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Il silenzio della Gmg, festa della speranza

«Durante l’adorazione di sabato o la consacrazione di domenica durante la Messa si sentiva il rumore del vento e di qualche sirena di ambulanze o polizia… Eravamo 700mila circa». C’è una ricerca profonda di raccoglimento, di spiritualità nel cuore della Giornata Mondiale della Gioventù. Ed è quel silenzio che attraversa e sostiene la grande festa dei giovani fatta di colori e voci. Chi c’era – anche a Panama – lo ha sentito.

Ed è questa l’immagine della Gmg che riporta al suo ritorno in diocesi, a Pomponesco, Silvia Scaroni. Racconta il caldo e le lunghe camminate, la fatica ma anche le continue occasioni di incontro, dentro il gruppo dei giovani delle diocesi lombarde e nelle strade e nelle piazze del paese sudamericano che ha accolto il popolo della Gmg. «Come sempre – riflette – colpisce come popoli diversi, culture diverse e lingue diverse si incontrino a parlarne solo una, dove tutti sono pronti a fare festa ma anche a fare un silenzio che fa rabbrividire nei momenti fondamentali».

E poi c’è il papa, Francesco che ha abbracciato i giovani con il suo affetto paterno e con le sue parole cariche di speranza: «Nei suoi discorsi – spiega Silvia –  ti coinvolge con domande che sembrano quasi un giochino, ma in realtà fanno riflettere perché interpellano proprio la tua vita. È molto bello sentirsi dire che si è amati lo stesso anche se si è deboli. E che i giovani – come ha detto il Papa – non sono il domani, ma sono l’adesso della Chiesa e del mondo».

Uno sguardo di fiducia che sulle ali dell’entusiasmo, attraverso i piedi e gli occhi dei giovani abbraccia tutto il mondo.




La croce protagonista alla Gmg

Venerdì 25 gennaio la grande protagonista della GMG panamense è stata lei, la croce, pellegrina insieme ai giovani da quel lontano 1985 quando san Giovanni Paolo II la affidò loro dando vita a queste giornate mondiali. Protagonista alla mattina, quando nella parrocchia di Nostra Signora de Guadalupe tutti gli italiani hanno celebrato una liturgia penitenziale e il sacramento della Riconciliazione, cui ha fatto seguito la Messa presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. Croce protagonista indiscussa anche nel pomeriggio, quando presso il parco S. Maria de Antigua, sulla grande Cintura Costera di Panamà, il Santo Padre ha presieduto una intensa Via Crucis “attraverso il continente americano”.

 

Di seguito la testimonianza di Luca Lanfranchi, giovane di Varese alla Gmg di Panama con il gruppo del Pime di Milano, insieme anche ad alcuni pandinesi.

Una croce semplice

Ci sono attimi in cui la fede respira, si rinfresca dalla calura di ogni giorno, e riparte più vigorosa di prima. Nelle Gmg che ho fatto questi attimi sono stati tanto frequenti quanto inaspettati, un po’ come quell’angelo che apparve alla Vergine Maria.

Oggi durante la Via Crucis nel parco di Santa Maria Antigua, circondato da migliaia di giovani, quell’attimo inaspettato è giunto.

Non è servito quasi nulla: una croce (sempre la solita da più di trent’anni), della musica giusta al momento opportuno – cosa mai da sottovalutare il momento opportuno – ed infine noi, i giovani. Con questi pochi doni ci ha pensato Dio a fare il resto. Il tramonto scendeva sul parco e la croce si spostava mentre i giovani Pellegrini leggevano le tappe del calvario di Cristo. Con delicatezza e sapienza Dio ha agito, sembrava fossimo tutti accolti sulle sue ginocchia, come un papà fa coi propri figli. Le parole del Papa a più gradi riecheggiavano lungo la muraglia umana che costeggiava l’oceano, le parole importanti si devono sentire più volte per apprezzarle. Francesco ci ha detto che le braccia del signore sono immense, il suo abbraccio arriva fino al luogo più profondo del dramma umano. «E noi? Noi che facciamo?» ripeteva il Santo Padre, «riusciamo ancora a non essere indifferenti al dolore?». Domande spiazzanti.

E ora dopo un venerdì vissuto con Gesù nel momento più difficile delle sue vicende umane, la Crocifissione, si riparte sapendo che , come letto quest’oggi «la debolezza di Dio è più forte di tutto il mondo».

