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Storie di donne che abbracciano le vite più fragili

In occasione della giornata per la Vita, il Monastero della Visitazione di Soresina ha ospitato, sabato 1 febbraio, la veglia per la vita aperta a tutta la Zona pastorale 2. Ha presieduto la veglia don Giambattista Piacentini, vicario zonale e parroco di Castelleone.

Don Piacentini ha introdotto la veglia ringraziando tutti i presenti intervenuti in rappresentanza delle comunità della Zona. Un’alternanza di brani del Vangelo e di brani tratti dal Messaggio dei Vescovi italiani per la 42esima giornata per la Vita, musica, canti (animati dal coro Psallentes della parrocchia ospitante) e spunti di riflessione hanno preparato il momento delle testimonianze. Sono infatti intervenute Donatella Carminati (della parrocchia di Soresina, ministro straordinario dell’Eucarestia e volontaria Unitalsi) e Silvia Corbari (presidente Azione Cattolica e coordinatrice della casa famiglia Sant’Omobono di Cremona).

Donatella Carminati ha portato la sua testimonianza personale, basata sulla sua situazione familiare, e quella di volontaria dell’Unitalsi. Questo, in sintesi, il suo messaggio: «La mia era una famiglia come tante altre: mamma, papà e tre fratelli. Poi l’incidente e mio fratello rimane tetraplegico. Due anni dopo, la morte della mamma. E io, a 22 anni mi trovo a fare le sue veci e non sempre mi sento all’altezza. Poi però scopro che i doni del Signore sono infiniti e maturo in me la convinzione di essere anch’io uno strumento in grado di portare sollievo a chi mi sta accanto. Con questo spirito scelgo di diventare ministro straordinario dell’Eucarestia e volontaria Unitalsi. Quest’anno andrò a Lourdes per la trentesima volta, a Dio piacendo!».

Silvia Corbari ha invece testimoniato l’esperienza propria e dei volontari della Casa Famiglia Sant’Omobono di Cremona che si impegnano per aiutare e sostenere le donne e i bambini in difficoltà. «Accogliamo chi è in difficoltà – ha detto – e con compassione lo ascoltiamo e lo accompagniamo. Abbiamo accolto donne sole, in gravidanza, con i loro figli, donne che hanno abortito, donne picchiate, abusate, in lutto per la perdita di un figlio. Abbiamo accolto anche bambini abbandonati. Il nostro sostegno alla vita è tutto questo: attraverso l’accoglienza e la compassione, custodire e proteggere la vita umana dall’inizio alla fine; capire che la vita ha sempre un senso».

La veglia è stata anche l’occasione per presentare e promuovere il Progetto Gemma di sostegno alla vita che sta per nascere.

Prima della benedizione finale, don Piacentini ha invitato tutti a pregare per le suore Salesiane – «polmone spirituale della Zona pastorale 2» – pensando alla XXIV Giornata mondiale per la vita consacrata.

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Al Monastero della Visitazione festa per san Francesco di Sales con l’apertura dell’anno giubilare

Si è aperto lunedì 24 gennaio presso il Monastero della Visitazione di Soresina l’anno giubilare Salesiano, che proseguirà sino al 28 dicembre. L’occasione è stata la festa liturgica di san Francesco di Sales, fondatore dell’ordine claustrale e patrono dei giornalisti. Per l’occasione nel pomeriggio la solenne Eucaristia è stata presieduta da mons. Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina. Con lui hanno concelebrato il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e gli altri sacerdoti della parrocchia: don Alberto Bigatti, don Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme anche all’ex vicario don Andrea Piana e con il servizio all’altere affidato al diacono permanente Raffaele Ferri.

La celebrazione è stata introdotta dal saluto del parroco don Piccinelli che ha ricordato come la figura di san Francesco di Sales sia, per i soresinesi, sinonimo di fondatore della locale comunità Visitandina: una presenza discreta ed efficace che accompagna le vicende personali, familiari e collettive dei soresinesi da oltre due secoli. E ha aggiunto: «È significativo come, in occasione della posa della targa in memoria delle vittime del Covid, gli intervenuti, a partire dal sindaco, abbiamo rivolto espressioni di speciale riconoscenza e riguardo alle monache che con la loro preghiera e vicinanza spirituale hanno ossigenato le ragioni della nostra speranza, mentre la corsa del contagio rischiava di travolgere tutti nella disperazione. Nei mesi della paura e dello smarrimento, la chiesa del Monastero è diventata il catalizzatore delle angosce di tutti e il cuore pulsante della speranza che viene da Dio». Proprio per l’importanza spirituale delle monache, il parroco ha chiesto il dono di nuove vocazioni per mantenere viva la comunità claustrale.

