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I giovani della Gmg in Seminario per ricordare e condividere. Il Vescovo: «Aspetto i vostri suggerimenti»

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L’abbraccio di un amico ritrovato, il sorriso di una complicità riscoperta, il piacevole brusio di chi si riconosce in un’esperienza vissuta con compagni di viaggio dai volti un tempo nuovi e ora noti. Anche la leggera brezza serale di Cremona ricorda il soffio atlantico dei giorni Lisbona; come se fosse rimasta negli zaini dei 500 giovani della diocesi tornati dall’ultima Giornata mondiale della gioventù, invisibile promemoria di quello spirito che ha animato quelle giornate indimenticabili. Allora, a Lisbona, il vescovo Antonio Napolioni aveva invitato a ritrovarsi dopo qualche tempo dal rientro per riprendere in mano quella vitalità tipica dell’incontro internazionale, per non lasciarla affievolire con il ritorno alla quotidianità.

Così è avvenuto venerdì sera a Cremona, in Seminario, a quasi due mesi di distanza. I giovani hanno ricordato e soprattutto raccontato a chi non c’era quanto ascoltato, visto e vissuto in Portogallo. Proprio lo spirito e la testimonianza sono stati i punti di partenza della riflessione del vescovo, che ha guidato nella riflessione i tanti giovani radunati in chiesa a partire dal brano dei discepoli di Emmaus, icona biblica che accompagna la Diocesi e l’intera Chiesa italiana nel nuovo anno pastorale.

«Non c’è Cristo fuori di voi che vi chiama a scoprirlo, ma è dentro e tramite voi che ci coinvolge, ci anima, ci plasma verso quella meraviglia che è la Pasqua, che ci fa mettere al mondo un’energia capace di capovolgere la realtà: dalla morte alla risurrezione, dalla solitudine alla comunione, dalla disperazione alla speranza, desiderando di vivere così, come pregava san Francesco d’Assisi». Le parole del vescovo hanno seguito il momento di riflessione in cui i partecipanti, grazie all’attività promossa dalla Federazione oratori cremonesi, hanno provato a condividere a gruppi una risposta comune sulle parole ascoltate al Parque Tejo dalla voce paterna di Papa Francesco e trovare ciò che dell’esperienza di Chiesa sperimentata a Lisbona si può continuare a vivere insieme nella Chiesa locale.

Un lavoro che rimarrà a disposizione «perché possa essere letto e condiviso da tutti e provare insieme la pastorale giovanile della diocesi», ha aggiunto l’incaricato diocesano di pastorale giovanile don Francesco Fontana.

«Anche a me è stato chiesto di rispondere alle stesse domande che vi hanno provocato – ha proseguito Napolioni –. Ho letto i post pubblicati con le vostre risposte di gruppo. A me il Papa ha detto come guardare i giovani: con fiducia, stima e speranza, senza giudizio, senza troppe pretese. La presenza di Cristo e tutta la Gmg mi hanno commosso, mi hanno rimesso in moto con lui, con la Chiesa, con i giovani». Da qui l’esigenza di calare l’esperienza viva di Cristo come slancio di novità nella vita quotidiana delle parrocchie e della diocesi. Ma troppe volte – ha continuato il vescovo – si è corso il rischio di «fare» la pastorale giovanile, intesa come quello che fanno i pastori: «Ma la pastorale giovanile non è solo quello che i pastori fanno per i giovani. Non una pastorale “per i giovani”, ma la pastorale “dei” giovani. Perché anche voi giovani siete membra vive del Pastore».

Come riprendere in mano, dunque, questi momenti forti sperimentati nella capitale lusitana e continuare a condividere tutto ciò per affrontare la realtà? Proprio con lo Spirito che Cristo ci dona – ha aggiunto monsignor Napolioni – con «l’annuncio del Vangelo nuovo, diverso sulla vita di ognuno e concreto con il contributo di tutti. Una Parola che ci rende coscienti e desiderosi di accoglierlo ancora. Il brano di Emmaus non sapete quante volte è entrato nella mia vita, ma è ancora più avanti di tutto: salvezza, senso, speranza». In altre parole provarci ancora per ripartire meglio, anche nelle giovani generazioni: «Fare comunione per andare in missione, stringerci attorno al Vangelo per riempirsi le proprie esistenze». Da qui l’invito del vescovo a farsi avanti: «Aspetto i vostri suggerimenti. Siate sempre meno passivi e sempre più creativi e aiuterete così le vostre comunità non tanto ad avere bravi giovani consolatori di lamentele, ma ad avere uno sguardo attento sulla realtà così com’è, sul presente e sul futuro».




Con la Messa a Barcellona dei gruppi lombardi conclusa ufficialmente la Gmg 2023

 

Ha Pressa no Ar. C’è fretta nell’aria. L’inno della Giornata mondiale della gioventù di Lisbona appena conclusa esprime bene quell’urgenza di condividere qualcosa di importante con qualcuno. Non solo la semplice cronaca di quanto si è visto e ascoltato, ma soprattutto sentito dentro. È quella «allegria missionaria» di cui parlava Papa Francesco durante la silenziosa veglia del sabato sera; quello slancio umano creato dal desiderio di raccontare a qualcuno, proprio come accadde a Maria, quanto si ha avuto modo di vivere e perciò alzarsi, riprendere il cammino nella propria storia e in questo tempo.

