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Il messaggio del Vescovo per l’anno oratoriano

È «un anno intenso, impastato di meraviglia, riconoscenza e impegno» quello che attende gli Oratori della diocesi. Parola del Vescovo Antonio, che nel suo messaggio per l’anno oratoriano 2018/19 chiede «di camminare con tutta la diocesi nell’approfondimento» delle sette parabole del Vangelo di Matteo, «sette piccole, grandi provocazioni» attraverso cui Gesù si racconta parlando del Regno.

«Non stufiamoci di leggere il Vangelo e non diamo per scontato di conoscerlo». Inizia dal confronto con la Parola il cammino che il Vescovo indica nel suo messaggio annuale ai «cari amici degli Oratori». Perché – scrive – «il Vangelo ci racconta un’altra storia: non un’utopia fumosa, ma la faccia vera e diversa della stessa storia, l’unica che c’è, quella della sofferenza dei popoli, ma anche dell’entusiasmo dei santi e dei profeti».

Scarica qui il Messaggio del Vescovo per l’anno oratoriano 2018/19

Ed è con questo tipo di entusiasmo che gli Oratori possono accendere la vita della diocesi, attraverso la loro presenza capillare, la loro voglia di scoperta e di novità, la loro tradizione e insieme la loro capacità di rinnovamento. Scrive ancora il Vescovo Antonio:

«Inventiamoci modi nuovi perché l’intuizione formidabile dell’Oratorio non resti confinata nel passato. Come ci ricorda sempre papa Francesco: non abbiamo paura di osare, fare un chiasso positivo, giustamente critico, vitale».

E’ dal confronto con le parabole del Regno che può dunque nascere lo stupore di chi scopre la «libertà di Cristo che ci scalda il cuore, ci contamina, ci sollecita e ci invia».

Il messaggio è rivolto in particolare «alle parrocchie che avviano le Unità pastorali e devono ripensare luoghi e tempi anche per gli Oratori, ai sacerdoti magari non più giovanissimi che credono nella relazione educativa con i più piccoli e con gli adolescenti; ai giovani che hanno voglia di vivere al massimo il loro tempo e non si lasciano spaventare. Ma anche a chi è debole, isolato, fuori dai soliti circuiti».

Il nuovo anno oratoriano parte dunque con il desiderio di un incontro sempre nuovo, come quello dei «discepoli che hanno riconosciuto il figlio di Dio e hanno compreso che lui era ed è il Regno in persona!».

«Sì, – scrive con affetto il Vescovo Antonio agli Oratori – anche noi, coi nostri limiti e dubbi, possiamo far parte di questo Regno».

Il poster dell’anno oratoriano 2018/2019




Ecco gli strumenti per il nuovo anno oratoriano

In un video, postato sulla pagina Facebook della Federazione Oratori Cremonesi, l’incaricato diocesano per la pastorale giovanile don Paolo Arienti presenta gli strumenti diocesani per l’anno oratoriano 2018/2019, dal titolo “Mai visto un regno così! Anche noi parabole di Vangelo”. 

https://www.facebook.com/234763276623260/videos/1443211959111713/




Gli oratori non hanno… mai visto un regno così

«Seminare, ma anche cercare, gioire per un tesoro, barattarlo con tutto quello che si ha, buttare la rete, guardare con saggezza al grano e alla zizzania… questo è l’Oratorio che fa dire: “Mai visto un regno così!”». È proprio questo, come un’esclamazione di stupore, il tema proposto per l’anno oratoriano 2018/19. Sottotitolo: “Anche noi parabole di Vangelo”.

«Per quest’anno oratoriano – spiega l’incaricato diocesano per la Pastorale giovanile don Paolo Arienti – ci siamo agganciati al tema scelto dal Vescovo per le linee pastorali della diocesi: “Parabole viventi”».

A indicare le tappe del cammino sono le sette parabole riportate dall’evangelista Matteo: «In quelle sette piccole, grandi logiche divine – come scrive proprio don Paolo sul Mosaico – sta la ragione dell’Oratorio e la sua profonda missione».

Una missione che proprio in quest’anno pastorale incontra la spinta rinnovatrice del Sinodo diocesano e del Sinodo dei Vescovi in programma ad ottobre a Roma. «Non a caso – riflette don Arienti – il sussidio per i giovani per l’anno oratoriano si intitolerà “Cose vecchie cose nuove”.