Il vescovo Sigalini nella sua omelia ha sottolineato come Gesù sia il vero centro della vita e ja proposto alcune strade per permettere di ritrovare la giusta direzione nella vita di ogni cristiano. «La speranza – ha detto – è poter avere qualcuno che ci dia luce, convinzioni difficili da vivere, ma vere. Oggi siamo arrabbiati con la vita, con la pandemia che non ci dà tregua. Non siamo più capaci di darci fiducia, ma Dio non ci abbandona». Quindi, passando dalla riflessione delle Sacre Scritture alla celebrazione di san Francesco di Sales, ha aggiunto: «Oggi vi invidio, questa festa perché san Francesco di Sales è un uomo affascinante, ha una purezza celestiale; di lui colpisce la sua mitezza, la sua carità. Non urta mai con frasi severe, ma non fa sconti e non è ambiguo sulla verità. La prima misericordia, la più grande carità da fare è la verità. Vuole formare anime forti, a partire dalla donna che ritiene per natura un’innamorata di Dio. È convinto che la santità sia per tutti e trasmette questo messaggio. Ama l’uomo e lo vede redento da Dio, ma lo ama perché, prima di tutti, ama follemente il Signore, infatti l’umanesimo di san Francesco di Sales ha al centro Gesù». Il vescovo emerito di Palestrina ha quindi concluso l’omelia con un messaggio, anzi un monito per le monache della Visitazione: «Ora vi incombe la responsabilità di far bruciare l’amore di Dio nel mondo. In questo anno giubilare il vostro compito è far conoscere e amare san Francesco di Sales».

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Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.

 

Il giubileo salesiano … per recuperare l’ottimismo

Tra il 24 gennaio e il 28 dicembre 2022 corre l’anno “giubilare”, cioè di grazia, per i figli e le figlie spirituali di san Francesco di Sales, universalmente riconosciuto come il santo dell’umanesimo cristiano, ovvero dell’ottimismo realista ma irriducibile. Un “giubileo dell’ottimismo”, cioè della speranza e della fiducia, in tempo di pandemia, è esattamente quello di cui abbiamo bisogno. Secondo il Salesio un credente deve essere ottimista: “per fede” più che per carattere. Per chi crede, infatti, “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28). In questo modo l’ottimismo diventa virtù. La questione, pertanto, non è se il mondo di oggi sia così buono da poter essere amato o talmente cattivo da dover essere odiato. È vero, invece, il contrario: che se amiamo l’umanità, cioè la società e, nel dettaglio, la Comunità soresinese cui apparteniamo … la renderemo certamente migliore; se la ignoriamo, contribuiremo alla sua inesorabile deriva. Come osserva acutamente l’intellettuale inglese convertito dall’ateismo G. K. Chesterton (+ 1936): “Gli uomini non amarono Roma perché era grande; Roma fu grande perché gli uomini la amarono” (“Ortodossia, cap. V). Un “semenzaio” di ottimismo e fiducia, nel nostro contesto cittadino, è certamente la Comunità claustrale della Visitazione: il regalo più bello che, da oltre duecento anni, san Francesco di Sales offre a Soresina. Una famiglia monastica è una grazia speciale ed un privilegio che non ha uguali: ne siamo consapevoli e profondamente riconoscenti al Signore. Ma non ci sfugge l’enorme responsabilità che ne deriva: a non sciupare un’esperienza tanto stimolante e provocatoria, la cui indole contemplativa sollecita, in tutti e in ciascuno, la coscienza di dover continuamente “ripartire da Dio”, tenendo fisso lo sguardo al Regno di Dio cui aspiriamo e verso cui siamo incamminati. Da lì, infatti, dal cielo “squarciato” invocato dagli antichi profeti e aperto per sempre e per tutti da Cristo Gesù, derivano la rugiada, la luce, la speranza per il nostro cammino. Un anno con S. Francesco di Sales ci aiuterà, non “nonostante”, ma attraverso la pandemia, trasformata, in “occasione” per mare di più, a recuperare l’entusiasmo del bene, la bellezza del vivere come famiglia dei figli di Dio, la gioia del Vangelo con cui contagiare vicini e lontani … Ci convincerà a prendere finalmente sul serio le parole di papa Francesco: “Non dobbiamo avere paura della bontà e della tenerezza”.

 

 




Anniversario dei Battesimi del 2017

“Domenica 4 febbraio, in occasione della Giornata Mondiale per la Vita, siamo stati invitati ad un breve incontro di preghiera al Monastero insieme ai nostri bambini che hanno ricevuto il sacramento del battesimo durante lo scorso anno.”

E’ stato un momento per fare memoria di quale grande dono il Signore ha fatto ai nostri piccoli ma anche un richiamo al nostro essere genitori ed educatori cristiani.

