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«Ogni viaggio è un’esperienza umana che può essere occasione di evangelizzazione e di incontro con il Signore»

Ogni viaggio si configura come un’esperienza umana. Ed è proprio per questo motivo che la Chiesa Italiana, nel corso degli anni, ha deciso che in ogni diocesi ci fosse un ufficio dedicato alla pastorale del turismo. Per la Chiesa di Cremona si tratta di un momento particolare, perché si sta vivendo un avvicendamento proprio su questo fronte. Il presidente dell’agenzia turistica diocesana ProfiloTours dal 2012, don Roberto Rota, dal 2008 è anche direttore dell’Ufficio pellegrinaggi: incarico, quest’ultimo, rispetto al quale nei prossimi mesi passerà il testimone a don Matteo Bottesini.

Alle porte, il pellegrinaggio in Turchia, sulle orme di San Paolo. «Dobbiamo tenere presente che i cristiani non viaggiano solo da pellegrini. Quella è un’esperienza particolare: il pellegrino compie un itinerario che è specchio della vita. Ma non tutti i viaggi sono pellegrinaggi. E il turismo resta una dimensione rilevante». Così proprio don Rota durante l’ultima puntata della stagione del talk diocesano Chiesa di casa.

Alle sue parole hanno fanno eco quelle di Silvana Lucchini, che si è detta «molto contenta di aver partecipato a numerosi viaggi. Per certi versi posso dire – ha affermato – che mi hanno cambiato la vita, perché mi hanno dato l’occasione di incontrare, conoscere e confrontarmi con culture diverse, che prima non conoscevo».

In diocesi, dunque, l’attività legata alla pastorale del tempo libero e del turismo assume una connotazione particolare. Per don Rota «intercetta la vita delle persone durante i momenti più liberi e distesi, ma profondamente umani, come i viaggi appunto, per renderli occasioni di evangelizzazione e di incontro con il Signore». In questo senso, molta rilevanza assume l’esperienza di comunità che si sperimenta. «Io per prima non mi aspettavo di esserne così colpita – ha raccontato Silvana Lucchini – ma stare insieme ad altre persone mi ha davvero fatto bene. Il ritrovarsi per celebrare la Messa, la condivisione dei momenti più semplici e autentici sono qualcosa che porterò sempre con me, al di là del viaggio in sé».

Incontro, scoperta e comunione. Sembrano essere queste le parole chiave messe in luce da don Roberto Rota e Silvana Lucchini. «D’altra parte il viaggio è sempre un “andare verso” – ha ribadito il sacerdote cremonese – e il fatto che gli uomini e le donne di ogni epoca abbiano avuto il desiderio di viaggiare ci fa capire quanto questa esperienza sia radicata e profonda in ciascuno di noi». Un’esperienza umana che apre le porte a ciò che va oltre. Ecco il vero scopo di un ufficio pellegrinaggi: suscitare e provocare una seria riflessione a partire da un’esperienza vissuta.




Tra Grest e Gmg l’estate oratoriana è condivisione e incontro

Condivisione e incontro. Sono queste, secondo Daniela Tansini, giovane dell’oratorio di Soresina, gli elementi centrali delle esperienze estive vissute in parrocchia. «Se parliamo di Grest – ha raccontato la ragazza durante l’ultima puntata di Chiesa di casa, il talk di approfondimento pastorale della Diocesi di Cremona – non posso fare a meno di pensare a tutte quelle persone, più piccole e più grandi di me, che ho avuto modo di incontrare e con cui ho potuto passare le mie estati. Questa è condivisione».

Ed è proprio quello dell’oratorio estivo un tempo utile a «vivere e riscoprire relazioni – secondo don Stefano Montagna, vicario parrocchiale a Cremona nell’unità pastorale Sant’Omobono –. Con la consapevolezza che ci si ritrova per stare insieme, per incontrarsi e per incontrare il Signore». Tempi e spazi consueti, dunque, cambiano durante l’estate, «con i nostri oratori che vengono abitati in modo diverso; oppure cambia il nostro modo di vivere la parrocchia: basta pensare ai campi estivi e a tutte le iniziative oratoriane che non si sviluppano in oratorio».

