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L’esperienza di “Casa Magdala” ulteriore passo nel cammino dei giovani della Zona 2

Il secondo incontro del percorso “Eredi di Futuro” per i giovani della Zona pastorale 2, che domenica 9 febbraio si è svolto a Soresina, ha visto riflettere sul tema dell’abitare: abitare il proprio presente, la propria quotidianità, “una questione di stare, insomma, non tanto di fare”. La riflessione è stata guidata dalla testimonianza di Marta Danelli, giovane di Casalpusterlengo, studentessa di Scienze politiche all’Università di Bologna.

Marta ha raccontato ai giovani cremonesi della Zona 2 la propria esperienza dell’abitare, declinandola e rendendola concreta nel racconto delle sue “tre case”.

Partendo dalla sua casa d’origine, la sua famiglia, ha raccontato di come fin da ragazzina si è sempre trovata a vivere in un ambiente accogliente, una casa con le porte aperte. Nella sua seconda casa, vivendo come volontaria presso le strutture dell’Associazione Giovanni XXIII a Bologna, ha sperimentato la dimensione del servizio. Il suo racconto si è poi concentrato sulla sua casa attuale, “Casa Magdala”, dove convivono volontarie e ragazze sulla via del recupero dallo sfruttamento della prostituzione. Casa Magdala nasce all’interno della realtà dell’Associazione “Albero di Cirene”, fondata da un sacerdote bolognese, con un’attenzione speciale per “gli scartati degli scartati”.

Le parole di Marta, forti, autentiche, vere, e la sua semplicità nel raccontare la forza che trova nella preghiera quotidiana, hanno emozionato i partecipanti e hanno dato vita a un confronto autentico tra i giovani.




Eredi di futuro: online il primo incontro per i giovani della Zona 2 (Audio e Foto)

Si è svolto a Pizzighettone, domenica 12 gennaio, il primo incontro della rassegna “Eredi di Futuro”, il percorso di pastorale giovanile rivolto ai giovani della zona 2. Il tema affrontato è stato “Ricordare” (etimologicamente: “Richiamare al cuore”), declinato da un punto di vista insolito: quello del carcere e della giustizia riparativa. Ospiti dell’appuntamento erano infatti don Luigi Gatti, cappellano della casa circondariale di Lodi, e Mara Valtorta, volontaria di “Lo Scarcere”, un’associazione che opera nella medesima struttura.

L’incipit dell’incontro è stata la lettura di due lettere scritte da dei detenuti, da cui il relatore ha tratto spunto per declinare il tema del ricordo, sviluppato tramite i concetti di colpa, scacco e fallimento. Molti sono stati i rimandi ai pensieri di filosofi e scrittori illustri, fino ad approdare al grande tema della giustizia riparativa.

È su tale aspetto che la discussione è entrata nel vivo, in quanto è solo tramite questa “giustizia sotto l’albero”, come l’hanno definita i relatori, che le parti riescono a “ricominciare a vivere”. A fondamento di essa, vi è infatti un incontro tra vittima e aggressore (come avvenuto nel caso di Agnese Moro), incontro che si tramuta in riparazione e da cui scaturisce un nuovo modo di ricordare, un nuovo sguardo sulle ferite del proprio passato.

La serata è poi proseguita con una condivisione delle provocazioni in gruppi di lavoro, per poi terminare con una cena condivisa.

 

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