Mi permetto di chiudere con un pensiero fatto qualche giorno fa mentre stringevo fra le mani una croce in cartone comprata a Guadalupe. Ero inconsapevole di quello che avrei vissuto oggi, ma credo che in questa Via Crucis questo pensiero abbia trovato la sua verità e il suo compimento.

Indosso una croce che racconta di Dio, credo in un Dio che ha indossato una croce più grande della mia.
Quella che indosso è fatta di cartone, pressato, dipinto e colorato.
Col sudore si scioglie e io so che prima o poi si sfalderà.
Ma il mio Dio non si sfalda col sudore, non si spaventa delle lacrime, non teme le rotture.
In Messico e a Panama mi hanno insegnato che si può essere la croce che parla di Dio.

 

 

La terza giornata con Francesco

“Il cammino di Gesù verso il Calvario è un cammino di sofferenza e solitudine che continua ai nostri giorni”. Nel Campo Santa Maria l Antigua, venerdì 25 gennaio, Francesco abbraccia per la seconda volta a Panama i suoi giovani, insieme alla Croce della Gmg, e sceglie di farlo con una grande preghiera, quasi sussurrata, in cui trovano posto tutti i volti concreti della sofferenza e dei mali che sfigurano e disumanizzano la nostra società, ad ogni latitudine.

“Egli cammina e soffre in tanti volti che soffrono per l’indifferenza soddisfatta e anestetizzante della nostra società che consuma e si consuma, che ignora e si ignora nel dolore dei suoi fratelli”, la denuncia dalla Cinta Costera: “Anche noi tuoi amici, o Signore, ci lasciamo prendere dall’apatia e dall’immobilismo. Non poche volte il conformismo ci ha sconfitto e paralizzato. È stato difficile riconoscerti nel fratello che soffre: abbiamo distolto lo sguardo, per non vedere; ci siamo rifugiati nel rumore, per non sentire; ci siamo tappati la bocca, per non gridare”.

La terza giornata del Papa a Panama è cominciata con la liturgia penitenziale celebrata insieme ai i giovani detenuti di Pacora, una “prima volta” nelle Gmg: “Ognuno di noi è molto di più delle sue etichette”, dice nell’omelia, prima di confessare 5 ragazzi.

“Com’è facile cadere nella cultura del bullismo, delle molestie e dell’intimidazione!”, esclama Francesco, nella Via Crucis con gli oltre 200mila giovani di Panama, provenienti da 150 Paesi: “Padre, oggi la Via Crucis di tuo Figlio si prolunga”, la sua preghiera:

“Nel grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere e di tanti altri ai quali si nega il diritto di avere un’infanzia, una famiglia, un’educazione; che non possono giocare, cantare, sognare; nelle donne maltrattate, sfruttate e abbandonate, spogliate e ignorate nella loro dignità; negli occhi tristi dei giovani che si vedono strappar via le loro speranze di futuro dalla mancanza di educazione e di un lavoro degno; nell’angoscia di giovani volti, nostri amici, che cadono nelle reti di gente senza scrupoli – tra di loro si trovano anche persone che dicono di servirti, Signore –, reti di sfruttamento, di criminalità e di abuso, che mangiano sulla vita dei giovani”.

“La Via Crucis di tuo Figlio si prolunga in tanti giovani e famiglie che, assorbite in una spirale di morte a causa della droga, dell’alcol, della prostituzione e della tratta, si trovano privati non solo del futuro ma del presente”. È lungo e articolato l’elenco dei dolori stilato dal Papa. “E così come furono spartite le tue vesti, Signore, viene spartita e maltrattata la loro dignità”, la denuncia: “La Via Crucis di tuo Figlio si prolunga nei giovani coi volti accigliati che hanno perso la capacità di sognare, di creare e inventare il domani e ‘vanno in pensione’ con la pena della rassegnazione e del conformismo, una delle droghe più consumate nel nostro tempo. Si prolunga nel dolore occulto e che fa indignare di quanti, invece di solidarietà, da parte di una società piena di abbondanza, trovano rifiuto, dolore e miseria, e per di più vengono indicati e trattati come portatori e responsabili di ogni male sociale. Si prolunga nella solitudine rassegnata dei vecchi abbandonati e scartati. Si prolunga nei popoli nativi, spogliati delle loro terre, di radici e cultura, facendo tacere e spegnendo tutta la sapienza che possono offrire”.

