando i cinque angeli che aiutano il padre dopo il ritorno del figlio. A cominciare dal sarto che porta il vestito più bello, un po’ come fa un parroco, chiamato a tessere «un vestito su misura per ogni persona della parrocchia». Ma anche come l’orefice che mette l’anello al dito, segno di quello sposo dal cui corpo sgorga un dono traboccante. E poi la figura del ciabattino e del cuoco, con il rinfresco segno della missione, con quel coraggio di cambiare che riesce a mutare completamente solo grazie all’amore del Padre. E da ultimo l’angelo della tenerezza e della pazienza, necessaria al figlio maggiore. «Questi cinque angeli sono sicuro li troverai nella tua comunità: cinque, cinquanta, quelli che sarete. Se ognuno di noi fa il suo pezzetto per attuare questa pagina di Vangelo, quella porta luminosa – ha concluso guardando il portone spalancato della chiesa e illuminato dal sole – accoglierà il mondo intero».

Prima della fine della Messa il nuovo parroco ha preso la parola per i saluti. Con il grazie a tutti i presenti, gli amici, i familiari e i tanti confratelli, tra i quali anche lo zio mons. Giansante Fusar Imperatore. La voglia è di iniziare da subito a «lavorare insieme» e «provando a prendere il passo insieme». Un ministero che – ha raccontato don Paolo – inizia per lui terminata la lettura personale dell’Antico Testamento, passando così Nuovo, «perché tengo letta la Bibbia, e il Nuovo Testamento mi permetterà di avere più caldo quello che per noi è più forte». Un particolare pensiero poi l’ha voluto rivolgere ai defunti della parrocchia, cui saranno dedicate le celebrazioni di lunedì e martedì nelle rispettive parrocchie. «I defunti camminano con noi», ha detto richiamando la speranza della Risurrezione e insieme ricordando anche il suo lavoro di archivista che continuerà in diocesi.

Al termine della celebrazione, quasi in un affidamento reciproco: il Vescovo ha presentato don Paolo a don Eugenio Pagliari, parroco in solido dell’unità pastorale di Malagnino, che nonostante gli acciacchi della salute continua a svolgere con passione il proprio ministero, anche come memoria storica di queste realtà.

Quindi l’abbraccio con gli amici e i primi incontri con i nuovi compagni di viaggio hanno concluso il pomeriggio di festa, allietato dal rinfresco organizzato nel vicino centro parrocchiale.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1981, originario di Romanengo, don Paolo Fusar Imperatore è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 2007. Rientrato in diocesi dopo gli studi, dal 2013 al 2017 ha ricoperto l’incarico di collaboratore parrocchiale nelle parrocchie di Ca’ d’Andrea, Pozzo Baronzio, San Lorenzo de’ Picenardi e Torre de’ Picenardi.

Laureato in Storia della Chiesa e con diploma di Archivistica, don Paolo Fusar Imperatore dal 2011 è bibliotecario della Biblioteca del Seminario e dal 2016 responsabile dell’Archivio storico diocesano. Dal 2013 è inoltre docente all’Istituto superiore di Scienze religiose S. Agostino e degli Studi teologici riuniti dei Seminari di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano.

Dal 2017 era vicario parrocchiale a Drizzona, Piadena e Vho, comunità che lascia per assumere l’incarico di parroco e moderatore dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di San Michele Sette Pozzi e San Giacomo al Campo, nel comune di Malagnino, potendo contare anche sul sostegno di don Eugenio Pagliari, che continuerà a svolgere il proprio ministero come parroco in solido.

Don Fusar Imperatore prende il testimone da don Antonio Loda Ghida, trasferito come nuovo parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Isola Dovarese, Pessina, Stilo de’ Mariani e Villarocca.

 

Il saluto di don Paolo Fusar Imperatore

Coi piedi sulla Postumia

E fu così, che dopo diverse miglia percorse sulla via Postumia uscendo da Cremona, il vescovo mi chiese di fare marcia indietro! Tornato da Roma, ho fatto un’estate a Pieve San Giacomo, poi ben quattro anni a Torre de’ Picenardi come collaboratore, aiutando anche a Ca’ d’Andrea, dove sulla Postumia c’è la lontana località di San Pietro in Mendicate, per poi finire vicario a Piadena, ancor più lontano, ma sempre ben indirizzato sulla nostra strada fino alla chiesetta di San Lorenzo Guazzone. E ora, di ritorno, vengo a prender dimora a Malagnino. Sereno ed emozionato, perché fare il parroco è un’idea gustosa e anche una bella grana, ma con la gioia di chi sa che nel nostro DNA di preti abita questo desiderio pastorale insopprimibile.