Don Angelo ci ha offerto tre spunti di riflessione e affidato tre compiti. 

Gli spunti di riflessione:

– I bambini sono i prediletti del Signore. Quanta fiducia dobbiamo riporre nelle Sue mani, serenamente e senza paura del futuro.

– I bambini devono diventare il nostro modello di vita. Se non diventeremo come loro non entreremo nei cieli. Il loro sguardo limpido ci riporti all’essenziale, che è Gesù.

–  Il mondo va veloce e ci sta rubando piano piano pezzi di vita, pezzi di infanzia. Abbiamo il dovere di custodire questo momento della vita, e dedicargli tutto il tempo che merita, perchè è in questo momento che si costruiscono le fondamenta della vita.

I tre compiti:

– Come genitori abbiamo il dovere di pregare CON i bambini e non solo PER loro, anche ci sembra che non capiscano ciò che stiamo facendo. Loro afferrano, più di quanto noi pensiamo. 

– Insegniamo loro il segno della Croce, il Padre Nostro e l’Ave Maria, la fedeltà a questi capisaldi del nostro credo e della nostra fede. E’ importante partire dalle fondamenta. 

– Ogni giorno, nella nostra preghiera, domandiamo al Signore: Che cosa vuoi Gesù dal mio bambino? Che cosa posso o devo fare perchè possa rispondere al progetto che Tu hai pensato per lui/lei? Questa è l’unica strada per la Vera Gioia, aiutarli a rispondere alla chiamata di Dio. 

Il momento di preghiera si è concluso con il saluto alle Sorelle visitandine alle cui preghiere abbiamo affidato le nostre famiglie e ad una buona merenda insieme!

Federica

 




Al monastero della Visitazione festa per il fondatore san Francesco di Sales insieme all’arcivescovo Brugnaro

Il 24 gennaio, a Soresina, è stato festeggiato san Francesco di Sales: una ricorrenza molto speciale per la comunità soresinese, perché il carisma del vescovo di Ginevra (che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino) ha portato a Soresina una comunità claustrale presente dal 1816. La celebrazione è avvenuta proprio presso la chiesa del Monastero di Santa Maria, alle 16, alla presenza mons. Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, che ha celebrato la Messa solenne accanto al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e a don Enrico Maggi, incaricato diocesano per la Pastorale delle comunicazioni sociali. Non solo, la ricorrenza di San Francesco di Sales è stata l’occasione per festeggiare il 25° di consacrazione di suor Maria Adriana Messina e assistere al rinnovo dei sui voti claustrali.

Il parroco ha introdotto la celebrazione per ringraziare il vescovo Brugnaro: «Le siamo particolarmente riconoscenti per essersi unito al “magnificat” di suor Adriana, che ha messo il suo cuore a quello di Gesù e che ha scelto di servirLo nascosta agli occhi del mondo per 25 anni. Oggi ricordiamo san Francesco di Sales, profeta del dialogo ecumenico, comunicatore e evangelizzatore: affidiamoci a lui come guida per recuperare la voglia di essere santi gratitudine e ringraziamo per il carisma che le consorelle Visitandine incarnano e ci ricordano. Da parte nostra, ricordiamo loro che la chiesa conta sulla loro preghiera».

La risposta del Vescovo è stata immediata: ha ringraziato don Angelo per le sue parole e per avergli fatto raggiungere finalmente Soresina che per lui ha un significato e un legame per il vescovo Antonio Napolioni – di cui ha portato i saluti – e per l’Ordine Visitandino.

Nella sua omelia monsignor Brugnaro ha ringraziato il Signore per la fedeltà di suor Maria Adriana che ha conosciuto al monastero milanese.  Poi il sui messaggio è stato interamente dedicato alla vita contemplativa e a san Francesco di Sales: «La vocazione contemplativa è un’esperienza non facile, ma sublime. Da stimare. Chi sceglie la vita contemplativa deve scegliere la parola con la “P” maiuscola, cioè la Parola di Dio. Questa vita offre un grande servizio: mettere le persone di fronte alla parola di Dio e confrontare così la propria vita con questa parola, perché la parola è carica di una grazia speciale che è il dono dello Spirito Santo, il discernimento. Così possiamo comprendere cosa vuole il Signore da noi e dunque a cosa siamo chiamati. Pregare per gli altri, come fanno le claustrali, è donare il discernimento, è pregare perché ciascuno comprenda a quale progetto divino è destinato. San Francesco di Sales fu un grande comunicatore; seppe dare alla sua vita spirituale una solidità tale da non perdersi mai d’animo, sempre ispirato a mitizza, dolcezza, dedizione e amore, crescendo in una devozione autentica, nella penitenza e affidandosi allo Spirito Santo. Oggi Dio si aspetta da noi che sappiamo trasmettere la fede attraverso le soluzioni più opportune, secondo le modalità richieste dal tempo in cui viviamo, ovvero che trasmettiamo quanto è bello conoscere Gesù, quanto è bello essere amati da lui e quanto è bello testimoniarlo secondo i doni che dà a ciascuno di noi».

