1

“Settimana dell’educazione 2018”: confronto sugli oratori nelle Unità pastorali

Un paio d’ore di racconti, riflessioni e prospettive condivise sulla proposta di pastorale giovanile attuata nel nuovo contesto delle Unità pastorali: uno spaccato di fatiche ed entusiasmi tracciato nel pomeriggio di sabato 20 gennaio, presso la sede della Federazione Oratori Cremonesi.

La settimana dell’educazione 2018, a ridosso degli eventi sinodali, ha giocoforza assunto un profilo più contenuto, ma il tono degli interventi e il quadro emerso è stato tutt’altro che inutile. La riflessione, introdotta dal responsabile don Paolo Arienti, ha disegnato i modelli di pastorale unitaria tra comunità parrocchiali sin qui attivati in diocesi: preti a servizio di più oratori e riferiti a diverse figure di parroci,  co-parroci di diverse comunità senza vicari dedicati alla pastorale giovanile, oppure parroci che da soli conducono anche gli oratori di più comunità…

 

 

Un puzzle di situazioni che ripropongono l’urgenza di una lettura approfondita delle relative ricadute nell’approccio alle giovani generazioni. Emerge la necessità (anche numerica) di rimodulare la presenza dei sacerdoti e di attivare una serie di collaborazioni laicali autorevoli, e di conseguenza anche un nuovo e più definito ruolo specifico del presbitero impegnato in ambito giovanile. Torna la riflessione sull’impegnativa collocazione di eventuali figure educative professionali negli oratori, e l’indispensabile orizzonte formativo dedicato a nuove competenze di animatori – educatori.

 

La motivazione di fondo dell’incontro – cui hanno partecipato attivamente anche il Vescovo ed il Vicario per la pastorale don Maccagni – era definire quale apporto e sostegno fosse auspicabile da parte delle Zone pastorali o del servizio diocesano all’evoluzione in atto.

Tra le difficoltà più evidenti espresse dai rappresentanti delle Unità pastorali presenti è stato sottolineato soprattutto l’endemico campanilismo delle comunità chiamate a collaborare, così duro a morire anche dinanzi all’evidente obsolescenza del modello di parrocchia ereditato dal passato; come pure il pericolo di svuotare la vitalità delle piccole comunità cristiane se private di un fisiologico “ricambio” generazionale. Anche la presenza “fisica” del sacerdote – impossibile da garantire quotidianamente in ognuna delle strutture parrocchiali di una Unità – impone una riflessione seria sulla conversione da avviare nella comunità laicale adulta, affinché non si nasconda dietro ad abitudini rassicuranti che non corrispondono più alle odierne situazioni pastorali.

 

La nuova fisionomia della pastorale giovanile non può essere considerata un capitolo a sé stante: andrà immaginata e progettata in una complessiva trasformazione della vita parrocchiale, in cui privilegiare una corresponsabilità condivisa e la crescente cura delle relazioni interpersonali tra adulti, laici e consacrati. L’autentica chiave di volta di ogni azione educativa.