Scrivere un articolo in arrivo in una parrocchia nuova dove quasi tutti non ti conoscono è sempre un po’ un problema, così dopo aver scioccamente fatto sintesi del recente passato, vi racconto anche con quali altri incarichi convive il vostro nuovo parroco: insegno Storia della Chiesa in Seminario e all’Istituto di Scienze Religiose, curo la Biblioteca del Seminario (col grande aiuto delle bibliotecarie) e custodisco l’Archivio diocesano (non da solo – vedi don Giandomenico). Quest’anno sarà un pasticcio perché incominciare è sempre una novità, ma prometto in futuro di aggiustare il tiro alle altre cose che comunque, in generale, non guastano la mia disponibilità parrocchiale: non è l’archivista o l’insegnante a diventar parroco di Malagnino e San Giacomo al Campo, semmai è il Parroco di Malagnino che da quest’anno si occupa anche di alcune questioni a Cremona… d’altronde, se ben comprendo, in molti lavoriamo in città…

In attesa di incontrarci, mentre saluto don Antonio che sarà alle prese col palio di Isola Dovarese (ed io con un po’ di scatoloni fra le autopiste piadenesi), un grazie anticipato a tutti voi per cominciare bene, e anche a don Eugenio, che ho trovato vivamente emozionato per cominciare questo tratto di cammino che percorreremo insieme.

Vostro,

don Paolo




Vicomoscano in festa per don Anton Jicmon

 

Guarda la photogallery completa dell’insediamento

 

Domenica 11 settembre l’unità pastorale formata dalle parrocchie di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase ha vissuto una mattinata di festa per l’ingresso di don Anton Jicmon come nuovo parroco, succedendo a don Giuseppe Manzoni. Don Jicmon, originario della Romania e recentemente incardinato in diocesi dopo quasi vent’anni di servizio in terra cremonese, è il primo parroco d’origine straniera della Chiesa cremonese.

La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal vescovo Antonio Napolioni presso la chiesa di San Pietro a Vicomoscano. 

La celebrazione eucaristica è stata anticipata dall’accoglienza, sul sagrato della chiesa parrocchiale, di Filippo Bongiovanni, il sindaco di Casalmaggiore di cui le frazioni fanno parte, il quale ha dato il benvenuto al vescovo di Cremona e al nuovo parroco.

Accanto al vescovo Napolioni, insieme al vicario zonale don Davide Barili, era presente il parroco di Casalmaggiore, don Claudio Rubagotti, e diversi altri sacerdoti che hanno accompagnato don Anton durante questi suoi anni di servizio a Cremona. Nell’assemblea eucaristica, tra i numerosi parrocchiani presenti ad accogliere il nuovo parroco, anche numerosi amici di don Anton in rappresentanza della comunità cattolica romena, alcune suore delle Figlie di San Camillo (della cui casa di cura era cappellano) e le suore Catechiste di Sant’Anna, originarie dell’India, in servizio presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona (dove don Jicmon ha sempre riesieduto) .

Al termine dei riti di ingresso della Messa il vicario zonale don Davide Barili ha dato lettura del decreto di nomina. La liturgia è proseguita quindi con l’invocazione dello Spirito Santo, seguita dall’aspersione dei presenti e dall’incensazione dell’altare da parte di don Anton.

Una ragazza ha quindi portato il saluto della comunità al nuovo parroco, sottolineando specialmente l’attesa e l’entusiasmo dei giovani per questo nuovo percorso che inizia con la celebrazione dell’ingresso.

Dopo le letture del giorno, è stata l’omelia del Vescovo a offrire ulteriori spunti di riflessione: «Siete un parroco e una comunità fortunati a ricevere un Vangelo così oggi: Gesù ci dice ciò che pensa nelle parabole del capitolo 15 del Vangelo di Luca, parabole tanto famose quanto poco accolte da noi preti e cristiani praticanti, tanto che non è più una sola la pecorella smarrita, ma sono tante. Il primo invito al parroco è quindi di non chiudersi in casa, ma andare a cercarle. Oppure di fare come la donna, che cerca tutti i tesori nascosti nella casa».

