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San Sigismondo, l’8 agosto festa di San Domenico con la presentazione del libro sul grande organo settecentesco

L’8 agosto nella chiesa di San Sigismondo, a Cremona, la memoria liturgica di san Domenico sarà celebrata con particolare solennità e con la proposta di eventi di carattere spirituale e culturale. L’occasione è l’anno giubilare nell’800° anniversario della morte del santo fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori, più comunemente noto come Domenicano, al quale appartengono le monache claustrali che ormai da anni risiedono presso il complesso di largo Bianca Maria Visconti.

Il primo appuntamento della giornata sarà la presentazione del nuovo libro sulla storia del grande organo rinascimentale della chiesa di San Sigismondo, a cura di Antonio Disingrini, organista che accompagna la principali celebrazioni della chiesa monastica cremonese. La presentazione è in programma alle 10.30 alla presenza dello stesso autore e dei rappresentanti dell’associazione Serassi, che dal 2002 opera per la valorizzazione degli antichi organi a canne e della musica antica in genere.

Proprio la voce dell’organo si potrà ascoltare nella solenne celebrazione eucaristica delle 11, presieduta dal cappellano del monastero don Daniele Piazzi: alla tastiera per l’occasione ci sarà Camillo Fiorentini con l’accompagnamento corale della Schola Sant’Antonio Maria Zaccaria.

Nel pomeriggio alle 17 ci sarà la celebrazione dei Secondi Vespri cantati, insieme alla comunità monastica.

L’organo Maineri-Acerbis

Il volume monografico, intitolato “L’organo Maineri-Acerbis” ed edito dall’Associazione Giuseppe Serassi all’interno della “Collana d’arte organaria”, racconta la storia artistica e musicale dell’organo che dal 1567 è collocato nel complesso monastico cittadino.

Questo nuovo libro è stato pensato da Disingrini, che dal 1981 presta servizio come organista presso la chiesa e che aveva seguito il restauro dell’organo nel 1995, poiché non esisteva ad oggi nulla che illustrasse questo strumento di pregio che è oggetto di curiosità e interesse da parte di tanti fedeli cremonesi come di tanti turisti.

Lo stupendo strumento, infatti, la cui origine si colloca nel 1567 ad opera di Gian Francesco Maineri, si inserisce perfettamente nel contesto della chiesa rinascimentale che raccoglie lo stile architettonico prebramantesco e lo sviluppa nel ricco corredo pittorico dei Campi e della loro scuola.

Spicca in primis la stupenda cassa dell’organo, esempio d’arte incisoria, su disegno e progetto del pittore Bernardino Campi, la cui doratura si deve ad un’aggiunta settecentesca.

Lo strumento, conservatosi integro nei secoli successivi, fu ricostruito nel 1860 da Luigi Vincenzo Acerbis che reimpiegò gran parte del materiale primigenio, tra cui le antiche canne, mantenendo così l’originario equilibrio sonoro e aggiungendo la struttura meccanica indispensabile al suo funzionamento. Questo strumento, che ha quindi accompagnato per secoli le celebrazioni liturgiche con il suo suono, fu riconosciuto già dall’Impero austroungarico come monumento nazionale. L’organo ha subito diverse modifiche nel corso dei secoli, ma l’aggiunta di vari registri non ha intaccato il suono originale che è rimasto invariato dal XVI secolo.

Il libro ripercorre questa lunga storia fino al 1941, quando sono terminate le diverse significative modifiche allo strumento. Nel 1995 l’organo è stato oggetto un importante restauro ad opera della ditta Pedrini-Poisa.