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Sport in oratorio, momenti per fare comunità. I valori del Csi “ospiti” a Chiesa di Casa

Questa settimana Chiesa di Casa, il talk di approfondimento pastorale della diocesi di Cremona, affronta il tema dello sport. Ospiti in studio sono stati Claudio Ardigò, presidente del Csi di Cremona, e Francesco Monterosso, dirigente della Polisportiva Sant’Ilario di Cremona. In collegamento, invece, don Fabrizio Ghisoni, parroco di Paderno Ponchielli, nonché giocatore della selezione Sacerdoti Italia Calcio.

La promozione della Cremonese in Serie A e gli atleti di casa nostra alle Olimpiadi di Tokyo: in questo ultimo anno non sono pochi i successi che sul territorio «hanno dato grande impulso all’attività sportiva», come dice Claudio Ardigò. Davvero questi successi hanno sollecitato iniziative e riflessioni. Ne è un esempio l’atletica leggera: «Il Csi nazionale ha organizzato un corso per allenatori di atletica leggera e solo in Lombardia eravamo più di quaranta, questo per dire quanta richiesta di poter fare attività».

Una carica nuova che arriva anche alle porte degli oratori, dove da sempre lo sport – grazie in particolare proprio alla presenza capillare del Csi – è momento e occasione privilegiata di incontro educativo. Ne parla Francesco Monterosso. È lui a sottolineare le caratteristiche fondamentali, in ambiente oratoriano, dell’attività sportiva: «Deve essere orientata da tre principi: sicuramente c’è un aspetto fisico-atletico, perché c’è in ballo la salute dei nostri ragazzi; c’è poi una dimensione tecnica, perché lo sport in oratorio non è mai da considerare “di secondo livello”, cioè noi cerchiamo di fare le cose bene, con allenatori preparati; infine, c’è la dimensione relazionale: lo sport, soprattutto di squadra, mette le persone in relazione». E l’equilibrio di questi tre aspetti viene sostenuto da una quarta dimensione, quella pastorale che, secondo Monterosso «non va dimenticata – aggiunge –: gli allenatori stanno sul campo con i ragazzi 5 o 6 ore alla settimana, una quantità di tempo importante». Perciò, «dovremmo riflettere sulla qualità di queste figure e quanto possa essere trasmesso ai ragazzi, in queste ore».

Dunque, il ruolo dell’allenatore, così come quello dei dirigenti e degli accompagnatori che rendono possibile l’organizzazione dell’attività, se sostenuto da una comunità parrocchiale, può diventare un ruolo di educatore nella fede. Su questo aspetto insiste don Fabrizio Ghisoni, il quale sottolinea come «la dimensione pastorale, di cui Francesco parla, diventa reale se c’è la comunità. E la comunità è fatta dalle famiglie». Don Ghisoni descrive la propria esperienza di sacerdote e anche di sportivo in parrocchia come arricchente, perché porta a riscoprire un valore fondamentale per l’uomo, che è l’aspetto comunitario; infatti, anzitutto, il primo punto in comune, anche nella rappresentativa dei Sacerdoti italiani di cui don Fabrizio è protagonista «è la nostra umanità». Aggiunge: «Io testimonio, con la maglia dei Sacerdoti Italia Calcio, quel desiderio evangelico: “Se non ritornerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli”. Questo diventa un’occasione e uno stile di stare in mezzo alla gente».

Se, da un lato, l’adulto che si occupa dell’attività sportiva in oratorio è chiamato a una crescita e conversione, i valori cristiani possono essere comunicati, tramite lo sport, anche ai più giovani: «Lo sport, dal punto di vista culturale, ha un’importanza fondamentale: è un veicolo per trasmettere valori fin dai piccoli», dice Monterosso. I giovani «imparano a conoscersi, rispettarsi, far diventare le differenze una ricchezza: dal basso, possiamo costruire una comunità più solidale».

In questo momento storico, per esempio, emerge chiaramente il bisogno di educarsi al valore dell’inclusione e lo sport può essere utile in questo senso, come spiega Ardigò: «Stiamo cercando di trovare una possibilità di far gareggiare i bambini ucraini sul nostro territorio». Inoltre, per quanto riguarda il Csi, il presidente del comitato cremonese afferma: «Lo sport che noi proponiamo non è un’attività agonistica esasperata». L’entusiasmo nello sport non scaturisce, infatti, solo dalla vittoria. Ed è proprio questo l’augurio con cui Monterosso conclude: «anche dalla fantasia, dal vedere i compagni crescere, addirittura dal fermarsi insieme dopo gli allenamenti a pulire lo spogliatoio. L’esperienza sportiva è fatta di tante soddisfazioni. Non solo sul campo».