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Paola Bignardi interviene sulle novità della comunicazione diocesana

Le trasformazioni  del sistema di comunicazione della nostra diocesi si prestano a molte valutazioni: strategiche, pastorali, culturali… E anche ecclesiali. Esse sono anche il segno di un mondo che cambia e di una Chiesa che non rinuncia al compito e alla responsabilità di comunicare con esso; per questo modifica le proprie forme comunicative.

I cambiamenti che stanno avvenendo nella società sono talmente rapidi e profondi da essere visibili “a occhio nudo”: la famiglia, il mondo del lavoro, l’educazione… Soprattutto la comunicazione – attraverso i nuovi media – sta generando non solo un diverso modo di entrare in relazione, ma nuovi modi di essere. Le comunità cristiane sono poste di fronte all’alternativa o di rassegnarsi ad essere fuori tempo o di reinterpretarsi per continuare, pur  in una stagione diversa, a rendere viva e attuale la loro ragion d’essere: il Vangelo e il suo modo di guardare alla vita.

Prof. Paola Bignardi

La tensione fra tradizioni e rinnovamento, tra abitudini e spinte di novità percorre continuamente la storia della Chiesa e non è un fenomeno di oggi. La Chiesa ha bisogno di aggiornarsi, modificando stili, strumenti, ma anche ripensando se stessa, nella libertà dalle forme, con l’unica preoccupazione di comunicare il Vangelo e di condividere giudizi sull’attualità a partire da esso.

E poi occorre costruire comunità, vero punto debole oggi di parrocchie e realtà ecclesiali abituate a tessere i propri legami a partire da cultura e identità tipiche di un mondo che non c’è più.  Il compito della Chiesa è quello di stare al passo con i tempi; anche il Concilio, del resto, è stato voluto per questo.

Ma il proprio rinnovamento comporta una difficile purificazione, che richiede quella libertà che fa appello all’essenziale, che sa abbandonare, staccarsi, rinunciare; e anche rischiare strade nuove. Papa Francesco ci invita di continuo ad essere “Chiesa in uscita”, che significa in condizione di esodo.

L’affetto per esperienze e strumenti che hanno contribuito a costruire la nostra identità e la nostra storia possono indurci a resistere ad ogni percorso che chiede di avventurarci su strade di novità; ma certi strappi sono necessari perché non accada che la crisi delle strategie pastorali tradizionali o degli strumenti di un tempo travolgano anche l’essenziale; nel caso de “La Vita Cattolica”, quel servizio di informazione e di discernimento che il settimanale ha svolto per lungo tempo, contribuendo a far crescere il nostro tessuto ecclesiale.

È questo processo di crescita nel rinnovamento che va salvaguardato in questa delicata fase di passaggio. Perché il cambiamento in atto non rappresenti un semplice adeguamento aziendale ma sia un processo ecclesiale avrà bisogno di essere alimentato dal senso di appartenenza ad una comunità che si reinterpreta, che rinnova il proprio spirito missionario, che guarda al futuro.

Senso comunitario, spirito missionario e apertura al futuro non sono atteggiamenti spontanei: sono forme dello spirito, espressione di una sensibilità ecclesiale che ha bisogno di cura, di attenzione, di delicatezza. Allora, anche un passaggio complesso come quello che la Diocesi sta vivendo potrà essere occasione del suo più complessivo rinnovamento ecclesiale e missionario.

Paola Bignardi