Dopo la Messa al Parque Tejo domenica mattina insieme al pontefice, dalla “capitale del mondo” che è stata Lisbona sono partiti verso l’Italia i vari gruppi cremonesi (circa 500 dai vari oratori della diocesi) giunti nei giorni precedenti in Portogallo per vivere momenti di festa e spiritualità internazionale. Alcuni sono partiti il pomeriggio stesso di domenica 6 agosto con un volo diretto dal Portogallo; altri invece sono arrivati nella notte tra lunedì 7 e martedì 8 a Cremona con gli scali a Oporto e Bergamo.

La comitiva diocesana, infine, con i due pullman ha fatto tappa a Barcellona all’inizio della settimana prima di rimettersi sulla via del ritorno nella mattinata di martedì 8 agosto.

I pellegrini guidati da don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile, dopo la partenza verso le ore 19 di domenica 6 agosto, sono infatti arrivati in Spagna durante la notte per risvegliarsi nella splendida città catalana. La giornata di lunedì è stata l’occasione per i ragazzi cremonesi di fare i turisti in giro per Barcellona, prima di ritrovarsi in serata insieme ad altri 2.300 giovani di alcune delle diocesi lombarde nella coloratissima e splendida Sagrada Familia, creata dal genio di Antoni Gaudì. L’occasione per vivere insieme la Messa conclusiva della Gmg. A presiedere l’Eucaristia è stato il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como. Hanno concelebrato l’arcivescovo metropolita di Barcellona, il cardinale Juan Josè Omella, presidente della Conferenza episcopale spagnola, il vescovo ausiliare di Barcellona, Javier Vilanova Pellisa e i vescovi Francesco Beschi (Bergamo), Maurizio Gervasoni (Vigevano), Maurizio Malvestiti (Lodi) e Corrado Sanguineti (Pavia) insieme ai sacerdoti che hanno accompagnato i vari gruppi presenti.

«Questa magnificenza ha a che fare con il pane: in questa casa dal sapore di paradiso alla fine ci viene condiviso e donato questa cosa piccola e semplice – ha detto il vescovo Beschi durante l’omelia –. Eppure, questo pane è esposto a un grande pericolo: la noia. La gente si è stancata di esso perché è quotidiano. È noioso. Così come può accadere alla nostra vita». E ancora: «Abbiamo bisogno di momenti come quelli di Lisbona, perché possono trasformarsi in un nuovo pane quotidiano. È quella gioia che abbiamo ascoltato nel Vangelo nella moltiplicazione dei pani e pesci. Dio non fa calcoli di quantità, perché la felicità va condivisa con tutti. Diventiamo allora pane per l’umanità, a trasformare la noia in gioia». Concludendo: «Cari giovani, siate il pane buono per tutti».

 

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Al termine della celebrazione, inizia così il momento del viaggio in cui trarre i primi bilanci.

Alberto, della parrocchia di Pescarolo, ci ha raccontato che per lui la sua prima Gmg ha lasciato un segno profondo: «Mi è piaciuta tantissimo, così come incontrare persone di culture diverse ma legate dalla stessa religione e dagli stessi pensieri. Sono anche soddisfatto del percorso di pellegrinaggio lungo Lourdes ed Avila, così come del momento delle confessioni di preparazione agli eventi principali. Un’esperienza che me la porterò nel cuore tutta la vita».

Quella «noia» di cui parlava il vescovo Beschi, quella naturale tendenza ad affievolire tutti questi stimoli di fede e fiducia una volta rientrati nell’ordinarietà, è tuttavia dietro l’angolo. Le affermazioni ciniche e svogliate di adulti e coetanei, l’indifferenza ai propri stati d’animo e lo stordimento di una realtà fisica e virtuale sono le minacce più grandi di questo entusiasmo.

«Non possiamo permetterci di buttare via i doni che il Signore ci ha fatto», ha ribadito don Francesco Fontana davanti ai ragazzi poco prima della partenza verso Cremona. Da qui l’idea di mantenere vivo non solo il ricordo ma anche i buoni propositi nati nel cuore e nella mente di ognuno, dandosi appuntamento dunque dopo la fine dell’estate per un incontro insieme tra tutti i partecipanti. «Ora torneremo a casa con questa esperienza forte e coinvolgente difficile da dire alle persone care – ricorda ancora il responsabile Federazione Oratori Cremonesi –. Nonostante il nostro desiderio, parteciperemo al “gioco del pompiere” dove l’attenzione nell’altro non ci sarà, oppure vedremo squalificato quanto fatto. L’importante è ribadire il valore di ciò che avete vissuto. È vero che fatichiamo a raccontare cosa il Signore ha mosso nel nostro cuore come sentimenti, pensieri, domande e magari scelte maturate; però non è vero che se non riusciamo a esprimerle meglio significa che non valgono la pena di essere condivise. Proviamoci», ha esortato l’incaricato diocesano per la Pastorale giovanile.