Durante la celebrazione suor Maria Adriana ha rinnovato i propri voti e, prima della benedizione finale, don Angelo Piccinelli ha letto la speciale benedizione di papa Francesco per questo importante traguardo. Gli applausi hanno avvolto, come un abbraccio, suor Maria Adriana.

Dal 3 novembre 2017, proveniente da Milano con altre tre Consorelle (suor Maria Maddalena, suor Maria Carla, suor Maria Grazia), suor Maria Adriana è entrata a far parte non solo della comunità monastica soresinese, ma, a pieno titolo, della nostra famiglia parrocchiale. «Oggi constato, senza retorica, – ha detto il parroco al termine della Messa – che la loro presenza è, davvero, un dono impagabile e, per tutti, una ricchezza senza paragoni. Ha proprio ragione papa Francesco che, nella Costituzione apostolica sulla vita contemplativa femminile Vultum Dei quaerere (Cercare il volto di Dio) confessa alle Claustrali del mondo: “Carissime Sorelle contemplative, che ne sarebbe, senza di voi, della Chiesa?”. Oso imitare il Santo Padre per dichiarare, altrettanto sinceramente, alle nostre Salesiane: “Carissime Sorelle contemplative, che ne sarebbe, senza di voi, di Soresina?”».

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Soresina, il Vescovo al Monastero della Visitazione

Domenica 19 dicembre il vescovo Antonio Napolioni ha fatto visita alla comunità claustrale di Soresina, consueto appuntamento nei tempi forti, come in Quaresima e appunto in Avvento. Una visita per portare gli auguri suoi personali e di tutta la Diocesi alle otto monache visitandine che hanno accolto il vescovo con molta gratitudine.

Un incontro iniziato con la Messa presieduta dal vescovo alle 8 nella chiesa monastica di via Cairoli insieme al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e al segretario vescovile don Flavio Meani, con il seminarista Fabrice, per il secondo anno ospite a Soresina nei fine settimana, che ha prestato servizio all’altare.

«Il saluto del Signore a tutti voi, alle sorelle visitandine, caro don Angelo – le parole del vescovo all’inizio della Messa -. Possiamo gioire anticipatamente, pregustare, accendere il desiderio, disporre l’anima, il cuore, la vita, al dono al quale non dobbiamo fare l’abitudine: fare il confronto con gli altri Natali è peccato. È un dono nuovo, sempre nuovo, sempre più vero, sempre più vicino è il compiersi delle promesse di Dio».

Una riflessione proseguita nell’omelia, con rifermento anche a san Francesco di Sales e santa Giovanna Francesca de Chantal, fondatori dell’ordine della Visitazione.

«Non c’è luogo più adatto di questo, il Monastero della Visitazione, per accogliere il vangelo della IV domenica di Avvento dell’Anno C. La liturgia ci prepara al Natale facendoci riscoprire il valore di questa visita, del visitare: Maria che non pensa solo alla sua gravidanza, straordinaria, sconvolgente, divina e umanissima nello stesso tempo, ma va ad aiutare la cugina. Un incontro tra l’attesa del mondo che si riassume nel grembo di Elisabetta e il Dono di Dio, il Salvatore, custodito nel grembo di Maria».

Dopo la celebrazione un’incontro informale tra il vescovo e le monache riunite in parlatorio è stato l’occasione per scambiarsi gli auguri e per un confronto fraterno che ha visto monsignor Napolioni raccontare del nuovo Museo diocesano, con l’attenzione andata anche al Monastero della Visitazione di Milano, da cui provengono quattro delle otto monache soresinesi a seguito di un riassetto delle comunità visitandine, oggi affidato all’Ordine dei Fatebenefratelli per le loro opere sociali e caritative.

Un momento molto fraterno a cui si sono aggiunti per un saluto anche i sacerdoti della parrocchia: il parroco don Angelo Piccinelli, il vicario don Alberto Bigatti, i collaboratori do Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme al seminarista Fabrice.

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L’accoglienza ufficiale delle sorelle visitandine nella Santa Messa domenicale.

Domenica 5 novembre, nella consueta Santa Messa delle ore 8.00, in una chiesa gremita come sempre, il saluto ufficiale alle sorelle “milanesi” della Visitazione, arrivate venerdì 3 novembre per il vespro.

 

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La gratitudine delle sorelle visitandine soresinesi:

Viva  +  Gesù

E’ proprio dello stile sapientissimo di Dio trarre la vita dalla morte, la gioia dalla croce.

