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Salvador de Bahia, Marco Allegri racconta l’esperienza a Casa di Edivania

Continua in Brasile, nella parrocchia di Salvador de Bahia, l’anno di servizio dei due fidei donume cremonesi, Gloria Manfredini e Marco Allegri. Per lui, in particolare, tra gli impegni c’è quello presso la Casa Marta e Maria, meglio conosciuta come Casa di Edivania, che l’ha fondata. Di seguito il suo racconto.

Potrebbe sembrare “Il castello dei destini incrociati” di Calvino e, invece, a Salvar de Bahia, in quartiere, è conosciuta semplicemente come “la casa di Edivania”, una struttura di accoglienza per persone di strada fondata tredici anni fa da Edivania, una donna che ha fatto della sua vita un servizio perpetuo alle persone più fragili.

La Casa Marta e Maria, nome ufficiale della struttura, è un luogo tranquillo, che ospita una quindicina di persone provenienti da contesti molto difficili: alcuni sono usciti da una lunga ed estenuante lotta contro l’alcol, altri hanno alle spalle storie di dipendenza dalla droga e altri ancora semplicemente sono malati o anziani e non hanno più nessuno che possa prendersi cura di loro.

Gli ospiti della casa sono tutti uomini, dai 30 ai 60 anni, e vivono in comunità, vengono da storie complesse e intricate. Il loro male più grande ora è la solitudine.

Ogni martedì mattina passo a trovarli e mi fermo a mangiare con loro. Di solito, con gli ospiti che desiderano, giochiamo a domino o a Forza4. Si chiacchiera, si condivide una merenda insieme e poi il pranzo. Alcuni hanno tanta voglia di raccontarsi, si perdono in storie di gioventù e di vite lontane, altri non parlano e preferiscono rimanere in disparte, ma tutti hanno in comune lo stesso punto di arrivo, la stessa persona, Edivania.

Spesso capita che ci sia da portare alcuni di loro in ospedale o a comprare farmaci: in quel caso mi presento in macchina, al mattino presto e poi andiamo insieme. Il traffico e il caldo spesso rendono le nostre uscite impegnative, ma sono anche momenti profondi di condivisione e di speranza. Molti di loro soffrono di patologie croniche e hanno bisogno di cure costanti.

Pedro, per esempio, è stato accolto in casa qualche mese fa. È stato trovato per strada in condizioni disperate, divorato dall’aids e dalla tubercolosi; dopo un lungo periodo in ospedale si è ripreso e ora vive lì nella comunità. Lui è tra quelli con cui condivido di più. Non parla molto, ma giochiamo tanto a Forza 4. È divertente, ha un modo tutto suo di giocare: per lui la partita termina quando le pedine finiscono, in un certo senso, gli piace giocare a punti.

Un altro signore con cui passo molto tempo è Giovanni. Giovanni chiacchiera molto, gli piace ritornare ai giorni della sua giovinezza, nel sertao dove coltivava frutta con il padre. Anche lui ha alle spalle diverse fatiche, ha lottato per anni con la dipendenza dall’alcol, ma ora ne è uscito e si dedica al servizio dei suoi compagni in casa.

Oltre ai giochi e alle conversazioni tentiamo di fare altre piccole attività insieme: una mattina abbiamo fatto una torta tutti insieme. Il desiderio di poter generare qualcosa di buono e di contribuire alla vita del prossimo è molto forte in loro e quando si accorgono di saperlo fare, di essere “utili” per ciò che sono, si riempiono di entusiasmo.

Marco Allegri