Ora il ritorno a una vita normale tra letti puliti, doccia della temperatura preferita, cibo un po’ più sano dei pur indispensabili panini. Ma con la domanda di Bergoglio ancora viva, a cui rispondere come Maria o no: «Io vi chiedo: voi che siete venuti a cercare qui un senso della vita, questo lo terrete per voi o lo porterete agli altri?».

 

 

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Un mese dopo la Gmg. Don Fontana (Focr): «Una Chiesa diocesana giovane ed entusiasta, slancio per sognare e camminare insieme»

 

È passato un mese dalla conclusione della Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona. Oltre un milione di giovani pellegrini presenti. Più di 65 mila i fedeli provenienti dall’Italia, compresi gli oltre 400 giovani della Diocesi di Cremona, a cui si sono aggiunti i ragazzi brasiliani della parrocchia di Jesus Cristo Ressuscitado di Salvador de Bahia, dove opera il sacerdote fidei donum cremonese don Davide Ferretti. Giovani cremonesi che si incontreranno di nuovo il 22 settembre, per condividere tra loro e con chi non era presente, il proprio bagaglio di “tesori” della Gmg. E condividerlo negli incontri durante l’anno che riparte, nelle scuole, in oratorio, sui campi sportivi e per i più grandi sul posto di lavoro.

In occasione del rientro in diocesi dopo l’esperienza portoghese e l’incontro con Papa Francesco, abbiamo intervistato don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale Giovanile e accompagnatore a Lisbona del gruppo cremonese.

I ragazzi e le ragazze come hanno vissuto questa Giornata mondiale della Gioventù? Con quale spirito?

«Ogni Gmg, e certamente anche questa, ha richiesto molto spirito di adattamento, pazienza, disponibilità ad accogliere l’imprevisto e a far fronte alle diverse situazioni impreviste. Ma certamente, oltre a tutto questo, il clima tra noi pellegrini cremonesi è stato caratterizzato da molta familiarità e gioia di stare insieme e condividere un’esperienza così intensa. Si è vissuto un clima di cordiale amicizia anche tra giovani di zone diverse e lontane della diocesi. Ci ha aiutato molto il vivere insieme le mattinate delle catechesi e l’abitare tutti nella stessa parrocchia, chi accolto nelle famiglie e chi in una scuola del quartiere.
I momenti forti della settimana di Lisbona sono stati vissuti intensamente e seriamente, senza nulla togliere all’esplosione di gioia nello stare in mezzo ad una città letteralmente invasa di giovani festanti da tutto il mondo, ma anche capaci di momenti intensi di raccoglimento e preghiera come durante la Via Crucis alla Collina dell’Incontro o l’adorazione durante la veglia al Campo di Grazia».

Cosa ha significato la presenza dei giovani di Salvador de Bahia?

«Durante la settimana di Lisbona è stato difficile condividere tempi e momenti, ma due occasioni sono state molto belle e significative: l’incontro con il mandato del vescovo a tutti i pellegrini cremonesi che abbiamo vissuto il 27 luglio a Cremona, prima di partire e a cui hanno partecipato anche i ragazzi di Salvador de Bahia, e poi senza dubbio la Messa celebrata proprio dal nostro vescovo sabato 5 agosto, la mattina, prima di partire a piedi per il luogo della veglia con il Papa. Sono state occasioni di amicizia e fraternità che va oltre le barriere linguistiche e culturali. È stata l’occasione di sperimentare in concreto la comunione che la nostra fede genera anche tra i diversi e i lontani geograficamente».

Cosa vi portate a casa da questa esperienza?

«Ogni pellegrino ha la sua risposta. Io personalmente porto a casa l’esperienza fatta di una Chiesa diocesana giovane ed entusiasta, capace di silenzio e di gioia, ma soprattutto costituita da volti, persone concrete e incontrate, amici con cui si è condiviso un pezzo di strada e per questo possiamo con più slancio sognare e proporre altri passi insieme».

In poche parole, in cosa questa Gmg è diversa dalle precedenti?
«Sono diverse le persone e questo cambia tutto. La formula più o meno è abbastanza consolidata, ma i fratelli con cui si è condivisa questa esperienza di fede e di gioia sono unici e originali».

Quali sono gli eventi in programma con i ragazzi che hanno partecipato?

«Il primo e più vicino sarà in Seminario, venerdì 22 settembre, alle 20.30. Sarà un momento di incontro e di preghiera di tutti i giovani della diocesi, certamente non riservato solo a chi ha partecipato da pellegrino. Però la condivisione dell’esperienza fatta a Lisbona sarà certamente il punto di partenza per proseguire un cammino di Chiesa locale giovane che poi sarà scandito da altre tappe zonali e alcuni momenti diocesani come la veglia della Gmg diocesana, il prossimo 25 novembre. L’incontro del 22 settembre sarà anche l’occasione di ricordare nella preghiera e affidare al Signore il ministero di due giovani pellegrini a Lisbona, Valerio e Giuseppe, che il 1 ottobre saranno ordinati diaconi per la nostra Chiesa».

