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«Dove sono due o tre…», il messaggio del vescovo per l’anno pastorale che inizia

L’estate vede ogni anno, nella nostra diocesi, la pubblicazione e diffusione della programmazione pastorale diocesana, dapprima con la bozza di calendario disponibile via internet, in modo da orientare per tempo le programmazioni locali. Poi, con questa pubblicazione, ricca di contenuti e strumenti che con fiducia affido a tutti i membri del popolo di Dio. Grato ai tanti che, a vario titolo e in diversi campi, hanno faticato e continuano ad impegnarsi perché la Chiesa locale sia vitale e vivace, in ricerca della volontà di Dio e del bene dei fratelli.

È la nostra vita, irriducibile a discorsi e schemi, che traspare anche da qui. È la vita delle famiglie e delle parrocchie, dei sacerdoti e dei laici, dei giovani e degli anziani, delle comunità religiose e dei movimenti, di uomini e donne che fanno in mille modi esperienza del Signore Gesù, e scelgono di credere, provano ad amare, continuano a sperare. Ogni giorno invoco la benedizione di Dio su così tanti volti, sulle storie, sui passi di ciascuno.

La pastorale è innanzitutto questa vita di famiglia, fatta di relazioni umane e cordiali, magari anche di momenti difficili e conflitti, che però la grazia ci fa affrontare come opportunità di crescita nella carità. Tutti fanno pastorale, non solo i ministri ordinati o gli operatori specializzati: la testimonianza trasparente del più piccolo amico di Gesù, nei diversi contesti, è parola eloquente, forte dell’umiltà stessa del Signore. È l’annuncio più spontaneo e bello.

 

Una chiamata comunitaria

La scelta, semplice ma rivelatasi provvidenziale, di farci guidare in cinque tappe dal Vangelo di Matteo, fa sì che quest’anno il cosiddetto discorso comunitario (cap.18) ci offra indicazioni esigenti e puntuali circa la stoffa della nostra vita fraterna: lo scandalo ai piccoli – la pecora smarrita – la correzione fraterna – la preghiera comune – il perdono.

Da queste pagine evangeliche, che più avanti trovate ben introdotte da don Marco D’Agostino, sotto il titolo “Lo scandalo del NOI”, traggo una frase di Gesù che deve santamente martellarci quest’anno: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). L’unità dei cristiani è garanzia di preghiera ascoltata da Dio, di capacità missionaria, di bellezza della vita, più forte del dolore e della morte.

Proviamo a declinare questo criterio in tanti modi: dove sono due o tre persone qualsiasi, dove sono due o tre vocazioni complementari (preti, sposi, consacrati…), dove sono età e generazioni diverse, dove sono due o tre parrocchie vicine (le unità pastorali), dove sono due o tre esperienze ecclesiali (gruppi, movimenti, associazioni)… cosa succede? Qualcuno direbbe: cominciano i problemi! Sì, se ci guidano individualismo, campanilismo, faziosità, paura del dialogo e del diverso. Mentre Gesù dice: lì sono io, nell’ascolto e nell’accoglienza reciproca, nella stima e nella riconciliazione, nel nuovo che nasce dal dialogo, nell’unità che valorizza le avversità.

Riscoprire le dinamiche del nostro vivere in comunità non è dunque un fatto sociologico, tanto meno questione di riorganizzazione, per non perdere ulteriormente terreno rispetto ai “numeri” del passato. È invece questione di identità e di vita, per ciascuno che osa chiedersi: “chi sono io?”, specie in un contesto i cui vorticosi mutamenti sconcertano e confondono.

Davanti al Vangelo di Gesù, quella domanda si modifica e, come dice il Papa, diventa: “per chi sono io?”. La mia vocazione personale alla realizzazione e alla gioia si intreccia così necessariamente con quella degli altri, specie in famiglia, in parrocchia, nella società. E ci si scopre “con-vocati”, chiamati insieme, in una trama di relazioni di cui possiamo aver maggiore cura. Un tessuto da ricucire, per ammirarne la bellezza e goderne il calore, prima di offrirlo, come lembo del mantello, al tocco dei tantissimi che nel mondo, anche nel nostro, non conoscono la gioia della salvezza.

 

Per ringiovanire la Chiesa

Sempre guidati dalla Evangelii Gaudium, prosegue l’impegno paziente di conversione e trasformazione della nostra Chiesa in senso evangelico e missionario. Curando costantemente la dinamica esistenziale fatta di ascolto – relazioni – servizio.

