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Sospiro, Via Crucis in dialetto cremonese

Certamente un “unicum”, almeno in contesto cremonese. La Via Crucis in dialetto che ha avuto luogo la sera di venerdì 31 marzo a Sospiro, presieduta dal Vescovo Antonio, affiancato dal parroco don Federico Celini e dal collaboratore don Martino Morstabilini, si è caratterizzata per la sua originalità, oltre che per la profondità, la suggestione, la qualità spirituale e letteraria di quanto è stato proposto e condiviso: proprio come è significato nell’introduzione del volume che raccoglie i vari contributi poetici: “è questo un felice modo per recuperare tutta la dignità che il dialetto, se poesia autentica, possiede: non più soltanto lingua dei momenti disimpegnati, ma motivo di esaltazione dello spirito, che nel dramma di Cristo riconosce l’immenso tributo della sofferenza creaturale”.

Così, davanti a un’assemblea numerosissima, attenta e commossa, si sono dipanate le varie stazioni, introdotte dal Vescovo e proposte in lingua cremonese (anche nelle sue varie sfumature) dai vari lettori sospiresi e da alcuni degli stessi autori: Franca Piazzi Zellioli, Maria Rosa Righetti, Giuseppe Caso, Gianluigi Bolzoni, Pierluigi Lanzoni, Gigi Manfredini , Mario Ghidotti, Giovanna Bragadini e Uliana Signorini Romanenghi di Cremona; Dante Mainardi di S. Bassano; Donatella Cervi Dellanoce di Castelverde; Riccardo Magri di Cicognolo; Giovanni Scotti e Cesarino Rossi di Sospiro; Gentilia Ardigò e Mara Soldi Maretti di Casalbuttano.

Questa Via Crucis è nata una ventina di anni fa – e da allora è stata rappresentata a Sospiro in tempo quaresimale – dall’iniziativa del sospirese Giovanni Scotti, appassionato e competente cultore di storia e di storia locale, che ha promosso l’elaborazione e la raccolta in un volume dei vari testi, incentrati su ciascuna delle stazioni. La realizzazione è stata possibile anche grazie all’interessamento di Giovanni Bertoni e di Fausto Ghisolfi, alla cura del Gruppo Culturale “Giovanni Battista Puerari” di Sospiro, al patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Cremona e alla collaborazione del Gruppo Dialettale Cremonese “El Zàch”. Il libro, tra l’altro, si avvale anche di pregevoli illustrazioni (di Giorgio Mori, Egisto Naponi, Aurelio Olivieri, Donatello Misani, Ercole Priori, Angelo Corbani, Giuseppe Castellani).

Ma davvero significativo è sottolineare il clima spirituale che si è venuto a creare durante la lettura dei vari brani, che si è trasformata in autentica preghiera, in meditazione personale, in contemplazione, durante tutto il tempo in cui i presenti sono stati immersi nella Passione e nella Croce di Cristo. Un’attenzione davvero quasi tangibile fisicamente, vista l’intensità e la verità della consapevolezza di quanto si stava celebrando.

E il Vescovo Antonio, pienamente coinvolto in una modalità espressiva che ormai è davvero anche la sua (non è mancata l’occasione, in questo primo anno di episcopato cremonese, di sentirlo apprezzare la gradevolezza e l’espressività dei nostri dialetti), ha manifestato alla fine il suo più convinto apprezzamento e ringraziamento per una esperienza singolare non in sé (ovviamente la Via Crucis fa parte di un patrimonio di fede millenario e universale), ma per come è stata realizzata, proposta, condivisa. “Una Via Crucis che non dimenticherò”, ha esordito. E davvero, ha sottolineato, si è entrati in un mistero – quello sella salvezza per ogni uomo e donna – che si rende umano, visibile, concreto, giornaliero, che “parla la lingua di tutti i giorni”. Come è consolante entrare nella realtà di un cammino segnato e accompagnato da un Dio che non ci lascia mai soli e che condivide fino in fondo, comprendendola, la nostra più autentica condizione umana! Anche questa preparazione all’evento grandioso della Pasqua lasci un segno concreto nel cuore e nella vita di tutti e di ciascuno.

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