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Padre Lutfi da Aleppo: i cristiani in Siria rischiano di scomparire

“Non fare il duro” e “lavoriamo a un buon accordo. Tu non vuoi essere responsabile del massacro di migliaia di persona, e io non voglio essere il responsabile della distruzione dell’economia turca”. Così il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è rivolto al presidente turco Recep Tayyip Erdoğan in una lettera datata 9 ottobre, appena prima dell’offensiva di Ankara nel nord della Siria. Erdoğan, che secondo i media governativi turchi avrebbe rigettato la missiva, incontrerà oggi a Istanbul il vice di Trump Mike Pence, e si recherà in Russia il prossimo 22 ottobre per incontrare il presidente Putin.

Continua l’assedio a Ras al-Ayn

Una mediazione, quella della Russia, che secondo il comandante delle forze curdo-siriane avrebbe il via libera degli Stati Uniti. Prevista per oggi anche una riunione del Consiglio europeo a Bruxelles per discutere della crisi. Intanto, riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’esercito turco e i suoi alleati stanno continuando l’assedio alla città di Ras al-Ayn, che sarebbe ormai occupata per metà del suo territorio.

Ascolta l’intervista di Alessandro Guarasci a Gianfranco Cattai, presidente Focsiv

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/10/17/10/135287304_F135287304.mp3

Già 200 mila sfollati

Oxfam e altre 72 organizzazioni umanitarie denunciano la situazione di 200 mila sfollati ridotti allo stremo nel nord-est della Siria. Un numero che secondo le Nazioni Unite è destinato a raddoppiare in poche settimane. “Stiamo ritornando all’emergenza del 2014”, spiega il presidente di Focsiv Gianfranco Cattai. “Al confine, dove noi operiamo indirettamente, abbiamo almeno 10-15 mila sfollati che stanno scappando –  spiega – sono famiglie, uomini e donne e, soprattutto, c’è preoccupazione per i bambini”.

Focsiv: così si fa fatica a reinventare un futuro

Una situazione destabilizzante per le persone che, afferma ancora Cattai, “non sono scappate a causa di una situazione di crisi climatica, ambientale, ma hanno dovuto interrompere quelle che erano le attività normali di vita economica, sociale e politica. Si fa fatica con loro a reinventare il futuro senza che diventino apatici, abulici. Il discorso della resilienza è molto importante ma noi finalmente avevamo segnali di speranza. A Qaraqosh gli sfollati erano tornati a casa e ricostruivano. Oggi si ripete questa storia e forse la situazione è anche peggiore”.

Cardinale Bassetti: armi e guerra invece di pace

“Non abbiamo più occhi per piangere per quanto sta avvenendo”, ha affermato a Napoli il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. “In questo momento invece di raggiungere scopi di pace”, ha affermato, “finiscono per concentrarsi armi, guerre e lotte”. La preoccupazione, ribadita anche dal Consiglio ecumenico delle chiese e dal Consiglio delle chiese cristiana del Medio oriente, è anche quella per la sorte delle comunità cristiane in Siria.

Ascolta l’intervista di Luca Collodi a padre Lutfi

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/10/16/14/135286223_F135286223.mp3

Padre Lutfi: i cristiani sono parte fondante della società siriana

“Quando c’è un conflitto colpisce tutti: cristiani, musulmani, curdi”, spiega il padre francescano ad Aleppo Firas Lutfi, “ma è certamente la comunità cristiana, presente da due millenni in Siria, ad essere quella maggiormente colpita. Rischiamo la nostra estinzione. I cristiani sono una parte essenziale della società – una parte fondante direi – e rischiano di essere annientati e cancellati dalla memoria della Siria”.

Si teme il ritorno del fondamentalismo islamico

Un altro dei timori è quello del riacutizzarsi del fondamentalismo islamico nella regione. “I curdi, che da sempre hanno combattuto lo Stato islamico, prima erano appoggiati dagli Stati Uniti e poi sono stati lasciati dagli stessi alleati in balia ad un destino veramente ignoto e tragico”. Lo  ribadisce padre Lutfi che aggiunge: “Questi curdi hanno nelle loro prigioni tanti jhiadisti dell’Is e di altre fazioni islamiste fondamentaliste. Dalle notizie che ci arrivano sembra che questi prigionieri stiano scappando e fuggendo dal loro controllo. Una volta scappati possono riorganizzarsi? La paura è questa”.