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“Spazio comune del Vangelo”, inaugurato il ciclo di incontri

Venerdì 12 maggio, alle 21 presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, si è tenuto il primo dei tre incontri dell’iniziativa “Spazio comune del Vangelo”, promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro. Titolo della serata: “Non sono venuto ad abolire la legge ma a dare pieno compimento”. Al centro dell’attenzione il tema della legge e della giustizia, su cui hanno aiutato a riflettere il teologo e rettore del Seminario diocesano, don Marco D’Agostino, e il magistrato Federico Allegri, giudice presso il tribunale minorile di Brescia.

Nel presentare la serata, il moderatore don Enrico Maggi, incaricato diocesano per le Comunicazioni sociali, ha ricordato la genesi di questo ciclo di eventi: fare del “Discorso della Montagna” (Mt 5) un’occasione di conversazione e scambio di riflessioni. L’iniziativa ha lo scopo di avvicinare il mondo sociale e politico alla novità del Vangelo, da leggere appunto nel contesto socio-politico attuale. Vuole essere uno spazio intergenerazionale davvero aperto a tutti, in una conversazione altrettanto aperta sul Vangelo di Matteo 5. Questo primo incontro è stato focalizzato sui versetti 17-20.

Don Marco D’Agostino si è soffermato sul senso della venuta di Gesù: Egli non è venuto per abolire la legge ma per darne pieno compimento. Un compimento necessario perché la legge manca di qualcosa. Gesù, infatti, non è venuto ad abolire tutto quello che veniva prima, ma nemmeno a confermarlo. La vita del credente non dipende più più dalla legge ma da Gesù che è venuto perché ci si confronti con essa e affinché sia completata, raggiungendo la sua pienezza. La legge, infatti, non deve rimanere sterile: si compie in Gesù. L’immagine usata per rappresentare la legge è quella dell’argine: solo il contenitore, ma il contenuto è altro. A volte capita che, però, che si guarda alla legge per nascondersi dietro essa: può sembrare rassicurante ma è sterile, un solo comando. Gesù la apre e le dà spirito. Non è una legge scaduta, ma che va rimotivata: mancava il come compierla. cioè attraverso Gesù.

A seguire l’interessante intervento di Federico Allegri, magistrato da più di venticinque anni e da dieci presso il Tribunale minorile di Brescia. Nel suo intervento il magistrato ha portato la sua esperienza nel campo giudiziario anche attraverso alcuni esempi di casi concreti. Ha riflettuto su come, parlando di legge, si pensa a giudici e avvocati, si crede che sia una cosa solamente di competenza di chi deve amministrare la giustizia. Ci potrebbe essere un malinteso, perché i primi amministratori della giustizia sono tutti i cittadini, poiché le norme giuridiche riguardano tutte le persone. Un sistema giuridico è un complesso articolato di norme che fa riferimento a valori etici, a una certa idea di giustizia comune nella società. I giudici servono soltanto quando l’armonia si rompe, cioè quando la legge è violata.

Grazie al suo lavoro quotidiano a contatto con i minori, Allegri ha rilevato come in questo momento nelle famiglie qualcosa che non stia funzionando. Il Tribunale dei minorenni si occupa di ragazzi che commettono reati e che si ritrovano in una situazione dove la famiglia non funziona. Tantissime sono le situazioni di conflitto familiare, un conflitto di coppia che viene sempre subìto dai minori. Anche alla luce di recenti dati si può intuire come questo fenomeno si ripercuota sui minori: secondo alcune recenti stime circa il 45% dei matrimoni in Europa fallisce.

La magistratura rimane però l’ultima soluzione. Anche da buoni cittadini ci si può attivare. E prima di arrivare in tribunale, per lo Stato vi è un ampio spazio d’intervento anche di tipo sociale e di sostegno. Infatti, secondo il magistrato le politiche sociali andrebbero fatte con maggiore convinzione: come per esempio politiche di educazione delle famiglie per integrare dei minori difficili.

Anche nell’ordinamento giuridico non è quindi solo questione di applicare burocraticamente – e a volte autoritativamente – la legge, ma vi è anche un altro ampio spazio: come recita il secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione: lo Stato ha il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Dopo l’intervento dei due relatori c’è stato spazio anche per un momento di dibattito, con la replica da parte dei due relatori.

Matteo Lodigiani

Photogallery della serata

 

I prossimi appuntamenti

Secondo appuntamento, ancora al Centro pastorale diocesano, venerdì 26 maggio (ore 21) sul tema “Va prima a riconciliarti. Difendere la vita è promuovere la riconciliazione”. Interverranno il teologo don Enrico Trevisi e la prof. Simona Beretta dell’Università Cattolica di Milano. Una serata non solo per interrogarsi su quali sono oggi i campi in cui si può difendere la vita, ma anche per capire fino a che punto la mediazione politica è fonte di riconciliazione e se è possibile superare il concetto democratico di vincitori (maggioranza) e vinti (minoranza) per una visione più piena del servizio al bene comune.

La conclusione del percorso, che vorrebbe essere solo un primo esperimento da replicare anche nel prossimo anno pastorale, sarà venerdì 9 giugno, alle 21, presso la Sala dei Quadri del Palazzo Comunale di Cremona. “Amate i vostri nemici. L’avversario politico è il prossimo?” il tema della serata, che vedrà intervenire il teologo don Bruno Bignami e il prof. Pierpaolo Triani dell’Università Cattolica di Milano.