 

QUI TUTTI I REPORTAGE DI DIOCESIDICREMONA.IT DA LISBONA




Da Salvador de Bahia il grazie a Cremona per l’accoglienza e la condivisione dei giorni della Gmg

«A una settimana dal nostro rientro a Salvador de Bahia, solo qualche riga per ringraziare la Diocesi di Cremona per l’opportunità che ci è stata data di vivere una settimana in Italia e di partecipare alla Giornata mondiale della gioventù. Un’occasione unica per i giovani, che terranno nel cuore e nella mente questi meravigliosi giorni. Semplicemente grazie!». Il messaggio arriva dalla parrocchia di Gesù Cristo Risorto, a Salvador de Bahia, con le parole del parroco della comunità brasiliana, il sacerdote “fidei donum” Cremonese don Davide Ferretti.

Il pensiero va anzitutto alle famiglie che si sono rese disponibili ad ospitarli, agli amici che li hanno accolti e accompagnati nei giorni in Italia e ai coetanei che hanno avuto modo di conoscere in occasione del raduno internazionale. Senza dimenticare naturalmente coloro che hanno espresso la propria vicinanza al gruppo brasiliano in modo meno evidente, ma comunque tangibile nel ricordo nella preghiera e nell’affetto. Un rapporto chiamato a consolidarsi ulteriormente attraverso l’impegno e le iniziative dell’Ufficio missionario diocesano.




Gmg, card. Zuppi: «Da Lisbona l’immagine di una Chiesa gioiosa che cammina insieme»

«Il Signore ti chiama come sei. Quindi chiama tutti, chiama personalmente e ci chiama con le nostre fragilità, con le nostre contraddizioni ma ci chiama per fare qualcosa. Ed è questa la grande scoperta dei ragazzi». Ai media Cei, il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, traccia un primo bilancio della Gmg. «I giovani – aggiunge l’arcivescovo – sentono tante parole su di loro e fanno fatica a distinguere, come tutti, i seduttori dagli educatori, il vero dal falso. Credo che questo grande incontro con il Signore che coinvolge i più giovani in questa straordinaria avventura che è la Chiesa, conduca a guardare il mondo con gli occhi di Gesù. Un mondo da curare, da salvare anche con la nostra attenzione a partire dai più poveri e di farlo come siamo, deboli e fragili come siamo». «Non è trovando tutte le risposte ma trovando la risposta», prosegue Zuppi. «Uno dei passaggi della via crucis, si diceva, “non pensavo di avere un problema ma di essere io il problema”. Credo che al contrario, questa fiducia del Signore, sia importante.

Ci coinvolge nel vivere il Vangelo, in un Vangelo che rende piena la nostra vita, che non toglie nulla ma riempie».

 

Cosa si porta dietro da questa esperienza vissuta con i giovani a Lisbona?

«L’immagine di una Chiesa gioiosa, presente, che cammina insieme, in un mondo così pieno di divisioni, così virtuale, così ingannevole.Credo che questa immagine sia già una grande risposta, anche a tante paure e tante incertezze. Qualche volta cediamo a credere più nelle nostre forze che nella forza dello Spirito. Lo Spirito qui ci ha largamente contraddetto e ha riacceso tanta speranza e tanti legami. Non significa disconoscere i problemi ma avere la serena consapevolezza di tanta forza, di tanta speranza e tanta fiducia che i giovani vogliono e meritano».

 

65mila giovani italiani a Lisbona. Sono tanti…
«Sì, e con un viaggio complicato che ha richiesto anche tanti sforzi. So di ragazzi che si sono impegnati anche a raccogliere i soldi per poter venire. Una bella presenza, in una presenza larga. Anche questa dimensione mondiale allarga il cuore e fa vedere che la “Fratelli Tutti” non è un sogno lontano, ma una costruzione che è già presente e verso cui dobbiamo affrettarci, come dice il tema della giornata, continuando ad andare incontro agli altri».

 

Il Papa in una intervista, riferendosi alla guerra in Ucraina, ha parlato di una “offensiva di pace”. Cosa significa?
«Non abituarsi alla guerra, stare male. Perché, quando si ascoltano le notizie di morte, di violenza, di scontri, dobbiamo sempre pensare che ci sono persone che muoiono. Ce lo mostra concretamente Papa Francesco, con il suo non darsi pace, con il suo cercare continuamente le vie sia per consolare le sofferenze sia per aprire spazi per mettere fine al conflitto. Vedo che c’è tanta solidarietà. Sono qui presenti tre vescovi dell’Ucraina che hanno tanti legami con la Chiesa italiana e questa fraternità li conforta, dà speranza, e dà anche concretamente risposte, perché non c’è solo la sofferenza terribile della guerra, ma anche il dramma dei profughi, di quelli che hanno perso tutto, che vivono in una situazione di totale incertezza. C’è quindi lo sforzo di non far mancare la vicinanza e la solidarietà concreta. E poi, continuare a pregare e trovare tutti i modi per porre fine al conflitto».

 

Ma c’è spazio alla speranza di pace?
«Non può non esserci la pace perché senza la pace c’è soltanto la fine, c’è la morte. Non si può vivere con la guerra, anche se gli uomini si abituano a tutto.La guerra spegne la vita e la vita non riprende automaticamente con la fine della guerra. Certo che c’è spazio per la pace ma bisogna cercarla in tutti i modi e ognuno deve fare la sua parte perché questa pace venga presto».