«Questo Vangelo ci accompagna con cinque angeli: quello che fa il sarto, quello che fa il gioielliere, quello che fa il ciabattino, quello che fa il cuoco e il quinto lo scopriamo alla fine – ha ripreso mons. Napolioni – serve un angelo che fa il vestito per il figlio che torna, perché questo è nel cuore del padre. Che ognuno scopra la sua dignità come figlio di Dio e si rivesta».

Ha quindi continuato il Vescovo: «L’anello al dito è il segno che Cristo ha dato tutto per noi e ognuno di noi per lui è come la sposa. Poi serve il ciabattino per i sandali, perché il cristiano che ha scoperto la sua dignità non può stare sul divano ma deve mettersi in cammino, verso i poveri, i malati, ad annunciare la pace. Vedo che qui i cuochi non mancano e il momento del cibo può essere la verifica di una vita comunitaria: per verificare che ci sia pane, speranza e spazio per tutti e ci si dispiace quando qualcuno non c’è perché siamo una sola famiglia».

Il vescovo ha poi concluso: «Il quinto angelo nella parabola è colui che ha la pazienza, il silenzio, la carità per sopportare il fratello maggiore, per andare a cercarlo come fa il padre: quel cristiano per bene che non ha mai dato fastidio e che però rischia di non aver apprezzato la misericordia di Dio. E che rischia di giudicare per la sua gelosia e misura corta delle cose. Non si può essere cristiani così e serve un angelo che se ne prenda cura per fargli scoprire che esiste la famiglia».

La celebrazione eucaristica è quindi continuata con la liturgia eucaristica e dopo le Comunioni ha visto il nuovo parroco prendere la parola per un saluto alla comunità che lo ha accolto: «Contento e pieno di gioia saluto tutti voi e al vostro saluto di benvenuto rispondo con il saluto di bentrovato. Tramite voi saluto anche chi non ha potuto partecipare, i malati e gli anziani che vorranno conoscere il nuovo parroco nei prossimi mesi. Spero di essere il vostro parroco a lungo, almeno per i nove anni previsti: in questo momento non ho programmi particolari, ma è sufficiente una nostra prima conoscenza nel primo anno».

L’attenzione di don Jicmon è quindi andata al cuore della sua nuova missione da parroco: «Vengo nella vostra comunità con il desiderio di mettere Gesù al centro di tutto ciò che faremo. Per ricordarvelo meglio vi racconto la storia vera di un parroco che, dopo alcune celebrazioni mal riuscite, si decise di preparare personalmente con meticolosità la processione del Corpus Domini». Ha quindi proseguito don Jicmon: «Quando dalla chiesa uscì lentamente il baldacchino con il pesante ostensorio dorato incastonato con pietre preziose, un parrocchiano si avvicinò al parroco per fargli notare che mancava l’ostia nell’ostensorio, mancava proprio Gesù. “Non vedi tutto quello di cui mi devo occupare, non posso occuparmi anche dei dettagli” gli rispose seccato il parroco. Questo racconto è uno spunto per chiedervi di non lasciare mai che il vostro parroco debba pensare a tutto, trascurando in questo modo l’unico dettaglio che conta: Gesù».

«Non lasciate solo il vostro parroco, anche se nei primi giorni qui a Vicomoscano ho visto un bel movimento: continuiamo così! Quando organizzeremo iniziative e vi accorgerete che manca Gesù tirate le orecchie al parroco con proposte positive», ha infine concluso don Anton prima dei ringraziamenti finali e ricordando la Messa di lunedì 12 settembre alle ore 18.30 per i defunti di tutte le parrocchie.

Per concludere la mattinata di gioia, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato quindi il momento di un ricco rinfresco in oratorio per festeggiare insieme e scambiare le prime parole di conoscenza con il parroco appena accolto.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Anton Jicmon, classe 1965, è originario di Luizi-Calugara, in Romania, dove è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1991 nella Diocesi di Iasi. Dopo essere stato viceparroco a Vale Mare (1991-1993) e Bacau (1993-1997) e parroco di Vaslui (1997-2002), è giunto in Italia ricoprendo l’incarico di assistente spirituale dei cattolici romeni di Torino.

Dal 2005 ha svolto il proprio ministero a servizio della comunità cattolica romena in diocesi di Cremona, dove nel 2022 è stato incardinato. Dal 2007 era anche cappellano della casa di cura Figlie di San Camillo di Cremona. Dal 2016 al 2017 è stato incaricato diocesano per la Pastorale delle migrazioni.