Ecco, infatti, che dall’estinzione del monastero di Milano nasce una crescita di vita per il nostro monastero di Soresina, dalla croce dell’esodo delle Sorelle di là sgorga la gioia per noi di accoglierle e per loro di essere accolte.

Dopo aver preparato le “cose” per questa accoglienza, ora la nostra piccola Comunità si dispone alla fusione dei cuori e degli spiriti. Con la grazia del Signore, ciò non dovrebbe essere difficile per anime che hanno fatto dell’imitazione del Cuore di Gesù dolce e umile l’esigenza primaria della loro vita.

Oltre tutto le Sorelle milanesi già si sentono avvolte dalla benevolenza della comunità parrocchiale e del buon popolo di Soresina. E questo è un dono iniziale graditissimo!

Dio sia benedetto




I luoghi della clausura del Monastero della Visitazione eccezionalmente aperti ai visitatori con il Fai

Sabato 14 e domenica 15 ottobre un evento più unico che raro ha coinvolto il Monastero della Visitazione Santa Maria di Soresina. Questo luogo di clausura, dove solitamente è possibile partecipare alla celebrazioni nella chiesa del convento o incontrare le monache nei parlatori, grazie a una deroga speciale del vescovo di Cremona ha aperto le proprie porte ai visitatori in occasione delle Giornate d’Autunno del Fai.

Una apertura speciale resa possibile dalle guide del Fondo per l’Ambiente Italiano che ogni mezz’ora hanno proposto una visita guidata attraverso luoghi normalmente di ritrovo e di vita per le sole monache: spazi, dunque, solitamente inaccessibili.

Il percorso, dopo il ritrovo fuori dalle mura per una breve preparazione, ha condotto i gruppi (sempre numerosi) nella chiesa per un cenno al luogo e alla storia di san Francesco di Sales, fondatore dell’Ordine, e di suor Margherita Maria Alacocque, particolarmente devota al Sacratissimo Cuore di Gesù.

Ripercorrendo il corridoio la visita continuava quindi verso il “Coro monastico”, la grande sala con grata dove le monache seguono le celebrazioni e dove si ritrovano in vari momenti della giornata per pregare insieme la liturgia delle Ore.

Ulteriore tappa nella “Sala capitolare”, posta esattamente sopra il Coro monastico, che insieme al chiostro e alla chiesa rappresentano i luoghi più importanti: nella sala capitolare le monache si congregano per prendere le decisioni sulla gestione della comunità.

Andando avanti nella visita si giungeva a una delle cella del monastero, esempio di come sono le stanze che accolgono le monache salesiane. Sopra a ogni porta alcune scritte, riferimenti a precetti e regole care all’Ordine. Le camere sono spartane e riconducono all’essenzialità della vita claustrale.

Scendendo verso i corridoi intorno al chiostro l’ultimo aneddoto: la campanella con l’elenco per chiamare le monache e i compiti loro assegnati, ancora oggi in uso dalle otto claustrali ospiti nel monastero.

La superiora, madre Maria Teresa Maruti, sempre presente nell’accogliere e nel salutare i gruppi alla fine del tragitto, si è detta stupita ma anche felice di ciò che ha potuto legge sul viso dei partecipanti e che ha sentito nelle parole di qualcuno che si è avvicinato per un saluto o una domanda. Comune a tutti, credenti o non, è stato il “sentire” la tranquillità, la spiritualità, il valore dell’essenzialità che si percepisce nel monastero di Soresina, anche senza vedere le altre monache, nei due giorni ritirate in altri luoghi della clausura.

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Il Monastero della Visitazione

Pienamente inglobato nel tessuto storico di Soresina, centro abitato che si sviluppa in posizione pressoché baricentrica tra le città di Cremona e Crema, si colloca il Monastero della Visitazione Santa Maria, la cui area di pertinenza si situa nel tessuto urbano in un ampio lotto e la cui facies si impone sulla scena urbana.

Le fonti riportano che nel 1811, nell’ambito delle soppressioni napoleoniche, suor Maria Gaetana Ferrari, priora del Collegio delle Vergini di Santa Chiara, insieme ad alcune consorelle non volle rinunciare all’osservanza religiosa che l’imperatore francese intendeva impedire. La sua perseveranza fu ricompensata e nel 1816 fu nelle condizioni di ottenere la riapertura del monastero, dedicato alla Visitazione di Maria. Fondato grazie al supporto e alla guida di suore provenienti dal monastero della Visitazione di Alzano Lombardo, il monastero soresinese mantiene ancora oggi, dopo oltre due secoli, la regola di piena clausura.