 

M. Chiara Biagioni (AgenSir)




Il Papa ai giovani della Gmg: «Brillare, ascoltare, non temere!»

Foto GMG Lisbona 2023 e DiocesidiCremona.it

 

L’una di notte. Le parole di Bergoglio dette a braccio durante la veglia risuonano ancora sul vasto Parque da Graca. La musica inizia a sfumare dagli altoparlanti, lasciando solo le ultime chiacchiere ad accompagnare il sonno del quasi milione e mezzo di giovani da tutto il mondo.

Per Enrico di Salina è un atmosfera di «vigilante attesa, come Maria che è per noi punto di arrivo e punto di ripartenza». La liturgia serale di sabato 5 agosto, infatti, è stato uno dei momenti più emotivamente intensi della Gmg: i giovani pellegrini sono stati in rispettoso e riflessivo silenzio. Così la stessa dolce tensione si è accompagnata a quella dei muscoli bisognosi di riposo.

La luna piena illumina una giovane umanità avvolta dalla brezza dell’Atlantico e dai propri sacchi a pelo, mentre passi nella notte e torce sono segni della voglia di strappare qualche ora di sonno e condividere ancora momenti insieme tra giochi, pensieri e parole crociate.

«Mi aspetto un momento di fraternità profonda, e so che la notte passata a dormire insieme sarà un modo per riuscire a convivere anche nei momenti più difficili. Oltre i confini sempre», dice Anna da Marcaria.

Durante la notte si prova a dormire tra sassi sotto la schiena e temperature verso i 15 gradi. Eppure «si pensava un clima peggiore – riassume Chiara di Cremona, dell’unità pastorale Sant’Omobono a nome di molti, poco prima di affondare di nuovo dentro il sacco a pelo –. Ci aspettavamo più freddo e umido, in realtà non è così terribile come a Cracovia nel 2019».

Così tra i vari settori del Parque Tejo, nella calma ondulata dei corpi stesi a terra, il fiume accompagna il ritmo dei dormiveglia dei pellegrini. Molti addirittura dormono sul ciglio del tratto di autostrada, altri dietro i bagni chimici.

Sono previste altre migliaia di fedeli per l’evento conclusivo, gli spazi sono già ai limiti di sicurezza.

Qualche sacerdote del gruppo di Cremona verso le 4 del mattino inizia ad avviarsi al palco centrale per concelebrare la Messa di chiusura di domenica 6 agosto, raggiunto quindi dagli altri confratelli cremonesi. Attorno all’altare anche tutti i vescovi, e tra loro mons. Antonio Napoloni.

La notte inizia a lasciare spazio al sole; e l’alba sul Tago accompagna il risveglio anche dei ragazzi cremonesi, tra occhi e vestiti stropicciati, tra sacchi a pelo impolverati e bagnaticci, tanti sbadigli e poche ore di vero sonno.

Alle 6.30 circa ricomincia la musica diffusa dagli impianti audio nell’intero parco, ad accompagnare con ritmo gli immancabili caffè del chioschetto, le file al bagno, gli stretching mattutini e i svariati tentativi di rendersi presentabili tra spazzolini e salviettine, cambi d’abito nel proprio letto da campeggio e creme solari.

«Avrò dormito in tutto un’ora e mezza, ma con tutte queste persone attorno a me ad aspettare il Papa e l’alba è qualcosa di suggestivo», racconta Matawa di Piadena.

 

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La colazione è animata poi dalla musica di discoteca realizzata e remixata da un prete dj dal palco centrale, molto apprezzata dai partecipanti nonostante la levataccia. Ed effettivamente dà una buona dose di carica di energia per un’altra giornata intensa tra spiritualità e impegno fisico.

Il seminarista Fabrice è rimasto molto soddisfatto di questa scelta: «È un modo della Chiesa di interessarsi alla gioventù. Non si limita solo a dare indicazioni, ma anche tirare fuori qualcosa di bello che piace ai ragazzi, usando uno dei loro linguaggi preferiti, ovvero la musica». Anzi, aggiunge: «Non avrei pensato a un prete dj. Anni fa sarebbe stato molto difficile, ma è un segno anche questo».

Nel frattempo il sole inizia la sua salita verso lo zenith, mentre il Pontefice ha iniziato da poco il suo giro per i settori del campo sulla papamobile verso l’altare.

Iniziano i lenti preparativi dei circa 500 giovani cremonesi in vista della Messa e della successiva partenza.

C’è qualche disagio per il gruppo con il maxischermo difettoso, ma «mi aspetto un’esperienza maestosa» ed «elettrizzante», dicono Lucrezia di Bozzolo e Ottavia di Viadana. La festa di un mondo intero, a cielo aperto e a piedi scalzi, con i cuori e gli sguardi fissi sul grande schermo di un palco lontano, ma vicino nella sua presenza simbolica.