Ora il vescovo Napolioni gli affidato l’incarico di parroco delle Parrocchie di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase: don Anton Jicmon prende il testimone da don Giuseppe Manzoni, che si trasferisce a Dumenza per un anno di esperienza monastica.

 




Domenica pomeriggio l’insediamento di Paolo Fusar Imperatore, nuovo parroco di Malagnino

È in programma nel pomeriggio di domenica 11 settembre nella chiesa di San Michele Sette Pozzi la Messa d’ingresso di don Paolo Fusar Imperatore come nuovo parroco e moderatore dell’unità pastorale di Malagnino. La celebrazione sarà presieduta alle 17 dal vescovo Antonio Napolioni e tra i concelebranti ci sarà anche il vicario zonale della zona pastorale 4, don Antonio Pezzetti, parroco di Piadena, Vho e Drizzona, comunità che in questi anni don Fusar Imperatori ha servito come vicario.

La Messa, che sarà introdotta dal saluto dell’Amministrazione comunale sul sagrato della chiesa, si concluderà con un momento conviviale di gioia condivisa per festeggiare l’arrivo del nuovo sacerdote.

In preparazione all’insediamento del nuovo ingresso, le comunità di Malagnino (San Giacomo del Campo e San Michele Sette Pozzi) vivranno un momento di preghiera, guidata dal vicario per la Pastorale e il Clero don Gianpaolo Maccagni, la sera di giovedì 8 settembre, alle 21. Venerdì 9, invece, sempre alle 21, le confessioni. Entrambi gli appuntamenti avranno luogo presso il centro parrocchiale di Malagnino.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1981, originario di Romanengo, don Paolo Fusar Imperatore è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 2007. Rientrato in diocesi dopo gli studi, dal 2013 al 2017 ha ricoperto l’incarico di collaboratore parrocchiale nelle parrocchie di Ca’ d’Andrea, Pozzo Baronzio, San Lorenzo de’ Picenardi e Torre de’ Picenardi.

Laureato in Storia della Chiesa e con diploma di Archivistica, don Paolo Fusar Imperatore dal 2011 è bibliotecario della Biblioteca del Seminario e dal 2016 responsabile dell’Archivio storico diocesano. Dal 2013 è inoltre docente all’Istituto superiore di Scienze religiose S. Agostino e degli Studi teologici riuniti dei Seminari di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano.

Dal 2017 era vicario parrocchiale a Drizzona, Piadena e Vho, comunità che lascia per assumere l’incarico di parroco e moderatore dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di San Michele Sette Pozzi e San Giacomo al Campo, nel comune di Malagnino, potendo contare anche sul sostegno di don Eugenio Pagliari, che continuerà a svolgere il proprio ministero come parroco in solido.

Don Fusar Imperatore prende il testimone da don Antonio Loda Ghida, trasferito come nuovo parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Isola Dovarese, Pessina, Stilo de’ Mariani e Villarocca.

 

Il saluto di don Paolo Fusar Imperatore

Coi piedi sulla Postumia

E fu così, che dopo diverse miglia percorse sulla via Postumia uscendo da Cremona, il vescovo mi chiese di fare marcia indietro! Tornato da Roma, ho fatto un’estate a Pieve San Giacomo, poi ben quattro anni a Torre de’ Picenardi come collaboratore, aiutando anche a Ca’ d’Andrea, dove sulla Postumia c’è la lontana località di San Pietro in Mendicate, per poi finire vicario a Piadena, ancor più lontano, ma sempre ben indirizzato sulla nostra strada fino alla chiesetta di San Lorenzo Guazzone. E ora, di ritorno, vengo a prender dimora a Malagnino. Sereno ed emozionato, perché fare il parroco è un’idea gustosa e anche una bella grana, ma con la gioia di chi sa che nel nostro DNA di preti abita questo desiderio pastorale insopprimibile.

