1

Non solo assistenzialismo: la S. Vincenzo punta a offrire piccole occasioni di reddito

Giugno e luglio, per quanti incontriamo quotidianamente le povertà della gente del territorio, come fanno i volontari della S. Vincenzo de’ Paoli, sono i mesi dell’emergenza utenze. Sono proprio questi, infatti, i giorni nei quali le municipalizzate inviano ai clienti i solleciti per il pagamento a saldo delle bollette di acqua, luce e gas. Ecco perché le richieste a centri di ascolto si fanno più pressanti nelle giornate estive, quando anche i solleciti al pagamento degli affitti si accumulano e tutto diventa più difficile da gestire con le nostre semplici forze.

Tende invece a diventare più tranquilla la situazione per quanto riguarda la mensa. «Sebbene ogni anno, ad agosto, i nostri locali rimangono chiusi – spiega la presidente diocesana Eugenia Rozzi Bassignani – il servizio viene comunque garantito dai frati Cappuccini di via Brescia dove anche i nostri volontari vengono dirottati a sostegno del servizio. Per quanto ci riguarda, quindi, il mese più caldo dell’anno non è fra i più complessi, anzi. Molti stranieri, che di solito affollano i tavoli della San Vincenzo nel corso dell’anno, approfittano del periodo estivo per tornare nel Paese di origine, dalle famiglie».

La necessità di pasti caldi, dunque, cala un po’, ma tutto è in rapida evoluzione: negli ultimi anni, sono sempre meno quelli che vanno via. «Ad agosto – prosegue la presidente Rozzi – anche il nostro Centro di ascolto viene chiuso per consentire ai volontari di tirare il fiato. Ma sia chiaro: in caso di emergenze, noi ci siamo. Nessuno viene mai lasciato solo, specialmente nel periodo normalmente dedicato (per chi se le può permettere) alle ferie dove tanti possono sentirsi soli, più soli… E non parlo solo degli stranieri, ma anche degli italiani che ormai sono diventati la metà esatta degli utenti abituali della mensa: giovani padri senza lavoro, persone con problemi di dipendenza sono cresciuti rapidamente».

D’estate la solidarietà non va in vacanza? Ovviamente no. Ma ciò di cui ora si sente maggior bisogno non è l’aiuto, ma il lavoro! «Noi aiutiamo tutti, ma l’assistenza non è l’unica possibilità. Un pacco alimentare, un pasto, il pagamento dell’iscrizione al Grest per i figli sono interventi che garantiamo quotidianamente, ma è solo un modo per tamponare situazioni che non si risolvono, se l’utente non riesce a diventare autonomo. Per questo punteremo su un’attività di rete più snella, affinché sia possibile offrire piccole occasioni di reddito in grado di dare una vera svolta alla vita dei tanti che oggi il mercato del lavoro sembra ormai voler rifiutare».