La Via Crucis di tuo Figlio si prolunga nel grido di nostra madre terra, che è ferita nelle sue viscere dall’inquinamento dell’atmosfera, dalla sterilità dei suoi campi, dalla sporcizia delle sue acque, e che si vede calpestata dal disprezzo e dal consumo impazzito al di là di ogni ragione”. La Via Crucis si prolunga, sintetizza Francesco, “in una società che ha perso la capacità di piangere e di commuoversi di fronte al dolore”: “Gesù continua a camminare, a farsi carico e a soffrire in tutti questi volti mentre il mondo, indifferente, consuma il dramma della propria frivolezza”.

“Anche noi desideriamo essere una Chiesa che sostiene e accompagna, che sa dire: sono qui!, nella vita e nelle croci di tanti cristi che camminano al nostro fianco”. Al popolo giovane di Panama, il Papa consegna l’esempio di Maria, il suo “stare” ai piedi della Croce, madre di suo figlio e di tutti i figli del mondo. “Contempliamo Maria, donna forte del ‘si’, che sostiene e accompagna, protegge e abbraccia”, l’invito per imparare ad essere “operatori di pace, creatori di alleanze, fermenti di fraternità”.

“Da Maria impariamo a dire ‘sì’ alla resistenza forte e costante di tante madri, tanti padri, nonni, che non smettono di sostenere e accompagnare i loro figli e nipoti quando sono ‘nei guai’”,

a tutti coloro che “ricominciano da capo nelle situazioni in cui sembra che tutto sia perduto”.

“In Maria impariamo la forza per dire ’sì’ a quelli che non hanno taciuto e non tacciono di fronte a una cultura del maltrattamento e dell’abuso, del discredito e dell’aggressione, e lavorano per offrire opportunità e condizioni di sicurezza e protezione”,

il riferimento indiretto al tema del prossimo incontro di febbraio in Vaticano con i presidenti di tutte le Conferenze episcopali del mondo.

“In Maria impariamo ad accogliere e ospitare tutti quelli che hanno sofferto l’abbandono, che hanno dovuto lasciare o perdere la loro terra, le radici, la famiglia e il lavoro”.

Nella parte finale della Via Crucis, il Papa non si sottrae al tema più caldo della nostra attualità: “Come Maria vogliamo essere Chiesa che favorisce una cultura capace di accogliere, proteggere, promuovere e integrare; che non stigmatizzi e meno ancora generalizzi con la più assurda e irresponsabile condanna di identificare ogni migrante come portatore di male sociale”.

(AgenSir)

 

 




Diario da Panama, aspettando Francesco fra tradizioni e ospitalità

Si avvicina per i giovani della GMG il momento dell’incontro con Papa Francesco, che avverrà giovedì con l’inaugurazione ufficiale dell’evento mondiale. I giorni di avvicinamento, però, sono come sempre un’occasione preziosa per fare la conoscenza dei compagni di viaggio e per incontrare le comunità e le culture locali che donano la propria ospitalità. Anche ai giovani partiti dalla diocesi di Cremona.

Con il gruppo delle diocesi lombarde

Silvia Scaroni continua ad aggiornare il suo diario digitale inviando immagini e racconti dalla diocesi di Chitré, dove sta trascorrendo queste giornate insieme al gruppo delle diocesi lombarde, che sabato ha preso parte alla giornata in diocesi, per il tradizionale gemellaggio con la chiesa locale. «Un pomeriggio di festa con tutte le parrocchie della diocesi – racconta Silvia – che hanno allestito una suggestiva parata con la statua del Santo patrono di ogni parrocchia, portato a mano con un seguito di coloratissimi carri tradizionali, e in alcuni casi la banda della parrocchia o scuola di musica del paese». Una vera e propria immersione nella cultura panamense.

Domenica poi il gruppo ha salutato la comunità di Macaracas con la celebrazione di una Messa e con lo scambio di doni. Nel pomeriggio i ragazzi hanno trascorso alcune ore in compagnia delle famiglie ospitanti. «Infine – racconta ancora la giovane di Pomponesco –  alla sera abbiamo festeggiato tutti insieme la chiusura di questa meravigliosa esperienza con un falò e canti e balli tipici della tradizione cattolica locale». All’indomani mattina la partenza per Panama city.

