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Presentata alla città la rinnovata Casa di Nostra Signora

“Sarà per le donne una casa, un laboratorio di impegno, carità ed educazione”. Con queste parole nel pomeriggio di sabato 12 novembre il vescovo mons. Antonio Napolioni ha sintetizzato la mission di Casa di Nostra Signora. E lo ha fatto, insieme all’emerito mons. Dante Lafranconi, a Paola Bignardi, a don Antonio Pezzetti e alla presidente delle Oblate Giovanna Arcagni e a madre Samuel Laurenc Bitoka della suore di Nostra Signora di Nazareth originarie del Togo.

Ad ascoltare una sala gremita, e non solo di autorità, a dimostrazione di quanta attenzione ci sia per la struttura rinnovata di via Ettore Sacchi. Una struttura che è stata presentata alla città alla vigilia di S. Omobono, non a caso. “La casa – ha chiarito don Antonio Pezzetti, responsabile della Caritas diocesana – è il segno tangibile di una Chiesa, quella cremonese, che segue le orme di S. Omobono e che sebbene, l’anno giubilare si concluda, non smetterà di aprirsi alla misericordia”.

Donata nel 2014 alla diocesi dall’Istituto secolare delle Oblate di Casa di Nostra Signora di Gesù perché la loro opera di attenzione alle donne non andasse persa, grazie ad una raccolta diocesana quaresimale, ai contributi tra l’altro di Fondazione Cariplo, della Cei e anche della Regione, è stata ristrutturata e ripensata. Tre le parole chiave alla base di questo progetto: abitare, educare e lavorare. Tre filoni in cui si articola una realtà multiforme coordinata dalla Caritas con il supporto del Tavolo Rosa, che unisce le diverse realtà associative attente alle donne sul territorio. Proprio la presentazione di Casa di Nostra Signora è stata occasione per rendere noto che il vescovo Napolioni ha nominato assistente ecclesiastico del Tavolo Rosa don Davide Feretti, parroco di Scandolara Ravara, Castelponzone, Motta Baluffi e Solarolo Monasterolo.

Così sono stati realizzati 7 mini-alloggi per semi autonomia e per ospiti di passaggio, 8 stanze a un letto con bagno, 15 stanze a 2 letti per un’accoglienza integrata di donne in condizione di disagio o che necessitano di una residenza temporanea. E poi ancora spazi per offrire un’opportunità di lavoro a signore con scarse competenze professionali da avviare a un’occupazione esterna attraverso la pratica in una lavanderia e un panificio interni alla struttura. E inoltre stanze per iniziative formative e culturali rivolte al territorio su temi riguardanti la condizione femminile e la responsabilità educativa. Perché questa realtà, nella sua molteplicità di servizi, vuole essere “uno spazio di promozione della donna in generale”, come ha spiegato Paola Bignardi, ex presidente nazionale di Azione Cattolica e coordinatrice del progetto. Non si tratta quindi solo di tamponare bisogni di donne in cerca di aiuto perché sole con figli o perché fragili o perché senza lavoro. La casa si propone di “essere un centro culturale e formativo che richiami l’attenzione sulla condizione femminile, diventando un segno di quel ‘genio femminile’ di cui parlava Giovanni Paolo II”.

E ciò che caratterizza questo progetto, concretizzato in stanze e mura, è proprio “il metodo promozionale non assistenziale”, come di nuovo ha aggiunto la Bignardi. Un metodo che rende le donne ospitate protagoniste della loro rinascita.

Un’idea ambiziosa “che raccoglie l’eredità di una storia cittadina al femminile – ha detto il sindaco Gianluca Glaimberti – un dono grande per la città”. Perché dietro ci stanno volti (e il sindaco ne ha ricordato uno per tutti cioè Mariella Cremonesi) e persone che la storia locale non può dimenticare. Perché “le sue radici – ha detto sulla stessa linea la Bignardi – affondano in una comunità che ne diventa garanzia di buona riuscita”. E anche perché, come ha aggiunto sapientemente l’emerito mons. Lafranconi, “bisogna chiedere a Dio di inviare persone che si prendano a cuore questo servizio”.

Un servizio che partirà nei prossimi mesi quando la struttura sarà completamente terminata. Nel frattempo chi era presente a questa occasione di parziale inaugurazione ha potuto, con una piantina in mano, visitare stanze e alloggi, la cappella e gli spazi riservati alle suore del Togo che vi abiteranno. Il tutto accompagnato da brani musicali eseguiti da un duo violino-violoncello dell’Istituto Stradivari (Margherita Ceruti della 2° liceo musicale e Milos Seyda della 4° liuteria), dall’inno a Nostra Signora cantato dal coro della Parrocchia di Dosimo e da un canto di ringraziamento in lingua Ewe cantato e danzato dalle suore del Togo.

Maria Chiara Gamba

Photogallery della presentazione della Casa