E proprio dal Papa, nell’omelia, l’incoraggiamento forte a non avere paura. Prendendo spunto dall’episodio evangelico della Trasfigurazione e da quanto vissuto con i giovani nei giorni della Gmg ha affermato: «È bello quanto abbiamo sperimentato con Gesù, ciò che abbiamo vissuto insieme e come abbiamo pregato. Ma, dopo queste giornate di grazia, ci chiediamo: cosa portiamo con noi ritornando nella valle della vita quotidiana?». La risposta in tre parole: «Brillare, ascoltare, non temere». «Anche noi oggi – ha proseguito – abbiamo bisogno di qualche lampo di luce per affrontare le oscurità della vita», ha detto a braccio. E ancora: «Abbiamo bisogno della luce di Gesù, perché lui è la luce che non si spegne anche di notte. Sempre possiamo andare avanti con la luce del Signore». «Diventiamo luminosi non mettendoci sotto i riflettori, quando mostriamo un’immagine perfetta», ha spiegato Francesco: «Possiamo essere forti e vincenti, ma non luminosi. Diventiamo luminosi quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come lui. Accogliendo Gesù, questo ti porta a essere luminoso, un’opera di amore. Tu sarai luminoso il giorno in cui sarai interprete d’amore». «Se diventiamo egoisti, lì la luce si spegne», il monito sempre fuori testo del Papa.

«Non avere paura, non temere: è una parola che nella Bibbia si ripete spesso», ha sottolineato Francesco a braccio. Poi le parole di speranza indirizzate a ciascuno: «A voi, giovani, che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi, giovani, che a volte pensate di non farcela; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo e lottate per la giustizia e per la pace; a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù dice: “Non temete!”. In un momento di silenzio ognuno ripeta a se stesso nel proprio cuore: “non abbiate paura”».

«Carissimi giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirgli: non temere!», le parole conclusive del Papa: «Ma vi dico una cosa molto più bella: Gesù stesso ora vi guarda, vi sta guardando, vi conosce, le gioie e le tristezze, i successi e i fallimenti, il cuore di ciascuno di voi E oggi vi dice, qui a Lisbona, in questa Gmg: “Non abbiate paura, non temete”».

Al termine della Messa, dopo l’indirizzo di saluto del prefetto del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, card. Kevin Joseph Farrell, il Papa ha consegnato le croci della Gmg ad alcuni rappresentanti dei giovani dei cinque continenti. Dopo i ringraziamenti, l’invito: «Tornando a casa continuate a pregare per la pace». «Amici, permettete anche a me, ormai anziano – ha detto Francesco ai giovani – di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace». Quindi ha dato appuntamento al 2025 a Roma per il Giubileo dei giovani e nel 2027 per la prossima Gmg, in Asia, in Corea del Sud, a Seoul.

 

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Ora quella «allegria missionaria» cui parlava il Papa la notte precedente è forse pronta a tornare nelle case dei partecipanti dopo questo evento di portata mondiale. Con l’appuntamento già fissato per la prossima Gmg, pronti a ritrovarsi ancora una volta, gioiosi e in cammino, a fare il bilancio del mondo e della propria vita.

Al termine della Messa per la gran parte dei cremonesi presenti a Lisbona inizia il rientro, che per il gruppo diocesano che ha aderito alla proposta di viaggio della Federazione Oratori Cremonesi prevede un ulteriore tappa a Barcellona, con l’Eucaristia alla Sagrada Familia insieme agli altri pellegrini lombardi.

 

Gmg, alla veglia al Parque Tejo il Papa ai giovani: «La gioia è missionaria, è da portare agli altri»

 

L’attesa e le emozioni dei cremonesi a Parco Tejo

 

Il vescovo Napolioni ai cremonesi alla Gmg: «La bellezza di questi giorni sproni a continuare l’urgenza di cambiare il mondo»

 

 

Il resoconto di tutti i momenti della Gmg




Gmg, alla veglia al Parque Tejo il Papa ai giovani: «La gioia è missionaria, è da portare agli altri»

Foto GMG Lisbona 2023 e DiocesidiCremona.it

 

«La gioia è missionaria, non è per noi stessi, è per portare agli altri». Anche al Parque Tejo di Lisbona, davanti a un milione e mezzo di giovani, il Papa ha abbandonato il testo scritto per parlare a braccio, dialogando a tratti con i presenti. «Io vi chiedo: voi che siete venuti a cercare qui un senso della vita, questo lo terrete per voi o lo porterete agli altri? La gioia è missionaria, quindi io devo portare questa gioia agli altri. Ma questa gioia che abbiamo, anche gli altri sono pronti a riceverla: dobbiamo portare tutto quello che abbiamo ricevuto, tutto questo è stato preparato nel nostro cuore per la gioia».

«Tutti, se ci guardiamo indietro, vediamo persone che sono state raggi di luce: genitori e nonni, preti e suore, catechisti, animatori, insegnanti», ha sottolineato Francesco: «Ognuno pensi alle persone che sono state le radici della nostra gioia. Noi abbiamo radici di gioia: e anche noi possiamo essere per gli altri radici di gioia: non una gioia del momento, ma una gioia che crea radici».

