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Napolioni alla Fontana: «Al Santuario in questo tempo di grazia per attingere alla fonte la potenza della risurrezione»

La Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni al Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore nel pomeriggio di domenica 26 marzo ha idealmente chiuso le celebrazioni patronali, che in santuario sono state vissute sabato 25 marzo, solennità dell’Annunciazione, con l’inizio del Giubileo. Tempo di grazia in cui poter ottenere l’indulgenza plenaria che si protrarrà sino alla solennità dell’Assunta, il prossimo 15 agosto, quando ricorreranno i 60 anni dall’incoronazione dell’immagine della della Beata Vergine da parte del vescovo Danio Bolognini, avvenuta il 15 agosto 1963 nel quinto centenario del santuario.

La celebrazione, conclusa con la solenne benedizione papale, è stata concelebrata dal rettore del Santuario, padre Francesco Serra, insieme agli altri cappuccini della comunità e il vicario parrocchiale di Casalmaggiore, don Arrigo Duranti, e a don Alfredo Assandri,  parroco dell’unità pastorale di Camminata, Cappella e Vicoboneghisio.

A partire dalle scritture del giorno, che ricordano la promessa della risurrezione in Isaia e l’avvenuta risurrezione per l’amico di Gesù, Lazzaro, nel vangelo di Giovanni, l’omelia del Vescovo è stata incentrata sul tema dell’attesa e della fiducia che l’uomo ripone in Dio attraverso l’esempio di Maria. «La figura di Maria è indispensabile – ha detto monsignor Napolioni – perché lei ci insegna a vivere. Lei che è madre di Gesù, è anche madre della risurrezione e della vita».

La fatica che l’uomo sente nel riconoscere a Dio il primato nella propria esistenza, lo induce a coltivare il dubbio che davvero Dio possa operare in lui la salvezza. Ma la riflessione del Vescovo ha voluto dare un senso al tema del dolore e dell’accettazione della morte, come via per la gloria di Dio. «Perché vogliamo ridurre la potenza del Signore Gesù? Noi stessi facciamo lo sconto alla salvezza. Ma Gesù risponde che la malattia di Lazzaro è per la gloria di Dio». E a darne significato sono le lacrime di Cristo che esprimono il proprio affetto per Lazzaro e le sue sorelle. Con il suo dolore Gesù non ci illude e dice ci che dobbiamo attraversare la morte, non solo la nostra ma anche quella delle persone care.

«Quello che ci fa male è il pensiero sbagliato della morte» ha proseguito monsignor Napolioni. Esiste dunque un pensare alla morte in maniera differente. A sostenerci di fronte a questa prova è l’accettazione che «Il Signore è con noi. E prima ancora fa sì che la nostra terra sia già cielo. Perché esistono già qui uomini e donne che testimoniano la resurrezione».

Tutte le volte che l’uomo tocca il suo limite e incontra le sue fragilità, fa i conti con la morte. «Se ogni volta che abbiamo nostalgia e soffriamo riconosciamo che il Signore non ci tradisce ma ci prepara una terra nuova» ha avvio per noi un nuovo inizio, ha sottolineato il Vescovo. E ancora: «Maria è già quella terra nuova, quel nuovo inizio. Anche per noi c’è spazio per le obiezioni, le fatiche, ma l’ultima parola dev’essere una parola di disponibilità, un sì, una parola di adesione come ha fatto Maria».

Sull’esempio del «suo piccolo “sì” che rinnova tutti i giorni, nella sua vita nascosta, feriale, a distanza dal figlio quando inizia la sua missione», così anche a ciascuno è richiesto di dire sempre il proprio “sì” alla potenza della «vita nuova che bussa alla nostra vita vecchia, alla nostra schiavitù della morte». Anche il nostro futuro dipende, dunque, da questa fede che il Vescovo ha definito «semplice, asciutta, robusta, essenziale» e che tanti testimoni insegnano già su questa terra.

«Allora – ha concluso il vescovo Napolioni – siamo qui in questo tempo di grazia e in questo santuario per attingere alla fonte non le grazie che ci farebbero comodo, ma la potenza della resurrezione e la certezza delle fede che ci rende credenti e testimoni anche nel momento della prova. E lo facciamo con Maria, che è donna della Pasqua e che ci insegna a fare Pasqua tutte le volte in cui un duro venerdì santo ci tocca e lei ci ricorda che è solo l’attesa del mattino di Pasqua. E che la morte è l’appuntamento sponsale a cui il Signore non mancherà».

La celebrazione si è conclusa con la benedizione conferita dal Vescovo in preghiera alla fonte di Maria nella cripta del Santuario.

 

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