Proprio a questo proposito, l’estate 2023 vivrà un momento particolarmente significativo soprattutto per i giovani, con la Giornata mondiale della gioventù che sarà celebrata a Lisbona insieme a Papa Francesco.

«Ero già stata alla Gmg di Cracovia nel 2016 – ha ricordato Daniela Tansini – e ancora oggi la descrivo come l’esperienza più bella e importante della mia vita per le emozioni che mi ha regalato. Per questo non vedo l’ora di partire per Lisbona».

E se il lato emotivo è il primo a essere coinvolto, ma anche quello che più facilmente può far rientrare la Gmg in una sorta di nicchia chiusa in se stessa, «è la ripresa di ciò che si è vissuto – per don Montagna – a rendere davvero speciale l’esperienza. Ricordare, riportare alla memoria i momenti salienti è la chiave. Ancora oggi mi capita di parlare con adulti che hanno vissuto le Gmg del passato e che le portano ancora nel cuore».

Ed è in esperienze come queste che, ancora una volta, incontro e condivisione rivestono un ruolo decisivo. Secondo la giovane soresinese sono «gli elementi che la caratterizzano in modo particolare e che permettono di viverla con così tanta partecipazione».

Alla lettura aggregativa e comunitaria don Stefano Montagna ha aggiunto quella ecclesiale: «È molto bello partire insieme ai ragazzi e giovani della parrocchia, per poi vivere la dimensione diocesana e, infine, quella universale. Questo ampio respiro rende la Gmg una vera esperienza di Chiesa, che è incontro, comunione e condivisione».




8xmille, la sensibilizzazione passa anche dalle magliette del Grest

 

“Una firma che fa bene”. Questo il titolo della campagna della CEI volta a promuovere la firma per donare l’8xmille alla Chiesa Cattolica. «Per prima cosa mi piace sottolineare che non si tratta della richiesta di un contributo ‒ ha chiarito don Andrea Spreafico, responsabile diocesano di Sovvenire ‒ ma della scelta di destinare in un modo particolare una piccola somma di ciò che, giustamente, versiamo allo Stato. Il nostro primo dovere, allora, è quello di firmare, per poter avere voce in capitolo sull’utilizzo di quei determinati fondi».

La destinazione dell’8xmille alla Chiesa Cattolica è dunque il modo per sostenere ed accompagnare la vita della comunità. Secondo don Spreafico «già negli Atti del Apostoli si trova il fondamento di questa riflessione. I primi cristiano vivevano mettendo in comune ogni cosa e preoccupandosi del bene dei fratelli, sia spirituale che materiale».

Ed è proprio su questi presupposti che si basa la gestione dei fondi dell’8xmille. Non solo per il sostentamento del clero, «ma anche per la promozione delle iniziative di formazione e carità destinate all’intera comunità civile».

Il punto, dunque, non è semplicemente economico, ma dice di uno stile ‒ quello cristiano ‒ che per sua stessa natura è intriso di carità. «La Chiesa non è una società di capitali ‒ ha spiegato Spreafico ‒ bensì una comunità di persone che desiderano avere a cuore il bene del prossimo».

E se di stile si parla, soprattutto in estate, quello delle parrocchie della diocesi di Cremona è fortemente caratterizzato dalle esperienze del Grest e dei campi estivi. «Abbiamo pensato per questo a qualcosa di particolare ‒ ha concluso don Andrea Spreafico ‒ intervenendo con un contributo per abbassare il prezzo delle magliette degli animatori. Allo stesso tempo abbiamo inserito un qrcode per raccontare e testimoniare quanto possa fare bene la firma dell’8xmille alla Chiesa Cattolica».

Di nuovo, quindi, “Una firma che fa bene”. Una firma che è innanzitutto dovere e che può, a tutti gli effetti, fare la differenza.