Scrivere un articolo in arrivo in una parrocchia nuova dove quasi tutti non ti conoscono è sempre un po’ un problema, così dopo aver scioccamente fatto sintesi del recente passato, vi racconto anche con quali altri incarichi convive il vostro nuovo parroco: insegno Storia della Chiesa in Seminario e all’Istituto di Scienze Religiose, curo la Biblioteca del Seminario (col grande aiuto delle bibliotecarie) e custodisco l’Archivio diocesano (non da solo – vedi don Giandomenico). Quest’anno sarà un pasticcio perché incominciare è sempre una novità, ma prometto in futuro di aggiustare il tiro alle altre cose che comunque, in generale, non guastano la mia disponibilità parrocchiale: non è l’archivista o l’insegnante a diventar parroco di Malagnino e San Giacomo al Campo, semmai è il Parroco di Malagnino che da quest’anno si occupa anche di alcune questioni a Cremona… d’altronde, se ben comprendo, in molti lavoriamo in città…

In attesa di incontrarci, mentre saluto don Antonio che sarà alle prese col palio di Isola Dovarese (ed io con un po’ di scatoloni fra le autopiste piadenesi), un grazie anticipato a tutti voi per cominciare bene, e anche a don Eugenio, che ho trovato vivamente emozionato per cominciare questo tratto di cammino che percorreremo insieme.

Vostro,

don Paolo




Domenica mattina l’ingresso di don Jicmon a Vicomoscano

Si terrà nella mattinata di domenica 11 settembre, alle 10, presso la chiesa di San Pietro apostolo di Vicomoscano, l’insediamento di don Anton Jicmon come nuovo parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase.

La celebrazione, che sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà preceduta sul sagrato dal saluto dell’Amministrazione comunale e si concluderà con un momento di festa nel quale la comunità parrocchiale darà il benvenuto al nuovo parroco.

Nella serata di giovedì 8 settembre nella chiesa di Casalbellotto sarà celebrata la Messa patronale di Santa Maria Nascente. La celebrazione, presieduta da don Davide Barili, vicario zonale della Zona pastorale 5, sarà occasione di riflessione e preghiera proprio in vista dell’ingresso di don Jicmon.

Per il sacerdote originario della Romania, e recentemente incardinato in Diocesi di Cremona, dove ha prestato servizio per molti anni, sarà la prima esperienza da parroco in Italia.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Anton Jicmon, classe 1965, è originario di Luizi-Calugara, in Romania, dove è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1991 nella Diocesi di Iasi. Dopo essere stato viceparroco a Vale Mare (1991-1993) e Bacau (1993-1997) e parroco di Vaslui (1997-2002), è giunto in Italia ricoprendo l’incarico di assistente spirituale dei cattolici romeni di Torino.

Dal 2005 ha svolto il proprio ministero a servizio della comunità cattolica romena in diocesi di Cremona, dove nel 2022 è stato incardinato. Dal 2007 era anche cappellano della casa di cura Figlie di San Camillo di Cremona. Dal 2016 al 2017 è stato incaricato diocesano per la Pastorale delle migrazioni.

Ora il vescovo Napolioni gli affidato l’incarico di parroco delle Parrocchie di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase: don Anton Jicmon prende il testimone da don Giuseppe Manzoni, che si trasferisce a Dumenza per un anno di esperienza monastica.




Nuovi parroci, ufficializzate le date degli ingressi

Sono state ufficializzate dalla Segreteria vescovile le date degli ingressi, nelle rispettive comunità, dei nuovi parroci nominati nelle scorse settimane dal Vescovo.

Le celebrazioni di insediamento saranno precedute, sul sagrato, dal saluto del sindaco. Quindi in chiesa l’inizio della liturgia sarà caratterizzata dalla lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che, subito dopo, aspergerà l’assemblea e incenserà la mensa eucaristica. A seguire un rappresentate della parrocchia porgerà al sacerdote il saluto della comunità. Al termine dell’omelia, tenuta dal Vescovo, il nuovo parroco reciterà da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione della fede nella comunità. Solo al termine della celebrazione il nuovo parroco prenderà la parola per i saluti e i ringraziamenti.

 

Domenica 11 settembre, alle 10, presso la chiesa di S. Pietro apostolo, a Vicomoscano, farà il suo ingresso don Anton Jicmon, nuovo parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase.
Sarà la prima esperienza da parroco in diocesi di Cremona per il sacerdote, classe 1965, originario di Luizi-Calugara, in Romania, dove è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1991 nella Diocesi di Iasi. Dopo essere stato viceparroco a Vale Mare (1991-1993) e Bacau (1993-1997) e parroco di Vaslui (1997-2002), è giunto in Italia ricoprendo l’incarico di assistente spirituale dei cattolici romeni di Torino. Dal 2005 svolge il proprio ministero a servizio della comunità cattolica romena in Diocesi di Cremona, nella quale nel 2022 è stato incardinato. Dal 2007 era anche cappellano della casa di cura Figlie di San Camillo di Cremona. Dal 2016 al 2017 è stato incaricato diocesano per la Pastorale delle migrazioni.

