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«Natale dei perdonati, luce del mondo»

Pubblichiamo il messaggio natalizio che il vescovo di Cremona. mons. Antonio Napolioni, rivolge attraverso i mezzi della comunicazione sociale.

Buon Natale a tutti gli uomini e le donne che vivono in questa nostra bella terra, e che desiderano una luce che rischiari il proprio cammino.

La luce: le giornate che si accorciano ne aumentano la nostalgia, le feste moltiplicano fiaccole e luminarie, ma spesso resiste la nebbia, ci assale il buio, che ci rattrista nel profondo. Eventi dolorosi e tempi di crisi ripropongono il mistero della notte, deserto del mondo e dell’anima, con le sue non facili domande.

Immersi in questa fragilissima realtà, ascoltiamo ancora la buona notizia: la luce splende nelle tenebre (Gv 1,4), un Bambino è nato per noi (Is 9,5), nasce nel tempo il Figlio di Dio, Gesù, l’unico Salvatore del mondo. Questo il cuore della fede cristiana, di sempre… di cui cerchiamo testimoni attuali, credibili, luminosi.

Ne voglio ricordare uno, anzi una: una donna, violentata e distrutta dai suoi uomini. E giudicata, sbattuta in piazza, per essere eliminata, come uno straccio da buttare. Era la fine. Invece, quella donna fu rivestita di luce, dalla luce della misericordia e del perdono. Dopo il drammatico incontro-scontro di Gesù con i farisei, i giusti che volevano lapidarla: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. Subito dopo averli veduti andarsene in silenzio, uno dietro l’altro, rimasta sola con Lui, si era sentita dire: Neanch’io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più (Gv 8,1-9). E non le sfuggì che Gesù disse: Io sono la luce del mondo (Gv 8,12). Lo disse e lo fece, in lei, nuova creatura.

Come lei, tutti noi possiamo sconfiggere il buio, rivestirci di luce, ed essere un barlume di speranza per gli altri. Se ci riconosciamo peccatori perdonati, cuori di pietra sciolti dalla tenerezza di Dio, pecorelle smarrite e ritrovate, rimesse al posto d’onore, al centro del presepio. Perché anche solo per te, per me, è nato il Figlio di Dio. Gesù è venuto a manifestare quanto Dio si incarna nelle più sconquassate vicende umane, mai per benedire il peccato, sempre per rialzare chi è caduto. Con un piccolo gesto e poche autorevoli parole, Colui che è nato a Betlemme da Maria, apre uno spiraglio nelle coscienze indurite e rimette ciascuno in cammino verso la sua vera dignità.

Il giubileo della Misericordia è appena terminato, e la sua scia di luce ancora si vede. Abbiamo riempito nella Chiesa i serbatoi della divina misericordia, da spartire con tutti: i violenti da disarmare, gli smarriti da ritrovare, gli afflitti da consolare. Abbiamo rimesso in moto la “dinamo” dell’amore, che funziona solo così: se questa luce non viene donata, le batterie si esauriscono e la luce si spegne. Se invece si diffonde, si moltiplica, cresce all’infinito.

Per questo, nel discorso della montagna, Gesù dice a quanti lo ascoltano con cuore aperto: Voi siete la luce del mondo (Mt 5,14). Ciò che ha detto di sé, vale anche per noi, sue membra. Vale anche per l’adultera perdonata, che se ne va con gli occhi lucidi, trasparente della grazia ricevuta. Così il Sommo Bene vince ogni male, lo disinnesca da dentro, riconducendo l’uomo alla casa del Padre.

Ciò che è iniziato nella grotta si va compiendo nella storia, perché è sorta la luce che mai si spegne, neppure nella morte. E’ la luce della Chiesa, corpo di Cristo e popolo di Dio in cammino, luce riflessa, umile e capillare, che risplende in mille comunità, in milioni di case, in miliardi di cuori. E’ la luce di uomini e donne che rispondono sì alla benevolenza di Dio, che si sanno amati e che diffondono amore, con i gesti concreti della prossimità e della condivisione. E’ la luce di una speranza che può sempre risorgere, quando nasce un bambino, quando si stringe un’amicizia, quando si osa il perdono, quando si cerca la pace.

E’ Natale di Gesù, dunque, se è anche Natale della Chiesa, popolo di perdonati. E sarà anche Natale dell’Umanità, tormentata e agitata, ma cullata dal Padre che sempre le prepara un domani, vigilia di eternità.

In questa luce, il mio augurio più caldo, fraterno e gioioso a tutti.

+ Antonio, vescovo

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