Per l’ACR di Cassano una serata speciale a Pizzaut per nutrire l’inclusione
Oggi giorno si parla molto di inclusione, parola che ci riporta alla diversità, non come qualcosa che non ci appartiene, ma che deve far parte della nostra vita come normalità esperienziale. È infatti solo il confronto con ciò che è “diverso” rende possibile riconoscersi e collocarsi in questo mondo fatto di complessità e paradossi.
Sabato 22 marzo il gruppo Acr di Cassano d’Adda, insieme ad alcuni amici cassanesi e ai genitori dei giovani acierrini, si è recato in un luogo che si potrebbe definire un’oasi di speranza. Una pizzeria: Pizzaut, dove tanti ragazzi autistici si prodigano nel migliore dei modi per servire ai tavoli degli avventori che vogliono provare questa pizza speciale, fatta con amore e dedizione.
I dipendenti di Pizzaut sono giovani autistici che, grazie a un percorso formativo specifico, acquisiscono competenze professionali nel settore della ristorazione.
Il fondatore di Pizzaut, Nico Acampora, ha pensato che fosse importante collocare lavorativamente ragazzi e ragazze autistici prendendo questo impegno come una missione e una sfida per il presente e per il futuro. Sì perché è onorevole poter dare dignità a chi nella vita parte già con un’ “etichetta” cucita addosso; deve essere un impegno sociale quello di riscattare questi giovani dando loro la possibilità di stare a contatto con la gente in modo positivo e del tutto naturale.
L’idea ha preso vita nel 2017 e, dopo anni di impegno e difficoltà burocratiche, il primo locale ha aperto a Cassina de’ Pecchi, in provincia di Milano, nel 2021. Il successo è stato immediato, portando nel 2023 all’inaugurazione di una seconda sede a Monza.
«Così ai tavoli – racconta chi ha vissuto questa esperienza – siamo stati serviti da Simone, educatore del gruppo Acr di Cassano d’Adda, e Andrea, per esempio, ottimi camerieri che ci hanno fatto sentire a nostro agio offrendoci tutte le prelibatezze possibili. Questi ragazzi ci hanno mostrato che l’autismo non è una malattia, non è isolamento, non è qualcosa da cui prendere le distanze, ma è, per esempio, possibilità concreta per i nostri ragazzi che devono approcciarsi alla vita in un modo nuovo, fatto di opere tangibili attivandosi concretamente nella società. Sono state ore dove le emozioni sono uscite allo scoperto, perché basta davvero poco per riscoprirsi sensibili e capire che la vita è fatta di piccoli ma grandi contributi. Noi del gruppo Acr abbiamo voluto “fare la nostra parte” contribuendo in linea con il nostro tema annuale».
Una serata in compagnia si è trasformata in opera di bene.