 

8xmille alla Chiesa cattolica: ogni anno le firme dei contribuenti diventano migliaia di opere




Cremona e la devozione mariana: a Chiesa di Casa sotto la lente il Santuario lauretano

«La diocesi di Cremona ha una forte connotazione mariana ‒ ha raccontato don Andrea Foglia, parroco di S. Abbondio, a Cremona, nella nuova puntata di “Chiesa di casa” ‒ e il Santuario Lauretano rappresenta l’unica testimonianza cittadina di questo legame con la madre del Signore». Un legame forte e radicato, perché «fin dalla sua fondazione, la Santa Casa, copia di quella di Loreto, è stata voluta da un laico come protagonista della vita civile, entrando a tutti gli effetti nel quotidiano dei cittadini di Cremona».

Ancor più significativo, oggi, è ciò che il Santuario Lauretano rappresenta per i fedeli di S. Abbondio. «La preghiera davanti alla Madonna Nera ‒ ha spiegato Paolo Penci, del Consiglio Pastorale Parrocchiale ‒ accomuna e riunisce la nostra comunità, contribuendo a darci un’identità ben definita. In più, è parte della nostra storia e si inserisce nel solco della tradizione della parrocchia».

Forte il richiamo religioso, dunque, ma significativo anche il rapporto con la cultura di ogni tempo. Ancora oggi, all’inizio del mese di maggio, si celebra la processione cittadina dalla Cattedrale di Cremona alla Santa Casa. «Mi piace anche ricordare ‒ ha sottolineato don Foglia ‒ che in parrocchia abbiamo il museo Lauretano, che raccoglie, tra le altre cose, moltissimi ex voto che testimoniano quanto, nel corso della storia, i fedeli si siano affidati a Maria, oltre a darci un interessantissimo spaccato della società degli ultimi quattro secoli».

Sarà proprio il 2024, infatti, l’anno della celebrazione del quattrocentesimo anniversario della fondazione del Santuario. «Ovviamente abbiamo già iniziato a confrontarci su come celebrare questo momento ‒ ha chiosato Penci ‒ perché riteniamo molto importante dare il giusto spazio a questa occasione. Insieme ai momenti di festa, ci piacerebbe unire incontri particolari di preghiera e formazione, per dar seguito a quella tradizione che vede nel Santuario Lauretano un punto di riferimento per l’intera città».

Un anniversario, dunque, che sarà strettamente legato alla devozione mariana, la quale, però, secondo don Foglia, «è un rimando chiaro alla centralità del Cristo. La stessa Santa Casa ci rimanda al momento dell’Annunciazione, che è strettamente legato al mistero dell’Incarnazione. Pregare Maria significa allora affidarsi per imparare ad essere, come lei, discepoli del vero Maestro».




ISSR S. Agostino, uno studio accademico che alimenta la fede (e offre occasioni di lavoro)

Cremona, Crema, Lodi, Vigevano e Pavia. Cinque diocesi che collaborano in ambito culturale e pastorale. È questa l’idea che fonda e sostiene il percorso di studi proposti all’Istituto Superiore di Scienze Religiose, riferimento di formazione per le Chiese locali.

In particolare, l’ISSR Sant’Agostino, con sede a Crema e con poli didattici a Pavia, Lodi e ora anche a Cremona, ha come scopo la promozione degli studi nel campo della teologia e delle scienze religiose, così da favorire la formazione teologica e culturale di laici, religiosi e sacerdoti che possano svolgere compiti di evangelizzazione e catechesi, insieme alla preparazione dei docenti di Religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado.

«La parola “scienze” è fondamentale all’interno del nostro Istituto –  ha spiegato don Antonio Facchinetti, direttore dell’ISSR di Cremona, nella puntata di questa settimana di “Chiesa di casa” – perché definisce con quale approccio ci avviciniamo allo studio della teologia. Si tratta dunque di un approccio metodologico, con attenzione all’ambito umanistico, e con un taglio scientifico, cioè accademico, a tutti gli effetti».

Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Antonio Tomasoni, ex studente dell’Istituto e insegnante di Religione cattolica: «Personalmente trovo che gli studi affrontati mi abbiano aiutato molto, sia dal punto di vista lavorativo che personale  Oggi posso insegnare grazie a tutte le conoscenze e competenze che ho acquisito all’interno del mio percorso. Allo stesso tempo, però, mi sento profondamente arricchito dai miei studi anche come persona, così come percepisco di aver approfondito il mio cammino di fede».

La prospettiva dell’insegnamento, infatti, non è l’unica ad essere considerata nel percorso di studi proposto dall’ISSR. Esso è rivolto a tutti coloro che, oltre a cercare di entrare nel mondo della scuola, vogliono acquisire maggiori strumenti in ambito pastorale, oppure sentono il desiderio di approfondire gli studi biblici e teologici per cultura personale.

«Si tratta di una dinamica molto bella –  ha proseguito don Facchinetti – proprio perché permette un confronto tra chi è in cammino con obiettivi differenti. Anzi, ci piacerebbe che crescesse sempre più il numero di persone che vivono gli studi teologici con passione ed interesse innanzitutto personale: sarebbe una bellissima testimonianza di fede per tutta la comunità».

Dal punto di vista pratico, il percorso di studi si articola in tre modalità differenti. La base di partenza è la laurea triennale in Scienze Religiose, a cui fanno seguito, per chi lo desidera, due lauree magistrali leggermente diverse: una prima rivolta a coloro che desiderano insegnare; una seconda pensata per chi ha impegni in ambito pastorale.

«Pur essendo passati già dieci anni –  ha commentato Antonio Tomasoni –  ho un ricordo molto bello: oltre al valore culturale di ciò che ho studiato, che ancora oggi porto con me e ritengo molto prezioso, mi piace sottolineare il clima positivo che si respirava, quello di una vera comunità».

Secondo don Antonio Facchinetti, quindi, la proposta dell’ISSR è dunque l’ideale connubio tra scienza e fede, «perché unisce un approccio accademico con un taglio e un metodo scientifico, all’attenzione alla vita quotidiana, al territorio e agli aspetti più umani, che è proprio l’approccio della fede cristiana».

L’offerta formativa

È ormai in fase chiusura l’anno accademico 2022/2023, ma si pensa già al prossimo. Si sta infatti sempre più consolidando nella città di Cremona la presenza dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Sant’Agostino», espressione accademica delle Diocesi di Crema-Cremona-Lodi-Pavia-Vigevano. Dal prossimo anno un ulteriore percorso di studio si avvarrà a Cremona del polo per la formazione a distanza (Fad): anche le lezioni del terzo e del secondo anno si svolgeranno nel Seminario vescovile che lo scorso anno ha già ospitato le studentesse e gli studenti del primo anno.

A partire da martedì 3 ottobre e fino a giovedì 30 maggio, numerosi docenti della diocesi terranno i corsi di Filosofia, Sacra Scrittura, Teologia fondamentale, Teologia dogmatica, Teologia morale, Scienze Umane, Storia Ecclesiastica, Diritto. Le sere di martedì e giovedì, dalle 16.45 alle 19.45, e la mattina di sabato, dalle 9 alle 13, insegnanti qualificati svolgeranno le lezioni accademiche, nelle discipline previste anno per anno, in modo autonomo oppure in collegamento Fad con le aule di Lodi e di Pavia. Nei mesi invernali – come lo scorso anno – le lezioni saranno erogate online per una quota significativa, alleviando così i disagi degli spostamenti, peraltro oggigiorno anche costosi.