Tra i monasteri claustrali ancora attivi nella diocesi di Cremona, il Monastero della Visitazione Santa Maria di Soresina si caratterizza per l’estesa fronte che si sviluppa lungo via Cairoli, dall’impaginato sobrio e di stampo ottocentesco. La facciata della chiesa, il cui fronte risulta scandito da due coppie di lesene appoggiate su basi quadrangolari che inquadrano le aperture, emerge sui corpi laterali: l’ingresso è sovrastato da un rosone circolare, tra le due aperture una decorazione a rilievo rappresenta un cuore sacro circondato da una corona di spine. Completa la facciata la trabeazione con l’iscrizione “Sanctae Mariae Hospitae” ed il timpano. La parte pubblica della chiesa, ad una sola navata è impreziosita dalla volta decorata a stucco ed è separata dalla chiesa interiore riservata alle suore da una grata. L’aula interna, in cui si trova il coro, è voltata, seppur priva di decorazioni, in linea con i caratteri costruttivi tradizionali delle chiese monastiche. Il complesso è completato dal chiostro porticato al cui intorno si sviluppano gli spazi comuni quale il refettorio, il parlatorio, diverse cappelle, l’aula capitolare, gli ambienti di servizio e le semplici celle.




«Due secoli di meraviglie spirituali», Soresina festeggia San Francesco di Sales con le monache visitandine

La solennità di San Francesco di Sales è particolarmente sentita a Soresina, poiché grazie al suo carisma, da oltre 200 anni, in città è presente il Monastero della Visitazione di Santa Mari che ospita l’Ordine claustrale fondato proprio dal Santo di cui si celebra la ricorrenza il 24 gennaio.

Per la comunità è quindi ormai una tradizione festeggiare insieme alle sorelle Visitandine il loro fondatore con l’adorazione eucaristica e la Messa e fermarsi un istante alla grata per breve ma intenso colloquio alla fine di tutte le celebrazioni. La ricorrenza di quest’anno però si è dimostrata ancora più significativa per il 50° di ordinazione religiosa di Suor Maria Margherita Feudatari che, durante la Messa, ha rinnovato le sue promesse.

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Per la solennità di San Francesco di Sales è intervenuto il Vescovo Luigi Stucchi (Vescovo Ausiliare di Milano) che ha concelebrato insieme al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, al sacerdote soresinese don Giuseppe Quirighetti e al custode del Santuario della Misericordia di Castelleone don Renato Onida. Presenti anche il diacono Raffaele Ferri e Angelo Papa, oltre al vicario dell’Oratorio Sirino don Andrea Piana.

Ascolta l’omelia di monsignor Stucchi

Il parroco don angelo Piccinelli ha introdotto la celebrazione ringraziando il Vescovo Stucchi per la sua presenza non causale, visto che è stato guida e di interlocutore privilegiato delle sorelle arrivate da Milano proprio nel momento critico del passaggio dalla città metropolitana a Soresina. Quindi ha tracciato un ampio profilo di San Francesco di Sales, ma soprattutto ha sottolineato che per i soresinesi è “l’ispiratore del carisma dell’ordine della Visitazione, ovvero colui che ha regalato a Soresina 200 anni di intercessione senza tregua, due secoli di meraviglie spirituali, un porto sicuro nelle tempeste della vita personale e collettiva uno spazio permanente di ascolto e discernimento evangelico nella società complessa”.

Ha anche ricordato che la celebrazione era per San Francesco di Sales, ma anche per suor Maria Margherita Feudatari nel cinquantesimo di professione religiosa: “San Francesco di Sales ha incantato suor Maria Margherita e l’ha convinta a cercare il volto di Dio percorrendo la via del nascondimento”. Una via iniziata il 17 ottobre 1966 quando è arrivata al Monastero della Visitazione di Soresina e dove, nel gennaio del 1969, ha professato la sua scelta perpetua. Suor Maria Margherita, martignanese di origine, ma casalasca di carattere, come ha ricordato sempre don Piccinelli, “ha speso i migliori anni della sua vita non solo in mezzo a noi ma per noi (di Soresina)”.

Ascolta il saluto di don Piccinelli

La Messa è proseguita secondo la liturgia del giorno, accompagnata musicalmente dall’organo e dalle voci delle sorelle claustrali unite a quelle dell’assemblea.

Il Vescovo Stucchi durante l’omelia ha più volte rimarcato la gioia di essere a Soresina e di ritrovare così le Sorelle claustrali che proprio al Monastero della Visitazione hanno potuto proseguire il cammino interrotto a Milano. E parlando della dolcezza e della bellezza dell’esperienza monastica, ha ricordato il carisma di San Francesco di Sales e la sua felice intuizione che portato alla fondazione dell’Ordine della Visitazione. Di San Francesco di Sales ha sottolineato la capacità comunicativa nel diffondere il messaggio di amore e pace interiore nonostante le difficoltà della vita. Concludendo l’omelia ha chiesto questa intercessione: “Il dono della dolcezza dentro e fuori la vita monastica per vivere come fratelli e sorelle nonostante le difficoltà che la vita propone, così da donare speranza al prossimo. E lasciamo contagiare dalla gioia e dal fervore di San Francesco di Sales e della vita monastica”.

