1

Borsa di sant’Omobono: un anno di impegno da rinnovare

Un anno di impegno, da rinnovare. A un anno dall’istituzione della Borsa di S. Omobono, il fondo della Diocesi di Cremona istituito per sostenere coloro che hanno perso un lavoro o che vivono un grave momento di difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria, Caritas Cremonese traccia un bilancio dell’importante iniziativa di solidarietà che ha coinvolto l’intero territorio. E lo fa in occasione della Settimana della Carità, che quest’anno si celebra in diocesi dall’8 al 14 novembre, come tradizione nell’ambito della solennità di sant’Omobono – il “padre dei poveri” patrono della città e della diocesi di Cremona (13 novembre) – e della Giornata mondiale dei poveri (14 novembre).

In un anno il contributo offerto attraverso la Borsa di S. Omobono è stato complessivamente di 160mila euro, a sostegno di 400 nuclei familiari. Nel dettaglio:

  • 73.526 euro sono i contributi erogati attraverso le cinque Zone pastorali e utilizzati per accompagnare 205 famiglie, intercettate dalla rete delle parrocchie, in particolare dai centri d’ascolto delle Caritas e delle San Vincenzo parrocchiali, il cui ruolo è stato quello dell’ascolto e dell’approfondimento di ogni situazione attraverso il contatto diretto con le famiglie, alle quali è stata chiesta la documentazione comprovante lo stato di bisogno. Ogni richiesta è stata vagliata da un’equipe di lavoro presente in ciascuna delle cinque zone pastorali, con rappresentanti della Caritas diocesana e delle Parrocchie (sacerdoti, diaconi e laici).
  • 44.510 euro sono stati gli ulteriori fondi generati dalla compartecipazione di parrocchie, associazioni, privati e Comuni destinati al sostegno delle famiglie coinvolte. Il lavoro di rete territoriale, infatti, è stato completato attraverso il contatto con numerose associazioni e con i servizi sociali dei Comuni, in modo da ottimizzare l’utilizzo delle risorse.
  • 39mila euro sono serviti a fronteggiare ulteriori 195 interventi, a fronte delle richieste giunte direttamente al Centro d’ascolto della Caritas diocesana di via Stenico, a Cremona.

I fondi sono stati utilizzati principalmente per le aree d’intervento della casa e della salute (affitto, mutuo, bollette di luce-gas-acqua, medicinali e visite mediche), del lavoro (avvio di tirocini formativi o borse lavoro), dello studio (sostegno per il pagamento di libri scolastici, strumenti didattici, mense, rette scolastiche oppure corsi post-diploma), del ritorno al lavoro (iscrizione a corsi di formazione o aggiornamento finalizzati ad un reinserimento lavorativo).

Circa il 40% di coloro che hanno beneficiato dell’aiuto sono “nuovi poveri”, cioè persone che si sono rivolte per la prima volta ai centri d’ascolto presenti sul territorio diocesano oppure alle parrocchie.

«Questi dati – spiega don Pierluigi Codazzi, direttore di Caritas cremonese – riguardano solo la Borsa di S. Omobono, che si offre come ulteriore strumento di sostegno alla tradizionale capacità delle nostre realtà ecclesiali e associative di rispondere ai vari bisogni. La crisi dovuta alla pandemia ha comportato per il territorio diocesano un aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito, generando difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine, depressione, rinuncia/rinvio di  cure e assistenza sanitaria. La generosità di sant’Omobono è proverbiale: la sua borsa non si esauriva, proprio perché sempre pronta ad aprirsi ai bisogni. A tutte le realtà che si stanno quotidianamente impegnando va il nostro sentito ringraziamento. A tutti noi indistintamente, come anche a realtà associative e imprenditoriali, è chiesto di contribuire al mantenimento di questo importante strumento».

È possibile contribuire al progetto Borsa di S. Omobono con versamenti:

  • presso gli uffici della Caritas diocesana, in via Stenico 2/b a Cremona
  • su conto corrente postale n. 68 411 503
  • su conto corrente bancario (Iban IT 57 H 05156 11400 CC054 0005161)

intestati a Fondazione San Facio Onlus e con causale “Borsa di Sant’Omobono”.

