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Sport e disabilità: «Le storie di sport inclusivo sono la risposta all’inciviltà»

Da qualche settimana in via Cadore, a Cremona, sono iniziati i lavori di ristrutturazione della nuova sede dell’associazione Giorgia e del Baskin. Nulla di strano, soprattutto per una città come Cremona sempre attenta all’inclusione e sempre pronta ad accogliere le diversità.

Purtroppo, però, il detto fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce ha un fondo di verità: una frase offensiva nei confronti delle persone che operano e che trovano accoglienza nelle due associazioni, infatti, è comparsa lunedì mattina sul cartello affisso dall’impresa addetta alla ristrutturazione e da lì è esploso il caso.

‹‹E quindi? Una marea di handicappati qui, in via Cadore, che magari prendono pure i parcheggi riservati. Avete sbagliato via››: questo si legge, purtroppo, sul suddetto cartello.

Lo hanno commentato e condannato in tanti, e ne ha parlato anche Anna Manara, ex presidente del CSI Cremona e da anni impegnata nel Comitato Italiano Paralimpico, oggi nella commissione scuola, ai microfoni di CentroCampo nella puntata di mercoledì 27 marzo.

‹‹È qualcosa che mi è davvero spiaciuto››, commenta, ‹‹perché le due realtà dell’Associazione Giorgia e del Baskin sono inserite da anni nel tessuto cremonese e stanno lavorando bene››. Oltre a questo, Manara è dispiaciuta che sia successo proprio a Cremona che descrive come ‹‹una città inclusiva›› e da sempre avvezza a sostenere e supportare le diversità di ogni tipo. ‹‹Credo sia qualcosa di isolato e circoscritto››, aggiunge e la migliore risposta di questi ‹‹atti di ignoranza›› sono le numerose storie di integrazione, inclusione e coraggio che a Cremona si vivono ogni giorno e che molto spesso vengono raccontate anche nella trasmissione realizzata da Trc in collaborazione con il CSI Cremona.

Anna Manara lavora da tanti anni nel mondo dello sport e della scuola e può attestare che ormai ‹‹il concetto di diversità è entrato nel tessuto culturale›› e che ‹‹la maggioranza delle storie che si potrebbero raccontare parla di inclusione››.

Come ad esempio la storia di Francesco Messori (il reportage della sua visita in città).

La sua vicenda, grazie anche al potere dei social e del media, ha potuto veicolare messaggi belli e positivi, ma molte altre esperienze sconosciute ai più potrebbero essere citate. Ci sono atleti, allenatori, dirigenti che ogni giorno lavorano per l’inclusione. E lo sport è un laboratorio straordinariamente importante in questo senso.