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Al Museo Diocesano la mostra dei capolavori ritrovati

 

«L’ultima proposta di quest’anno per il Museo Diocesano, un saluto natalizio che vogliamo rivolgere a tutti quelli che son venuti e che verranno ad ammirare la proposta artistica che offriamo». Sono queste le parole con le quali Stefano Macconi, curatore del Museo Diocesano di Cremona, ha presentato la nuova mostra inaugurata nella mattinata di sabato 2 dicembre. Lost and Found – Four Rediscovered Masterpieces  si struttura come un percorso espositivo che che mette in luce la meraviglia di tre dipinti e una scultura in terracotta che derivano dalla tradizione storico-artistica cremonese, opere riscoperte e valorizzate grazie al contributo di PQV fine art Cremona.

Le opere esposte fino al 14 gennaio saranno una tavola raffigurante Madonna con bambino e San Giovannino della bottega del Correggio; la tavola raffigurante un San Benedetto di sicura autografia riferita a Bernardino Campi che apre nuovi scenari sull’attività del maestro legata alle committenze delle monache Benedettine presenti a Cremona; il San Sebastiano, uno dei dieci dipinti più importanti di Antonio Campi, forse realizzato per Sant’Antonino a Milano, per Danese Filiodoni, già podestà di Cremona e gran cancelliere dello Stato di Milano; un busto in terracotta raffigurante un Cristo, dall’intensa forza drammatica, attribuito alla mano di Giovanni de Fondulis.

Ospite dell’inaugurazione, il cavaliere Giandomenico Auricchio ha sottolineato che l’impegno della Camera di Commercio a sostegno dell’iniziativa: «Saremo sempre vicini alle iniziative che promuovono e valorizzano l’arte e il patrimonio artistico – ha detto – in una consapevolezza etica dell’arte come bene di tutta la comunità, ma anche perché convinti che valorizzando l’arte si valorizzi anche l’economia del territorio. Sappiamo infatti come, utilizzando particolari coefficienti, si può valutare quanto investire sull’arte restituisca al territorio risorse di tipo economico».

Pietro Quattriglia Venneri, titolare della galleria di PQV fine art di Cremona, ha proseguito l’inaugurazione con il suo intervento, nel quale ha voluto ricordare che «il lavoro fatto dagli studiosi per presentare al pubblico queste quattro opere è stato ammirevole e di grande importanza per tutta la città. Quella di oggi è solo la prima tappa di questa esperienza, la seconda si terrà il 5 gennaio, e in quel momento avremo il piacere di ascoltare gli esperti che hanno dato vita alla mostra Lost and Found».

Stefano Macconi ha quindi descritto nei minimi particolari l’opera sulla quale ha personalmente lavorato al fine di ricostruire il background storico, culturale e sociale che ha portato alla sua realizzazione. Si tratta dell’opera raffigurante Madonna con bambino e San Giovannino della bottega del Correggio, «un’opera dalle origini della creazione incerte e non ancora precise, quasi straniera fra le altre ma sicuramente legata al lascito artistico del Correggio – spiega Stefano Macconi –, ma soprattutto legata all’altrettanto incerta Madonna di Casalmaggiore. Abbiamo studiato molto e ricercato numerose informazioni su quest’opera, probabilmente è stata commissionata per una devozione privata e lo si deduce dalle dimensioni ridotte. Potrebbe essere un’opera frutto di più mani, elemento avvalorato dalle differenze tecniche che si possono notare fra i personaggi. Le analisi continueranno e maggiori informazioni saranno condivise grazie agli interventi delle studiose Beatrice Tanzi e Raffaella Poltronieri il prossimo 5 gennaio».

Al termine dell’inaugurazione i presenti si sono spostati nelle sale del Museo Diocesano, dove hanno potuto ammirare i tre dipinti esposti e la scultura di terracotta posta al centro, un momento che si è subito trasformato nell’occasione per poter visitare tutto il museo nella sua interezza.




A Cremona una tavola rotonda per guardare al futuro della chiesa di S. Marcellino

Prospettive per un patrimonio “in attesa”. Questo il titolo del convegno di domenica 22 ottobre, a Cremona, in cui è stato presentato alla comunità lo studio effettuato negli ultimi tre anni da studenti e docenti del Politecnico di Milano per la rivalutazione e la rimessa in uso della chiesa cittadina di Ss. Marcellino e Pietro, legata alla parrocchia di Sant’Agostino e facente parte dell’unità pastorale Cittanova che unisce anche Sant’Agata e Sant’Ilario. Una tavola rotonda alla quale hanno partecipato don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, il Soprintendente per le province di Cremona, Mantova e Lodi, Gabriele Barucca, Angelo Landi, professore associato al Politecnico di Milano e rappresentante del team di analisi e ricerca, l’architetto Giorgio Della Longa, don Umberto Bordoni, direttore della scuola “Beato Angelico” di Milano, e il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti.