«Come possiamo diventare radici di gioia?», ha chiesto il Papa: «La gioia non è in una biblioteca chiusa, anche se bisogna studiare. La gioia occorre cercarla, scoprirla nel nostro dialogo con gli altri: dobbiamo andare alle radici della gioia che abbiamo ricevuto. E questo qualche volta stanca». «Vi siete stancati qualche volta?», l’altra domanda ai giovani: «Pensa a cosa succede quando sei stanco, non hai voglia di fare niente. Uno si lascia andare, smette di camminare e cade. Voi credete che una persona che cade nella vita, che ha fatto qualcosa di grave, è un fallimento, che è finita quella persona? Che cosa deve fare? Alzarsi. È una cosa molto bella. Gli alpini, a cui piace salire sulle montagne, hanno un canto molto bello che dice: nell’arte di salire quello che importa non è non cadere, ma non rimanere per terra. Chi rimane per terra è un pensionato della vita, ha chiuso con tutto. Quando vediamo qualcuno che è caduto, cosa dobbiamo fare? Aiutarlo a rialzarsi. L’unico momento in cui è permesso guardare una persona dall’alto verso il basso è per aiutarla ad alzarsi. Quante volte vediamo persone che ci guardano dall’alto in basso: è triste».

Poi una metafora calcistica: «Dietro un gol c’è moltissimo allenamento, dietro un successo c’è moltissimo allenamento. Alzarmi, non rimanere per terra e allenarmi a camminare. E tutto questo è possibile, si impara dai genitori, dai nonni, dagli amici: portiamoci l’un l’altro per mano. Camminare, e se si cade rialzarsi; camminare con una méta; allenarsi tutti i giorni nella vita. Nella vita niente è gratis, tutto si impara. C’è solo una cosa gratis: è l’amore di Gesù. Con questo ‘gratis’ che abbiamo e con l’amore di Gesù, camminiamo nella speranza. Guardiamo le nostre radici e andiamo avanti. Non abbiate paura!».

M. Michela Nicolais (AgenSir)

 




L’attesa e le emozioni dei cremonesi a Parco Tejo

«È davvero uno spettacolo» dice Aurora con occhi apertissimi quando osserva l’intero Parco Tejo dall’alto di una collina, rinominato “Campo da Graca” per questa Gmg. Pieno di un milione di colori, persone e storie sfumare una dentro l’altra verso la spiaggia del grande fiume Tago. È la sua prima volta al raduno internazionale, ma lo sguardo senza fine di questa moltitudine è in grado di stupire – ancora una volta, come se fosse una cosa sorprendente – anche l’animo più irremovibile sulla presunta pigrizia delle giovani generazioni.

Ai piedi del moderno ponte Vasco da Gama, la capitale lusitana accoglie i pellegrini armati di zaini, cibo in scatola e sacchi a pelo per stendersi sulla nuda terra per attendere la veglia serale insieme al Papa.

Al termine dell’incontro con il vescovo Napolioni, anche i quasi 500 cremonesi (ai quali a Lisbona si aggiungono all’80ina di giovani cremonesi insieme al gruppo del Cammino Naocatecumenale) hanno raggiunto il luogo dell’incontro con il Pontefice dopo un faticoso cammino di quasi 4 km sotto la luce battente, perfino in un tratto di autostrada, per poi iniziare a sistemarsi per la nottata sotto il cielo.

Rivoli d’acqua e fango, opere improvvisate di ingegneria con i teli per proteggersi dalla brulla terra e dal caldo cocente: questo lo scenario vissuto dai ragazzi nel primo pomeriggio, tra scene tragicomiche di abbeveraggio alle sorgenti d’acqua e la continua polvere a invadere stuoie e scarpe.

«Premetto che è stato un viaggio lungo e non poco faticoso, il risultato, però, non cambia: quanta bellezza! – esclama Lorenzo da Casalmaggiore –. Vedere gente da tutto il mondo percorrere un’autostrada sotto il caldo del mezzogiorno per poter vivere un momento così intenso sono scene da brividi».

La veglia è, indubbiamente, uno dei momenti più emozionante della Gmg, «un momento per restare in silenzio e pensare, innanzitutto alla fortuna che abbiamo avuto a vivere un’esperienza di questo tipo – aggiunge Lorenzo –. Sarà momento di preghiera, riflessione ma soprattutto di silenzio».

 

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Quasi a suggerire un po’ di coraggio dopo una dura prova, proprio come avvenuto in questi giorni per le strade tortuose e sfidanti di Lisbona, al calare del sole ecco il vento dell’Atlantico a dare ristoro e nuova energia dopo il sudore della giornata.

Ed ecco così scambi di bandiera, canti e sorrisi.

«Siamo ormai giunti alla veglia, nonostante tutto: docce fredde, lunghe camminate sotto il sole scottante, dormite talvolta rese complicate dalla mancanza del letto… – dice il gruppo di Casalmaggiore –. Non possiamo però negare di esserci sentiti comodi nella scomodità, come ha ripetuto anche il vescovo stamattina. In mezzo a momenti di riflessione e preghiera, confessioni e testimonianze davvero significative, abbiamo condiviso momenti di gioia e divertimento con un milione di giovani come noi! Ora siamo qui in attesa di stasera… siamo accampati in un campo arato, semi roccioso e caldo. Non ci vogliamo aspettare nulla per assorbire pienamente tutto quello che ci aspetta».

Un qualcosa di «davvero insostituibile» aggiunge Anna da Cinga de’ Botti. «All’inizio avevo paura dell’ignoto, ma una volta dentro questa esperienza sono rimasta stupita».

