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Scuola animatori: «Un’esperienza intensa, ma dal futuro incerto»

È tornata in porto dopo tre giorni di intensa navigazione la nave della scuola animatori 2018. Nella giornata di giovedì 30 agosto gli ultimi moduli: in mattinata musica-danza, teatro e giochi; nel pomeriggio spazio all’acqua e alle preziose osservazioni educative legate ad una prassi molto diffusa negli Oratori.Anche il pranzo è stato caratterizzato da alcuni interventi di animazione, sempre sul tema della navigazione e dell’essere “equipaggio”. Con l’ammaina bandiera, la verifica e i saluti si è poi chiusa l’edizione 2018 ospitata dal Seminario vescovile. Sicuramente un’esperienza intensa e fruttuosa. Resta sul tappeto il problema numerico che rischia di mettere in forse altre eventuali edizioni.

Scarica qui i i materiali formativi proposti durante la scuola animatori 2018

Ecco alcune battute di don Paolo Arienti, responsabile FOCr: «C’è da chiedersi quanto siano cambiati e stiano cambiando i tempi di disponibilità degli adolescenti e dei loro educatori, ma anche quali siano le scelte, le possibilità e le priorità delle parrocchie, soprattutto laddove non esistano figure pienamente dedicate alla pastorale giovanile». Certo è che il rischio di scomparsa di attività diocesane non è un bel segnale. Continua don Arienti:

«Il pericolo è che nell’affanno o nell’indifferenza non ci si accorga di strumenti davvero importanti soprattutto per i ragazzi che hanno estremamente bisogno di incontrarsi in una dimensione di Chiesa non asfittica, non più campanilisitica, meno ripetitiva».

«Questa è una riflessione che vogliamo condividere con tutti, innanzitutto leggendo le fatiche e le fragilità. Appunto per questo mettersi insieme, scegliere alcune priorità non aiuterebbe? Perché in certi casi non si prova nemmeno a far passare un’idea, una proposta che vada oltre la realizzazione, pure importantissima, dei grest estivi?»

La fotogallery dell’esperienza in Seminario

Anche questa edizione della scuola animatori – un format certamente strutturato che non pretende di assumere tutta la formazione, ma si è offerta come contributo per animatori più motivati – ha confermato il bisogno di riconoscersi nell’altro. Conclude l’incaricato della Pastorale Giovanile:

«Il protagonismo dei più giovani ha infatti bisogno di essere stanato e sostenuto da adulti che credano nella realtà della Chiesa, oltre i miti.

Non può essere solo il don, magari preso da un’estate alla rincorsa dei campi, a pensare a tutto e a tutti, magari anche a chi coinvolgere nella scuola animatori, negli esercizi acr, nella festa dell’Oratorio o in altre iniziative. Abbiamo bisogno di comunità adulte coese, libere e appassionate. Solo così le fatiche e le altalenanze sociali ed evolutive non saranno né un alibi né una paralisi».