«Una giornata che è frutto maturo di uno studio, un progetto, condiviso – ha spiegato don Gianluca Gaiardi a margine dell’evento –. Un’esigenza della Diocesi di affrontare quella che può essere una riflessione per tanti luoghi che sono stati luoghi di culto, ma che sono patrimonio culturale e artistico della nostra Diocesi e della nostra città». Un’occasione – ha proseguito – per valorizzare «quella che è stata la storia, che non va dimenticata, il passato, ma anche il presente, con tutte le rughe, con tutte le fatiche e le difficoltà di questo edificio, che ha bisogno di un intervento di recupero per una futura destinazione».

Quale futuro, dunque, per la chiesa di San Marcellino?  «Le nostre ricerche hanno riguardato dalla ricerca storica sino allo studio del microclima e degli stati di conservazione della chiesa, in particolar modo dei suoi dissesti e dei suoi degradi materici – ha spiegato Angelo Landi –. È una ricerca prodromica, che ha un futuro: è auspicabile un intervento per il riuso e per il restauro della chiesa. Auspichiamo quindi un riuso pubblico, come sala da concerti e per le atri performative». E ha aggiunto: «L’obiettivo non è solo un restauro materico di questa meravigliosa chiesa, ma anche quello di stimolare a Cremona l’inserimento di attività culturali. L’auspicio è che questo riuso avvenga il prima possibile e con il sostegno di tutta la città».

Una risposta a cui si aggiunge anche quella dell’architetto Giorgio Della Longa: «Quello del riuso è naturalmente uno dei temi di questo intervento. Nel senso che in edifici come questo si tratta di operare per una convivenza tra usi: un uso religioso e un uso civico, perché credo che questa sia una della possibili soluzioni al problema delle chiese chiuse».

Il problema degli edifici di culto in disuso è stato approfondito anche dal Soprintendente Barucca, che ha sottolineato la necessità di «trovare, insieme alle autorità, una soluzione per dare una continuità di vita, di valorizzazione e di frequentazione a questi edifici. È un argomento molto complesso – ha aggiunto –, sia dal punto di vista giuridico che tecnico-pratico, per cui questi dibattiti servono per affrontare con una certa attenzione e opportunità questo tema assolutamente centrale nel contesto del nostro patrimonio artistico». Un problema che, come evidenziato da don Umberto Bordoni, riguarda anche il futuro: «Si tratta di un patrimonio immenso di edifici che nel corso dei prossimi decenni dovranno essere rimessi a disposizione delle comunità religiose e civili».

Un argomento tanto importante quanto delicato, in cui sicuramente anche la città e la comunità cristiana cremonese devono avere sempre più voce in capitolo, perché – come sottolineato dal parroco di S. Agostino, don Irvano Maglia, «la chiesa di Ss. Marcellino e Pietro è un edificio prezioso che ha perso certamente non la sua bellezza, ma il suo significato all’interno della città». Mossi i primi passi, eseguiti i primi studi, è ora di passare all’azione. Con l’onere e l’onore, per tutta la comunità cremonese, di restituire tutto il suo prezioso valore a questo patrimonio. In attesa.




Venerdì 17 e sabato 18 giugno apertura straordinaria della Cattedrale. Visite fino alle 22.30

Venerdì 17 e Sabato 18 giugno dalle 19.30 alle 22.30 sarà possibile visitare la Cattedrale di Cremona fino alle ore 22.30, in occasione dell’iniziativa “Aperti per voi cotto le stelle” promossa dal Touring Club Italiano che, grazie ai suoi soci volontari, propone aperture prolungate e straordinarie ed eventi speciali per rendere la bellezza, l’arte e la cultura beni accessibili a tutti.

“Aperti per voi sotto le stelle” è un palinsesto per celebrare la bellezza: i protagonisti saranno i luoghi del progetto Aperti per Voi e i soci volontari del Touring Club Italiano, che di tanta bellezza sono testimoni, impegnati nell’accoglienza ai visitatori e in numerose e diversificate iniziative speciali da non perdere.