Dopo i Sinodi sui/dei giovani, universale e diocesano, la lettera pastorale del Vescovo e l’esortazione apostolica del Papa ci danno orientamenti ampi e concreti su cui impegnarci. In particolare, Gesù per le strade ci spinge ad osare di più sulle strade dei giovani e della fede, della Chiesa e dell’amore, della vita e del mondo… assumendo almeno i tre compiti inderogabili per tutti indicati al n. 42:

1. Una vita comunitaria gioiosa e fraterna, in cui regolarmente ci si trovi a leggere il Vangelo e i fatti della vita, per diventare insieme discepoli entusiasti di Gesù e testimoni di carità nel mondo di oggi.

2. Una passione educativa per bambini, ragazzi e giovani, che si traduca nel rilancio degli oratori e nella sperimentazione di qualcuna delle nuove proposte, anche associative e interparrocchiali.

3. Un impegno di formazione permanente degli adulti, perché sperimentino personalmente il valore del discernimento spirituale e siano più capaci di accompagnare i giovani nella scoperta della loro vocazione.

Come vedete, non si tratta di nuovi obiettivi o dei soliti slogans, ma di impegni essenziali, indiscutibili, sentiti da tutti, non solo nella nostra realtà. Nessuno ha ricette per riuscire nell’impresa, ma la cura e la guarigione dei nostri rapporti, con attenzione e gentilezza nel dialogo, ispirate alla tenerezza paterna di Dio, sono la strada maestra da percorrere.

 

Gesù per le strade… del Vescovo

Il titolo dato all’ultima lettera pastorale farà da tema, stile e metodo anche per la visita pastorale del Vescovo alle comunità, indetta pubblicamente nel Giovedì santo 2019, che si attuerà secondo il progetto delineato col Consiglio presbiterale. Il Vescovo porta sulle strade delle diverse comunità il segno del Pastore e dell’apostolicità della Chiesa, ma nello stesso tempo incontra il Risorto che lo precede nella realtà, nella storia e nel futuro dei territori, nelle sofferenze e nelle attese di chi lì vive e opera.

Rispetto alla tradizionale programmazione della visita, che avveniva una zona alla volta, col rischio di ridursi ad un bel momento isolato

di celebrazione ed incontro, abbiamo scelto un’impostazione diversa, che privilegi il tempo sullo spazio: ogni anno il Vescovo programmerà un certo numero di visite nelle unità pastorali e nelle parrocchie che si riterrà opportuno accompagnare in un passaggio significativo della loro vita. Il tema generale consente di focalizzare la singola visita su obiettivi prioritari scelti in dialogo coi sacerdoti e coi consigli pastorali.

I giorni della visita vera e propria saranno preceduti, qualche mese prima, da una giornata di pre-visita per calibrare insieme obiettivi e programma, e seguiti, un anno dopo, da una serata di ulteriore verifica e rilancio di quanto emerso. Per camminare insieme sempre, e non limitarci ad adempiere un obbligo canonico.

Chiedo di pregare, nelle comunità e nelle famiglie, Colei che è Madre di Gesù e della Chiesa, perché questo incontro sia benedetto da Dio e accolto dagli uomini, con tutto il cuore.

 

Due fuochi: Eucaristia e missione

La comunità cristiana non ha bisogno di inventarsi sempre da capo chi essere e cosa fare. Gesù stesso l’ha plasmata a partire dalla sua venuta nel mondo, le ha dettato l’agenda con le sue parole, la vivifica dall’interno con lo Spirito Santo, che ci insegna ogni cosa.

Due verbi sono assolutamente complementari nella vita cristiana: rimanete andate. Vivendo ai piedi del Signore, per lavare quelli dei fratelli. Sono due movimenti inscindibili, come nel ritmo dell’unico respiro, come nel battito del cuore. Non un freddo equilibrio tra forza centripeta e centrifuga, ma una danza d’amore, fatta di contemplazione e azione, di ascolto e annuncio, di comunione e missione.

Ripeto con convinzione che ogni parrocchia si deve dare, oltre alla centralità dell’Eucaristia, un momento semplice ma costante di ascolto condiviso del Vangelo, non tanto come catechesi agli adulti, ma come esperienza fraterna di discepoli in ascolto dell’unico Signore.

