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«Nella croce Gesù ha saputo ri-assumere tutto il male del mondo per disinnescarlo»

Ha preso avvio nella giornata di mercoledì 23 marzo il corso “Ban the bomb”, organizzato da Pax Christi Italia in collaborazione con la sede cremonese e l’Ufficio scuola diocesano, che si svolgerà online tra marzo e aprile. Si tratta di un percorso per insegnanti di religione (ma aperto anche a docenti di altre discipline) delle scuole secondarie di primo e secondo grado, finalizzato a sensibilizzare sull’importante questione delle armi atomiche e sul Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari entrato in vigore il 22 gennaio 2021, non ancora ratificato dall’Italia e dai Paesi Nato. Tra i relatori il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, il vescovo Giovanni Ricchiuti (presidente di Pax Christi), il premio Nobel per la pace 2017 Lisa Clark (rappresentante italiana della Campagna Ican), Francesco Vignarca (Rete Pace e Disarmo) e don Fabio Corazzina.

L’incontro inaugurale è stato aperto proprio da monsignor Napolioni, attraverso una riflessione sulle radici bibliche della non violenza. «Occorre rispetto per la Rivelazione, come il Concilio Vaticano II ci ha insegnato – ha detto il vescovo –. La Bibbia è libro di Dio e degli uomini, ricco di contraddizioni scandalose, fino alla pietra di inciampo che è Gesù. Ma qualsiasi semplificazione superficiale che riconosca nel Dio dell’Antico Testamento il Dio violento e in quello del Nuovo Testamento il Dio della tenerezza va superata».

In un susseguirsi di citazioni, il vescovo ha tracciato un file rouge tra primo e secondo testamento, mettendo in evidenza i riferimenti cristologici già presenti in Genesi, Levitico, Profeti e Libri Sapienziali.

«”Non ti vendicherai, ma amerai il tuo prossimo” presente nel libro del Levitico. Oppure il “nessuno tocchi Caino” contenuto in Genesi. Sono un’anticipazione del “perdona il tuo nemico” e “porgi l’altra guancia”. Così come le parole dedicate al disarmo pronunciate dai profeti perseguitati, da Elia a Geremia e in particolar modo da Isaia». In ciascuno di questi testi emerge un Dio non vendicativo, ma misericordioso, che sollecita al perdono e al disarmo. «Facciamo attenzione a non tradire – ha sollecitato il vescovo – la natura della rivelazione biblica che mostra presto il limite delle soluzioni violente e predilige l’alternativa della non violenza».

Basti pensare a episodi della vita di Cristo, ai suoi interventi ai discepoli, tentati dall’imbracciare le armi, persino nell’ultima ora presso il Getzemani. Oppure al discorso della montagna, in cui «Gesù introduce le esigenze di una giustizia più alta, perfetta, vera». Non di sole parole, però è stato il messaggio di Cristo. «Nella croce, infatti, Gesù ha saputo ri-assumere tutto il male del mondo per disinnescarlo. Una croce che non tappa la bocca, non serve solo a spiritualizzare, ma fa da ripartenza per ogni percorso che Cristo ci ha rivelato. Cristo, che va incontro consapevolmente alla violenza opponendo come dono gratuito la propria vita, il suo silenzio e perdono, è il primo operatore di pace della storia», ha precisato monsignor Napolioni.

L’incontro è proseguito con un intervento del vescovo Ricchiuti che, a più riprese, ha citato le parole di Papa Francesco relative alla «follia della guerra». A partire dalla dottrina sociale della Chiesa, che opera per un mondo senza guerre, il presidente di Pax Christi si è interrogato su quale strada possa portare a recuperare il senso di umanità perduto nel vivere attuale. E ha trovato risposta nell’avvento e nel recupero del Cristianesimo, che deve ripartire da una nuova evangelizzazione posta in seno a una «riflessione umana e umanistica». «La guerra è una strada senza uscita? A volte sembra ineluttabile questa disumanizzazione del nostro vivere e relazionarci. Eppure l’avvento del Cristianesimo è la risposta non violenta a chi usava violenza – ha concluso –. Nell’enciclica Fratelli tutti” questo è lo spiraglio, quesa è la feritoia in mezzo alla tenebra, per citare don Primo Mazzolari. La fraternità».