Dedicata a S. Maria Assunta, la Cattedrale è uno dei più insigni edifici religiosi dell’Italia settentrionale. Sull’originaria costruzione romanica del XII secolo (fondata nel 1107, danneggiata da un terremoto nel 1117, ricostruita e consacrata nel 1190) si andarono via via aggiungendo nel corso dei secoli rielaborazioni gotiche, rinascimentali, manieristiche e barocche.

L’iniziativa è gratuita, con donazione a supporto del progetto “Aperti per voi sotto le stelle”.

Dal 13 al 17 giugno Cattedrale chiusa per lavori




Soncino, a Santa Maria delle Grazie un restauro-modello per riscoprire i capolavori del Campi

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Non si tratta di meri interventi a scopo conservativo. I lavori in corso presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Soncino garantiscono «nuove prospettive di progettazione, di conservazione e di analisi delle tecniche di restauro del passato, restituendo al paese e alla diocesi di Cremona un importante patrimonio artistico». Per don Gianluca Gaiardi, direttore dell’ufficio diocesano beni culturali ed ecclesiastici l’intervento «costituirà un cantiere-modello che mostra la complessità di interevnire su un patrimonio così prezioso e complesso, ma che apre tante prospettive nuove per la progettazione, la conservazione ma anche di indagine» .

Grazie agli interventi in corso si sono aperti infatti «nuovi scenari di studio rispetto alle opere del pittore Giulio Campi, tenuto conto dell’importante lavoro svolto da questo non solo nell’arco trionfale, ma anche nei sei “affreschi strappati”, i cosiddetti “unghioni” raffiguranti i santi protettori dell’ordine carmelitano che costituivano l’abside della chiesa fino al 1960». Anche questi stanno per essere restituiti dopo i lavori della scuola di restauro di Botticino di Brescia, sostenuti dalla raccolta fondi di un comitato di associazioni soncinesi. Prima del loro ritorno nel luogo d’origine saranno accolti in una importante mostra-evento al Museo Diocesano, che tra fine anno e inizio 2023 sarà allestita grazie anche alla collaborazione del conservatore della Pinacoteca Civica di Cremona, Mario Marubbi

Costruita nel 1492 per volontà dell’Ordine religioso dei Carmelitani e del duca di Milano Gian Galeazzo Sforza, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie ha richiesto interventi urgenti nella zona dell’arco trionfale per «stabilizzare e consolidare la situazione, attraverso un percorso di conoscenza, diagnostica e intervento di miglioramento strutturale». Come spiega il direttore dei lavori, l’architetto Marinella Pedrini «l’ampia crepa che ha danneggiato l’arco compromettendo la figura della Vergine è da imputarsi al terremoto del 1802. Ora si denota un preoccupante abbassamento della chiave di volta, su cui grava la struttura muraria di sopralzo e il peso della copertura. L’ampiezza e l’estensione delle lesioni costituiscono un grave pregiudizio della staticità dell’immobile». Finanziati anche grazie al bando di Fondazione Cariplo Beni al Sicuro 2018, i lavori sono stati affidati alla ditta Rizzi, che sta operando in sinergia con Soprintendenza, Direzione lavori e Ufficio Beni culturali Ecclesiastici della diocesi. Gli esperti stanno «eseguendo una riparazione con materiali tradizionali e con l’uso di adeguate geo-malte nei punti di maggiore criticità. Poi si procederà alla messa in sicurezza e consolidamento degli archi di sostegno del solaio di copertura e delle murature del sottotetto e all’irrigidimento nel piano dei solai di copertura».

Per i restauratori «un intervento di questo tipo è una grande opportunità». Federica Cattadori racconta come «questi lavori consentano di conoscere più da vicino la bravura del pittore Campi. Sarà opportuno anche intervenire sulla parte pittorica laddove lacunosa per garantire unitarietà ad un’opera di così grande pregio». Al momento la pulitura della superficie pittorica e la conseguente asportazione delle stuccature si sono rese necessarie per visionare lo stato di conservazione e le fessurazioni passanti. «Abbiamo provveduto ad un immediato consolidamento con malte strutturali. Successivamente useremo calci più liquide per consolidare la parte interna della muratura».