Prima della benedizione finale, suor Maria Margherita ha ricevuto la benedizione papale per il cinquantesimo di professione religiosa e, a sorpresa, un dono dai bambini della scuola Immacolata che hanno realizzato un cartellone e tanti piccoli disegni per la monaca. I disegni sono stati accompagnati dalla richiesta di preghiera delle maestre, perché seminino bene tra i giovani che educano, ma anche dalla promessa di preghiere per le sorelle Visitandine.

Gli applausi per suor Maria Margherita hanno preceduto la benedizione solenne a cui sono seguiti gli affettuosi saluti, attraverso la grata della chiesa del Monastero, da parte dell’assemblea alle monache.




Madre Maria Teresa Maruti riconfermata priora della Visitazione di Soresina

Foto di gruppo delle Visitandine dopo l’elezione: madre Maruti è la quarta da sinistra

Le monache claustrali del Monastero della Visitazione di Soresina hanno riconfermato madre Maria Teresa Maruti priora della comunità per il triennio 2019/2021. Originaria proprio di Soresina e nel monastero della Visitazione dall’età di 19 anni, madre Maruti è prossima a tagliare il traguardo di 46 anni di clausura il prossimo luglio.

L’elezione si è svolta sabato 1° giugno, nel pomeriggio, all’interno del Monastero della Visitazione, nel coro adiacente alla chiesa di Santa Maria, alla presenza del vescovo di Cremona Antonio Napolioni e del parroco di Soresina don Angelo Piccinelli.

Le otto monache si sono preparate a questo momento con la preghiera e con il silenzio. Infatti, secondo la regola Visitandina, non è consentito alle claustrali parlare dell’elezione, esprimendo in anteprima la propria preferenza per la futura Madre.

Il rito dell’elezione è cominciato con il canto del Veni Creator Spiritus, quindi il voto segreto e lo scrutinio, di cui il Vescovo è stato testimone e garante. Completato lo spoglio, è seguita la proclamazione di madre Maria Teresa Maruti, cui il Vescovo ha consegnato simbolicamente la chiave del Monastero. La conclusione della cerimonia con il canto dell’Ave Maris Stella e del Laudate Dominum.

Mons. Napolioni è stato il primo a complimentarsi con madre Maria Teresa Maruti, che ha ricevuto dal Vescovo una speciale benedizione. Anche il parroco don Piccinelli non ha mancato di congratularsi con la priora.

In un clima familiare, il Vescovo si è fermato a colloquiare con le monache. E proprio in questo contesto è emerso il tema delle vocazioni con il Vescovo e le claustrali che hanno confermato il proprio impegno di preghiera per le vocazioni, tutte le vocazioni.

Madre Maria Teresa, sentita appena dopo la proclamazione, si è così espressa: «Chiedo la preghiera per me, perché abbia la forza di custodire e trasmettere l’originale carisma salesiano. Ma, soprattutto, chiedo la preghiera di tutti perché Dio moltiplichi in santità e in numero la nostra comunità». Una comunità, quella della Visitazione di Soresina, molto unita e affiatata che, nelle poche occasioni pubbliche, pur nel nascondimento della grata claustrale, lascia trasparire questo senso di famiglia e di serenità.

Per madre Maria Teresa, subito dopo la proclamazione, sono state suonate a festa le campane della parrocchiale di San Siro. La notizia è stata poi resa pubblica durante le Messe, nelle quali si è pregato per la Madre e tutta la comunità Salesiana.

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Quattro nuove monache alla Visitazione di Soresina

Nel pomeriggio di venerdì 3 novembre la comunità claustrale di Soresina ha accolto quattro nuove monache, raddoppiando così di numero. Le nuove arrivate provengono dal monastero della Visitazione di Milano, in Porta Romana, che dopo 304 anni si servizio ha salutato le ultime quattro visitandine che ospitava, risultando troppo grande e dispersivo per la piccola comunità che si è così unita a quella del Monastero di Soresina, che lo scorso anno ha festeggiato i suoi 200 anni.

Insieme a madre Maria Teresa Maruti (la superiora), madre Rosa Maria Colombo (già superiora per più mandati), suor Francesca Teresa e suor Maria Margherita, il monastero soresinese accoglie ora anche suor Maria Adriana, suor Maria Carla, suor Maria Grazia e suor Maria Maddalena Ferrari. Per quest’ultima, 67 anni, originaria di Castelleone, si tratta di un ritorno: dopo 25 anni alla Visitazione di Soresina, il trasferimento a Milano.