Le donazioni sono deducibili se fatte con bonifico, assegno o versamento postale.

 

«C’è un fermento di carità capace di generare»: a Chiesa di Casa numeri e azioni della Borsa di Sant’Omobono




«C’è un fermento di carità capace di generare»: a Chiesa di Casa numeri e azioni della Borsa di Sant’Omobono

 

Nell’appuntamento di questa settimana, la rubrica di approfondimento Chiesa di Casa affronta il tema della carità. Si avvicina, infatti, la tradizionale Settimana della carità, che come ogni anno ricorre per la diocesi in occasione della solennità di Sant’Omobono, patrono della città e della diocesi e padre dei poveri, e della Giornata mondiale dei poveri che da cinque anni si celebra nella seconda domenica di novembre.

Ospiti in studio, intervistati da Riccardo Mancabelli, sono stati don Pierluigi Codazzi, direttore di Caritas Cremonese e Alessio Antonioli, operatore del Centro di Ascolto della Caritas diocesana: al centro della trasmissione le iniziative di solidarietà proposte alle comunità della Chiesa cremonese, in particolare la Borsa di Sant’Omobono, il fondo istituito per far fronte alle situazioni di fragilità economica sul territorio, riproposto e rilanciato a un anno dalla sua istituzione.

Nel dialogo, don Codazzi descrive la carità come «una dimensione che deve essere vissuta da tutti, nelle nostre comunità» e, riferendosi ad Omobono, spiega che il Santo patrono «ha generato e continua a generare questa attenzione all’altro che è dimensione fondativa del nostro essere credenti».

Il messaggio per la Giornata mondiale dei poveri di Papa Francesco ha proposto come tema: «I poveri li avete sempre con voi». A questo proposito, Alessio ha portato all’attenzione i dati riguardanti la povertà nella nostra diocesi: è in aumento non solo numero dei poveri, ma anche dei cosiddetti «nuovi poveri», cioè persone, famiglie che mai si sono rivolte alle parrocchie, alle Caritas, o alle San Vincenzo parrocchiali.

Durante la trasmissione si è offerta poi l’occasione per un report sul primo anno di azione sul territorio della Borsa di S. Omobono: circa 400 sono i nuclei familiari aiutati nell’ultimo anno, con un contributo complessivo di circa 160 mila euro, erogato grazie all’impegno delle equipe Caritas nelle zone pastorali, delle parrocchie, delle associazioni, dei Comuni e dei gruppi di solidarietà. Gli ambiti di intervento sono vari e non esclusivamente di natura economica: dalle cure mediche non coperte dal sistema socio-sanitario nazionale alle esigenze dei più giovani, come lo studio o il doposcuola; inoltre, aggiunge Alessio «altra voce importante è la possibilità di aiutare a recuperare capacità lavorativa, oppure i corsi di formazione professionale che aiutino nella ricerca di un lavoro».

Le necessità dei poveri includono anche «quelle solitudini nel microcosmo delle nostre comunità che non passano attraverso il Centro di Ascolto», come spiega don Codazzi, aggiungendo anche che, per capire le esigenze reali delle persone, « si corresponsabilizza il territorio perché lo si ritiene l’elemento più vicino al bisogno», dunque la gestione della Borsa non è centralizzata, ma dalle parrocchie, dalle zone pastorali. Secondo don Codazzi, infatti, «C’è un fermento, nei territori, che è davvero generativo».

Anche il Centro di Ascolto si muove per i bisogni effettivi dei poveri. Da un lato, come ricorda Alessio, esiste chi approfitta dei servizi offerti e, per questo, viene richiesta sempre la documentazione; dall’altro lato, però, c’è anche chi, per vergogna, rimane fuori da questa attenzione e non comunica il proprio bisogno. A tal proposito, secondo Codazzi, la sfida sta nell’educarsi a entrare in questa mentalità: «dev’essere contagiosa l’attenzione all’altro, dovrebbe diventare una normale aspetto della vita». L’invito,  non è solo quello di fare offerte, ma soprattutto una sollecitazione ad accorgersi, vedere il bisogno dell’altro, sempre in rapporto ad una comunità che si muove nella medesima direzione.