Turismo e cultura: monumenti diocesani i più visitati nel weekend di Pasqua

I monumenti e i tesori dell’arte custoditi nel polo culturale ed ecclesiastico che comprende la Cattedrale, il Torrazzo con il suo Museo Verticale, il battistero e il nuovo Museo Diocesano, sono stati i luoghi più visitati nel weekend della Pasqua dai tanti turisti che hanno scelto Cremona meta per trascorrere un momento di relax. I dati raccolti dal Servizio di Informazioni turistiche del Comune di Cremona e pubblicati nei giorni scorsi dal quotidiano locale “La Provincia di Cremona” mostrano infatti la distribuzione degli accessi turistici alla città di Cremona nei giorni tra il 16 e il 18 aprile scorsi.

È la Cattedrale di Santa Maria Assunta, con il suo fascino monumentale e i capolavori artistici custoditi al suo interno, a far registrare il dato più alt, con 2076 accessi, registrati peraltro solo nelle fasce orarie di apertura garantita dai Volontari del Touring Club Italiano (dalle 12 alle 15). Segue il Museo Verticale del Torrazzo con ben 1500 salite, mentre il Battistero e il Museo Diocesano hanno staccato rispettivamente 620 e 200 biglietti nei giorni 16 e 18 aprile, mentre l’intero polo dei Musei della Diocesi di Cremona è rimasto chiuso nel giorno di Pasqua. In tutto quasi 4400 ingressi registrati dunque in 48 ore, che confermano il grande interesse suscitato nei turisti dal patrimonio artistico e culturale che esprime secoli di tradizione e di devozione della comunità cristiana cremonese.

«I dati del Sabato Santo e del Lunedì di Pasquetta – commenta Stefano Macconi, conservatore dei Musei della Diocesi di Cremona – confermano quanto stiamo osservando dai nostri poli, cioè che c’è davvero un desiderio di tornare a vivere anche gli spazi della cultura, sia da parte dei cremonesi, sia per i turisti stranieri che finalmente stanno tornando a visitare la città dopo il lungo periodo di chiusure e di difficoltà causate dalla pandemia».

«Da parte nostra – aggiunge Macconi – siamo molto contenti perché è la conferma che si sta affermando il Polo museale ecclesiastico diocesano composto da Museo Verticale del Torrazzo, Museo Diocesana, Battistero e naturalmente dalla Cattedrale».

Tra gli altri luoghi di interesse cittadini, dal report spicca il Museo del Violino, con 1010 visite, a cui si aggiungono i 395 biglietti venduti per le audizioni con strumenti della liuteria storica in Auditorium “G. Arvedi”, mentre 424 sono state le visite ai Musei Civici e 347 gli ingressi al Palazzo Comunale.




La meraviglia dell’anima, video-tour in anteprima tra i capolavori del nuovo Museo Diocesano

Un’idea antica che diventa realtà: il nuovo Museo Diocesano apre le porte sul suo tesoro di bellezza, spiritualità, arte e fede.

A poche ore dall’inizio delle visite – sono sold out, a testimonianza della grande attesa di questa apertura, gli ingressi per sabato 13 e domenica 14 novembre – il percorso, le sezioni tematiche e i capolavori che compongono la collezione del Museo Diocesano sono svelati, come piccolo ma suggestivo “assaggio”, da un video-tour guidato da don Gianluca Gaiardi, direttore dell’Ufficio diocesano dei Beni Culturali.

Scesi dal suggestivo scalone di ingresso che introduce agli ambienti degli antichi seminterrati del palazzo vescovile, mirabilmente recuperati e restituiti alla comunità grazie al contributo appassionato della Fondazione Arvedi Buschini e alla progettazione dell’architetto Giorgio Palù, gli occhi, la mente e l’anima sono accompagnati dalla meraviglia alla scoperta della storia di una Chiesa, di un territorio che nei secoli ha saputo generare tesori di arte, fede e umanità.

L’antico Mosaico della Cattedrale e il Ritratto della Diocesi di Cremona del Campi introducono alla prima sezione e aprono lo scrigno delle meraviglie. Le pietre del Duomo, la meravigliosa Annunciazione del Bocaccino, le grandi croci che arrivano come in processione dalle chiese del territorio, la galleria dei santi intercessori universali e locali che invitano alla riflessione sulle loro vite esemplari rappresentate in opere di assoluto valore artistico.