Al di là degli stretti ambiti accademici volti al conseguimento del titolo di laurea semplice o magistrale dopo tre o cinque anni, l’offerta didattica è così ampia e qualificata che può coinvolgere anche operatori pastorali per affinare o aggiornare la propria preparazione di base. In questo modo, agli studenti e studentesse ordinari si possono affiancare anche gli uditori che intendono usufruire soltanto di qualche percorso scolastico specifico. In questo modo, chi annuncia o testimonia il Vangelo nelle proprie comunità ecclesiali potrà davvero fondare su solide basi il proprio servizio qualificato.

L’istituto persegue le proprie finalità formative istituendo non solo i corsi accademici, che conferiscono i gradi di laurea triennale e magistrale, ma anche promuovendo iniziative di studio e ricerca e curando pubblicazioni nei campi di propria competenza.

Le iscrizioni

Fissata al prossimo 15 settembre la scadenza per le iscrizioni al prossimo anno accademico all’Issr «Sant’Agostino». Saranno infatti da effettuare entro quella data il pagamento della quota e la consegna o l’invio del modulo d’iscrizione. Fanno eccezione gli studenti fuori corso, che potranno effettuare il pagamento entro il 15 dicembre. Per gli studenti ordinari la quota è di 800 euro e compre l’immatricolazione, la partecipazione a tutti i corsi, gli esami, la tessera della biblioteca e l’accesso al settore riservato del sito internet. Discorso differente invece per lo studente uditore, per cui è prevista una quota di iscrizione di 100 euro, comprensiva di un corso. Poi, il pagamento di 50 euro per ogni corso scelto, per un massimo di quattro corsi, e di 10 euro per l’iscrizione a ogni singolo esame. I fuori corso, per mantenere lo status di studente, dovranno versare ogni anno la quota di 350 euro. Per maggiori dettagli e per le informazioni riguardanti il pagamento visitare il sito www.issrsantagostino.it.




Vocazioni, come un meraviglioso poliedro

Un meraviglioso poliedro. Questo il titolo scelto per la sessantesima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, celebrata a livello universale domenica 30 aprile. Un chiaro riferimento alle parole di Papa Francesco, che definisce proprio in questo modo la Chiesa nella Christus Vivit. Allo stesso tempo, un evidente richiamo alla missione di ogni cristiano, invitato a vedere nella comunità le sue molteplici sfaccettature per coglierne il grande valore.

Ospite della nuova puntata di “Chiesa di Casa”, don Francesco Cortellini, vicerettore del Seminario di Cremona e incaricato diocesano per la Pastorale vocazionale, ha ripreso il titolo della Giornata sottolineando la bellezza di «una Chiesa che si compone di molti volti, di molte facce, esattamente come un poliedro. Ed è proprio in questa differenziazione che si cela la presenza del Signore, che in modi diversi chiama gli uomini e le donne di ogni tempo a seguirlo».

Chiamata, invito, proposta sono dunque le parole chiave quando si parla di vocazione. «Immagino il disegno di Dio sulla vita di ciascuno – ha raccontato suor Valentina Campana, dell’equipe diocesana di pastorale vocazionale – come un progetto che ha come scopo ultimo la felicità dell’uomo. A noi è lasciata la libertà di decidere se rispondere alla chiamata del Signore, se accogliere la sua proposta di pienezza».

E se, da un lato, non è sempre semplice cogliere i segnali della vocazione, dall’altra «è forse più semplice – secondo Cortellini – prendere come esempio la dinamica dell’innamoramento: quando lo si sperimenta, ci si accorge di ciò che fa star bene. Allo stesso modo, parlando di vocazione, è importante provare a comprendere quali sono le esperienze che ci scaldano il cuore. Lì il Signore ci parla».

Parlare di vocazione, però, non significa limitarsi al mondo ecclesiastico, o religioso. «Come un meraviglioso poliedro, la Chiesa riconosce il valore di ogni vocazione, di ogni esperienza di vita», ha precisato suor Valentina Campana.

