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Suor Anna Nobili: “Nulla è impossibile a Dio”

È stato un incontro partecipatissimo quello tenutosi domenica 18 novembre nella chiesa di San Siro a Sospiro. A intervenire, con una testimonianza e alcune danze, è stata suor Anna Nobili, un passato da cubista e un presente da consacrata nelle suore operaie della Santa Casa di Nazareth e fondatrice delle scuole di danza sacra “Holy Dance”. L’abbiamo incontrata a margine del suo intenso intervento (che vi proponiamo in audio integrale).

Suor Anna, cosa succede oggi nella tua vita?

Oggi accadono cose bellissime. Le scuole di danza sono cresciute e a settembre abbiamo aperto una quinta sede anche a Roma. In dieci anni il carisma, cioè questa possibilità di incontrare Dio grazie ai sensi del nostro corpo, ha dato frutto e oggi sono tantissimi i bambini, i ragazzi ma anche persone di tutte le età che frequentano questa esperienza.

A cosa ti ispiri?

All’esempio della Santissima Trinità: vivere una relazione armonica dove la diversità non è divisione. Questo danzare l’uno nell’altro è ciò che cerchiamo di sviluppare all’interno di tutti i gruppi che si vengono a formare nelle scuole. L’insegnamento è dai tre anni in su, oggi possiamo contare su sette insegnanti e abbiamo iniziato un corso di formazione per docenti e allievi nel carisma della Holy Dance. Siamo diventati associazione privata e lavoriamo sia per l’evangelizzazione sia al servizio della liturgia per aiutare le persone ad avvicinarsi ai sacramenti.

Ascolta qui l’intervento di Suor Anna 

L’accostamento tra danza e liturgia, che in altre culture è quasi simbiotico, da noi in Occidente non lo è. Come mai?

Il problema non è la danza, il problema è il rapporto che abbiamo con il nostro corpo. Noi siamo abituati a vedere la danza in televisione o nelle discoteche, ma

c’è bisogno di formare una cultura all’interno della Chiesa che aiuti la persona ad avvicinarsi alla persona con tutto il proprio corpo. Perché con tutto il corpo si può lodare Dio.

Non c’è il rischio che la danza “distragga” i fedeli dalla celebrazione della Messa?

No, perché dipende da che tipo di danza proponi. Noi all’interno dell’Associazione – come dicevo – abbiamo questi due filoni: il filone dell’arte della danza per l’evangelizzazione e invece la danza sacra per la liturgia. Nel primo caso, abbiamo ad esempio messo in atto tutta la storia del Re Davide, quella di Ruth nell’Antico Testamento, la storia di Giuseppe in cerca dei suoi fratelli, la storia di Maria e ora quella di Ester. E abbiamo visto come questo aiuti molto le persone a incontrare la Parola di Dio, che oggi non è più conosciuta. Questo è il primo filone, che proponiamo nelle carceri, nelle discoteche, nelle parrocchie, nelle case famiglia…

Poi c’è la danza come preghiera, come ministero all’interno della liturgia o paraliturgia. Questa viene fatta curando gli abiti in un certo modo, danziamo pregando. Per noi la danza è una chiave per aiutare le persone a incontrare il Mistero. Non è spettacolo, ma preghiera. Non dividiamo il corpo dall’anima, che è la vera mancanza dei giorni nostri.

Hai avuto un passato turbolento, ma oggi giri l’Italia accompagnata dai tuoi ragazzi e sei felice. Cosa pensi guardando alla tua vita?

Nella mia vita è evidente che nulla è impossibile a Dio. Ed è il messaggio che voglio dare a tutti quelli che incontro. Noi siamo sempre tentati di vivere secondo la nostra misura, ma io ho visto come il Signore è entrato nella mia vita strappandomi dalla fossa della perversione. Tutte le sere, mentre mi truccavo, mia mamma veniva a trovarmi con la Bibbia in mano e io mi irritavo, bestemmiavo, e la mandavo via. Lei allora iniziò a pregare per me, in silenzio. E da lì, poco a poco, sono cambiate le cose. Alcuni suoi amici della chiesa milanese di Sant’Eustorgio mi invitarono a un ritiro e io dissi di sì. Accettai perché al fondo io

ero una persona in ricerca di un senso. E Lui lo sapeva. Lo sapeva, perché Dio entra nelle miserie più oscure, incontra quelli che tutti direbbero “sono senza salvezza”. Invece io l’ho incontrato, e posso dire che nulla a Lui è impossibile.