Don Gaiardi conduce gli spettatori tra scorci e dettagli nella splendida galleria della Collezione di arte sacra del cavalier Giovanni Arvedi e della moglie Luciana Buschini che, con le splendide icone dal fondo dorato, accompagna i visitatori al cuore del Museo, la sala della Tavola di Sant’Agata, con la sua storia di devozione e spiritualità, e con la meraviglia dei suoi dettagli. E ancora il Tesoro di Pizzighettone, con una finestra sul periodo d’oro della cultura lombarda e cremonese sotto l’influenza delle famiglie Sforza e Visconti, per concludere con gli spazi delle esposizioni temporanee e un invito a tutti, credenti e non credenti, famiglie, giovani, comunità, gruppi e scuole a varcare (questa volta con le proprie gambe e i propri occhi) la porta del Museo Diocesano, scendere la grande scala e immergersi in questa “meraviglia dell’anima”.




«I nostri Musei hanno il compito di preservare e condividere la bellezza come seme di pace»

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Dopo la celebrazione dei Primi Vespri di S. Omobono, presieduti dall’arcivescovo di Milano, poco prima delle 17 è iniziata in Cattedrale la presentazione del nuovo Museo Diocesano. E il primo a prendere la parola è stato il vescovo Antonio Napolioni, che ha ricordato come sia nata l’idea di un museo diocesano, facendo riferimento al vescovo Dante Lafranconi e all’allora direttore dell’Ufficio Beni culturali ecclesiastici, mons. Achille Bonazzi, insieme a mons. Pietro Bonometti e don Andrea Foglia. Un’opera resa possibile oggi grazie all’intervento convinto e generoso della Fondazione Arvedi Buschini. «Non saremo mai abbastanza grati – ha detto il vescovo Napolioni – alla sensibilità e al genio del cav. Giovanni Arvedi che, con la signora Luciana, ha voluto così onorare la memoria dei suoi genitori, e mettere a disposizione della collettività le meravigliose opere della sua collezione».

Poi il riconoscente apprezzamento del lavoro svolto dall’architetto Giorgio Palù e dall’incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, don Gianluca Gaiardi. «Con loro – ha detto ancora Napolioni – abbiamo sviluppato il progetto originario, osando quello che ora è lo splendido ingresso al Museo: una scala di luce che, di giorno e di notte, traccerà un percorso dalle radici spirituali più profonde della nostra comunità agli orizzonti di cielo e di futuro che il Signore le schiude lungo il cammino. Questa scala oggi ci porta alle collezioni e alle grandi opere già collocate, che raccontano di tante zone del nostro territorio diocesano: un fraterno grazie alle comunità che hanno prestato alcuni loro tesori, per far risaltare il valore della comunione ecclesiale». Con uno sguardo anche al futuro: «La stessa scala prossimamente ci farà salire ai saloni di rappresentanza dell’episcopio, che saranno restaurati anche con l’importante contributo di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, per ospitare gli arazzi della Cattedrale, e le aule didattiche per la formazione di bambini e ragazzi. Si arricchisce così la già imponente offerta culturale e spirituale che, al centro di Cremona, è composta dalla Cattedrale e dal Battistero, dal Torrazzo (con il suo Museo Verticale) e finalmente dal Museo Diocesano».

Poi quasi scherzando ha concluso sottolineando il senso di aprire un museo: «In questi mesi – ha concluso – mi gira in testa questa battuta: “la Chiesa fa un museo perché le chiese non diventino musei”. Pregusto infatti l’esperienza contemplativa che, al cuore della nostra città e diocesi, sarà possibile a chi sosterà con fame di bellezza e di verità tra le meraviglie della fede cristiana.
Ne sono felice, perché così la casa del vescovo diventa sempre più casa di tutto il popolo di Dio, luogo di annuncio e racconto della fede».

La parola è passata quindi proprio a don Gaiardi che si è detto «contento e allo stesso tempo meravigliato. Se di fronte a un capolavoro si resta senza fiato, vedere qui riunite tante opere d’arte mi riempie di gioia. Davvero una meraviglia ai nostri occhi». L’incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici ha ricordato l’impegno della Chiesa a «conservare, tutelare e valorizzare i beni culturali», perché «il nostro è un territorio ampio, ed è grande il numero delle opere da valorizzare, nelle Chiese particolari dove sono custodite in primis e ora anche attraverso il Museo diocesano che diviene punto di riferimento per tutti i fedeli. Oggi questa realtà preziosa comincia a vivere sia come luogo, sia come strumento e centro di attività». E ancora: «Il nostro primo impegno è davvero quello della tutela e valorizzazione di questa eredità. Impegno preso principalmente con le comunità del territorio diocesano che hanno rinunciato, spesso con dispiacere, alla custodia dei loro tesori, superando tentazioni campanilistiche, offrendo così a tutti noi la possibilità di godere della meraviglia di questi capolavori. Grazie alle comunità parrocchiali, al seminario, al Capitolo della Cattedrale».