Ed è proprio questo lo scopo della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni: suscitare una riflessione sull’esperienza di vita di ciascuno. «C’è una dimensione di preghiera che è innanzitutto personale – ha concluso don Francesco Cortellini – per la comprensione e l’accompagnamento della vocazione di ciascuno. Ma c’è anche un valore comunitario: ciascuno di noi è invitato a pregare perché nella Chiesa ciascuno colga, viva e incarni la propria vocazione camminando verso la pienezza di vita che il Signore sa donare».

Questo è anche l’augurio che conclude il messaggio di Papa Francesco relativo a questa Giornata: “Le iniziative di preghiera e di animazione possano rafforzare la sensibilità vocazionale nelle nostre famiglie, nelle comunità parrocchiali e in quelle di vita consacrata, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali. Lo Spirito del Signore risorto ci scuota dall’apatia e ci doni simpatia ed empatia, per vivere ogni giorno rigenerati come figli di Dio”.




Don Primo, «un profeta che parla ai cristiani di ogni tempo»

Nel sessantaquattresimo anniversario della sua scomparsa si torna a parlare di don Primo Mazzolari, il sacerdote cremonese che, tra il primo e il secondo dopoguerra, ha fatto parlare di sé e del suo modo di vivere il Vangelo. Nella nuova puntata di “Chiesa di casa”, il talk di approfondimento pastorale della Diocesi di Cremona, è infatti intervenuta la presidente della fondazione Don Primo Mazzolari di Bozzolo, Paola Bignardi, che ha approfondito alcune tematiche care al Parroco d’Italia.

«Uno dei temi fondamentali nella sua esperienza di vita è certamente la cultura, sia perché lui stesso era uomo di cultura, sia perché ha sempre cercato di impastarla con la vita quotidiana della sua gente». E non è un caso che il convegno promosso dalla Fondazione Mazzolari sabato 15 aprile a Bozzolo abbia come focus proprio la questione educativa.

«Quella di don Mazzolari – ha precisato Matteo Lodigiani, collaboratore dell’ufficio comunicazioni diocesano e legato alla figura del parroco di Bozzolo – è una testimonianza che ha valore ancora oggi: il suo modo di vivere il Vangelo era fortemente compromesso con la storia degli uomini. Ha vissuto in prima linea l’esperienza della guerra e non si è mai tirato fuori dalle questioni politiche e sociali del secolo scorso. Questo aiuta anche noi a comprendere come essere cristiani nel mondo, indipendentemente dal fatto che siamo sacerdoti, religiosi o laici».

In questo senso, il sacerdote cremonese è stato precursore dei tempi. Più volte, in questi anni, Papa Francesco ha invitato i sacerdoti a essere pastori con l’odore delle pecore, e Mazzolari non è stato certo un parroco che si è tenuto a distanza dal suo popolo. Ecco perché, secondo la Bignardi, «don Primo può essere considerato un profeta. Ha avuto a cuore alcune questioni su cui solo negli ultimi anni è stato posto l’accento a livello di Chiesa universale. Penso semplicemente all’attenzione per i lontani, o al tema della misericordia, che, nella sua interpretazione, è l’unico modo per vivere concretamente il Vangelo».

Come tutti i profeti, anche Mazzolari ha avuto dei momenti di difficoltà, di scontro con la Chiesa del suo tempo. «Ci basta ripercorrere la storia di Gesù – ha chiosato Lodigiani – per capire cosa può accadere a chi si fa portatore autentico della parola di Dio».

Nonostante questo, però, procede da diversi anni la fase diocesana del processo di beatificazione del Parroco di Bozzolo, che, per Paola Bignardi, «è un segno bello e evidente di come il modello proposto da don Primo sia significativo per i cristiani di ogni tempo e testimonia, con ancora più efficacia, la sua autenticità nel vivere il Vangelo».