L’accoglienza delle nuove religiose è avvenuta nel pomeriggio, durante il Vespro che, come ogni primo venerdì del mese, vede raccolta la comunità monastica insieme ai fedeli soresinesi.

Dopo la benedizione da parte del parroco, don Angelo Piccinelli, le religiose sono state accompagnate in processione da tutti i presenti verso la porta interna del Monastero. «Siamo arrivate qui grazie a Dio e alle vostre preghiere, alle preghiere soresinesi», ha detto la castelleonese suor Maria Maddalena, anche a nome delle consorelle, prima di varcare la porta della clausura.

Domenica 5 novembre, nella consueta Messa mattutina delle 8, il saluto ufficiale della comunità soresinese alle nuove monache.

Photogallery dell’accoglienza al Monastero

 

Sito internet del Monastero della Visitazione di Soresina

 

Le parole di benvenuto del parroco don Angelo Piccinelli

Carissime Sorelle, benvenute a Soresina. Il vostro arrivo tra noi è un dono impagabile: lo dichiariamo senza retorica, anzi senza ritegno. Ve ne siamo davvero riconoscenti. E in particolare siamo grati al buon Dio, che sempre ci sorprende, confondendo i nostri calcoli delle probabilità e contraddicendo le nostre previsioni con la prodigalità della sua grazia, di cui ci ricolma immeritatamente. Infatti, dopo la consacrazione  di Fiorenza, che, lo scorso giugno, con amore entusiasticamente sponsale, ha offerto a Gesù il suo cuore, la sua intelligenza, il suo corpo crocifisso dalla disabilità, professando i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza; e dopo la decisione di Riccardo, che in settembre ha iniziato un cammino di discernimento vocazionale nel nostro Seminario diocesano, investendo questo tempo della sua giovinezza nella ricerca serena ma “ostinata” di un progetto di vita “alternativo”… voi siete la terza meravigliosa sorpresa che Dio ha voluto riservare alla nostra famiglia parrocchiale. Segno di una benevolenza che ci commuove fino al turbamento… Dio sia benedetto dunque, perché avete scelto, con una notevole dose di coraggio, di entrare a far parte della Visitazione di Soresina, consentendo alla nostra esigua, ma amatissima Comunità claustrale di continuare a vivere. Che Dio sia benedetto… per la libertà con cui vi siete destinate a noi, senza conoscere i difetti che ci rendono insopportabili, ancorché impastati tra gli ammirevoli slanci di bene di cui è capace la nostra umanità “toccata” dal Vangelo. Che Dio sia benedetto… perché vi incaricate di custodire acceso, tra noi, il fuoco dell’Amore vivo, di cui deve bruciare la nostra città, il cui cuore pulsante è volontariamente  prigioniero in questo Monastero. Che Dio sia benedetto, perché la vostra presenza confessa che il mondo non ha bisogno solo di profeti, che denuncino i mali da cui siamo afflitti, ma anche di mistici, che tengano fisso lo sguardo sul Mistero ineffabile, dal quale lasciarsi incantare e sedurre per poter guardare con pietà infinita tutte le miserie umane. Che Dio sia benedetto, perché la vostra personale e silenziosa “contemplazione” del Sommo Bene aiuta anche noi a contemplare Dio come la verità ultima della realtà nella quale siamo immersi e spesso “smarriti”: di ciò che è bello e di ciò che è rovinato, di ciò nasce e di ciò che muore, di quanto ci esalta e di quello che ci deprime. Dio sia benedetto… perché voi ci insegnate che il vero collirio per i nostri occhi, stanchi di vedere tanta cattiveria, esausti di applicarsi a problemi senza soluzione, spesso bagnati dalle lacrime del dolore, talvolta accecati dall’odio o spenti dalla disperazione… l’unico vero collirio che purifica il nostro sguardo e ci consente di riconoscere la “novità” che lo Spirito sta operando nella storia, è la contemplazione di Gesù. Care Sorelle, all’indomani del Giubileo Straordinario della Misericordia voi siete per noi un segno straordinario dell’amore misericordioso del Padre. Ad un anno dalla celebrazione del Bicentenario di fondazione del Monastero di Soresina voi ci riaprite, anzi spalancate, le porte della speranza. A pochi mesi dalla conclusione delle Missioni Popolari Parrocchiali voi ci ricordate che ogni azione missionaria, per i discepoli di Cristo, è generata dalla contemplazione dell’unica grande Bellezza. Grazie, dunque. E grazie perché siete qui: con noi  e per noi.