Con il gruppo del Pime

Hanno invece trascorso il fine settimana in Messico Federica Menclossi e Ambra Bisi con il vicario di Pandino don Andrea Lamperti Tornaghi, partiti per la GMG con il gruppo organizzato dai missionari del Pime. Dopo le visite alla missione di Ecatepec e al santuario della Vergine di Guadalupe, hanno trascorso qualche giorno presso la comunità di La Laja, parrocchia vicina al centro della città di Acapulco. «Accolti da padre Hugo Hernandez, prete diocesano e parroco della comunità – scrivono sul diario aggiornato sul sito dell’oratorio di Pandino – abbiamo sperimentato la semplicità ed il calore di tante sorelle e fratelli che ci hanno aperto le loro case con una disponibilità che lascia a bocca aperta».

«I ragazzi li conoscevo poco – spiega Federica – e avevo il timore di non riuscire a confrontarmi e instaurare un rapporto con loro. Però in questa settimana passata insieme tutti i giorni ho parlato con ciascuno di loro e mi sento completamente me stessa pur conoscendoli da poco tempo.
Abbiamo inoltre conosciuto gente del posto che ci ha accolti nel miglior modo possibile, ci hanno trasmesso la loro cultura e la loro felicità».

«Siamo un gruppo di 30 ragazzi che condividono una fede convinta e mi riempe di gioia vedere come la fede possa creare un gruppo unito e forte. Sento come una forza che ci lega tutti, nessuno escluso, e che rende i giorni sempre più densi e pieni di nuovo insegnamenti», scrive Ambra. Che aggiunge: «Manca ancora più di una settimana che ha in serbo per noi ancora tante sorprese…».

 

 

 




“Bienvenidos” a Panama, città moderna e accogliente

Il gruppo dei giovani delle diocesi della Lombardia è sbarcato ieri a Panama City. Mentre Papa Francesco è in volo per raggiungere lo stato sudamericano cresce l’attesa per l’incontro mondiale. Nel frattempo i giovani lombardi, tra cui anche Silvia Scaroni, giovane di Pomponesco, hanno l’occasione per conoscere un luogo nuovo e inaspettato. Preparandosi ad entrare nel cuore della GMG.

L’arrivo a Panama city è stato un po’ spiazzante, racconta SIlvias: «Dopo Macaracas che è una delle zone più povere di Panama dove però siamo stati accolti come dei figli e non ci hanno fatto mancare niente, Panama ci si è presentata come una città modernissima, dove siamo stati accolti in famiglie benestanti». Quello che non cambia, però, è il calore con cui le comunità accolgono i giovani pellegrini in arrivo da ogni parte del mondo: «La gente in macchina suona il clacson per salutarci quando ci vede passare e tutti ci salutano con entusiasmo al grido di “Bienvenidos!”».

Intanto martedì il primo contatto con il “clima GMG” per la Messa di apertura presieduta dall’arcivescovo di Panama, mons. José Domingo Ulloa Mendieta, con 400 vescovi e un migliaio di sacerdoti al Campo Santa María La Antigua, davanti a 75mila giovani.

In attesa della cerimonia inaugurale, primo incontro con il Papa, in programma giovedì.

Leggi QUI il servizio sulla Messa di apertura

 




Una cremonese a Panama: le giornate dell’ospitalità in attesa di Papa Francesco

È atterrato a Panama il gruppo dei giovani delle diocesi lombarde che parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù 2019. Tra i circa 150 che incontreranno Papa Francesco nei prossimi giorni anche Silvia Scaroni, giovane cremonese di Pomponesco, unica iscritta alla proposta delle diocesi lombarde, mentre tre giovani di Pandino sono partiti con il gruppo del Pime.

”Qui è sempre una grande festa”, racconta Silvia nei suoi messaggi che giungono da Macaracas, la parrocchia nella diocesi don Chitré dove i giovani lombardi sono stati accolti da volontari e famiglie al motto “mi casa es tu casa”.

Come per ogni GMG i giorni che preparano all’arrivo del Santo Padre sono i giorni dell’ospitalità, iniziata all’indomani dell’atterraggio e del trasferimento in pullman, terminato a notte inoltrata.

La comunità ha accompagnato i ragazzi nella chiesa parrocchiale per un momento di preghiera con il rosario e la Messa, a cui è seguita la condivisione delle tradizioni locali: piatti tipici, giochi di gruppo e incontri culturali.