Cremona accoglierà, a fine agosto 2020, la Settimana liturgica nazionale su di un tema affine a quello della nostra programmazione pastorale, interrogandosi sul rapporto tra: comunità, liturgia, territori. Tutta la Chiesa italiana è infatti impegnata nel ripensare le forme di presenza ecclesiale e pastorale sul territorio, con le UUPP e con le nuove ministerialità, e sarà utilissima questa occasione di studio e confronto, per capire come assicurare la centralità dell’Eucaristia nella vita delle comunità cristiane, nelle mutate circostanze.

Nell’ottobre 2019, voluto dal Papa come “mese missionario straordinario”, prenderà visibilmente il via il progetto di cooperazione missionaria diocesana con la diocesi di Salvador de Bahia (Brasile) che abbiamo maturato dopo le riflessioni e gli incontri degli anni scorsi. A don Emilio Bellani si affiancherà don Davide Ferretti, impegnando ufficialmente la nostra Chiesa locale a ulteriori attenzioni ed iniziative per crescere tutti in una rinnovata missionarietà, qui come là. Un progetto di cooperazione missionaria diocesana, infatti, non si esaurisce nella partenza di sacerdoti fidei donum, ma deve valorizzare e coinvolgere tutte le vocazioni e le esperienze ecclesiali che, in vario modo, possono maturare ed esprimere questa sensibilità.

 

Nella concretezza del quotidiano

“Dove sono due o tre…”? …nella nostra Chiesa cremonese, fatta certo di zone e sensibilità anche un po’ diverse, ma soprattutto accomunata dalla chiamata di Dio e da una ricca storia di santità e carità. Da parte mia, cercherò di valorizzare ancora nel discernimento gli organismi di comunione e corresponsabilità ecclesiale: Consiglio pastorale, Consiglio presbiterale, Consiglio episcopale allargato. E sono felice di testimoniarvi l’esperienza di vera comunione e stima fraterna che mi lega agli altri vescovi lombardi, coi quali cresce il confronto sulle grandi sfide che sono davanti a noi.

Mi auguro che continui a svilupparsi in tutti, dal nord al sud della nostra diocesi, il senso di appartenenza alla Chiesa locale, attraverso l’effettiva partecipazione ai momenti più qualificanti della vita diocesana, con particolare riguardo a:

  • Convegno pastorale di inizio anno: sabato 21 settembre 2019 nel seminario di Cremona.
  • Pellegrinaggio popolare a Caravaggio: domenica 22 settembre 2019.
  • Tradizionali momenti forti dell’anno liturgico e delle giornate tematiche.

Proseguirà l’accompagnamento delle unità pastorali nelle diverse fasi del loro percorso: proposta – preparazione – costituzione, avendo cura della vitalità degli organismi parrocchiali. Nelle zone, il Vicario zonale e l’Equipe di coordinamento zonale hanno il compito di fare da raccordo tra le Unità pastorali e le parrocchie del loro territorio, per conoscerne la vita e i progetti, e mediano il Progetto diocesano e il servizio delle Aree pastorali perché si adattino alle esigenze della singola zona. La visita pastorale accompagnerà ulteriormente questo processo.

Prosegue l’offerta di itinerari ed esperienze formative che proponiamo in diversi tempi e modi agli operatori pastorali:

  • Il percorso di ottobre sui contenuti comuni a tutti: convegno diocesano – due incontri zonali – uno in UP/parrocchia.
  • Il percorso di gennaio su alcune esigenze specifiche di formazione pastorale, concordate zona per zona con le aree e gli uffici di Curia.

C’è in tutti il desiderio di far sempre meglio, incrementando la possibilità di incontrarsi in tempi distesi e non di fretta, nella condivisione tra vocazioni diverse, per far crescere il senso della comune dignità, della fraternità tra discepoli del medesimo Vangelo, della corresponsabilità nella missione per il Regno. Anche le nuove ministerialità devono basarsi su questi presupposti, per non scadere in supplenze o deleghe.

Particolare attenzione viene riservata, come sempre, alla vita del presbiterio diocesano, che prevede diverse opportunità di crescita nella comunione, spirituale e operativa:

  • i ritiri spirituali verranno vissuti mensilmente nelle singole zone, intorno alla Parola di Dio, accolta in clima di preghiera e di condivisione fraterna. Gli altri incontri zonali serviranno al consueto confronto sulla vita pastorale e sui temi all’ordine del giorno del Consiglio presbiterale;
  • gli incontri diocesani privilegeranno – con l’aiuto di maestri autorevoli – le dimensioni dell’aggiornamento e del confronto su questioni nevralgiche dell’essere Chiesa e del ministero sacerdotale (il programma nel calendario allegato);
  • si rinnova con convinzione la proposta della settimana residenziale per presbiteri e diaconi (Lenno, 20-24 gennaio), e l’offerta del corso di esercizi spirituali a Caravaggio, 17-21 febbraio;
  • ai preti giovani, oltre al calendario per il gruppo del Pio X, raccomando la partecipazione agli esercizi spirituali guidati da don Michele Falabretti, a Marola di Carpineti (re) dalla sera del 17 al 22 novembre 2019;
  • ai sacerdoti, e anche ai laici impegnati nell’accompagnamento spirituale giovanile, offriamo due momenti residenziali di formazione, animata da esperti: 28-29 febbraio; 22-23 maggio.

 

Le priorità di ogni Area

Nel fascicolo troverete, come ogni anno, la presentazione degli orientamenti e dei programmi che i diversi Uffici pastorali mettono a servizio delle comunità. Richiamo brevemente, area per area, i principali mandati e le questioni emergenti.

Famiglia di famiglie: ha il compito di proporre un volto di comunità cristiana centrato appunto sulla rete delle famiglie e sulle molteplici ministerialità che fioriscono da un tessuto vivo di relazioni fraterne. È indispensabile tener conto della centralità della famiglia in ogni proposta pastorale, con un’attenzione particolare alle molteplici fragilità che fanno soffrire e lacerano il tessuto famigliare.

In ascolto dei giovani: ha il compito di sostenere l’elaborazione nelle comunità di un progetto educativo integrato, che valorizzi iniziazione cristiana e oratorio, pastorale giovanile e associazioni, scuola, famiglie e altre opportunità presenti sul territorio. L’apertura del nuovo campus universitario della Cattolica a Cremona, apre un interessante scenario di pastorale universitaria.

Nel mondo con lo stile del servizio: ha il compito di far crescere nelle comunità la capacità di ascolto dei bisogni del territorio (pastorale sociale – Laudato sii), di accogliere, di mettere al centro gli ultimi e i poveri (caritas), di portare a tutti il dono prezioso del Vangelo (missionarietà).

Capaci di comunicazione e cultura: il tempo che viviamo sollecita a considerare con attenzione i grandi fenomeni epocali che lo contraddistinguono. È necessario intercettare ed innestarsi nei cambiamenti del costume, delle opinioni, dei nuovi linguaggi della nostra gente.

L’immenso patrimonio artistico e storico che custodiamo rappresenta una potenzialità straordinaria per l’evangelizzazione. Anche la pastorale del turismo e del tempo libero, si impegna a convergere su progetti culturalmente significativi e integrati nella pastorale diocesana. Continua il lavoro del Tavolo di dialogo ecumenico e interreligioso, con la partecipazione di tutte le varie componenti che attualmente vivono esperienze di carattere autenticamente religioso e di rappresentanti della società civile.

 

Con la pace nel cuore

Il saluto liturgico riservato al Vescovo è il saluto stesso di Gesù Risorto ai discepoli, la sera di Pasqua, quando se ne stavano chiusi nel cenacolo, incapaci di credere e di osare. Lo shalom biblico si compie e diviene potente, colmando di Spirito Santo i loro cuori, finalmente liberati dalla paura e consegnati alla missione.

Con questo spirito, soprannaturale più che puramente umano, vivo con stupore, gratitudine e gioia la missione pastorale tra voi e con questo stesso spirito partecipo al vostro cammino. Sia quando corriamo, grazie allo slancio dei più forti, sia quando incespichiamo per il peso del peccato e per i nostri tanti limiti. E, soprattutto, quando sostiamo, per dissetarci alla fonte e spezzare il pane del cammino. Riconoscendoci, comunque, fratelli per grazia e per chiamata.

Con questa pace nel cuore, guardo avanti insieme a voi, incontro a voi, incontro a Lui.

+ Antonio Napolioni
Vescovo di Cremona




In viaggio sulle rotte della fede

Il pellegrinaggio diocesano del 2019, presieduto dal vescovo Napolioni, porterà (dal 2 all’8 settembre) un gruppo di cremonesi a percorrere le strade della Grecia seguendo la predicazione di San Paolo: da Filippi a Tessalonica e Atene, da Corinto fino a Micene e ad Epidauro, dove sorge uno dei più grandi teatri antichi. Così, i luoghi dove la nascente religione cristiana incontrò la cultura classica – nel viaggio organizzato dall’Ufficio per la pastorale del turismo con ProfiloTours – diventano occasione per conoscere e approfondire l’esperienza cristiana nella tradizione ortodossa greca.

