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Nicola Legrottaglie, testimonianza di fede e conversione a Vicomoscano

L’appuntamento che Don Ottorino Baronio, sacerdote delle Parrocchie riunite di Vicomoscano, Quattrocase, Casalbellotto e Fossacaprara, aveva strutturato e pensato come un’intervista, si è trasformato ben presto in un monologo. Troppa la passione per Gesù Cristo di Nicola Legrottaglie, ex calciatore professionista e aspirante allenatore, per poterla contenere.

(foto Alessandro Osti)

Troppo forte il desiderio e anche il dovere di testimoniare l’incontro, quello con Gesù, che gli ha cambiato la vita e che gli ha permesso di continuare a vivere da protagonista in un mondo, quello dello sport ai massimi livelli, che spesso e volentieri ignora e calpesta i valori espressi dal Vangelo. Un Vangelo che Legrottaglie ha iniziato ad assaporare sin da ragazzino grazie alla mamma, che per tutta la serata non ha smesso di ringraziare anche per qualche ceffone ben assestato, prima artefice dei suoi successi attraverso i suoi insegnamenti e la preghiera. Preghiera che da anni ormai è al centro della quotidianità di Nicola e della moglie Erika, una splendida ragazza conosciuta ad un gruppo di incontro evangelico (particolare che si è scoperto solo alla fine della serata e che ha dato un valore aggiunto all’incontro, dimostrando come si è tutti parte della grande famiglia della Chiesa) e sposata nel 2013, con la quale condivide l’educazione del figlio Pietro, di 4 anni.

 

In una Chiesa gremita, l’ex giocatore di Juve e Milan ha parlato a lungo proprio del ruolo e delle responsabilità dei genitori, che hanno il diritto ma soprattutto il dovere di essere testimoni dei valori più profondi del Cristianesimo, in tutte le situazioni di vita che si trovano ad affrontare, e che non devono avere paura di dire la Verità, senza adeguarsi ad un mondo che accetta tutto in nome di un distorto e strumentalizzato concetto di amore o dell’ormai tanto di moda “ma a te cosa ti cambia?”. Ha esortato più volte i presenti a non accettare passivamente ideologie distorte o feste come Halloween che nulla hanno a che vedere con la nostra cultura e la nostra fede, e ad informarsi in tal senso, andando alla radice più profonda di ogni situazione per verificare come la comunicazione oggi cerchi più cha mai di indottrinarci e ingannarci, camuffando la realtà e stravolgendo il significato delle cose. E devono fare questo in nome di un Cristianesimo che non è una religione ma una relazione, che va coltivata e difesa, un percorso che dura tutta la vita e che si nutre della Parola di Dio.

Rivolgendosi poi ai molti ragazzi e giovani presenti, li ha invitati a non perdere tempo e a fare quanto prima esperienza viva e concreta di Gesù, perché lui questo incontro lo ha avuto a 28 anni (in uno dei periodi più grigi della sua carriera, in riferimento al quale ha voluto sottolineare come: “Il tuo momento peggiore è il momento migliore per Dio”) ma se qualcuno gliene avesse parlato prima, non di un Cristianesimo solo come tradizione e precetti ma come relazione di vita vera, avrebbe evitato di commettere tanti errori e procurare sofferenze a se stesso e ad altre persone. Nel raccontare di questo suo cambiamento, ha citato un episodio avvenuto all’età di 13 anni, quando, prima di addormentarsi, si rivolse a Dio facendogli la promessa di dedicarsi a Lui per tutta la vita se Egli gli avesse dato la gioia di esordire in Seria A. Ha sottolineato come il Signore ascolta veramente tutte le nostre richieste e non si dimentica di nessuno e, a differenza nostra che siamo infedeli, Lui è fedele e aspetta pazientemente che siamo noi a ricordarci di lui e delle promesse fatte, per realizzarle insieme. Parlando infine del rapporto tra fede e sport, ha ribadito come non siano realtà incompatibili e che, anzi, chi è portatore di determinati valori etici non debba arretrare di fronte a chi – allenatore, compagni, avversari, gli stessi genitori – cerca di farglieli mettere da parte in nome del risultato e del successo. Un valore “laico” su tutti: la parola data, cosa che oggi non viene più rispettata nemmeno nei contratti scritti.

L’incontro si è concluso con un breve ma significativo intervento della moglie Erika, sul tema del Sacramento del Matrimonio e dell’Amore, quello con la “A” maiuscola, non il sentimento e la facile emotività sbandierato sui social, nei programmi televisivi e nei reality, purtroppo anche nelle scuole ma quello della lettera ai Corinzi: “L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa”.

Nicola ed Erika hanno poi dato ulteriore dimostrazione di semplicità e disponibilità intrattenendosi, nonostante la tarda ora, con chi chiedeva loro un autografo o semplicemente voleva ringraziarli per la serata.