E naturalmente non è mancato il grazie alla famiglia Arvedi, ma insieme a loro anche alle tante associazioni della città che hanno promosso il restauro di molte delle  opere esposte, e quanti – a diverso titolo – hanno dato il proprio contributo per realizzare e allestire questo museo. A cominciare anche dai vari uffici di Curia e il curatore del museo Stefano Macconi.
Quindi un vero e proprio excursus attraverso le diverse sezioni del nuovo spazio museale che si conclude con la possibilità di ammirare la collezione “Giovanni e Luciana Arvedi Buschini”.
«Ci confrontiamo con enormi contenuti di valore biblico teologico, catechistico. Lo scopo principe del Museo, luogo di fede e di umanità, oltre al racconto del Sacro è quello di mostrarci l’umanità delle fede, infondendo il gusto della bellezza che salva», ha affermato don Gaiardi. E ancora: «Sarà davvero emozionante vedere bambini, famiglie, classi scolastiche, gruppi di catechismo, giovani e vecchi, uomini e donne, cremonesi e turisti lontani cercare il bello del credere». E ha concluso: «Diceva Bernardo di Chartres che: “Siamo come nani sulle spalle dei giganti e possiamo vedere cose più lontane, non certo per l’acume della nostra vista, ma perché siamo portati in alto dalla loro statura”. Così con gioia oggi ospitiamo la Direttrice dei Musei Vaticani, la Dottoressa Barbara Jatta che offrirà alla nostra realtà diocesana, l’orizzonte più ampio della Sua esperienza museale e del ruolo che i Musei di arte sacra hanno, in un viaggio fra storia, arte e fede».

La presentazione del nuovo Museo è quindi proseguita con l’autorevole intervento dalla direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, sul tema “Musei Vaticani, un viaggio fra storia, arte e fede”:

Ripercorrendo dal punto di vista storico-artistico la storia e la meraviglia artistica della nostra Cattedrale, Jatta ha detto di essere grata di poter vedere di persona la “Cappella Sistina della Pianura Padana. Con la differenza che la Cappella Sistina a Roma, dall’esterno sembra una fredda capanna fortificata,  mentre il duomo cremonese accoglie già dal suo esterno, nel contesto urbanistico«. Come non notare, ad esempio, la facciata? «Si rimane affascinati dall’architettura romanica, dalla spiritualità degli abitanti di questi territori. Basti pensare al protiro che rende ragione del tempo che scorre nell’uomo medievale, con un lavoro adeguato al ritmo di ogni stagione. Proprio per quella laboriosità di cui diceva l’arcivescovo Delpini».

La Cattedrale di Cremona – ha detto Jatta, «è stata crocevia di arte e devozione. Non c’è bisogno di essere uno storico dell’arte per riconoscerlo: questa è l’arte che parla al cuore. In questo giorno importante sono qui per raccontare il meraviglioso messaggio di questi luoghi, la Cattedrale come il nuovo Museo Diocesano che andremo a inaugurare. La Chiesa costruisce un Museo per non essere museo, sono d’accordo!». Nel ricordare le meraviglie che compongono i Musei Vaticani (dall’arte egizia ed etrusca a quella greco-romana, passando per quella delicata e intima arte del Medioevo fino quella prorompente del Rinascimento), la direttrice ha voluto ricordare «che sono le persone che hanno fatto e ancora oggi fanno questi musei: archeologi, restauratori e conservatori, storici dell’arte, architetti, studiosi, custodi, addetti alla didattica, alla tecnica informatica, guide, fotografi. Tutte queste persone sanno che i Musei Vaticani, così come tutti i musei diocesani, hanno una missione specifica: preservare e condividere».

Ma cosa abbiamo noi cristiani da condividere, si è chiesta la Jatta? La risposta, ha ricordato, è insita nei Musei (e Papa Francesco lo ha ricordato recentemente): «I nostri Musei hanno il compito di preservare e condividere la bellezza come seme di pace. Ecco perché Papa Francesco ci ha esortato ad andare avanti nel nostro lavoro di studio, tutela, valorizzazione delle nostre collezioni… perché “è con la bellezza che andiamo avanti”. La bellezza è la nostra cura. Cura dell’inquietudine e sofferenza», ha detto ancora Jatta.

