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Protagonisti nel servizio: l’invito del Papa ai giovani alla Via Crucis

La Via della croce come via di speranza e futuro, da percorrere con fede e generosità, donando se stessi come Cristo. È questo il messaggio lasciato da Papa Francesco agli 800 mila giovani di tutto il mondo che nel pomeriggio di venerdì 29 luglio hanno preso parte alla Via Crucis nel parco di Blonia, a Cracovia. Tra loro anche i 480 cremonesi che hanno aderito alla proposta di pellegrinaggio della Federazione Oratori Cremonesi guidato dal vescovo Antonio Napolioni.

Lasciata Wola, dove pernottano in questa settimana, i ragazzi cremonesi, divisi per lo più a gruppi parrocchiali, si sono mossi alla volta del parco Jordan. Prima l’uso dei mezzi, poi l’ultimo tratto obbligatoriamente a piedi visto il grande afflusso di pellegrini che ha letteralmente mandato in tilt la viabilità, come già acceduto nei giorni scorsi.

I gruppi cremonesi hanno preso posto per lo più nei settori C e D, abbastanza davanti al palco.

L’arrivo del Papa poco prima delle 18, con qualche minuto di anticipo rispetto al programma, subito dopo la visita di Francesco all’ospedale pediatrico universitario di Prokocim.

Tema della Veglia: “La via della misericordia”, con le 14 stazioni dedicate ognuna alle opere di misericordia corporale e spirituale. La Croce portata da gruppi giovanili che si sono, successivamente, alternati nelle varie stazioni. L’Italia rappresentata subito all’inizio con un gruppo della Comunità di Sant’Egidio.

La Via Crucis è proseguita con tanti spunti. Attraverso video, immagini, coreografie, opere artistiche, letture, sottofondi musicali, riflessioni e preghiere sono stati introdotti i temi della varie stazioni.

In conclusione le parole del Papa e una domanda martellante: “Dov’è Dio, se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov’è Dio, di fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti nell’anima?”.

Papa Francesco, reduce dalla visita ad Auschwitz e Birkenau, ha dato voce ai dubbi e alle domande che si agitano nei cuori di molti. E, senza giri di parole, ha continuato: “Esistono domande per le quali non ci sono risposte umane. La risposta di Gesù è questa: ‘Dio è in loro’, Gesù è in loro, soffre in loro, profondamente identificato con ciascuno”.

“Abbracciando il legno della croce – ha spiegato il Pontefice – Gesù abbraccia la nudità e la fame, la sete e la solitudine, il dolore e la morte degli uomini e delle donne di tutti i tempi”. E ha proseguito: “Gesù, e noi insieme a lui, abbraccia con speciale amore i nostri fratelli siriani, fuggiti dalla guerra. Li salutiamo e li accogliamo con affetto fraterno e con simpatia”. Con subito una precisazione: “Nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo, e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani”.

“Senza misericordia – ha detto ancora il Papa – la persona non può fare niente, senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente”. “Ripercorrendo la Via Crucis di Gesù, abbiamo riscoperto l’importanza di conformarci a lui, mediante le 14 opere di misericordia”, che “ci aiutano ad aprirci alla misericordia di Dio, a chiedere la grazia di capire che senza misericordia la persona non può fare niente, senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente”.

Lo sguardo è andato così alle opere di misericordia corporale: “Gratuitamente abbiamo ricevuto – ha detto il Papa – gratuitamente diamo”. “Siamo chiamati a servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata, a toccare la sua carne benedetta in chi è escluso, ha fame, ha sete, è nudo, carcerato, ammalato, disoccupato, perseguitato, profugo, migrante. Lì troviamo il nostro Dio, lì tocchiamo il Signore. Ce l’ha detto Gesù stesso, spiegando quale sarà il ‘protocollo’ in base al quale saremo giudicati: ogni volta che avremo fatto questo al più piccolo dei nostri fratelli, l’avremo fatto a Lui”.

“Oggi – ha affermato con forza il Papa – l’umanità ha bisogno di uomini e di donne, e in modo particolare di giovani come voi, che non vogliono vivere la propria vita ‘a metà’, giovani pronti a spendere la vita nel servizio gratuito ai fratelli più poveri e più deboli, a imitazione di Cristo, che ha donato tutto sé stesso per la nostra salvezza”. “Di fronte al male, alla sofferenza, al peccato, l’unica risposta possibile per il discepolo di Gesù è il dono di sé, anche della vita, a imitazione di Cristo; è l’atteggiamento del servizio”. E ancora: “Se uno, che si dice cristiano, non vive per servire, non serve per vivere”, e “Con la sua vita rinnega Gesù Cristo”.

Poi un chiaro appello: “Questa sera, cari giovani, il Signore vi rinnova l’invito a diventare protagonisti nel servizio”, “Vuole fare di voi una risposta concreta ai bisogni e alle sofferenze dell’umanità; vuole che siate un segno del suo amore misericordioso per il nostro tempo!”. Per compiere questa missione, la via da percorrere è quella “dell’impegno personale e del sacrificio di voi stessi: è la Via della croce”.

“La Via della croce è la via della felicità di seguire Cristo fino in fondo, nelle circostanze spesso drammatiche del vivere quotidiano”. “È la via che non teme insuccessi, emarginazioni o solitudini, perché riempie il cuore dell’uomo della pienezza di Gesù. La Via della croce è la via della vita e dello stile di Dio, che Gesù fa percorrere anche attraverso i sentieri di una società a volte divisa, ingiusta e corrotta”. E ancora: “La Via della croce è l’unica che sconfigge il peccato, il male e la morte, perché sfocia nella luce radiosa della risurrezione di Cristo, aprendo gli orizzonti della vita nuova e piena. È la Via della speranza e del futuro. Chi la percorre con generosità e con fede, dona speranza e futuro all’umanità”.

Poi ancora una domanda: “Come volete tornare questa sera alle vostre case, ai vostri luoghi di alloggio? Come volete tornare questa sera a incontrarvi con voi stessi?”, gli interrogativi finali del Papa: “A ciascuno di voi spetta rispondere alla sfida di questa domanda”. Chiaro l’auspicio: “Vorrei che voi foste seminatori di speranza!”.

Il saluto al Papa è stato quindi un arrivederci alla veglia di sabato sera al Campus Misericordiae.

Il testo integrale del discorso del Papa

 

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Speciale Gmg col reportage del pellegrinaggio cremonese