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Scelte vocazionali: è questione di metodo

Una serata di stampa vocazionale, ma non per suggerire un certo tipo di scelta, quanto piuttosto per insegnare un metodo che potrà portare a cogliere, accogliere e scegliere la propria vocazione. Questo lo stile della serata svoltasi venerdì 21 aprile in Cattedrale. Un incontro rivolto a giovani, svolto in uno stile abbastanza insolito. Lo si intuiva già dalla disposizione dei posti a sedere: non rivolti verso l’altare maggiore, ma guardando la controfacciata del Duomo.

“Parole per parlarGli” il titolo dell’iniziativa, promossa dal Centro diocesano vocazioni guidato da don Davide Schiavon, che ha introdotto l’incontro ricordando le quattro serate svolte nei mesi scorsi a livello interzonale nel tentativo di motivare, stimolare, incoraggiare e interrogare i 18/30enni sul senso della vita, la ricerca della verità, la voglia di un’esistenza piena e la disponibilità a considerare la fede come risposta. Bussola in questo itinerario non può che essere la preghiera, partendo da quella base sicura che è la Bibbia. In che modo, però? Due possibili strade hanno provato a tracciarle, da punti di vista molto diversi, due giovani.

La storica dell’arte cremonese Elena Poli ha aiutato i presenti a leggere alcuni degli affreschi cinquecenteschi della navata centrale, la cosiddetta “Biblia pauperum”: la nascita di Maria, la caduta di Gesù durante la salita al Calvario e l’imponente crocifissione del Pordenone. Episodi che non sempre sono raccontati nelle Scritture e che trovato particolare significato nella contestualizzazione dell’epoca in cui sono stati raffigurati. A diverso modo, comunque, quadri di “vocazione”, tutti concatenati tra loro.

Poi ha preso la parola Simone Ferrari, educatore bergamasco e insegnante di religione, che prendendo spunto proprio da alcuni testi biblici ha evidenziato gli passaggi per approcciarsi alle Scritture: ricordare, per ascoltare e accogliere la Parola, per poter quindi diventare Parola di Dio (in altre parole “parabola”). Con tre atteggiamenti: dignità, mitezza e fede. Nella consapevolezza che la Bibbia non è il libro delle riposte, quanto piuttosto un testo di domande.

È stato così proposto ai ragazzi un consiglio per la preghiera tradotto secondo le portate di un pranzo: dall’aperitivo (scelta del posto in cui pregare) all’antipasto (pensare a come Dio sta guardando a chi prega); dal primo piatto (porsi nell’atteggiamento di ascolto con in mano la Bibbia) al secondo (sottolineare le parti che più provocano e quelle che danno maggiore consolazione), sino ad arrivare al dolce (chiedere una grazia) e al brindisi (preghiera di ringraziamento conclusiva), senza naturalmente tralasciare un buon caffè, segno evidente della condivisione.

A chiudere l’incontro è stato quindi il vescovo Napolioni che ha ripreso l’immagine del pranzo – “mio cibo è fare la volontà del Padre” – sottolineando come la preghiera sia davvero nutrimento per l’uomo. Poi il riferimento al tema della vocazione, che non può certamente essere inteso come un fulmine a ciel sereno. Per questo risulta necessario un metodo, seguendo i tanti maestri di ascolto che si possono trovare durante la propria vita. A partire naturalmente da Maria.

Se decisiva è sicuramente la “fame” di ciascuno, non lo è da meno il metodo utilizzato per nutrirsi. Proprio qui il senso della serata: non quello di fornire indicazioni in termini di scelta, quanto in termini di metodo. E il Vescovo ha tracciato la strada: leggere, ascoltare, percepire, riconoscere, seguire, innamorarsi, decidersi, vivere e morire per.

Proprio nella consapevolezza che occorre imparare il metodo, mons. Napoloni ha invitato i giovani a vivere l’esperienza di Taizé, ricordando anche come tutto potrà diventare un utile arricchimento per il Sinodo diocesano dei giovani.

La serata ha idealmente preparato la prossima Giornata delle vocazioni, in agenda il prossimo 7 maggio.

 

Photogallery della serata