 

Borsa di sant’Omobono: un anno di impegno da rinnovare




Verso la Festa dei Lavoratori, dalla Borsa di Sant’Omobono storie di riscatto e speranza

A pochi giorni dalla festa dei lavoratori che anche quest’anno (e forse con ancora maggiore urgenza e profondità) si celebra il primo di maggio il tema del lavoro, del reinserimento occupazionale, il sostegno alle situazioni di particolare fragilità , è al centro dell’attenzione pubblica, come conferma il Messaggio per la Festa dei Lavoratori pubblicato dai vescovi italiani e ripreso nello speciale del Giorno del Signore che andrà in onda sui sui canali web e social della Diocesi di Cremona e su Cremona 1 proprio nella serata di sabato 1 maggio.

Non solo riflessione e approfondimento, però. La vigilia di un altro Primo maggio segnato dall’emergenza sanitaria e con l’incombere di una crisi economica, sociale e occupazionale che minaccia di pesare gravemente sul presente e sul futuro, è anche occasione per raccogliere esperienze capaci di tenere acceso il segno della speranza. Come la storia di Smeralda, una giovane mamma che ha trovato nel sostegno della Caritas di Caravaggio e della equipe Caritas della Zona 1 un appoggio per uscire da una situazione di difficoltà per lei e la sua famiglia.

Quando il compagno è rimasto senza lavoro a causa della pandemia la sua famiglia si è ritrovata senza reddito, con la paura di non riuscire a far fronte alle spese necessarie per mantenere la casa e garantire un futuro sereno ai figli. A venire in soccorso è stata la rete solidale della Borsa di Sant’Omobono che ha offerto alla famiglia di Smeralda prima un aiuto economico per far fronte alle necessità incombenti, poi l’ha accompagnata nell’ingresso al progetto “Borsa lavoro” di Mestieri Lombardia. Ora guarda al futuro per sé e per la sua famiglia con una nuova speranza.

Quella di Smeralda è una delle storie che raccontano l’impegno e l’efficacia del modello solidale istituito con la Borsa di Sant’Omobono, l’iniziativa promossa dalla Diocesi proprio per far fronte alle emergenze lavorative causate dalla pandemia e gestita dalla Caritas Cremonese grazie ad una rete di equipe sul territorio.

E proprio la Caritas racconta l’esperienza della Caritas Zona 1 in questi mesi nell’approfondimento pubblicato nei giorni scorsi sul nuovo sito internet.

«Spesso, e con maggior incremento in questo ultimo anno – spiega al sito Caritas una delle referenti Caritas di Zona 1, Stella Barbati – le situazioni di fragilità delle famiglie che incontriamo sono aggravate dalla mancanza di un posto di lavoro che risulta difficile da trovare. Causa anche la penuria di posti di lavoro rispetto alle consistenti disponibilità degli aspiranti lavoratori, le persone più fragili non passano facilmente le selezioni che il mercato del lavoro impone loro. Ed ecco che entra in gioco il progetto “Borse lavoro” che considera il lavoro come l’arma di riscatto personale e la chiave di volta per sistemare le difficoltà economiche in cui tante famiglie versano».

In che modo? – si legge ancora nell’articolo – La Caritas della Zona 1 si pone come “filtro”: intercetta le famiglie che si adattano al progetto e condivide le informazioni con Caritas parrocchiali e associazioni del territorio aderenti. I soggetti coinvolti si dividono l’impegno economico per sostenere le borse lavoro. Caritas contattata l’agenzia del lavoro Mestieri Lombardia (sede di Treviglio) e presenta i curriculum dei candidati e le borse lavoro a disposizione. L’agenzia avvia la ricerca della sede di lavoro, fa colloqui con il lavoratore, gestisce le questioni burocratiche per l’avvio dell’inserimento lavorativo, anche verificando la possibilità di accesso a fondi regionali o nazionali. Inoltre, una volta partita
l’esperienza lavorativa, la Caritas si accompagna la famiglia in un percorso di educazione all’uso delle risorse economiche fino alla completa autonomia. Un investimento sicuramente oneroso da parte del territorio, ma proiettandolo sul lungo periodo, un impegno che si rivela vincente «sia per la maggiore dignità riservata alla famiglia che richiede l’aiuto – continua Stella –, sia per il cambiamento di direzione del nostro servizio che da assistenzialistico si fa promotore di una rinascita, sia dal punto di vista economico poiché, se si arrivasse all’assunzione, la prospettiva sarebbe la sospensione di altri contributi di sostegno a fronte di uno stipendio fisso e della possibilità di raggiungere una certa autonomia».