Per noi è un anno di transizione anche perché il Sinodo diocesano dei giovani non è ancora concluso. Siamo in attesa della lettera pastorale del Vescovo che arriverà dopo il Sinodo dei Vescovi. Quello che ci viene chiesto in questa fase è di iniziare a raccogliere le sollecitazioni del Sinodo, proprio a partire dalla lettura delle 40 proposizioni. La ricezione vera e propria inizierà l’anno prossimo».

Scarica qui le 40 proposizioni del Sinodo diocesano dei giovani

Il tema scelto da Papa Francesco per il XV Sinodo dei Vescovi è “i giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Anche per gli oratori cremonesi l’invito è quello di non trascurare lo stile della missione e quello, appunto, della vocazione: «Per questo pastorale giovanile e pastorale vocazionale si muovono in sintonia. In fondo la pastorale giovanile è vocazionale dal momento che si impegna per far scoprire un orientamento di risposta per la propria vita, accompagnando i giovani verso l’impegno, la fatica di vivere, le scelte e il discernimento, in continuo confronto con la Parola e la vita della Chiesa».

Perché il Papa ha voluto sottolineare questo aspetto? «Il Santo Padre ha sempre insistito perché i giovani siano protagonisti. Non utenti né, ancora peggio, vittime della storia. Li chiama a scendere dal divano, a prendere il proprio spazio. Il tema del Sinodo di ottobre richiamerà anche al grande tema della “consegna generazionale”». Ovvero?

«Come fanno gli adulti a lasciare spazio ai giovani? E’ un problema che riguarda l’età adulta che sta diventando sempre spesso quella del puer aeternus, della sindrome di Peter Pan. Gli adulti non lasciano spazio perché temono il confronto con il tempo che passa».

Il Sinodo diocesano ha mostrato una richiesta esplicita dei giovani di essere ascoltati, di trovare quello spazio che spetta loro. Quello che manca sembra essere la capacità di rottura, di cambiare un sistema che li esclude. «Non c’è sufficiente libertà per rompere. Non c’è idealismo. Vediamo generazioni come anestetizzate dalle cose». La via cristiana, originariamente rivoluzionaria, può essere la spinta? «Sì – osserva don Arienti – ma solo se l’altro entra nel mio orizzonte e mi allena a fare spazio. È quella conversione profonda che avviene solo se si incontra qualcuno, se c’è una testimonianza, se si fa esperienza del bene e del bello. E tutto questo richiede un contributo indispensabile a carico degli adulti e un tornare a riconoscere l’età adulta come la capacità di farsi carico dell’altro. Solo se questa dimensione dell’umano affascinerà, ci sarà spazio per il Vangelo».

Come si pone ora la pastorale in relazione alla voce che i giovani hanno fatto sentire nel Sinodo?

«La pastorale dovrà mettersi a servizio, creare occasioni nuove. Per questo nelle zone nascono i tavoli di lavoro che ripartono dal coinvolgimento dei giovani: per riflettere su un tema comune proposto annualmente e per progettare interventi pastorali specifici sul territorio».

Nel suo messaggio agli oratori il Vescovo Antonio scrive: «Inventiamoci modi nuovi perché l’intuizione formidabile dell’Oratorio non resti confinata nel passato». Come rispondere a questa sfida di rendere gli oratori non soltanto “un’opzione tra le tante”? «Anzitutto occorre pensarlo come luogo di relazioni e non solo come il campetto. Credo – risponde il presidente della FOCr – che questa sfida si giochi in particolare su tre fronti: una rimodulazione dei tempi dei nostri oratori (una comunità può anche aprire il cancello alle 16 anziché alle 14, e magari in quelle due ore cercare nuovi modi per essere presente sul territorio); le unità pastorali a cui spetta il compito di rimodulare le attività su una nuova dimensione parrocchiale, magari anche destinando spazi a qualche iniziativa nuova; l’attenzione specifica alle figure educative, perché parlando di emergenza educativa rischiamo di preoccuparci dei temi da proporre e troppo poco di chi li deve poi mediare nel concreto».

Scarica qui il Messaggio del Vescovo per l’anno oratoriano 2018/19

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