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Seminario, in via Milano 5 inaugurato dal Vescovo il nuovo anno

Riaprire i battenti di una casa, arieggiarla, ripulirla e soprattutto sentirsi in famiglia è sempre una grazia. E se questa casa, benché grande, si chiama “Seminario”, allora l’impressione si moltiplica. Dall’impressione – è la sfida dell’anno appena inaugurato – deve trovare spazio in ciascuno e il seme della Parola, la chiamata che Dio rivolge, la risposta dell’uomo hanno bisogno di tempi, strutture, persone grazie alle quali poter fortificarsi. L’edificio di via Milano 5, a Cremona, fatto costruire dal vescovo Bonomelli 130 anni fa, ha ripreso il suo cammino.

La comunità attuale è formata da 23 giovani (17 cremonesi, 1 di Fidenza e 5 religiosi africani del Togo) e nella serata di giovedì 28 settembre il vescovo Antonio Napolioni ha dato ufficialmente il “via” a ciò che il Signore, in questo nuovo anno, metterà davanti, nella sua grazia e nella sua imprevedibilità.

Ritrovarsi e rivedersi, raccontarsi ciò che si è fatto, come si è vissuto, quanto ci è stato chiesto di metterci al servizio, cosa ha funzionato e cosa un po’ meno durante il periodo estivo, è un ascolto che fa crescere i singoli.

Le lezioni di teologia, a Lodi, insieme con le diocesi di Crema, Vigevano e Lodi stesso, sono riprese lunedì scorso. C’è il disagio di mettersi in viaggio quattro giorni la settimana, ma c’è anche la gioia di conoscere altri giovani in cammino e tornare, nel pomeriggio, nella propria comunità diocesana per vivere e respirare con ii polmoni della propria chiesa. La comunità respira un clima di “cantiere” che è proprio della diocesi cremonese in questo momento storico, sia per la ristrutturazione delle zone pastorali, sia per la costituzione delle unità pastorale e il trasferimento dei preti. I giovani seminaristi si nutrono di questo clima e sono chiamati a disporsi intimamente – e con il servizio al sabato e alla domenica in una di queste unità – perché la loro vita entri a pieno titolo in un progetto e in un cammino ecclesiale più grande di ciascuno.

Sono convinto che una caratteristica dei giovani di oggi, da accudire e da irrigare, sia quella dell’innamorarsi. E innamorarsi proprio della realtà che vivono, senza scappare ma, al contrario, assumendola su di sé, affrontandola, tenendone conto perché questo è il mondo a cui sono mandati, dal quale provengono. Un nuovo anno nel quale si potranno coltivare, insieme – e ciascuno nel suo cammino personale e discernimento, le dimensioni base della formazione: la vita spirituale, l’esperienza pastorale, lo studio e soprattutto la dimensione affettiva e relazionale. Partendo dal discorso che Papa Francesco ha fatto, il 27 maggio scorso a Genova, davanti a sacerdoti, seminaristi e consacrati – la comunità ha mosso i suoi passi riflettendo che ciò che il Signore chiede, giorno per giorno, serve al nostro bene.

Allora le parole “famiglia, fraternità, presbiterio, collaborazione, sinodo” diventano parte di un linguaggio che non va tenuto fuori dalle mura del seminario, ma deve entrare, giorno per giorno, nella vita di ciascuno. Una vita, quella del Seminario, che si presenta bella e impegnativa al contempo e che i seminaristi stessi, ciascuno al proprio livello e con le proprie esperienze e capacità, contribuiranno a costruire. Il calendario del seminario (e anche quello diocesano) sono volutamente senza date per tappe significative. Se è un cammino è giusto valutare insieme quando sarà il momento di dire di “sì”, ma insieme, mai come solisti fuori dal coro.

Abbiamo bisogno di operai per il campo del Signore. Ma questi hanno bisogno di trovare una Chiesa che li accompagni, un presbiterio che li aiuti a formarsi, comunità e famiglie che li sostengano. Il Seminario è un momento di Chiesa, di formazione autentica e, ce lo auguriamo, di scoperta della propria umanità. Attraverso quella ciascuno potrà annunciare, con la vita, l’amore che ha ricevuto da Dio.

don Marco d’Agostino
rettore del Seminario di Cremona

 

Photogallery della serata

 

L’avvio del nuovo anno scolastico a Lodi