«Il Papa oggi ci chiede di essere una casa aperta dove ciascuno può trovare le sue radici. Per questo è nata l’associazione dei musei ecclesiastici italiani: per stabilire un coordinamento con tutte le realtà museali diocesani italiani». «Anche il vostro Museo Diocesano è della passione, della dedizione e della generosità di tanti cremonesi», ha chiosato la direttrice dei Musei Vaticani. «Questo Museo è specchio del vostro santo patrono S. Omobono, il primo santo laico della Storia come lo definì Giovanni Paolo II. Lui era l’immagine del lavoratore onesto, che mentre vende e compra stoffe non perde di vista la fede nel Signore e la carità verso i fratelli. Come disse Le Goff, infatti, vi è “Il tempo del mercante e il tempo della Chiesa”. A lui affidiamo davvero questa inaugurazione, certi che questo Museo è un auspicio di bene e ripartenza per il presente e il futuro dopo i mesi infausti e duri della pandemia».

Chi è Barbara Jatta, la prima donna direttore dei Musei Vaticani

 




Beni culturali: don Gaiardi entra nel Comitato CEI per la valutazione dei progetti

L’incaricato diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Ufficio per l’Edilizia di Culto, don Gianluca Gaiardi è stato chiamato dalla Segreteria generale della CEI a far parte del “Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici e dell’edilizia di culto”.

Don Gaiardi entra dunque a far parte dell’organismo nato nel 2016 dalla unificazione dei comitato dell'”Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici” e del “Servizio Nazionale per l’edilizia di culto” e oggi presieduto dal vescovo di Aosta Franco Lovignana e di cui fanno parte il direttore dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto don Valerio Pennasso e i rappresentanti delle diverse aree geografiche italiane.

Il sacerdote cremonese farà parte della sezione “Beni culturali” del Comitato in qualità di rappresentante dell’area Italia settentrionale

Biografia
Don Gianluca Gaiardi è nato ad Orzinuovi (Brescia) il 21 dicembre 1971 ed è stato ordinato sacerdote il 22 giugno 1996 mentre risiedeva nella comunità di Soncino. È stato vicario a Covo dal 1996 al 2000, quindi a Brignano Gera d’Adda dal 2000 al 2005 e a Vailate dal 2005 al 2009.
Dal 2009 era vicario nella comunità di S. Maria Immacolata e S. Zeno in Cassano d’Adda.

Il 16 giugno 2016 mons. Napolioni lo ha nominato incaricato diocesano per i Beni e le attività culturali; quindi a metà luglio dello stesso anno gli ha anche affidato la guida delle comunità di S. Felice martire e S. Savino Vescovo in Cremona di cui è tuttora parroco.




Terminati i restauri della facciata nord della Cattedrale: risplendono le antiche sculture

Tolti i ponteggi e la copertura di cantiere, è tornata visibile la facciata del transetto nord della Cattedrale di Cremona, per cui sono terminati i lavori di restauro, pulitura e consolidamento.

L’intervento, approvato nel 2018 e attivato negli scorsi mesi grazie anche all’accesso al bonus facciate da parte dell’ente Cattedrale che ha finanziato i lavori, completa il ciclo di restauri che ha già interessato le altre parti esterne dell’edificio, facendo seguito a quello di inizio anni Novanta, che non era stato completato.

I lavori hanno previsto la pulitura di tutta la parte dei laterizi di facciata e controfacciata, iniziando dai pinnacoli più elevati. Per uno di questi, quello di sinistra, è stato appurato che sia stato oggetto di un rifacimento successivo alla realizzazione della facciata.

Altri dettagli storicamente rilevanti sono inoltre venuti alla luce duranti i lavori: ad esempio è stata riscontrata la presenza di lacerti di colore, tracce di rosso, ma anche nero e blu, sotto gli archi che confermano l’usanza di ravvivare attraverso l’utilizzo di pigmenti il colore del laterizio di facciata, così come la comparsa di frammenti di disegni geometrici, in origine pure policromi, che testimoniano un’altra fase decorativa antica del Duomo

Di grande interesse poi il recupero e la pulitura delle parti scolpite, come le statue della Vergine e dell’angelo collocate in due nicchie al secondo livello della facciata, con i loro curiosi basamenti sporgenti che rivelano una ricollocazione diversa rispetto a quella pensata in origine, ma soprattutto l’architrave marmorea che sovrasta il portale centrale. Si tratta di un’opera antica, di grande importanza storica e di grande valore artistico che ritrae i 12 apostoli. La datazione riporta al XII-XIII secolo, dunque un’epoca precedente la stessa facciata. Si tratta dunque anche in questo caso di una ricollocazione come dimostrano le figure degli ultimi due apostoli (il sesto a destra e il sesto a sinistra) tagliate per adattare la misura del fregio allo spazio del portale. Un calco di questa preziosa opera sarà esposto nel nascente Museo Diocesano.