Prima tu! Già tempo di tuffarsi nell’estate oratoriana

Prima tu! La maglia che gli animatori del prossimo Grest indosseranno, porterà proprio questa scritta. «È un invito a buttarsi, a mettersi in gioco – ha spiegato Emanuele Bergami, educatore, volontario della Federazione Oratori Cremonesi e membri della commissione regionale CreGrest, durante la nuova puntata di “Chiesa di Casa” – rivolto a tutti i ragazzi e giovani che sentono il desiderio di vivere un’esperienza di gioia, condivisione e cura». E sarà proprio la cura il tema centrale del Grest 2023, intitolato “Tuxtutti – E chi è mio prossimo?”.

Per Paolo Mazzini, grafico di TeleRadio Cremona Cittanova e anch’egli della commissione regionale CreGrest, quella di avere un versetto biblico come sottotitolo «è una scelta forte, a cui teniamo molto. È il segno evidente che, alla base della nostra proposta, c’è la Parola, l’incontro con il Signore».

Una caratteristica, questa, che rende l’esperienza del Grest diversa da tutte le altre. «In estate i nostri cortili si aprono per accogliere qualcosa di magico – ha proseguito Bergami – ovvero la presenza di centinaia di bambini e ragazzi che hanno il desiderio bello di stare insieme, di condividere le proprie giornate in un luogo speciale: l’oratorio».

E se l’estate è il periodo in cui ogni comunità parrocchiale vede concretizzarsi la proposta estiva, la progettazione del CreGrest, invece, avviene molto tempo prima. «il nostro lavoro in commissione – ha commentato Mazzini – precede di parecchi mesi l’attività di educatori e animatori. La logica che ci guida è quella di progettare strumenti, come il manuale o i materiali vari, che siano in grado di mettere le singole parrocchie nelle condizioni migliori per portare avanti il Grest». Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Bergami: «La presenza di dodici diocesi differenti e di giovani provenienti da tutto il territorio regionale rende l’esperienza di progettazione molto diversificata, ma, allo stesso tempo, estremamente arricchente».

Con la fase di strutturazione della proposta ormai alle spalle e con la presentazione del Grest ai responsabili appena conclusa, ora si procede verso la data del 7 maggio, giorno in cui “Tuxtutti” verrà ufficialmente svelato agli animatori.

«Le canzoni, le grafiche e le attività proposte – ha concluso Mazzini – saranno presto sotto gli occhi di tutti. Come commissione, quello che ci auguriamo è che possano davvero diventare occasione di crescita, e di stimolo alla cura, per tutte le persone che li utilizzeranno».

 

TuxTutti, il Grest 2023 sull’esempio del Buon Samaritano




La liturgia, un legame con l’indicibile da vivere più che spiegare

Un legame con l’indicibile. Così potrebbe essere definita la liturgia stando alle parole di don Daniele Piazzi, responsabile dell’ufficio liturgico della diocesi di Cremona. Intervenuto nella nuova puntata di “Chiesa di casa” insieme a Michele Bolzoni, cantore della Cattedrale, il sacerdote cremonese ha infatti sottolineato come «i riti che celebriamo hanno il compito di dire l’indicibile attraverso un linguaggio proprio. E non sono tipici solo della nostra tradizione religiosa, ma hanno radici molto antiche».

Nel caso della fede cristiana, poi, trovano espressione particolare nella celebrazione eucaristica che, secondo Michele Bolzoni, «è una testimonianza di fede grandiosa. Vedere un’assemblea riunita, i fedeli che, insieme, cantano e lodano il Signore, racconta di un legame particolare all’interno della comunità e con Dio».

E proprio su questa doppia dimensione di incontro che la liturgia porta con sé si è soffermato don Piazzi. «Il rito non parla di sé, non è autocentrato. Più una liturgia è ben celebrata, più saprà mettere in comunicazione le persone che la vivono con l’Altro».

Ciò che è necessario, dunque, «è una vera e propria educazione alla celebrazione – ha spiegato Bolzoni – così da rendere sempre più universale il linguaggio della liturgia. Non servono particolari semplificazioni o edulcorazioni, bensì la capacità di trasmettere ciò che si sta vivendo».