 

Domenica 11 settembre, nel pomeriggio alle 17, presso la chiesa di San Michele Sette Pozzi, l’ingresso di don Paolo Fusar Imperatore, nominato parroco dell’unità pastorale formate dalle parrocchie di San Michele Sette Pozzi e San Giacomo al Campo, nel comune di Malagnino.
Laureato in Storia della Chiesa e con diploma di Archivistica, don Paolo Fusar Imperatore dal 2011 è bibliotecario della Biblioteca del Seminario e dal 2016 responsabile dell’Archivio storico diocesano. Dal 2013 è inoltre docente all’Istituto superiore di Scienze religiose S. Agostino e degli Studi teologici riuniti dei Seminari di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano.
Classe 1981, originario di Romanengo, è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 2007. Rientrato in diocesi dopo gli studi, dal 2013 al 2017 ha ricoperto l’incarico di collaboratore parrocchiale nelle parrocchie di Ca’ d’Andrea, Pozzo Baronzio, San Lorenzo de’ Picenardi e Torre de’ Picenardi. Dal 2017 era vicario parrocchiale a Drizzona, Piadena e Vho.

 

Sabato 17 settembre, alle 17, a Isola Dovarese farà il suo ingresso don Antonio Loda Ghida, nuovo parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Isola Dovarese, Pessina, Stilo de’ Mariani e Villarocca.
Classe 1963, originario della parrocchia di S. Sebastiano in Cremona, don Loda Ghida è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. È stato vicario a Casirate d’Adda (2000-2002), San Bassano (2002-2006), Soncino, S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo (2006-2008); quindi parroco di Torricella del Pizzo (2008-2011) e Paderno Ponchielli (2011-2014). Dal 2014 era parroco in solido e moderatore delle parrocchie di Malagnino.

 

Domenica 18 settembre, alle 9.30, a Vescovato farà il suo ingresso don Pierluigi Capelli, nominato nuovo parroco in solido dell’unità pastorale “Cafarnao”, composta dalle parrocchie di Vescovato, Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta, Pescarolo e Pieve Terzagni.
Classe 1970, originario di Torre de’ Picenardi, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997. Dopo essere stato vicario a Piadena (1997-2002), Fontanella (2002-2008) e Viadana S. Pietro (2008-2010), dal 2019 era collaboratore parrocchiale nell’unità pastorale di Bondeno, Palidano, Pegognaga e Polesine in diocesi di Mantova.

 

Sempre domenica 18 settembre, alle 10.30, a Pumenengo, avrà luogo l’ingresso di don Fabio Santambrogio, già parroco di Calcio che domenica 25 settembre, alle 11, si insedierà ufficialmente anche a Santa Maria in Campagna. Le celebrazioni saranno presiedute rispettivamente dal vicario per la Pastorale e il Clero, don Gianpaolo Maccagni, e dal vicario generale, don Massimo Calvi.
Don Santambrogio, nato a Milano nel 1968, è stato ordinato sacerdote a Verona nella Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza (Opera don Calabria) il 25 maggio 1996. È stato vicario in diocesi di Roma prima nella comunità cittadina di S. Maria Assunta (2004-2007) e poi a San Paolo in Genazzano (2007-2008). Dal 2008 al 2009 è stato collaboratore parrocchiale a Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e a Isengo, comunità di cui è quindi stato nominato vicario dopo essere stato incardinato in Diocesi di Cremona nel 2009. Nel 2013 il trasferimento a Martignana di Po come Parroco.
Dal 2015 era Parroco di Calcio e aveva successivamente ricevuto l’incarico di moderatore dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Calcio, Pumenengo e Santa Maria in Campagna nelle quali il percorso di collaborazione già positivamente avviato prosegue ora con una riorganizzazione degli incarichi dei sacerdoti presenti. Don Fabio Santambrogio (in foto) diviene parroco di tutte le parrocchie dell’unità pastorale;
don Michele Rocchetti era già nominato vicario parrocchiale di tutte le parrocchie dell’unità pastorale; don Silvio Soldodon Andrea Oldoni e don Antonio Allevi proseguono il loro ministero quali collaboratori parrocchiali di tutte le parrocchie dell’unità pastorale.

 

Nomine vescovili: nuovi incarichi per alcuni sacerdoti diocesani