La Ggm, comunque la si pensi o si creda, è davvero uno spettacolo.




Il vescovo Napolioni ai cremonesi alla Gmg: «La bellezza di questi giorni sproni a continuare l’urgenza di cambiare il mondo»

La Gmg entra nel vivo dopo i giorni del «festival delle emozioni», come li ha definiti il vescovo Antonio Napolioni davanti al gruppo di giovani pellegrini cremonesi riunitesi come consueto alla Escola Pasque das Nacoes per gli ultimi momenti prima della grande veglia. Con la stanchezza, ma anche la soddisfazione di aver vissuto momenti come ricchi di emozioni, anche i giovani cremonesi si avviano così verso il culmine di un cammino che si concluderà domenica mattina con la Messa conclusiva presieduta da Papa Francesco al Parque Tejo.

Il vescovo Napolioni ha voluto proprio riepilogare tutti gli stati d’animo vissuti in questa settimana in occasione dell’incontro di condivisione e preghiera nella mattinata di sabato 5 agosto insieme a tutti i pellegrini della diocesi presenti a Lisbona.

Insieme a loro anche i brasiliani di Salvador de Bahia, guidati dal proprio parroco, il sacerdote “fidei donum” cremonese don Davide Ferretti. I ragazzi giunti da oltreoceano per la Gmg, che hanno anticipato le giornate portoghesi con una tappa in Italia e in diocesi di Cremona, hanno condiviso con i coetanei italiani la loro esperienza in Portogallo: «Per noi sono stati momenti unici, vedere il Papa dal vivo e ascoltare le sue parole sono stati il motivo della nostra presenza; questi giorni ci hanno aiutati a far risorgere la nostra fede».

Anche i ragazzi cremonesi – circa 500 accompagnati dai propri sacerdoti che hanno aderito alle diverse proposte dei viaggio della Federazione Oratori Cremonesi – hanno voluto condividere impressioni e sensazioni accumulate in questi giorni insieme al Vescovo, tra battute e momenti più seri: dalla «comodità delle relazioni nelle scomodità del dormire» al vento fastidioso durante le docce all’aperto, alle esperienze «esotiche» delle lunghe camminate notturne per rientrare a casa. Monsignor Napolioni ha definito tutto questo una «bellezza», auspicando che queste esperienze possano essere di sprono a continuare quella «urgenza di cambiare il mondo». E ha anche voluto precisare l’importanza delle Messe vissute ogni giorno, perché «è nell’Eucarestia che troviamo Gesù, il modo migliore per averlo qui con noi».

 

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Il gruppo cremonese ha quindi vissuto proprio l’Eucaristia insieme al Vescovo che, con poche e brevi parole, prendendo spunto dalle letture della celebrazione, ha invitato a rilanciare anche nella quotidianità comunitaria l’esperienza di questi giorni: «Siamo in preparazione verso il Giubileo, dove la Terra ha bisogno di essere restituita a tutti, come ha invitato il Papa. Sia perciò una festa della pace, della fraternità, della carità e di giustizia anche per chi è lontano da noi». Da qui l’invito coraggioso e forte di impegnarsi per questo programma, «a perdere la testa come Giovanni Battista per qualcosa di grande, per quel Dio fatto uomo di una speranza migliore per il mondo».

Quindi è iniziato il trasferimento verso il terreno del parco Tejo, a nord del lungo ponte Vasco da Gama sul fiume Tago, che accoglierà i ragazzi della Gmg per la veglia, per la notte tra il 5 e il 6 agosto e per la Messa finale con il Papa. Per la Gmg questo luogo prende il nome di “Campo della Grazia”, ispirato alle parole di Papa Francesco, che ha definito la Giornata «un evento di grazia».

 




Gmg, sabato sera al Maristella insieme per vivere da Cremona la veglia con il Papa

Sono tanti i giovani, provenienti dalle diverse zone della diocesi che, insieme al vescovo Antonio Napolioni ed alcuni amici brasiliani di Salvador de Bahia, sono partiti alla volta di Lisbona per prendere parte la XXVIII Giornata mondiale della gioventù. Proprio in questi giorni sono impegnati nella città portoghese tra preghiere, riflessioni e tanto divertimento in attesa di vivere con Papa Francesco la veglia di sabato 5 agosto.

Tuttavia, poiché sono tanti i giovani che non hanno potuto aderire alle proposte diocesane, alcuni giovani dell’unità pastorale “Madre di Speranza” di Cremona (formata dalle parrocchie di San Bernardo, San Francesco d’Assisi, Borgo Loreto e Maristella) hanno deciso di organizzare un evento come esperienza di fede e aggregazione.

L’invito, esteso a tutti i giovani interessati, in particolare quelli della Zona pastorale 3, è presso l’oratorio Maristella (in via Agreste, a Cremona) nella serata di sabato 5 agosto a partire dalle ore 20 per una cena e dalle 21.30 per unirsi alla veglia della Gmg seguendo in chiesa la diretta.

Per la cena è richiesta la prenotazione cliccando qui. Per ulteriori informazione contattare i numeri 334-5738973 (Riccardo), 3318055688 (Bergo) o 3202187507 (Andrea).

 

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