Accanto al progetto delle “Borse lavoro”, Caritas Zona 1 ha attivato a febbraio un’altra iniziativa interessante, quella del Carrello sospeso: una raccolta di alimenti donati dai clienti dei centri commerciali del territorio di Caravaggio e redistribuiti a chi ha più bisogno. Visto il successo dell’iniziativa (presso due supermercati e una bottega in un mese è stata raccolta 1 tonnellata di alimenti), la Caritas Zona 1 ha deciso di riproporla con una formula un po’ diversa. Dal Carrello sospeso si sta passando al Cestino sospeso, con il coinvolgimento dei negozi dei piccoli paesi di tutta la zona che stanno rispondendo positivamente all’iniziativa e che, anche loro, spesso contribuiscono a incrementare la raccolta di prodotti da destinare a persone e famiglie in difficoltà.

 




Come sta andando la «Borsa di Sant’Omobono»: dati, storie e prospettive del progetto di carità diocesano

La proposta della Borsa di Sant’Omobono è stata accolta e proposta dalla Diocesi di Cremona come una sfida che permetteva alle comunità di far proprio l’invito di Papa Francesco «nessuno si salva da solo» e un’opportunità per accompagnare e sollevare dalle fatiche di questo periodo almeno qualche persona, tra le tante che abbiamo tutti incrociato. Gli attenti colloqui che sul territorio le equipe della Caritas cremonese e i volontari delle parrocchie hanno sostenuto con le famiglie e il lavoro di ricerca di compartecipazione economica e progettuale dei diversi enti e associazioni del territorio hanno richiesto tempo e pensiero, come anche la fatica e la bellezza dell’ascolto.

Così scrive un operatore: «In questi mesi in cui stiamo sperimentando l’iniziativa della Borsa di S. Omobono, mi ha colpito molto la capacità delle parrocchie “incontrate” di seguire con attenzione e costanza le situazioni di bisogno incontrate, con una continua vicinanza. Questo modo di farsi prossimo, ho constatato, ha anche permesso di sollecitare una compartecipazione da parte degli interessati che, in alcuni casi, non è stato necessario chiedere. Mi ha anche piacevolmente colpito vedere come le parrocchie sappiano lavorare in sinergia con le realtà del territorio circostante, attivando risorse non solo economiche. E questo con grande vantaggio di chi si trova nella necessità. Laddove le parrocchie sono attive, c’è proprio un bel fermento».

Particolare interesse ha suscitato il fondo Borsa di Sant’Omobono in città: prova ne è il fatto che le domande (35) provengono da 14 parrocchie diverse. Solo alcune riguardano però nuclei sconosciuti alla rete delle parrocchie o di Caritas diocesana e dei servizi sociali: forse ciò può indicare una difficoltà di far conoscere il fondo da parte della comunità, oppure nella abilità nel rintracciare le risorse da parte dei soliti “assistiti professionisti”. Alcune parrocchie si sono trovate in difficoltà nell’incontrare i richiedenti (centro d’ascolto non presente o temporaneamente inattivo causa emergenza covid): in questo caso ha supplito il centro d’ascolto della Caritas diocesana.

L’avvio dell’esperienza della Borsa di Sant’Omobono ha però posto in risalto anche elementi di criticità.
Le comunità faticano, e non poco, ad utilizzare queste risorse, con tutto ciò che questo significa.

È evidente che, come vi è in alcuni
una profonda capacità di solidarietà,
in altre realtà vi è una profonda e radicale crisi “caritativa”
e coglierlo è decisamente utile e salutare.

“Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (Atti 2,42). La carità, con la Parola e l’Eucaristia, è uno dei pilastri irrinunciabili della Chiesa e se uno di questi viene meno, semplicemente la Chiesa cessa di essere se stessa.

