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Sette parole di misericordia per cambiare la vita e il mondo

La pioggia non ha fermato la Via Crucis promossa dagli Oratori della città di Cremona per gli adolescenti. “Perole e opere di misericordia” lo slogan della serata che ha preso avvio poco prima delle 21 di mercoledì 2 marzo nel piazzale antistante la casa circondariale di Cremona.

E proprio ai detenuti – che a tratti hanno fatto sentire la propria presenza con grida e anche qualche sfottò – è andato il primo pensiero del vescovo Antonio Napolioni, che ha presieduto la Via Crucis.

Quindi dietro la croce di legno, scortata da alcuni scout con le torce in mano, si è snodata la processione che ha percorso via Ca’ del Ferro, costeggiando l’ospedale, sino a raggiungere la chiesa della Beata Vergine di Caravaggio.

Tanti gli adolescenti presenti, insieme ai propri sacerdoti, gli educatori e anche diverse famiglie, alcune anche con bambini piccoli. Tutti in marcia tra momenti di preghiera e di silenzio. Le prime stazioni sotto la pioggia battente, poi – cambiando un po’ i programmi – il passo più rapido verso la chiesa, dove la Via Crucis è proseguita sino al termine.

A scandire la serata sette parole: sette frasi pronunciate dal Cristo sulla croce. Per ognuna una forte testimonianza, che è stata occasione per una riflessione sulle opere di misericordia.

A chiudere la celebrazione è stato il Vescovo che iniziando il suo intervento ha chiesto ai ragazzi: “Preferite la pioggia da liberi o il sole a scacchi da dentro il carcere?”. Poi il riferimento alla serata non molto favorevole, con mons. Napolioni che ha intonato un canto Scout, continuato poi dai ragazzi presenti. E richiamando le parole del canto “se la pioggia cadrà ancor più divertente sarà”, il Vescovo ha scherzato sulla cocciutaggine che ha portato a prendere così tanta pioggia. “La vita è questione di fortuna o di protezione?”, ha quindi domandato. E ancora: “Come torniamo a casa questa sera? Come far sì che sia stata un’ora fruttuosa per la nostra vita?”. Così ha iniziato a ripercorrere le sette parole che hanno scandito la Via Crucis.

L’invocazione “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” è stata approfondita il racconto di una ragazza che scrive al padre in carcere. Dal tema del perdono a quello vocazionale con il grido di Gesù “Ho sete” e il racconto del desiderio che si accende nel cuore di un giovane che si confida con il proprio insegnante. Poi “Donna, ecco tuo figlio” con il tema dell’accoglienza dell’altro e della vita, con un progetto di famiglia.

Le due stazione successive legate al tema della malattia. Prima la storia di un ragazzo in terapia (“In verità ti dico: oggi sarai con me nel paradiso”) per riflettere su “l’incontro con il Signore, vera terapia – ha detto il Vescovo – che mi chiama a dire:posso essere più forte della paura del male e della morte”. Poi quella di un giovane che accudisce i malati (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”: situazione che “chiama ad accettare di essere un po’ tutti infermi – ha spiegato mons. Napolioni – ma anche un po’ tutti capaci di guaire”. E qui il riferimento alla “Chiesa ospedale da campo” con “i malati che raccontano il tocco delicato e tenero del medico celeste che si è fato vicino”.

Penultima tappa con riferimento alle parole “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” e il pensiero che è andato alle tante famiglie che vivono il dramma di un figlio coinvolto in un tragico incidente stradale, pur nella consapevolezza della “potenza della vita e dell’amore, di chi consegna comunque se stesso in mani sicure”.

L’ultimo spunto, alle parole di Cristo “Tutto è compiuto” è stato offerto dalla scena di una famiglia in crisi, con la fatica di tirare avanti giorno dopo giorno.

Sette parole. Ai ragazzi il Vescovo ha chiesto di sceglierne una, per farla propria come frutto di questa serata. “Se uno parla, è vivo, è nel tempo, guida la storia – ha spiegato mons. Napolioni – chiama ciascuno di noi a fare di questa parola la storia che cambia il mondo. A cominciare da me! Perché cambia un po’ la mia vita e la mia persona, il mio oggi”.

Infine il riferimento alle parole pronunciate all’inizio di ogni stazione: “Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo. Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo”. La croce, strumento di tortura e dolore trasformato da Dio in strumento di salvezza. “La croce diventerà la nostra gloria – ha conculdo il Vescovo –. È il grande perché, il perché di tutto!”. “La misericordia di Dio si è fatta carne e, attraverso le storie di piccoli uomini come noi, ha redento il mondo”.

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