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Sabato alle 20.30 in Cattedrale l’ordinazione sacerdotale di don Nicola Premoli. Diretta streaming

Sabato 10 giugno, alle ore 20.30, nella Cattedrale di Cremona, il vescovo Antonio Napolioni ordinerà sacerdote don Nicola Premoli, studente di VI Teologia del Seminario diocesano, originario di Covo (Bg), cui lo scorso 8 ottobre era stato conferito il diaconato.

Insieme al Vescovo concelebreranno numerosi sacerdoti. Tra loro il vicario generale, i vicari e delegati episcopali, i canonici del Capitolo, il parroco di Covo, don Lorenzo Nespoli, e i superiori del Seminario: il rettore don Marco D’Agostino, il suo vice don Francesco Cortellini e il direttore spirituale don Maurizio Lucini.

La Messa, con il servizio liturgico affidato ai compagni di Seminario, sarà trasmessa in diretta streaming audio-video sul portale diocesano www.diocesidicremona.it e sull’emittente radiofonica diocesana RCN.

I canti saranno proposti dal Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi, supportato dalle corali di Ghisalba e Urago, dirette da Paolo Premoli, cugino dell’ordinando.

Don Premoli, che in questi giorni sta vivendo gli esercizi spirituali presso i padri Oblati di Rho, presiederà la sua Prima Messa nella chiesa parrocchiale di Covo domenica 11 giugno alle 17.30. Al termine della celebrazione un momento di festa in oratorio.

 

L’intervista prima dell’ordinazione

Don Premoli, che cosa significa per lei diventare sacerdote oggi? Che cosa si aspetta, secondo lei, la gente?
«Diventare sacerdote oggi per me vuol dire che la misericordia di Dio è sempre all’opera, che nonostante le nostre fragilità Dio non si stanca di chiamare qualcuno per portare la sua parola di amore e di perdono a un mondo assetato di speranza e di senso. Secondo me la gente dal prete si aspetta due cose: che la ascolti, che “perda del tempo” ad ascoltare i drammi e le gioie di ognuno – famiglie, giovani, anziani – e che porti insieme a loro le sofferenze, donando parole e gesti di speranza, gioia, condivisione».

Scelga tre parole che, seconde lei, i giovani di oggi hanno bisogno di ascoltare da un prete?
«In tre parole direi… Anzitutto: “Dio crede in te, ti ama di amore unico e irripetibile e vuole che tu faccia uscire il meglio di te, sempre”. Poi…: “La tua vita ha un senso solo se la doni, come ci ha insegnato Gesù”. E infine direi: “Il mondo ha bisogno di ragazzi che lo incendino con la gioia della fede, per portare la rivoluzione dell’amore di Dio”».

Quella di consacrare la propria vita al Signore oggi non è una scelta molto comune: perché suggerirebbe a un giovane di riflettere seriamente su questo tipo di vocazione?
«Se questa è davvero la sua strada, e qui trova la sua felicità, e se ha sperimentato la mano del Signore che lo ha rialzato, il suo sguardo e il suo abbraccio che l’ha sostenuto, allora gli suggerirei che non può tenere tutto questo per sé. Gli direi di pensare come fare della propria esistenza un “ponte” su cui altri possano sperimentare la stessa gioia».

Lei come ha scoperto e come ha maturato la sua scelta? L’ingresso in seminario a 34 anni, dopo 14 anni di lavoro in banca…
«La mia vocazione è stata un lungo cammino di scoperta, il senso della mia vita, il modo in cui essere me stesso, con i miei pregi e i miei difetti. La strada della mia felicità, la gioia di sentirmi nel posto giusto al momento giusto… Tutto questo è avvenuto grazie all’esempio, alla preghiera e alla testimonianza della mia famiglia e del prete che mi ha aiutato a entrare in me stesso con verità e forza – don Gabriele Battaini – prendendo la decisione di entrare in Seminario, lasciando il lavoro in banca. Certo, spaventava ritornare a studiare, l’impatto con persone più giovani, adattare abitudini e impegni. Ma quando la meta che intravedi e il sogno che ti scalda il cuore sono così belli tutto si supera. E poi il Signore aiuta».

Guardando agli anni della formazione, che cosa le resta di più significativo?
«Resta la crescita del mio rapporto personale con il Signore Gesù, vero centro di tutto, e con la presenza materna di Maria, cui possiamo affidarci sempre. Per me è stato così in questi anni. Poi mi restano i volti di tante persone conosciute nel cammino: preti, ammalati, ragazzi e giovani famiglie che tanto bene mi hanno donato, e tanti esempi di fede luminosa e semplice, di cui fare tesoro».

Da diacono ha vissuto l’esperienza di un primo contatto con la pastorale. Che cosa teme maggiormente? E che cosa la entusiasma di più?
«La cosa che temo di più, e a cui mi sono ripromesso di prestare grande attenzione, è farmi travolgere dalle cose da fare, perdendo “il centro di tutto”: il rapporto quotidiano di amore e confidenza con Gesù e con la Madonna. È da questo centro che tutto ha inizio, tutto trova forza e linfa, e a questo tutto va ricondotto: persone, fatti, speranze, gioie e delusioni. Solo qui possiamo trovare aiuto e speranza. La cosa, invece, che più mi entusiasma è il sapere che abbiamo ricevuto in dono una Parola che può rialzare le persone, anche quelle più provate dalla vita. È l’unica Parola, quel Vangelo che abbiamo il compito di proclamare, condividendo le gioie e i dolori della gente».

 

Biografia di don Premoli

Don Nicola Premoli, nato il 19 maggio 1976 a Romano di Lombardia, è originario della parrocchia Ss. Giacomo e Filippo apostolo di Covo (Bg).

Dopo gli studi presso l’istituto tecnico commerciale «Rubini» di Romano di Lombardia ha lavorato per 14 anni alla Banca Popolare di Bergamo. Nel settembre 2010 è entrato nel Seminario vescovile di Cremona.

In questi anni ha prestato servizio nelle parrocchie della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona, a Casalbuttano e Soncino; inoltre ha collaborato con il Centro diocesano vocazioni e con la «Casa della Speranza» di Cremona che accoglie malati di AIDS.

Ha svolto l’anno del diaconato nelle parrocchie di Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, Brazaniga e Azzanello, dove già aveva prestato servizio anche l’anno precedente e dove in estate continuerà a collaborare: non solo per il servizio domenicale, ma anche per il Grest e il campo estivo degli adolescenti.