«L’idea – spiega il responsabile dell’Ufficio don Roberto Rota – è quella di incontrare esperienze cristiane che, pur non essendo in piena comunione con la Chiesa di Roma, hanno radici comuni alla tradizione cattolica».

Accanto all’incontro con la Chiesa orientale, con le sue liturgie e la sua caratteristica arte iconica, ci sarà anche un momento di incontro con l’arcivescovo di Atene. Non è un caso se il titolo del programma annuale proposto dall’Ufficio è “Orizzonti di fede”.

 

Pellegrinaggi e turismo religioso

«C’è una differenza – spiega però don Rota – tra pellegrinaggi e turismo religioso. Chi parte per un pellegrinaggio è mosso da forti motivazioni di fede. Parte verso una meta significativa per la propria crescita spirituale e in questo caso dopo la decisione di partire e il viaggio in sé, anche il ritorno diventa parte essenziale: rientrare a casa rinnovato nella fede è la ragione stessa dell’esperienza».

Una dimensione spirituale che assume invece caratteristiche diverse nel viaggio turistico: «Nella nostre proposte non manca mai il riferimento alla fede cristiana, ma in questo caso è il viaggio a suscitare interesse e apertura. Così, promuovendo una cultura del turismo, la specificità dei nostri viaggi è lo sguardo con cui invitiamo a guardare le bellezze artistiche e naturali del mondo: uno sguardo che può stimolare la ricerca nella fede, diventando un vero e proprio strumento di evangelizzazione».

 

India e Polonia

Uno scopo che orienta le scelte delle mete, sempre rivolte alla conoscenza di luoghi e di testimoni capaci di raccontare la bellezza dell’esperienza cristiana fiorita dentro culture e tradizioni anche lontane: così il viaggio in India (dal 18 al 29 novembre) diventerà occasione per osservare e conoscere la cultura e le tradizioni legate a induismo e buddismo, ma soprattutto per fare esperienza diretta della carità, legata al ricordo di Madre Teresa di Calcutta e oggi continuata dalle sue suore, riconoscibili dall’abito bianco, profilato di azzurro. In Polonia (23 al 30 settembre), invece, il gruppo cremonese riscoprirà le origini di Papa Giovanni Paolo II e dell’esperienza di cristianesimo sociale di Solidarność, ma potrà anche «interrogarsi – osserva don Rota – su come un Paese che nella sua storia ha conosciuto più di altri la fatica della libertà, costruisca oggi ostacoli per la libertà degli altri attraverso nuove forme di integralismo politico e di chiusura».

Ogni viaggio è un’occasione, dunque, per conoscere e riflettere. E per farlo insieme, attraverso la partecipazione a un gruppo sempre più unito e affiatato, anche nella ricerca di nuovi percorsi di fede: «La nostra identità cristiana – conclude il responsabile dell’Ufficio – oggi è messa in forte discussione nel nostro occidente secolarizzato e anche noi troppo facilmente rischiamo di dimenticarla; per questo proprio il confronto con altre tradizioni ed altre culture offre un’occasione per recuperarla e per ritrovarne la autentica bellezza».

 

Pellegrinaggio a Caravaggio

All’inizio del nuovo anno pastorale, domenica 22 settembre 2019 si svolgerà il consueto pellegrinaggio diocesano al Santuario di S. Maria del Fonte presso Caravaggio con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni.

 

Viaggi ed eventi

Sul sito www.profilotours.it sono costantemente aggiornate le proposte di viaggi e pellegrinaggi organizzati dall’Ufficio diocesano con il supporto logistico dell’agenzia turistica ProfiloTours

 

Per le parrocchie

L’Ufficio diocesano è a disposizione di parrocchie e associazioni per l’organizzazione di gite e pellegrinaggi secondo le normative vigenti.




Diaconato, un servizio guardando a Cristo

Il 28 maggio 2019, il Diaconato permanente ha festeggiato il 25° anniversario della sua nascita in diocesi di Cremona. Dopo che il Concilio Vaticano II lo aveva ripristinato, mons. Enrico Assi avviò in diocesi il percorso vocazionale di discernimento e di preparazione dei candidati. Fu quindi mons. Giulio Nicolini a ordinare i primi sette diaconi. Attualmente i diaconi permanenti in diocesi sono 13 (di cui 8 sposati e 5 celibi); cinque sono poi i candidati, di cui quattro sono già accoliti; due aspiranti, cioè persone orientate al percorso di discernimento vocazionale.