Ripensare la vita caritativa, anche e non solo attraverso la Borsa di Sant’Omobono, è un dovere e una opportunità:

il numero di richieste di intervento
attraverso la Borsa potrebbe essere maggiore
e questo è un segnale da cogliere.

Certamente le ragioni possono essere diverse:

    1. la doverosa prudenza in tempo di pandemia ha limitato tanti aspetti della vita e della pastorale, comprese le attività caritative
    2. il clero a volte ha fatto da “imbuto” nella comunicazione verso il laicato (in alcune realtà si ignora ci sia il fondo della Borsa di S.Omobono e come funziona)
    3. la modulistica è stata giudicata come eccessivo carico burocratico, anziché come traccia e strumento per avviare relazioni;
    4. per evitare la modulistica qualcuno ha provveduto direttamente, anziché condividere la situazione a livello di equipe zonale, specie per piccole cifre;
    5. qualcuno ha pensato di evitare di avviare processi vissuti come pericolosi, perché una volta esaurita la Borsa, poi si sarebbe dovuto gestire persone e bisogni che non cesseranno di bussare alla tua porta;
    6. il meccanismo della Borsa porta ad avviare relazioni e questo, forse, è una fatica che alcuni scelgono di non accollarsi, preferendo le classiche distribuzioni (pacchi, vestiti, ecc.) che comunque consentono di fare qualcosa, senza per forza avviare processi di presa in carico educativa, sicuramente più faticosi.

Lasciamo ora, per un momento, spazio a “buone” storie da raccontare.

Come la storia di una famiglia numerosa con padre in cassa integrazione e affetto da Covid per la quale Caritas diocesana e parrocchiale, con la compartecipazione di un’associazione benefica, privati cittadini e la famiglia stessa, uniti in una curiosa ed innovativa rete “d’amicizia sociale” hanno anticipato l’estinzione di un piccolo finanziamento affinché, liberate quelle risorse economiche, oggi la famiglia possa pagare in autonomia utenze e affitto e rispondere ai propri bisogni in modo indipendente mentre rimane attivo un costante rapporto con i volontari Caritas per il monitoraggio della situazione economica ed un accompagnamento educativo all’uso delle proprie risorse.

O ancora la storia di una giovane madre sola alla quale attraverso la Borsa di Sant’Omobono è stata pagata una quota dell’assicurazione dell’auto così da poter raggiungere un nuovo luogo di lavoro e ripartire in piena autonomia da dove la sua vita si era complicata a causa del Covid e della perdita del lavoro.

Un’altra giovane mamma, che vive sola con due minori, è stata invece sostenuta nel pagamento di due rate d’affitto, dopo che un brutto incidente l’ha costretta ad una lunga malattia, con conseguente riduzione del reddito familiare.

In conclusione crediamo che si possa dire, tra luci ed ombre, che c’è in atto un serio impegno di rinnovare e qualificare l’esperienza caritativa delle nostre comunità. Gli elementi fondativi devono essere la vita stessa della comunità cristiana, a partire dalla preghiera, dalla liturgia e dalla formazione, come anche una serie di scelte e risposte date “insieme” e la ricerca di modalità che non rinuncino mai alla relazione con le persone: prendersi cura dell’altro, nella comunità!

La Borsa di Sant’Omobono è solo uno strumento, ma ci presenta un quadro ecclesiale su cui rimane, con fiducia e con la grazia del Signore, parecchio lavoro da compiere.  Siamo certi che, dopo i primi mesi di rodaggio, che sono comunque stati in grado di sostenere una sessantina di situazioni, con una spesa di circa 60.000 euro, vedranno le parrocchie, attraverso le varie associazioni, ancora più impegnate nel difficile compito di andare incontro alle fragilità, economiche e non, di questo difficile periodo.

Un grazie a chi da anni sta vivendo questo impegno e un incoraggiamento a chi vorrà inserirsi in questo percorso: abbiamo bisogno di tutti, ma, ribadiamo, è la vita cristiana stessa che ci chiama a questa scelta. Un’ultima annotazione: qualche comunità giustamente insiste nel tentativo di provare a coinvolgere maggiormente i giovani. Pensiamo che sia una sfida bella e importante da raccogliere.


Scopri come sostenere il fondo della Borsa di Sant’Omobono

La Borsa di sant’Omobono