“Abbiamo incontrato tanta allegria e tanta fede in queste persone” spiega Silvia. “E anche il gruppo sta trovando affiatamento. Io sono l’unica da Cremona, ma anche altri ragazzi sono come me gli unici dalla propria diocesi. Ma questo non impedisce di sentirsi accolti. L’intesa cresce”. E il gruppo che si sta allargando anche con gli arrivi di altre diocesi (italiane ma non solo) si prepara per le prossime tappe panamensi, a cominciare da quella alla città di Chitré per un altro momento tipico delle GMG, la giornata in diocesi. Che sull’altra sponda dell’oceano diventa occasione. Unica di conoscenza e si scambio tra culture, nella condivisione festosa della stessa fede.

Giovedi poi, il primo incontro a Panama con il Papa  per l’apertura ufficiale dell’evento mondiale. Poi la Via Crucis venerdì è il grande raduno al campo Giovanni Paolo II per la veglia del 26 e la messa domenica mattina con tutti i giovani del mondo.




Da Delpini il mandato ai giovani lombardi verso la GMG di Panama

Era rappresentata anche la diocesi di Cremona giovedì all’incontro dei giovani lombardi in partenza per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Panama con l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini che ha consegnato il mandato. Più di un centinaio i giovani che, provenienti da tutte le Diocesi della Lombardia e in rappresentanza degli oltre 160 partenti dalla Regione, hanno preso parte alla preghiera.

(foto chiesadimilano.it)

Saranno quattro i cremonesi alla GMG di Panama: una giovane della parrocchia di Pomponesco nel mantovano e due ragazze della parrocchia di Pandino accompagnate dal vicario don Andrea Lamperti Tornaghi.

«Sono onorato di rappresentare i Vescovi. Tutta la Chiesa lombarda vi vuole bene, vi stima, vi apprezza, vi invia e apprezza anche i sacrifici che questo comporta», ha detto l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, che ha poi continuato: «Di solito quando la GMG è in Europa il numero dei partecipanti è molto più alto. Tuttavia, voi non siete un frammento insignificante, ma una scintilla per un incendio. I giovani devono sentire la responsabilità della fede dei coetanei.

Voi dovreste essere quelli che fanno ardere il cuore di altri giovani, comunicando la speranza».

«La GMG non è un’occasione per fare un turismo – ha poi ricordato monsignor Delpini – che non costruisce granché e non porta vicino chi è lontano. Voi, invece, dovete costruire la Chiesa di domani, sentendo la vicinanza delle genti che vengono da ogni parte del mondo, ma che sono anche, qui, tra noi. Questa generazione giovanile, più abituata a viaggiare e a conoscere le lingue, va lontano, ma per capire che i muri non esistono, che le distanze si possono varcare, che le differenze non sono estraneità, ma una possibilità di confronto. Lontano per sentire vicini tutti i popoli della terra, perché possiate costruire la Chiesa dalle genti, fatta anche da persone che hanno alle spalle, a volte, storie dolorosissime. Occorre sentire la fraternità universale come vocazione.

Questo è il mandato che voglio affidarvi: vorrei che i giorni di Panama fossero a vantaggio di tutte le Chiese lombarde».




Gmg Panama: on-line la versione internazionale dell’inno

È disponibile la versione internazionale dell’inno della 34ma Giornata mondiale della gioventù del prossimo gennaio a Panama: l’inno è stato registrato nelle cinque lingue ufficiali: spagnolo, inglese, francese, italiano e portoghese.

L’inno, composto dal panamense Abdiel Jiménez, sarà cantato e ascoltato nei cinque continenti. Pertanto, perché la traduzione dell’inno sia quanto più fedele possibile al testo musicale di Jimenez, Guevara Mann ha contattato diversi compositori cattolici di livello internazionale per contribuire alla traduzione. La versione italiana dell’inno è stata realizzata da Mons. Marco Frisina, conosciuto per la composizione della canzone “Jesus Christ You Are My Life” scritta per la GMG di Roma 2000, che è diventata l’inno non-ufficiale di tutte GMG.

“La Giornata mondiale della gioventù – spiega Pedro Guevara Mann, direttore artistico della Gmg di Panama – è un evento internazionale e multilingue, per questo l’inno deve essere cantato in diverse lingue e, anche se si prevede che la maggior parte dei pellegrini saranno di lingua spagnola, non ci si può dimenticare che molti parleranno il portoghese, l’inglese, l’italiano o il francese”.

 

Il testo internazionale

 

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