È Flavio Carli, da molti anni ordinato diacono e oggi attivo nelle opere di caritative, in particolare con la San Vincenzo de’ Paoli, a spiegare che cosa sia il diaconato permanente: «La caratteristica prima del nostro operato è il servire gli altri, tutti i giorni. Io ad esempio attualmente sono responsabile del magazzino della San Vincenzo insieme a un collega volontario. I nostri compiti sono quelli di mantenere pulito il luogo dove i poveri vengono a prendere gli alimenti, perché la dignità del povero passa anche di lì».

Le attività sono tante: procurare il materiale, tenere contatti con le ditte e le realtà come il Banco Alimentare che alimentano il nostro deposito, organizzare la distribuzione. «Ci sono, certo, anche tante difficoltà – osserva il diacono -. La prima di tutte è riuscire ad ascoltare i poveri che incontriamo andando oltre i pregiudizi, per valutare gli effettivi bisogni di ciascuno. Ci sono alcuni che mentono, altri che ingigantiscono… Noi però siamo al servizio di tutti: la mentalità del diacono nasce dalle parole di Maria a Cana: “Fate quello che Lui vi dirà”. Così quello che ho imparato in questi anni di diaconato, è che bisogna avere la capacità di pensare di essere perdenti, perdenti con i poveri».

Il diaconato è in effetti, una realtà antica e nuova, allo stesso tempo. Antica in riferimento alle comunità cristiane dei primi secoli; nuova perché re-introdotta col Concilio Vaticano II, dopo tanti secoli di assenza. Non fa dunque meraviglia che un po’ tutti si fatichi a capire bene di che cosa si stia parlando. Spesso accade che, non avendo punti precisi di riferimento, ciascuno tende a immaginarla partendo dalle figure ecclesiali che già conoscono. Si paragona così il diacono al sacerdote, o al religioso, o al laico impegnato in parrocchia, salvo poi accorgersi che il diacono non è identificabile con nessuno di questi soggetti. Il diacono è anzitutto legato al Vescovo e ne è sua espressione, soprattutto in relazione alla carità. I Padri della Chiesa solevano dire che i diaconi sono la sua mano, il suo piede, il suo orecchio… Grazie al sacramento dell’Ordine che riceve, il Diacono è un ministro di Cristo a tutti gli effetti: ha il compito di proclamare il Vangelo e può tenere l’omelia; ha l’obbligo di celebrare la liturgia delle ore a nome dell’intera Chiesa; spesso celebra la liturgia del battesimo, benedice le nozze, accompagna alla sepoltura i defunti.

«La difficoltà nel diaconato – riflette ancora Flavio Carli – è quella di far capire che, nonostante nelle Scritture sembrino quasi due figure antitetiche (una più contemplativa e l’altra attiva), Marta e Maria ballano insieme. Noi oggi siamo portati a essere “attivi” e basta, come se tutto il significato della nostra esistenza dovesse esaurirsi con il fare delle cose. Le Scritture ci invitano a fare un passo in più: servire guardando a Gesù. Noi diaconi ci ispiriamo infatti a Cristo servo, possiamo e vogliamo solo seguirlo. Siamo stati fatti diaconi per la carità, la carità nel servizio».

Un altro aspetto decisivo è la solidarietà con la famiglia, moglie e i figli. «Se è sposato, la vocazione al diaconato deve essere condivisa totalmente con la moglie, mentre i figli sono più liberi. Il punto vero – che non spiegano mai – è che il diacono deve seppellire l’uomo vecchio. Deve diventare un marito e un padre nuovo. Non sempre la nostra figura è capita: ci sono alcuni sacerdoti che ci accolgono a braccia aperte, altri meno. Qualcuno non ha ancora compreso che noi non abbiamo compiti specifici se non quello di servire nel bisogno. Siamo disponibili a tutto. Che ogni cristiano sia chiamato a servire il suo prossimo nel nome di Cristo è fuori discussione. Ma appunto per questo il diacono esiste: per ricordare a tutti che il Cristianesimo è servizio».

 

Formazione

Incontro mensile presso il Seminario di Cremona: 13 settembre 2019, 26 ottobre, 23 novembre, 11 gennaio 2020, 22 febbraio, 28 marzo e 18 aprile

Giornate interdiocesane

Presso il Santuario di Caravaggio, appuntamento interdiocesano di spiritualità: 1 dicembre 2019, 1 marzo 2020 e 1-2 giugno