E con una particolare attenzione al vissuto ha concluso la propria riflessione anche don Daniele Piazzi, che ha ricordato come «a un bambino piccolo non si consegna una grammatica, ma lo si fa parlare. Allo stesso modo non si può pensare di insegnare la liturgia, o il linguaggio del rito, senza viverlo. È solo sperimentandolo in prima persona che si può pensare di comprenderlo».

Non è mancato poi, in chiusura di puntata, un riferimento agli eventi che hanno visto, e vedranno, la Cattedrale protagonista: la dedicazione dell’altare, diverse ordinazioni episcopali negli ultimi anni e la Settimana Santa.

«Posto che la Settimana Santa è fuori categoria – ha scherzato don Piazzi – bisogna ammettere che celebrazioni così particolari sono difficilmente sperimentabili in parrocchia. In questi casi è la Diocesi intera che si muove. Eppure, nonostante una macchina organizzativa imponente, ho sempre visto grande partecipazione, segno che c’è, tra i fedeli, il desiderio di vivere con passione ed entusiasmo questi momenti».




«Nei percorsi in preparazione al matrimonio tanti strumenti per vivere la nostra relazione»

“Come sigillo sul tuo cuore”. È questo il titolo scelto per l’incontro, che si terrà nel pomeriggio di domenica 19 marzo presso il seminario vescovile di Cremona rivolto alle coppie di fidanzati in cammino verso il matrimonio. L’appuntamento di preghiera e condivisione vedrà la presenza del vescovo, mons. Antonio Napolioni, pronto a mettersi in dialogo con tutti i presenti.

E se il dialogo è fatto di parole, la complicità dei fidanzati si coglie dagli sguardi. Come quelli di Mattia Bazzoni e Giulia Caviglia, che, ospiti della nuova puntata di “Chiesa di casa”, il talk di approfondimento pastorale settimanale, hanno raccontato il loro modo di stare insieme semplicemente fissando gli occhi l’uno sull’altra.

«Anche se siamo già sposati da alcuni mesi – ha scherzato Mattia Bazzoni – ci ricordiamo bene del percorso di preparazione al matrimonio. Per noi è stato molto prezioso: ci ha aiutati a nutrire l’attesa di una vita insieme». Il focus del cammino, infatti, non è stato solo spirituale. «Ci sono stati dati molti strumenti per vivere la nostra relazione, in particolare per imparare a confrontarci», ha ricordato Giulia Caviglia.

E proprio perché quello in vista del matrimonio è un cammino, la consapevolezza di chi lo affronta è quella di vivere un percorso rivolto verso il futuro. «La paura di sbagliare c’è sempre, soprattutto per una scelta grande come il matrimonio – secondo la giovane – ma si ha anche la consapevolezza di avere sempre accanto una spalla, un compagno pronto a sostenerci ed aiutarci».

A spaventare poi, molte volte, è il senso di definitività che il sacramento porta con sé. «Il “per sempre” però – ha spiegato Bazzoni – è l’unica forma di impegno che conta davvero, perché è il riflesso dell’amore di Dio. E questo ci conforta: ci sentiamo accompagnati dal Signore, che veglia su di noi. In fondo, stiamo solo percorrendo la strada che Qualcun altro ha già preparato per noi».

Una strada lunga una vita che, per Giulia Caviglia, addirittura «supera le aspettative che avevamo prima di sposarci. Riusciamo sempre a percepire un fondo di gioia in ogni nostra giornata, dato dal sentire che abbiamo raggiunto ciò che desideravamo perché stiamo affrontando il domani insieme. Per questo alle coppie di fidanzati direi di lanciarsi verso il futuro senza paura, perché ciò che li aspetta è bellissimo».

Alle sue parole hanno fatto eco quelle del marito. «Per noi il matrimonio è stato il punto di partenza per una nuova vita. A chi si sta preparando auguro di saper sfruttare ogni occasione, come l’incontro di domenica 19 marzo con il vescovo, per fermarsi a riflettere su ciò che si sta vivendo».