Nel frattempo all’interno della Cattedrale sono iniziati anche altri lavori di pulitura e restauro che interessano le due cantorie della piazzetta senatoria, che ritrovano i colori originari attraverso una accurata operazione di recupero del colore originale dei pannelli lignei, coperto da strati postumi, che riporterà alla vista dei fedeli e dei visitatori la luminosità originaria delle parti laterali del presbiterio, anche in vista dei prossimi lavori di adeguamento dell’altare




Presentati i restauri della chiesa di Santo Stefano a Ossolaro

Nella serata di venerdì 17 settembre si è svolta la presentazione dei lavori di restauro della chiesa di Santo Stefano di Ossolaro, dopo tre anni di restauri alle navate laterali e del rifacimento del tetto: al termine della serata la lettura della lettera di saluto del vescovo Antonio.

Ad animare la serata l’accompagnamento musicale del maestro Sergio Maggi alla lamina sonora, particolare strumento musicale, e Paolo Maggi al violoncello. Nei saluti del parroco, don Floriano Scolari, la soddisfazione del termine dei lavori di conservazione e recupero di queste parti della chiesa: infatti, i lavori iniziati tre anni fa e proseguiti anche in pieno periodo di confinamento nel 2020, hanno permesso di ritrovare la bellezza dell’edificio religioso, dalle pareti laterali alle volte affrescate dal veronese Gaetano Mielato, fino ad arrivare all’illuminazione.

I lavori di restauro costati circa 250mila euro e non ancora totalmente finanziati, sono stati possibili grazie ai risparmi parrocchiali, al contributo di 35mila euro della Fondazione comunitaria provincia di Cremona e di 5mila euro del Comune di Paderno Ponchielli, rappresentato dal sindaco Cristiano Strinati che non ha voluto far mancare i saluti dell’amministrazione comunale.

Dopo la preghiera guidata da don Gianmarco Fodri, parroco moderatore dell’unità pastorale Nostra Signora della Graffignana di cui fa parte la parrocchia di Ossolaro, la presentazione tecnica dei lavori da parte degli operatori che hanno eseguito e progettato questi restauri in stretta collaborazione con l’ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cremona-Lodi-Mantova.

Il progetto e la direzione dei lavori sono stati diretti dall’architetto Delledonne Sara insieme all’ingegnere Corradi Fabio e i lavori eseguiti dall’impresa Lo.ba mentre le operazioni di conservazione e ripristino pittorico sono state a cura della Società Luigi Rizzi e Federica Cattadori. Infine, i lavori di restauro sono stati l’occasione per rinnovare anche l’illuminazione della chiesa: il progetto e la realizzazione dell’impianto illuminotecnico sono stati eseguiti dallo studio di progettazione Elettrica 200 di Bertoli Giuseppe.

A seguire è poi intervenuto don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici e l’Edilizia di culto, che al termine del suo saluto ha dato lettura di una lettera del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, nella quale esprime il proprio incoraggiamento evangelico alla comunità parrocchiale e i ringraziamenti a don Floriano: «La fine di questi restauri costituisce un forte e provvidenziale richiamo alla tradizione di fede della vostra terra, una fede che ha radici lontane e profonde; una fede che ha saputo tradursi, lungo i secoli, in opere diverse di cultura e di carità, e che oggi è consegnata nelle vostre mani: continuate a custodire il patrimonio spirituale, e non solo architettonico, che avete ricevuto dalle passate generazioni, impegnandovi individualmente e comunitariamente a conciliare, nel presente del nostro tempo, la fede con la vita in tutti i suoi aspetti: personali, familiari e sociali. Un grazie a te, don Floriano, che coroni così il tuo servizio a questa comunità».

Presente alla serata anche don Fabrizio Ghisoni, nominato parroco della parrocchia di Paderno Ponchielli, il quale farà il suo ingresso il prossimo 3 ottobre; subentrando poi come parroco anche nella parrocchia di Ossolaro, succederà così a don Floriano Scolari.