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Natale con don Primo Mazzolari, iniziativa web della Fondazione di Bozzolo (VIDEO)

Venerdì 18 dicembre la Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo ha organizzato un evento online in occasione delle festività natalizie. Come raccontato dagli stessi organizzatori, nelle riflessioni che annualmente il “parroco d’Italia” dedicava al Natale si possono riassaporare la domanda dell’uomo proteso verso Dio e, al contempo, la meraviglia di un Dio che prende dimora tra gli uomini. Ecco allora che il lascito di don Mazzolari diventa uno strumento prezioso per affrontare con fiducia anche queste festività così complicate. L’incontro, registrato negli studi televisivi di TeleRadio Cremona Cittanova, è caratterizzato dalla meditazione del professor Mario Gnocchi, del Comitato scientifico della Fondazione. Gnocchi ha preso le mosse dal volume «Il Natale» che raccoglie diverse pubblicazioni del sacerdote di Bozzolo. «Don Primo non rifugge la tenerezza del Natale, ma non cede ai sentimentalismi.

Parla del periodo natalizio in tutta la sua tragicità, pur con la consolazione della Grazia. In lui il pensiero del Natale non è mai disgiunto da quello del Mistero della Pasqua», ha spiegato il professor Gnocchi. C’è un filo rosso, spiega ancora Gnocchi, che emerge in queste pagine e che è il tema di fondo di tutta la riflessione mazzolariana: quello dell’Incarnazione.

«Credo che sia un motivo che troppo spesso diamo per scontato ma su cui noi cristiani dobbiamo continuare a riflettere. Don Primo ci induce a ripensare all’umanità vera di Gesù. Nella storia del cristianesimo sono talvolta apparse teorie che mostravano l’umanità di Cristo come qualcosa di apparente: don Primo invece ci riporta ad un Gesù che incarna la Parola di Dio nella debolezza, nella fragilità, nella temporalità, nella mortalità della condizione umana». Sono seguite alcune letture dei testi di don Primo: «Solo chi è in comunione con un’umanità lacerata e crocifissa può rivolgere la parola al Bambino che nasce a Betlemme». Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, nei primi mesi del 1939, scrive invece queste righe: «Il bambino nasce, vado a vederlo. Cosa gli dirò quest’anno? Vorrei parlagli di me, ma in questo Natale non posso parlagli di me, ho vergogna. Io possiedo ancora una casa, un focolare, una parrocchia, una patria.

Non è ancora venuto nessuno a ordinarmi di sgombrare. Nessun aeroplano è venuto a sganciare bombe sulla mia casa, nessun morto tra i miei. Solo chi sta bene ha dei diritti davanti all’uomo; solo chi ha qualcosa è qualcuno davanti all’uomo. Ma davanti al Presepio è qualcuno solo chi ha niente. Gli può parlare solo uno che ha niente».