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Nei diari della clandestinità di don Primo la primavera oltre la guerra

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«Mazzolari era nascosto nella sua canonica, ma non era nascosto dalla Storia». Così Matteo Truffelli, docente di storia del pensiero politico dell’Università di Parma, durante la presentazione della nuova edizione di “Diario di una primavera”, ha contestualizzato il volume che raccoglie gli appunti scritti da don Mazzolari nel periodo della sua clandestinità, dal 1944 al 1945. Truffelli, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica, è un profondo conoscitore della figura di don Primo e sta collaborando come perito storico alla ricerca ampia e approfondita che si sta facendo sulle fonti mazzolariane per la causa di beatificazione in corso.

La presentazione del libro si è tenuta in sala dei quadri del palazzo comunale di Cremona nel pomeriggio di venerdì 25 febbraio. Anche il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, assente per un impegno pastorale, ha voluto portare il suo saluto in un video che è stato proiettato nel quale ha ricordato: «Abbiamo bisogno di una primavera che assomigli a quella che costringeva don Primo ad essere nascosto, a meditare in silenzio». Il pensiero corre oggi ai mesi difficili del lockdown e al bisogno di una ripartenza, ma non può evitare di andare anche «ai venti di guerra che in questo momento sentiamo vicini in Europa, ma che hanno insanguinato tante primavere nel mondo».

Presente il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti che ha voluto ricordare come anche in questi giorni la testimonianza di don Primo è necessaria, come lo sono i giovani con la loro speranza.

È quindi seguito il saluto di Paola Bignardi, presidente della Fondazione don Primo Mazzolari, che ha voluto sottolineare come «il linguaggio di Mazzolari sia complesso, a tratti suggestivo, a volte non immediato, ma abbiamo voluto coinvolgere i giovani che ci stanno indicando la strada per rendere questo messaggio sempre più attuale, per reinterpretare gli scritti di Mazzolari».

Ad introdurre il relatore sono stati infatti i ragazzi della classe 5ª del liceo Vida di Cremona, che, dopo aver analizzato e riflettuto sui testi mazzolariani, hanno offerto la lettura di una selezione degli appunti presenti nel libro, alternando le parole di don Primo alle loro riflessioni.

Il professor Truffelli nel suo intervento ha riflettuto: «Il titolo iniziale era “Diario di una primavera vista da una finestra”, quella da cui Mazzolari entrava in contatto col mondo esterno con cui non poteva più essere in contatto diretto: è uno spazio per contemplare l’umano e la natura, gli serve per difendersi dal disumano nel momento in cui ha raggiunto il suo apice nella storia. La finestra è anche la porta spalancata sul creato: scrive “tutto si tiene”, quasi anticipando la Laudato si’ di papa Francesco». Il docente ha quindi proseguito: «Questo libro non parla della storia, ci sono solo alcuni accenni. Eppure don Primo pur essendo fuori dalla storia vi è profondamente calato, si fa coinvolgere: ha la consapevolezza che il male degli uomini non comanda alla primavera. Mazzolari è nascosto nella sua canonica, ma non è nascosto dalla storia e continua a parteciparla anche dentro quella stanzina, partecipando profondamente dei dolori della sua epoca, non solo di quelli vicini, ma anche delle guerre lontane».

A conclusione dell’incontro è intervenuto anche don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo: «Il potere politico di quel tempo aveva costretto don Primo a nascondersi, ma subì anche una clandestinità a livello ecclesiale: perché la Chiesa, la gerarchia di quel tempo era contro don Primo? Non ci fu mai un richiamo teologico, né a livello etico, ma erano delle “opportunità pastorali” che hanno fatto in modo che don Primo facesse nascere un’esperienza che per noi è stata fondamentale, l’esperienza di una nuova Chiesa». Ha quindi proseguito nella sua riflessione don Pisani: «Con le sue opere don Primo ha fatto capire a noi e alla sua Chiesa i valori importanti, ripresi poi dal Concilio Vaticano II: all’epoca la Chiesa era molto piramidale mentre l’idea di Mazzolari è quella di una Chiesa popolo di Dio».